La storia del maestro girovago

La storia del maestro girovago

La storia del maestro girovago

Ho bisogno di sfruttare “Trucioli savonesi” per una mia personale indagine. E lo faccio quindi, con questo pezzo, pensando che la vicenda che vado raccontando qui sia di qualche interesse per i lettori.

C’è un personaggio di cui mi sono occupato per alcuni anni. Un tipo strano, forse un asociale. Sicuramente un girovago. Un maestro di fatto, se non di diritto (nel senso che non so se era abilitato effettivamente all’insegnamento o se avesse avuto esperienza di abaco e scrittura).

La peculiarità di questo personaggio era intanto che tutti i miei nonni e tutti i nonni di mia moglie ne avevano sentito parlare. I miei nonni provengono da Dego e Giusvalla; quelli di mia moglie da Osiglia e da Quiliano.

Tutti ne parlavano (i sopravvissuti, evidentemente) come di un viandante, senza casa, però estremamente degno e di gran riguardo presso i contadini. Arrivava alla cascina, chiedeva ospitalità nella stalla, accettava volentieri da mangiare se gli veniva offerto. In cambio proponeva rilegatura di vecchi libri, costruzioni di cornici di carta e cartone, ma soprattutto aiuto ai bimbi nello svolgimento dei compiti, o addirittura istruzione per gli adulti, o ancora semplicemente si offriva di fare lo scrivano, vergando lettere per conto degli analfabeti.

Questo personaggio era conosciuto con il nome di Maestro Milano. Altrove veniva chiamato anche Maestro Sacchi.

L’unico dato sicuro che ero riuscito a trovare era luogo e anno di morte. In anagrafe saltò fuori il certificato, con il nome, la nascita, la provenienza. Era, il maestro, nativo di Vellezzo Bellini, un paese in provincia di Pavia, ed il suo nome per esteso era Luigi Sacchi.


Restava da capire come mai in alcuni luoghi (in genere sul Montenotte) era chiamato con uno pseudonimo: “Milano”. Un testimone mi raccontò che era inviso al fattore della tenuta del marchese di Ferrania, Cremonesi,  poiché Sacchi, con i suoi insegnamenti, aveva mostrato ai contadini come far valere i loro diritti sui prodotti del bosco: la legna, le fascine, i pali. Da analfabeti non avrebbero potuto controllare i conti, e il carro di legna portato in decima al marchese, era pesato forse da qualche individuo troppo scaltro.

Cremonesi aveva fatto sapere a Sacchi di smetterla di diffondere certe idee e certi insegnamenti. Ma Sacchi non la smetteva. Anzi: andava in giro a criticare i fascisti, a raccomandare a tutti di non farsi prendere in giro dalle belle parole degli uomini in camicia nera.

Nel 1938 venne aggredito, secondo alcuni da un altro girovago notoriamente violento e dedito al vino. Si rifugiò, con il permesso dei proprietari, nel fienile della “Bandita”, una cascina nei boschi di Montenotte, quasi in cima al crinale, e lì, in silenzio e solitudine, si spense.

Ho chiesto a tanta gente informazioni su questo uomo. Ogni tanto mi arriva qualche piccola traccia, qualche parola, qualche conferma. Ma il fatto è che i testimoni di quel periodo hanno quasi tutti raggiunto il Maestro là dove si trova.

Questa storia dei maestri anomali, non patentati, mi ha condotto a scoprirne quantomeno un’altra. Quella di Cadonà Bortolo, di Treviso, che si trovava a Camponuovo di Cairo, nel 1915, furiere dell’esercito in congedo, e che ricevette dai capifamiglia l’incarico di fare scuola per i loro figli. Il provveditorato cercò di impedire che un maestro non “patentato” istruisse dei fanciulli, ma fu lo stesso sindaco di Cairo che si rifiutò di rimuoverlo, anzi: gli conferì una certa somma, per il lavoro svolto con i bambini (questa storia è più precisamente raccontata in La Storia dietro l’angolo, a cura di Davide Montino, edita dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri nel 2010).

Questo per dire quanto la storia della scuola, anche (e soprattutto) in prospettiva locale sia ancora tutta da sondare, studiare, portare in evidenza; quanto possa aiutare a capire quella società, come mi aveva fatto notare il mio caro amico Davide Montino, docente proprio di Storia delle Istituzioni Educative presso l’ateneo genovese, e a cui devo stimoli e direttive per l’analisi di questa storia, e che ci manca ormai da quattro anni.

Dalla mia breve ricerca ho tratto anche un filmato, che qui vi metto in modo che voi, o lettori, possiate vederlo e ragionarci.

https://www.youtube.com/watch?v=d2bNaLrVHL4

Se qualcuno avesse a portata di mano persone anziane dotate di buona volontà narrativa, chiedete loro se sanno qualcosa di questo Maestro. Perché era girovago? Non aveva famiglia? Come mai è stato aggredito? Cosa si ricordano di lui?

Anche se so fin da subito, che tutto, non è dato saperlo. Sapremo storie e minuzie di un gran cavaliere, di un principe, di un vescovo, di un grande magnate, di un gran industriale. Ma nessuno saprà mai chi ha costruito le mura di Tebe.

ALESSANDRO MARENCO

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.