La spiaggia di Savona Vado ed il nuovo porto di Vado

La spiaggia di Savona Vado
ed il nuovo porto di Vado 

La spiaggia di Savona Vado ed il nuovo porto di Vado 

Recentemente, attorno al 20 gennaio scorso, è apparso l’ennesimo articolo su “La Stampa”, sulla erosione della spiaggia di Savona- Vado.

 I precedenti riguardavano, in genere, gli interventi di ripascimento, che da anni si susseguono con prelievi di sabbia dalle foci dei torrenti Segno e Quiliano, con i quali si cerca di mantenere in vita questa spiaggia malata.

 In questo, dopo aver riferito dei danni subiti dalla passeggiata di Vado e del grande versamento di sabbia, già in parte asportato dal mare, si assiste, per la prima volta, alla richiesta, da parte dell’Arpal, di “mettere in sicurezza” la passeggiata.

Temo, in sostanza, che l’Arpal sia convinta che l’erosione delle spiagge di Savona Vado sia un fenomeno naturale e che ad esso sia necessario porre rimedio con difese rigide definitive con buona pace per le spiagge.

Ciò mentre il Comune di Savona, come è noto, sta attualmente lavorando allo studio per una valorizzazione urbanistica del “Water-front”, a quanto pare, ignorando il precario equilibrio della spiaggia.

 E’ evidente allora che non solo i miei ma anche i numerosi allarmi di altri, sullo squilibrio determinato dalla costruzione del porto di Vado sulle spiagge dell’arco, sono incompresi o inascoltati.

Appare pertanto necessario, a questo punto, affrontare una breve ma esauriente analisi del fenomeno che sta minacciando la conservazione della preziosa spiaggia di Savona- Vado.


Il Fenomeno a cui si assiste è abbastanza semplice ma per comprenderlo a fondo è necessario risalite ai primi anni ’50 quando, a seguito della ricostruzione post bellica degli abitati, distrutti dai bombardamenti, anche a causa delle difficoltà della viabilità sconvolta, si ricorse a pesanti prelievi di sabbia e ghiaia dalle spiagge e dalle foci dei corsi d’acqua, che determinò una situazione di disastroso arretramento delle stesse con  conseguente demolizione di stabilimenti balneari e interruzioni della viabilità..

All’epoca l’Ufficio del Genio Civile OM di Genova propose di “mettere in sicurezza” (vedi sopra) il litorale con la costruzione di una serie di scogliere parallele e ne ottenne il relativo finanziamento ministeriale.

Fortunatamente i Comuni di Savona e Vado, pur contrastati dagli interessi di imprese e cave, con l’appoggio del E.P.T. di Savona, si opposero decisamente e riuscirono ad ottenere che si procedesse diversamente con un versamento di ripascimento (Primo intervento sperimentale) per riequilibrare la spiaggia.

Si procedette quindi a istituire due fronti di versamento posizionati a sinistra delle foci dei torrenti Segno e Quiliano, che vennero alimentati, in gran parte, con lo smaltimento di macerie provenienti dai bombardamenti bellici e con materiale di cava, mentre furono vietati i prelevamenti di sabbie non solo dalle spiagge ma anche dai torrenti rifornitori.

L’operazione (una prima mondiale del genere) ebbe successo e la spiaggia di Savona Vado fu riequilibrata e si mantenne stabile, e anzi in lenta progressione, negli anni seguenti.

A questo punto è opportuno richiamare, almeno nelle linee essenziali i fattori climatici che regolano il regime del tratto costiero compreso tra Capo Vado ed il Priamar.

Il regime anemometrico del paraggio è caratterizzato dal moto ondoso descritto nel diagramma pubblicato su “le spiagge della Liguria occidentale” analisi evolutiva, edito da regione Liguria nel 2010, che mostra una netta prevalenza per intensità e frequenza dei moti ondosi, pur diffratti, provenienti da 210 e 216 gradi (Libeccio) sulle agitazioni comprese tra 90 e 180 gradi (Scirocco- Levante) dirette ma di ben minore intensità.


L’assetto della spiaggia di Savona–Vado, stabilitosi dopo l’intervento cui si è accennato, era, in sostanza, quello originario, solo modificato con la realizzazione di alcuni pennelli (alle foci dei torrenti e allo scoglio del Priamar) aventi lo scopo, in effetti raggiunto, di ottenere una maggiore profondità degli arenili, caratterizzato da una semplice oscillazione dei sedimenti con scarse perdite.

Ma con la realizzazione, a partire dagli anni ’60, del porto demolizioni di Capo Vado a poi con il prolungamento del molo a protezione dei primi insediamenti portuali, a ridosso del capo, la esposizione marittima della rada di Savona Vado iniziò lentamente ma progressivamente a mutare.

Inizialmente, a causa dell’intercettamento dei mari da Libeccio, fu limitato e  quindi azzerato lo spostamento verso levante delle alluvioni dal torrente Segno e quindi, con i primi lavori  della “Piattaforma” (attualmente in corso avanzato di costruzione  con struttura massiccia)  anche  quelle del torrente Quiliano.

Per contrastare questo fenomeno che, sostanzialmente, almeno inizialmente, determinava vistosi arretramenti sulla spiaggia di Savona, si prodigava intanto, L’Autorità portuale prelevando sedimento presso le foci dei torrenti Segno e Quiliano per riversarlo nel tratto  rimasto con scarsa alimentazione.

In sostanza, ad in certo punto, il tratto di litorale compreso tra i torrenti Quiliano e Letimbro è rimasto gradualmente praticamente privo di alimentazione.

 Mentre le alluvioni del Torrente Letimbro rimangono ancora orientate a levante e tali probabilmente? e fortunatamente rimarranno, anche quando sarà spostata verso l’esterno la parte terminale del molo di Capo Vado (come prevede il “Modello”del Prof Mocerino, vedi gli interventi precedenti)


Con il progredire dei lavori di costruzione della “piattaforma” e la conseguente intercettazione dei mari da Libeccio, si accentuava intanto gradualmente, il flusso sedimentario verso ponente di sedimenti, che rapidamente cresceva, (destinato, come risulta dal “modello” del prof  Mocerino ad aumentare ulteriormente a seguito del previsto spostamento del molo di capo Vado), determinato dai mari incontrastati di Scirocco, che sospingono i sedimenti verso il tratto ridossato dalla piattaforma, fino a superare l’appoggio costituito dal terrapieno, residuo del versamento degli anni ’50, e andare ad appoggiarsi  alla radice della “Piattaforma” (come denunciato, con sorpresa, in un recente articolo de “La Stampa”)

Si assistte in sostanza alla rotazione, in senso sinistroso della falcatura di spiaggia stabilitasi tra la radice del pontile “Tirreno Power” e il piazzale in sponda sinistra del T. Segno, residuo dei versamenti degli anni ’50, il cui estremo occidentale ha già superato il piazzale e si appoggia ormai alla “piattaforma”

In questa situazione si comprende come, il contrastare la erosione con i versamenti di tamponamento a ponente del “Pontile Tirreno Power”, equivale solo ad alimentare artificialmente questo flusso.


I segni di questa evoluzione, non sfuggirono al sottoscritto che, assieme all’Ing. Guido Ferri ed al prof. Mocerino, in data 19 ottobre 2015, presentò una breve relazione riservata, alla Autorità Portuale e al Comune di Vado Ligure, con la quale proponeva una strategia per affrontare la situazione sfruttandone anche i lati positivi:

 Nella relazione si suggeriva che fosse in primo luogo da evitare che il fenomeno di spostamento di sedimenti determini interrimento della zona ridossata alla piattaforma, con perdita di sedimento sabbioso prezioso per l’equilibrio delle spiagge di Vado e Savona e complicazioni per la migliore utilizzazione della zona, mediante la realizzazione di un “pennello” (che inizialmente, a causa della urgenza e della esposizione molto favorevole, potrà essere costituito da una semplice palancolata)  che eviti l’interrimento della zona ridossata alla piattaforma favorendo l’avanzamento della spiaggia di Vado..

Evidentemente, a questo punto si pongono due problemi:

a) Programmare una opportuna utilizzazione del tratto di litorale e specchio acqueo compreso tra il nuovo pennello di cui sopra e la piattaforma, salvaguardando la funzionalità della stessa.

b) Affrontare il problema del riequilibrio della spiaggia di Savona Vado compresa tra la foce del torrente Letimbro ed il nuovo pennello di cui sopra.

Per quanto riguarda il punto a) occorre considerare che, come detto sopra, il litorale ridossato alla piattaforma, a seguito della realizzazione della stessa, rimarrà estremamente protetto dal moto ondoso, per cui le spiagge esistenti non saranno più dilavate dal moto ondoso e perderanno ogni attrattiva balneare.

In effetti la nuova piattaforma costituisce il molo foraneo di un bacino, con la imboccatura rivolta a N, a cui manca solo la realizzazione di un molo sottoflutto per costituire un porto, molo che, come detto sopra, è reso necessario ed urgente, dalla necessità di evitare l’interrimento del bacino e la perdita di sedimento prezioso per le spiagge a levante.

 Si presenta pertanto, accanto alla salvaguardia della spiaggia orientale di Vado, l’opportunità di dotare la città di un grande porto turistico, con un investimento estremamente limitato, che senza dubbio, costituirà, assieme al porto commerciale, peschereccio e traghetti, un fortissimo fattore di sviluppo economico dell’intera fascia litoranea.

 Si proponeva pertanto:

Considerato che la spiaggia di Vado compresa tra la foce del Torrente Quiliano e la piattaforma, sarà, come detto sopra, fino almeno a 500 m dalla foce del torrente, fortemente protetta e quindi inadatta alla balneazione, di ubicare il molo sottoflutto del nuovo porto a circa 500 m  dalla foce del torrente Quiliano dotandolo di un lungo “martello”di circa 200 m, rispettando un canale di accesso per le navi commerciali di 250 m, parallelo alla banchina della piattaforma. Con ciò verrà a configurarsi un porto turistico che disporrà di una capacità equivalente a quella di Porto Sole di Sanremo, oltre a un lungo accosto esterno e attracco interno, per vaporetti. Fig 1

evidentemente sarà possibile, spostando il radicamento del molo sottoflutto verso Nord o verso Sud, aumentare, la capacità ricettiva del nuovo porto o ridurla, entro certi limiti, a piacere.

Con lo schema indicato appoggiata al sottoflutto, a seguito del flusso sedimentario da levante si stabilirà una spiaggia, formata dal sedimento che avrebbe interrito il bacino in mancanza del molo sottoflutto.

Sottoflutto

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Sfocio de torrente Segno: rimarrà il problema dello sfocio del torrente Segno allo interno del bacino. Si propone pertanto di prevedere la escavazione dell’alveo terminale del torrente, creando un volume di sedimentazione, munito a valle, di una paratia fino a quota -0,30m circa. in guisa da creare un volume di deposito del trasporto solido che potrà essere rimosso stagionalmente a scopo ripascimento.

Per quanto attiene al punto b), il problema, molto complesso, potrà essere affrontato, almeno in un primo tempo, ancora con  operazioni di ripascimento con sedimento prelevato alla foce del torrente Segno, opportunamente integrate.

  Ing. Giorgio Berriolo Spotorno 05 febbraio 2018

1) Il futuro delle spiagge di Savona e Albisola “La marina Mercantile  n3 marzo 1976

A cui seguono gli articoli recenti su questa rubrica.

 – Evoluzione delle spiagge di Noli, Spotorno e Bergeggi

 – La spiaggia di Savona: l’evoluzione storica

 – La crisi della spiaggia di Savona

 – La crisi della spiaggia di Savona ed il porto di Vado

 – L’allarme per le spiagge

Il teatro

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