La spallata

 LA SPALLATA

(Lettera aperta ad Alessandro di Battista)

 

LA SPALLATA

(Lettera aperta ad Alessandro di Battista)

 

Gentile e ottimo deputato del Movimento Cinque Stelle Alessandro Di Battista,  nella Sua intervista-dichiarazione rilasciata a Radio 24, venerdì 23 ottobre, Lei ribadisce la Sua posizione riguardo a una Sua ipotetica (e da molti cittadini romani auspicata) candidatura alle prossime elezioni amministrative del Comune di Roma. Le confesso tutta la mia perplessità e il mio rammarico per il Suo (gran) rifiuto; anzitutto perché la stimo persona seria, preparata e competente, quindi perfettamente in grado di assolvere un mandato certo molto impegnativo e non facile, ma che offrirebbe a Lei e al Suo Movimento l’occasione storica per dimostrare a tutti noi Suoi connazionali, e al mondo intero. che siete capaci non solo di fare una dura e benemerita opposizione al Governo in carica ma anche di governare voi stessi così la Capitale come il Paese.


Le voglio subito confessare che la motivazione da Lei addotta mi sembra alquanto formalistica e poco persuasiva. Per spiegarmi meglio  riporto le sue parole testuali: “Non farei il sindaco di Roma. Sono onorato che molte persone possano avere fiducia in me, ma non posso rompere quel rapporto fiduciario instaurato con i cittadini nel momento delle elezioni politiche. Ma se non riusciamo a vincere in una città grande e dimostrare che siamo capaci di governare sarà difficile dare una spallata sul piano nazionale. Quindi dobbiamo vincere a Roma se vogliamo vincere alla politiche”. Capisco il Suo scrupolo di fedeltà al mandato elettorale delle ultime politiche (e al vostro regolamento interno),  ma qui la posta in gioco, come Lei ha ben compreso, è la vittoria non solo al  Campidoglio ma soprattutto a Palazzo Chigi.  Vuol forse dire, con il Suo rifiuto, che per Lei Parigi non val bene una messa?


Quindi Lei preferisce che Parigi (cioè Roma) la conquisti, chissà, magari la Destra di Gasparri, di La Russa e della Meloni pur di non derogare al vostro Regolamento? Non ci posso credere, tanto più che Lei ha ben chiaro il valore strategico della battaglia per il comune di Roma. Non sarà che, una volta di più, a dettare la linea è il Comitato centrale della Casaleggio Associati, a dispetto della base e del (ma è ancora in carica?) Direttorio da poco nominato dall’alto, di cui anche Lei fa (o dovrebbe fare) parte? E la mitica Rete è stata almeno consultata o certe decisioni è meglio lasciarle al suddetto Comitato centrale, anzi, duale? Perché non ascolta i suggerimenti disinteressati di chi Le vuol bene (come, ad esempio, il giornalista vostro compagno di strada Andrea Scanzi)? Inoltre, la Sua vittoria data per certa, qualora accettasse una candidatura conferita a furor di popolo, sarebbe la miglior smentita degli argomenti, delle paure  e delle ironie di tutti quegli articolisti che Le vogliono male

(come, per citarne uno fra i tanti, quel sarcastico Mattia Feltri, che pontifica su La Stampa, trattandovi alla stregua di barbari a cui i romani sarebbero tentati di consegnare le chiavi della città eterna). Infine, nel caso in cui questa occasione storica non venisse colta da Lei e Roma se la prendesse, che so, un Alfio Marchini, chi dovremmo ringraziare? La Casaleggio Associati? Un saluto dal suo estimatore e, purtroppo, non elettore

 

Fulvio Sguerso

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