La sanità auspicabile nel futuro

Mi permetto di sottoporre Mi permetto di sottoporre, alla cortese attenzione dei nostri amici lettori, alcuni principi fondamentali che devono essere posti alla base dell’attuale e, soprattutto, della futura sanità, nel superiore interesse dell’intera popolazione nazionale.

PRIMO PRINCIPIOoccorre ricuperare (con i fatti non soltanto con le parole) il concetto di prevenzione; dobbiamo prendere atto, a tal proposito, che questa parola è quasi scomparsa del nostro linguaggio quotidiano.

Ed, invece, il concetto di prevenzione deve rimanere sovrano e, come tale, ispiratore di ogni altra azione, rivolta alla tutela della sicurezza e della dignità di tutti i cittadini.

Cito, oggi, a tal proposito, l’esempio della medicina scolastica della nostra Savona, servizio, attualmente soppresso, perché giudicato superato e vanamente costoso.

 

Nei decenni ’60  e ’70 del Secolo scorso, questo servizio era così costituito:

  • 5 MEDICI SCOLASTICI.
  • 5 ASSISTENTI SANITARIE.
  • UN CONSULTORIO MEDICO PSICO- PEDAGOGICO
  • PALESTRA DI RIABILITAZIONE ORTOPEDICA E NEUROMOTORIA
  • IL SERVIZIO OFTALMICO. IL SERVIZIO CARDIOLOGICO

Attualmente, come ho detto poc’anzi, questo servizio non esiste più: le conseguenze negative di questa scomparsa le stanno pagando i Cittadini ed, in modo particolare, i bambini, i minori del nostro Territorio.

In altri termini: stanno pagando i cittadini del futuro e questo costo si chiama impoverimento della loro condizione esistenziale e della loro dignità civile.

 

SECONDO PRINCIPIO: ma prevenzione significa anche ritornare alla medicina del territoriola quale, al contrario, sta, oggi, rapidamente scomparendo.

È sufficiente scorrere, anche rapidamente, il nostro territorio provinciale per rendersi conto che stanno riducendosi addirittura sparendo i medici di basee, soprattutto, i pediatri; sono, inoltre, stati soppressi alcuni servizi territoriali di importanza fondamentale se non addirittura decisiva.

Ma sulla decisiva importanza di questo argomento mi permetto di cedere la parola a Barbara Starfield, docente di politiche sanitarie alla John Hopkins University:

 

“L’ assistenza Primaria Territoriale si conferma lo strumento più efficace per tutelare la salute dei cittadini, superare le ineguaglianze e contenere la spesa sanitaria.

Migliorare l’assistenza territoriale consente di ridurre la mortalità infantile e la mortalità per cause evitabili e, più in generale, di prolungare l’aspettativa di vita, ma, anche, di ridurre le spese, evitando il ricorso improprio a visite specialistiche ed a ricoveri ospedalieri.”

Purtroppo I fatti concreti non vanno nella direzione auspicata da Barbara Starfield.

 La conferma giunge a tutti noi da questa intervista, concessa, in data 27 settembre 2010 dal dottor Salvio Sigismondi (Presidente dell’ordine dei medici di Cuneo):

 

“Come Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri abbiamo studiato la curva anagrafica dei medici di medicina generale.

Abbiamo scoperto che, fra il 2015 nel 2025, circa 25.000 medici di medicina generale andare in pensione.

 E non saranno rimpiazzati perché mancheranno i laureati (o meglio i nuovi medici territoriali).

Circa 11 milioni di italiani resteranno, dunque, senza medico di base

e saranno quelli che abitano in campagna o in montagna, dove già i servizi sono al minimo.

Se non cambiamo molte cose, presto avremo solo medici di città.”

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TERZO PRINCIPIO: occorre introdurre, con scelte concrete e realistiche una nuova concezione dell’assistenza ospedaliera.

 

A questo proposito, debbo dire subito che ho condiviso, sin dall’inizio, le proposte operative avanzate dal  Prof. Ivan Cavicchi (e pubblicate dal quotidiano La Stampa in data 7 novembre 2009):

 

DOMANDA: Come immagina l’Ospedale del Futuro?

Lo vedremo oppure è destinato a restare un’ Utopia?

 

RISPOSTA: L’ Ospedale del Futuro lo vedremo, perchè già in parte esiste in molti Paesi e qualche primo esempio comincia a emergere anche in Italia: è quello che ha imparato a ripensare la propria filosofia.

 

DOMANDA: Che cosa significa in concreto?

 

RISPOSTA: Il vecchio ospedale nasce dall’ idea positivista di scienza, con il malato che dev’essere rigidamente separato dal luogo della vita e, quindi, dal suo territorio.

Il nuovo ospedale nasce, invece, da un rapporto stretto con il luogo in cui si trova e con la comunità: se in passato individuare la malattia significava saper riconoscere una serie di sintomi, oggi si crea una nuova relazione basata sul concetto (che sembra retorico, ma essenziale) dell’umanizzazione.

Quindi, va ripensata, prima di tutto, l’organizzazione interna del lavoro.

 

DOMANDA: Come diventerà in pratica?

 

RISPOSTA: Si dovrà rivedere la struttura fordista e taylorista. Già adesso, d’altra parte, si comincia a ridiscutere le divisioni tradizionali, i Reparti e le Sezioni.

Al loro posto, ci vorranno Aree Miste, ad alta intensità di cura, con team di specialisti che lavorano insieme e, allo stesso tempo, si dovrà favorire l’integrazione tra medicina generale e medicina ospedaliera, due mondi che, in Italia, restano ancora separati.

Ho voluto scientemente riportare, in maniera integrale, le dichiarazioni di Barbara Starfield (sull’ Assistenza Socio Sanitaria Territoriale) e di Ivan Cavicchi (sull’Ospedale del Futuro), perché, dalle loro parole, emerge in modo chiaro (ed oserei dire: luminoso) la politica socio-sanitaria, che dovrebbe essere concepita ed attuata per la nostra società e per quella dell’avvenire.

 

Ma, carissimi amici lettori, questa nuova visione dell’assistenza socio-sanitaria, nella nostra amata Italia rischia di diventare un futuristico sogno, ben lontano dalla quotidiana realtà che, sempre più frequentemente, veniamo a scorgere e toccare con mano.

Mi limito, a tal proposito, a citare alcuni titoli di riviste e giornali, pubblicati durante l’anno 2016:

 

TRA SETTE ANNI UN ITALIANO SU TRE NON AVRÀ PIU’ IL MEDICO DI FAMIGLIA.

FUGA VERSO LA PENSIONE, CHI SE NE VA NON VIENE RIMPIAZZATO DALLE GIOVANI LEVE 

(La Stampa 5 ottobre 2016) 

 

LISTE D’ATTESA INFINITE E TICKET SALATI.

ITALIANI FUGGONO DALLA SANITÀ.

UN ANNO PER UNA RISONANZA. 

IL 30% NON RIESCE A PAGARE LE VISITE, E PEGGIORANO LE STRUTTURE.

 (Rapporto del Tribunale dei diritti del malato: 16 dicembre 2016) 

 

UN MEDICO SU DUE NON SI AGGIORNA.  ANCHE I GIOVANI DISERTANO I CORSI.

(Relazione dell’Osservatorio Internazionale della Salute: 5 novembre 2016) 

 

 OSPEDALE SENZA INFERMIERI EMERGENZA DA NORD A SUD

(La Stampa 19 ottobre 2016) 

 

FUGA DAGLI OSPEDALI RISCHIANO DI SPARIRE 40.000 SPECIALISTI 

(La Stampa 29 novembre 2016) 

 

ASL SAVONA MANCANO GLI ANESTESISTI – A VUOTO I BANDI DI ASSUNZIONE

 (La Stampa 27 febbraio 2017)

 

Ma, giunti a questo punto, alcuni nostri lettori potranno, molto correttamente, osservare che i dati, sopra riportati, risalgono all’anno 2016 e, pertanto, non sono più credibili, alcuni potranno aggiungere che, in questi ultimi anni, la situazione della sanità italiana si è modificata in meglio e non in peggio.

Accetto ben volentieri questo eventuale rilievo, ma mi permetto di aggiungere che la situazione della nostra sanità sta modificandosi in peggio.

Mi permetto, a tal proposito, di riportare una parte di un articolo giornalistico di Paolo Russo, comparso sul quotidiano La Stampa in data 2 marzo 2019:

 

“I medici ad aver presentato domanda anticipata di pensionamento sono invece 491. Mal’Inps, in una nota riservata inviata al ministero della Salute, stima che a fine anno siano 4.500. «Se fosse vero sarebbe una catastrofe perché già ora mancano 10 mila medici, soprattutto nelle chirurgie, nei reparti di emergenza e pediatria, che rischiano la paralisi», commenta Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato dei camici bianchi ospedalieri Anaao. Via da Asl e ospedali, stima sempre l’Inps, anche 2.500 infermieri. E anche di loro c’è penuria.”

 

Questi incontestabili dati dicono a tutti noi che siamo ormai vicini al crollo del nostro servizio sanitario nazionale, con conseguente insulto verso il dettato costituzionale della nostra Repubblica.

Per questa fondamentale ragione, occorre reagire, accogliendo, nello specifico settore della sanità, i suggerimenti formulati da Barbara Starfield ed Ivan Cavicchi riportati in questo mio lungo articolo.

 Aldo Pastore   10 marzo

 

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