La relazione Trivelloni (parte prima)

La relazione Trivelloni

PARTE PRIMA

 

– PARTE   PRIMA –

 

LA RELAZIONE TRIVELLONI

Il 2 dicembre 1982, la Presidenza dell’A.N.P.I. della Provincia di Savona ha dato incarico a Carlo Trivelloni di compiere una ricerca e uno studio, da condensarsi in una relazione, in merito ad eventuali connessioni tra Loggia Massonica P2 e gli attentati terroristici, perpetrati a Savona dal Novembre 1974 al Maggio 1975.

Carlo Trivelloni

 

 LA LOGGIA P2

E LE “BOMBE DI SAVONA”

 

Questo contributo di ricerca della verità è dedicato alla memoria di Gerolamo Isetta.

 

PREMESSA

 

Questa relazione non è una breve storia della massoneria e neppure della loggia Propaganda 2.

Un tentativo del genere ci avrebbe allontanati dal tema e sarebbe stato, comunque, troppo ambizioso per lo scrivente attesa la verità e complessità della materia. La relazione evita la cronistoria degli attentati perpetrati nella nostra città negli anni 1974 e 1975, essendo questi dolorosamente vivi nella memoria di tutti e perfettamente conosciuti, in ogni loro particolare, dall’ A.N.P.I.

Quando nel corso della relazione, si riepiloga o si ricorda lo si fa per dar senso logico e maggior chiarezza all’esposizione. Non si è mai pensato infine di attribuirci compiti che sono propri della magistratura e degli organi di investigazione dello Stato.

E’ uno studio, una ricerca dove non vi sono né accusatore né accusati. In certi tratti sembrerà un’esercitazione semantica, ma è augurabile che si intraveda sempre l’impegno e l’assenza di distorsioni. Notizie, fatti, circostanze, collegamenti, comportamenti, riguardo a larga parte dei “misteri d’ Italia”, vanno esaminati e possibilmente interpretati con una nuova chiave di lettura, dopo che la Commissione parlamentare per il caso Sindona, nel maggio 1981, pubblicò gli elenchi nominativi degli affiliati alla P2, secondo Licio Gelli.

Anche per gli attentati terroristici avvenuti a Savona negli anni 1974-75, ci sembra che siano applicabili questi nuovi criteri d’esame alla luce di ciò che ora si conosce sulla potenzialità eversiva della P2.

Nella relazione ricorrerà sovente il nome di Alberto Teardo: non esiste da parte nostra alcuna volontà persecutoria, non l’abbiamo incluso noi nelle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi, ed egli è l’unico savonese che compare in quegli elenchi. Anche se è nato a Venezia e risiede nel Comune di Albisola Superiore a pochi chilometri da quello di Savona, è in questa città che è avvenuta la sua crescita politica e dove tuttora, più che altrove, ha maggior potere anche se la carica pubblica che ricopre è regionale.

Il caso dell’ufficiale della Capitaneria di Porto F. Angelo Murru, anch’ egli negli elenchi P2, richiederà solo un breve accenno.

A Teardo viene ovviamente riconosciuta anche da parte nostra la veste giuridica di “presunto piduista” ma cercheremo di evitare, il più delle volte, tale definizione, ed anche quella semplicemente di “piduista”: oltretutto è un neologismo privo di eleganza. Si eviteranno i giudizi categorici: ma le notizie certe e i fatti appurati verranno presentati come tali.

Tutto ciò che invece sarà incerto verrà indicato nella intera sua indeterminatezza e verrà menzionato solo se si ravviserà la sua possibile utilità per il futuro.

E’una necessaria avvertenza. Quando si indica il numero di tessera della P2, lo si fa per abbreviazione ma si deve intendere sempre che la frase completa è la seguente “…secondo gli elenchi di Gelli, pubblicati dalla Commissione parlamentare per il caso Sindona”.

Non vi saranno conclusioni finali perché non competono a chi scrive.

 

I motivi della deliberazione del 2 dicembre 1982 della presidenza dell’A.N.P.I.

 

Il 27 novembre 1982 la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura adotta nei confronti del procuratore della Repubblica di Savona, Camillo Boccia, i provvedimenti disciplinari della censura e del trasferimento d’ ufficio per non aver svolto in modo soddisfacente (non si conosce il dispositivo della decisione) l’inchiesta, o parte di essa, sugli attentati terroristici avvenuti a Savona dal novembre 1974 al maggio 1975. Va tuttavia osservato che l’assalto terroristico alla città è probabilmente da retrodatarsi perché esso forse ebbe inizio nella primavera del 1974 con lo scoppio di un ordigno davanti all’abitazione del senatore democristiano Franco Varaldo, in Via Paleocapa 11; crimine questo che presenta caratteristiche simili a quelle dei successivi undici attentati.

Essi consistettero tutti, come è noto, in scoppi di ordigni esplosivi, divenuti poi nella definizione popolare le “bombe di Savona”. Il bilancio complessivo fu di un morto e diciassette feriti.

Ma si era cercata deliberatamente la strage perché una bomba collocata nel cortile interno dello stabile della scuola media “Guidobono” scoppiò nel tardo pomeriggio del 12 novembre 1974, poco dopo l’uscita di numerosi insegnanti impegnati in una riunione collegiale.

L’ impressione suscitata in città per la sentenza C.S.M. è grande, anche se le relazioni dei partiti e delle forze sociali saranno quasi tutte generalmente serene e caute anche verso la persona del dottor Boccia, dal cui caso personale si prescinde.

S’ intravede però da questa decisione la possibilità di apertura di una nuova inchiesta; noi non entriamo nel merito della sua fattibilità giuridica e procedurale. Ma la riapertura è largamente auspicata e registriamo a tal fine le dichiarazioni del senatore del P.C.I. Giovanni Urbani, presidente dell’A.N.P.I. della Provincia di Savona e del segretario della locale C.G.I.L. Gian Carlo Pinotti, quali interpreti dei sentimenti di vasta parte dei cittadini e dei lavoratori.

Urbani dichiara all’ Unità del 28 novembre (e anche il Secolo XIX, in pari data, riporta parte delle dichiarazioni) che… ”con questo atto del C.S.M. la questione delle bombe di Savona in qualche modo si riapre. Resta aperta la necessità di andare a fondo per giungere alla verità anche perché di recente sono emersi accenni e possibili agganci di questi atti di terrorismo con quelli che si sono verificati in altre zone e in altri momenti e con la stessa problematica della P2”.

Scrive il senatore comunista sul numero di dicembre del mensile Società e Lavoro: “Per quanto ci riguarda, si tratta di trovare la strada più adatta perché, alla più che giustificata richiesta di ‘andare in fondo’ nella ricerca della verità sulle bombe di Savona, sia data una risposta credibile nelle forme tecnicamente praticabili e tenendo conto anche degli agganci che tale vicenda potrebbe avere con altri fatti di terrorismo e con la stessa P2 (così è emerso nella faccenda dell’Italicus). Non sarebbe il caso per esempio di confrontare meglio i nominativi della loggia di Gelli con i nomi in varie occasioni emersi nel corso delle indagini sulle trame nere e su tutti i fatti di terrorismo in Liguria e anche fuori?”.

Scrive il sindacalista Pinotti sul già citato Società e Lavoro:” …resta un debito verso la gente di Savona… Leggerezza ed inquinamento sulle indagini e nelle decisioni da assumere, sul come procedere, ci sono effettivamente state. Si rende pertanto opportuna la richiesta di riaprire le indagini allo scopo di fare veramente piena luce … non abbiamo dimenticato ed aspettiamo giustizia”.

 

 Da NOVEMBRE NERO

 

R.T.

 

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