La modica quantità di reato

LA MODICA QUANTITA’ DI REATO

 

LA MODICA QUANTITA’ DI REATO

di Nat Russo

La modica quantità di cervello.

Una delle peculiarità degli anni ’10 è quella della stabilizzazione endemica della trasgressività adolescenziale: cyber bullismo; giovani che spaccano tutto per il gusto di farlo, ragazze che si prostituiscono per futili motivi, studenti che mostrano nei confronti dei prof qualcosa di più di una semplice insoddisfazione da noia scolastica, figli che manifestano nei confronti dei genitori sentimenti di odio pernicioso e violento, ecc. Questa tematica mi coinvolge in prima persona sotto molteplici aspetti: come genitore, docente, credente ed aderente ad associazioni la cui membership conta molti adolescenti.

Mi preme quindi capire come lo scienziato sociale cerchi di inquadrare questa galassia, per riuscire a decifrarla. Comincio da un pessimo esempio: un questionario distribuito nelle scuole superiori del nord Italia, nell’ambito di una tesi di ricerca per la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Estrapolo alcune domande atte (secondo gli improvvidi autori) a misurare lo stato dell’adolescenza oggi:

-fumate sigarette,

-fumate spinelli,

-assumete droghe pesanti,

-consumate alcolici,

-usate armi,

-siete coinvolti abitualmente in risse,

-commettete furti,

-danneggiate beni pubblici e privati con atti vandalici,

-mentite ai genitori ed agli insegnanti,

-pernottate senza permesso fuori casa,

-saltate la scuola,

-fate qualcosa di pericoloso ma eccitante,

-praticate sesso senza precauzioni,

-effettuate cambi di partner sessuale con frequenza,

-guidate in stato di ubriachezza o sotto effetto di droghe,

-utilizzate mezzi dannosi per dimagrire,

-utilizzate sostanze dopanti per migliorare le proprie prestazioni fisiche.

Naturalmente, a garantire la scientificità del metodo, la somministrazione dei questionari avviene in maniera asettica senza nessun commento che possa influenzare il giovane intervistato e con la garanzia del più completo anonimato. Viene da chiedersi: ma che idea preconcettuale di giovane ha lo scienziato sociale di oggi se gli pone queste domande?

Che formazione possiede (ma sarebbe preferibile dire quale coscienza ha) se è sfornito del buon senso minimo di chi, frequentando i giovani, un poco li conosce e sa a cosa inducono certe domande poste acriticamente a degli adolescenti?

E’ più che probabile che, ad un adolescente critico, verrebbe da chiedersi: ma quale potenziale criminale pensano che io sia se, per conoscere come la penso e quello che faccio, mi fanno queste domande? Di tutto il resto del mio mondo, che la parte più cospicua, non gli interessa nulla?

Nessuno stupore allora che, con scientifica leggerezza sociologica, certe forze politiche, nella speranza di raccattare dal fondo del barile qualche voto di opinione (sic!), propongano di raddoppiare il quantitativo della modica quantità detenibile per la droga.

Costoro pensano al giovane come ad un soggetto tendenzialmente deviante nei suoi comportamenti, incapace di scelte etiche forti, effettuate secondo una scala valoriale certa.

Ne consegue la necessità della sua deresponsabilizzazione da ciò che fa, quasi si trattasse di un minus habens a cui va garantita, almeno, la riduzione del danno immediato.

Le conseguenze sono purtroppo devastanti. Infatti non si tratta di tollerare alcune comprensibili modalità del comportamento giovanile che non vanno criminalizzate. Il concetto che passa è un altro: la legge mi permette di commettere reati purché in modica quantità.

Se estendessimo il concetto della modica quantità, si arriverebbe ad alcuni paradossi amari. Ad esempio, solo per riprendere le domande del questionario: si può fumare in luogo pubblico vietato, ma non più di 10 sigarette/giorno; ci si può ubriacare, ma non più di 2 volte/mese; si possono provocare risse, ma solo con lievi ferite lacero-contuse e non con fratture; si può rubare oggetti, ma di valore inferiore a 300 €/settimana; si può scappare di casa e passare la notte fuori, purché meno di 5 volte/anno; si può fare sesso senza precauzioni con cambio di partner, ma non più di 5 volte/mese; ecc.

Ma allora cosa è giusto e cosa sbagliato? Quale dimensione ha la scala valoriale se tutto in definitiva è ammesso o tollerato? Parlare di regole chiare e di valori certi, di fronte ai comportamenti potenzialmente trasgressivi ed auto-lesionistici dei giovani, è un modo di volere loro bene. Ma ci sarà certo qualcuno che griderà allo scandalo, che dirà che non bisogna gettare la croce addosso ai giovani con atteggiamenti repressivi e che bisogna invece cercare, piuttosto, le colpe degli adulti in tutto ciò.

Beh, una colpa degli adulti mi sembra di averla individuata già chiaramente: un comportamento permissivista e giustificazionista che aumenta sicuramente il danno, attraverso il lasciapassare alla modica quantità di reato.

Delle leggi veramente responsabili sono quelle che tracciano un cammino virtuoso. Un poco come i processi di certificazione di qualità ambientale, che pongono come metodo quello del continuo miglioramento dei parametri che vanno raggiunti, che vengono letti, sempre, come traguardi intermedi. Ma i traguardi non si raggiungono barando. Se alzo i parametri dell’inquinamento, tutto risulta pulito e lindo, ma è sporco come e più di prima.

Bene, occorre allora dire: non abbiamo saputo fare molto sul problema della droga, occorre cambiare. Pensiamo che si possa ridurre, tendenzialmente, a zero la percentuale di chi si droga.

Oggi il limite è fissato a X, tra 10 anni dobbiamo ottenere X/2 e tra 20 anni X/4. Ma se alzo il limite a 2X non posso certo cantare vittoria perchè il numero degli arrestati è diminuito. Anzi, ammetto che il tossicomane/consumatore è uno spacciatore camuffato, che ha bisogno del doppio della droga per non finire dentro.

Occorre riprendere a dire no, forte e chiaro: drogarsi non è socialmente accettabile e cedere droga è reato. Corriamo pure il rischio di mandare in galera (o, meglio, in comunità) il giovane spinellatore (che però gira con 60 dosi in tasca). Quale sarebbe la sua sorte “fuori“, nella “galera della vita quotidiana“? Probabilmente lo aspetta una pena di morte a breve o medio termine. A questa eutanasia sociale per il male di vivere, dobbiamo dire no, rimboccarci le maniche e lavorare duro 365 giorni all’anno: genitori, insegnanti, educatori, religiosi, media, forze dell’ordine, psicologi, sociologi e ministri.

NAT RUSSO 

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