La legge della domanda e dell’offerta

COSE TURCHE
La legge della domanda e dell’offerta

 

COSE TURCHE
La legge della domanda e dell’offerta

 Allora, la legge della domanda e dell’offerta: la conoscete, no? Se cresce la domanda di una certa merce, il suo prezzo aumenta, mentre se la domanda cala, cala anche il prezzo; viceversa, se l’offerta di una merce è alta diminuisce il prezzo, che invece aumenta se l’offerta è bassa.

Tutto qui? No, non è tutto qui. Ah, certo: manuali e dizionari di economia aggiungono un sacco di altre cose. Elasticità e anelasticità, propensione al consumo, scarsità, mercati perfetti o imperfetti… Ma non è ancora tutto qui.

È ancora troppo presto per concludere trionfalmente, come fanno in genere manuali e dizionari di economia, che “quando domanda e offerta coincidono si ha l’equilibrio di mercato”.

Noto una brutta tendenza a saltare un passaggio che è invece molto importante. Dopo che domanda e offerta hanno fatto il loro gioco, e i prezzi hanno reagito di conseguenza, gli imprenditori adeguano l’offerta, utilizzando i prezzi come parametri: riducono la produzione delle merci il cui prezzo risulta diminuito e incrementano la produzione delle merci il cui prezzo risulta aumentato. È così che domanda e offerta si incontrano, o meglio e così che l’offerta si adegua alla domanda realizzando quel magico risultato che è l’equilibrio di mercato.

Questo almeno diceva Adamo Smith, e questo dice la teoria dell’equilibrio generale di Walras che rappresenta tuttora un canone più o meno indiscusso della scienza economica main stream.

Non è che voglio fare una lezioncina di economia tanto per fare: mi serve come premessa per qualche breve osservazione in tema di mercato del lavoro.

 Dunque, se la domanda di lavoro (che proviene dal datore di lavoro) diminuisce, il prezzo del lavoro  (il salario) cala.

Cosa che in Italia se è puntualmente verificata: salari da fame.

Ma il passaggio successivo, quello che manuali e dizionari di economia, tendono a trascurare, come si realizza?

 Come fa l’offerta di lavoro (che proviene dai lavoratori) ad adeguarsi alla domanda? Detto altrimenti: come fanno a diminuire i lavoratori?

Per carità, per provare ci provano. Alcuni lavoratori si suicidano, ormai è cronaca quotidiana – gli economisti liberisti e i politici che credono nel mercato dovrebbero ringraziare, invece di fare quelle facce compunte.

Ma non basta. I lavoratori fanno meno figli, lo dicono le statistiche –  e anche di questo lor signori dovrebbero ringraziare, invece di piangere sul calo demografico.

Ma non basta. Danno una mano anche gli imprenditori, trascurando le norme di sicurezza è provocando vere proprie stragi di lavoratori.

Grazie, a nome del mercato: ma non basta ancora. Restiamo con queste scorte invendute, con questi magazzini pieni di disoccupati maledetti che impediscono al mercato di ritrovare l’agognato equilibrio.

Per riuscirci, i lavoratori dovrebbero morire in massa di fame e di stenti, morire come le mosche, estinguersi se necessario.

Il mercato funziona così e questo il mercato vorrebbe.

Il mercato è feroce. Ne prendano atto una buona volta “i sinistri” convertiti al liberismo – i banchieri, i maghi della finanza, i padroni e credo anche certi cosiddetti tecnici prestati alla politica lo sanno benissimo.

Maria Turchetto da IL VERNACOLIERE

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