La Francia festeggia il 14 luglio

14 luglio 1789 
In tutta la Francia si è festeggiato, come ogni anno il 14 luglio

14 luglio 1789 
In tutta la Francia si è festeggiato, come ogni anno il 14 luglio
Un anno o l’altro vorrei esserci anch’io in una piccola città del sud che conservi, ancora oggi dopo 800 anni, la memoria dei massacri in nome dell’Altissimo, per assaporare il clima di una autentica festa “laica”. Così almeno mi è stata descritta. Già, 221 anni fa la vera “rivoluzione” della ragione contro ciò che oggi appare innaturale, contro quel concetto di “privilegio” per condizione di nascita che farebbe ridere, persino da noi, un alunno delle scuole primarie.

Una rivoluzione che ha avuto gli effetti di formare la coscienza dei Francesi fin oltre due secoli e dove tentativi di condizionamento occulti di uno staterello bagnato da un insignificante fiumiciattolo hanno sortito ben pochi effetti. La Francia, a differenza dell’Italia dell’otto per mille obbligato, non ha subìto “tirate d’orecchie” per non volere rinunciare a un simbolo di “potere” (è il vero punto nodale della questione) dalle scuole, dagli ospedali e dai tribunali.

A preparare l’avvento epocale uomini miti e pacifici vissuti nelle due generazioni precedenti. Uno di questi, Francois Marie Arouet, noto al secolo con lo pseudonimo di Voltaire, ebbe la fortuna di chiudere la sua giornata terrena proprio alla vigilia di quell’anno invocato dalla sua sete di giustizia ma contraddetto successivamente nel suo profondo senso di tolleranza e di fratellanza come unica alternativa “logica” per la società umana. Al di là dei fatti storici, mi sono sempre chiesto quale sarebbe stato l’atteggiamento di Voltaire, alla presa della Bastiglia e alla fuga dei nobili e quale sarebbe stato il suo atteggiamento di fronte alla giustizia sommaria, di fronte a metodi estranei al Diritto e figli diretti di quella Inquisizione che ancora sopravviveva nella cattolicissima Spagna dell’epoca. Francisco Goya ci ha lasciato delle squisite opere che, a guardare con attenzione, concretizzano la nera ironia di un nostro simile esposto ai suoi simili indossando un sanbenito. E questo era l’aspetto meno cruento di un potere conferito da “diritto divino”. Riflettevo un attimo se le tre parole chiave della rivoluzione francese fossero presenti nel Dizionario Filosofico e sono rimasto un po’ meravigliato di trovarne solo due. Il concetto di “Fratellanza” è in realtà implicito e diffuso in tutte le voci come condizione “razionale” per la società umana. Alla voce “Uguaglianza” colpisce l’affermazione “…è la cosa più naturale in linea di diritto e la più chimerica di fatto.”. Una saggia riserva nell’analisi del reale quanto mai percepita a tutt’oggi. E’ la “Libertà” cui sono dedicate due distinte voci del suo Dizionario in uno stile semiserio e caustico, la seconda delle parole chiave della rivoluzione. E’ enfatizzata soprattutto la libertà di coscienza e dello spirito rispetto agli altri aspetti della libertà di cui dovrebbe godere qualunque creatura. “Sono i tiranni dello spirito ad avere causato una parte delle sventure di questo mondo”. Mi capita di riflettere su come gli effetti di una rivoluzione vecchia di 221 anni siano ancora presenti e permeanti le coscienze dei Francesi, che non mettono in discussione le norme del Codice Penale e i simboli del culto in tutte le Istituzioni e nella vita sociale. In Italia si è più amanti della chiosa e del contraddittorio: partito politico e Patti Lateranensi fanno scontrare passionalità di casta e ragione. Mi capita di riflettere con amarezza che la voce “Maitre” (padrone) è interessante nel descrivere quello stato di sudditanza delle nostre coscienze, libere ma obbligate forzatamente a destinare l’otto per mille della nostra produzione a uno solo degli “aventi diritto” o a tutti in parti uguali e non a poterla destinare diversamente dai casi prospettati. Purtroppo per noi, il 14 luglio è un giorno come tutti gli altri.

 Salvatore Ganci

Il penitente in  sanbenito di Francisco Goya

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