La democrazia parteciPaita: parte terza, qui a Savona noi facciamo così

La democrazia parteciPaita: parte terza,
qui a Savona noi facciamo così

La democrazia parteciPaita: parte terza,
qui a Savona noi facciamo così

 “Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.”

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

Eccoci dunque alla conclusione della mia digressione; focalizziamoci sulla mia città e sul partito che praticamente da sempre, cambiando la cornice e le sigle ma non le persone, la guida.


 Perché loro hanno a cuore la partecipazione, le decisioni dal basso. Moltissimo.

Lo hanno dimostrato con le recenti primarie regionali, una vera festa variopinta ed entusiasta di autentico spirito popolare. Solo i vecchi barbogi come Cofferati, abituati alle ammuffite regole della rigida e stantia democrazia rappresentativa, ne sono rimasti sconcertati, incapaci di comprendere la modernità e l’innovazione scenica degna di un reality show, la gara leale e aperta degna di Masterchef.

Del resto, chi non vuole, chi non vorrebbe una maggiore partecipazione? Persino nel centro destra si inizia vagamente a parlare di primarie, se non altro per tenersi al passo con le mode, che si sa, loro ci tengono alle mode, e mai si farebbero vedere col tailleurino dell’anno passato.

Solo la sinistra, sempre in antagonismo, è diffidente di quella cosa chiamata elettori, che, diciamolo, non li ha mai premiati, nonostante tutti i tentativi e la buona volontà di dividersi in sigle, correnti e correntine, così da accontentare un po’ tutti, da essere  insieme nei governi locali, e all’opposizione nazionale, nel Parlamento e fuori da esso, intransigenti e accomodanti, in piazza e nei palazzi. Di tutto e di più.


 Niente, il grosso di questo elettorato brutto e cattivo e incontentabile non li capisce e non li merita. Vanno in massa altrove, persino da quei rozzi populisti dei 5 stelle.

Da cui un po’ di giusta diffidenza per una democrazia diffusa: se diamo sempre più potere diretto a sempre più persone, non è che poi queste persone continuano a non votare per noi? Dubbio legittimo e condivisibile.

Riguardo Savona, abbiamo già parlato delle magnifiche sorti e progressive dell’assessorato al decentramento e partecipazione, nonostante la buona volontà dell’assessore.

Veniamo a quello che è lo strumento per eccellenza della democrazia diretta: il referendum.

Chi lo vorrebbe per tutto, chi solo per pochi temi ben precisi. Chi senza quorum (se non voti peggio per te, del resto, esiste forse un quorum per le elezioni?) chi con quorum alti per scoraggiarne l’abuso. Chi solo consultivo, (poi tanto fanno quel che vogliono, come a Vado), chi addirittura propositivo: i cittadini stessi suggeriscono che fare, e poi si vota. Sempre per lo stesso motivo, scoraggiarne l’abuso, si disquisisce sul numero di firme necessarie per richiederlo.

Eccetera. Posizioni differenti, su cui sarebbe bello parlare, intavolare un dialogo, una mediazione ragionata, un percorso che porti a introdurli pian piano nella nostra amministrazione locale, come vorrebbe e auspica la comunità europea, come sarà  destino in futuro.

Ma a Savona questo piacere non l’abbiamo avuto. Almeno per questa legislatura, ancora una volta, è stato negato. Come? Vado brevemente a spiegare.


 Partiamo da come siamo messi. Nello Statuto cittadino, all’art. 30, si parla solo di referendum consultivo o abrogativo. Segue un abbozzo di regolamento nello Statuto stesso.

Come funziona? Non ha mai funzionato. Nel senso che manca la parte attuativa, quella che rende materialmente possibile eseguire il tutto. Una cornice senza quadro dentro.

Ai tempi del porto Margonara i Verdi avevano raccolto firme per indire un referendum. (Ma sono sempre i tempi del porto Margonara, cari voi, ricordatevelo: il ricorso Gambardella è sempre lì pendente in attesa di tempi migliori). Arrivati al dunque, quel referendum non si tenne, per la mancanza di cui sopra. Ci furono solleciti ad approvare al più presto questo regolamento attuativo, ma niente, forse in quelle circostanze non esisteva tutta questa fretta di farsi fare le pulci dai cittadini. 

Arriviamo ora noi, con una proposta, depositata più di un anno fa. Prevedeva di abrogare tutti i commi di  quell’inutile regolamento in Statuto, sostituendo con un solo comma dove si introducevano tutte le tipologie di referendum. E basta. 

Una possibilità, che allargava il campo d’azione senza obbligare a niente.

Il regolamento è stato da noi previsto e presentato in una bozza a parte, completo della parte attuativa.

 Queste manovre avrebbero consentito tre cose:

a) portarsi al passo con le tendenze future, prevedendo gli strumenti della democrazia diretta

b) rendere più snello lo Statuto e più snella la metodologia attuativa, visto che ogni modifica avrebbe potuto essere introdotta in tempi brevi sul regolamento senza toccare lo Statuto, più complicato da cambiare

c) last but not least, andare in tempi brevi a dotarsi di un vero strumento operativo, non ipotetico e farlocco come ora

Tutto logico, no? Tutto condivisibile e oserei dire fuori da ideologie e strumentalizzazioni. Dall’atto del deposito, il materiale in bozza è stato fatto circolare presso i consiglieri, in modo da avere critiche, suggerimenti, contributi, per andare a una discussione veloce e a un testo condiviso.


 C’era tutto il tempo, visto che la delibera ha ricevuto finalmente  i pareri tecnici ed è stata istruita solo un mese fa, quattordici mesi dopo. Avrebbe dovuto essere, in Commissione e Consiglio, una passeggiata, come lo è stata per altre due modifiche di Statuto, una recente di Casalinuovo, una di Acquilino di Sel, “anziana” come la nostra, che hanno ottenuto la maggioranza assoluta richiesta, senza colpo ferire.

Ma no. Il PD, il partito di maggioranza relativa assoluta e regale lignaggio,  ha fatto boccuccia.

E si sa che le boccucce del PD sono peggio di un niet di Putin. Unico imbarazzo, cercare scuse credibili per bocciare, visto che in questo caso ve ne erano davvero pochine. Non avevano l’appiglio della mancata condivisione. Non di proposte troppo estreme, visto che era tutto apertissimo. Non di strumentalizzazioni populiste.

Ma si sa, anche trovare scuse credibili non è il problema, all’occorrenza vanno bene quelle poco credibili, vaghe,  indefinite, sussiegose,  fino alla vera e propria fuffa di giornata, o alle controproposte che sembrano concilianti, in realtà son prese in giro o travi nelle ruote.

Darla vinta su qualcosa al 5 stelle, giammai. Questo il motto.


In Commissione tutti smarriti, tutti sgomenti, tutti preoccupati e che sentono il bisogno di prendere tempo prima di sì gravi decisioni. Improvvisamente la mancanza di un regolamento (ossia abolire quello che nei fatti non serviva a niente) appare gravissima vacatio. E se poi non si approvasse l’altro in tempi brevi? Pare brutto.

Lo sbandieratore della democrazia diretta, Aschiero di Api, sposa questa preoccupazione, benché persino qualcuno della sua maggioranza ne faccia notare la contraddizione, visto che non si è mai vista COMUNQUE l’ombra di un referendum cittadino.

Come finisce? Votano a favore solo Addis e Maida della lista Sindaco, e Lavagna di Rifondazione.

Astenuto tutto il PD, astenuto Acquilino di Sel, astenuto Frumento, socialista del gruppo misto,  astenuto il socialista Demontis.

La minoranza tutta a favore, a parte Santi che di questi tempi si sta riposizionando, e si astiene.

Astensione, ossia: non ho il coraggio né gli argomenti per votare contro, ma ti osteggio.

Si va in Consiglio. Non prima che abbiano cercato di farci ritirare la delibera per firmare un odg con cui ci si impegnava a istruire e votare entro quattro mesi le modifiche a Statuto e regolamento.

“Si impegna il Presidente del Consiglio Comunale e la Conferenza dei Capigruppo a formulare una proposta di modifica dell’art. 30 dello Statuto Comunale  e la predisposizione del connesso regolamento attuativo, a seguito dei doverosi approfondimenti, entro il termine di quattro mesi.“

Ossia, tornare indietro di più di un anno, rinnegare il percorso già fatto, senza alcun motivo se non prendere tempo ed evitare di darci ragione in ogni caso.


Perché ricominciare da capo? Ho chiesto in aula, frustrata e quasi disperata. Le modifiche allo Statuto sono solo possibilità, per snellire. Il regolamento è già pronto e lo possiamo modificare come volete, basta volerlo, appunto, e si fa in un lampo. Non si vuole imporre niente, può essere reso severo e restrittivo fin che si vuole…

Un muro di gomma, la negazione del buon senso e dei diritti dei cittadini.

Solo 7 voti a favore. Erano 5 dopo una prima votazione, poi ripetuta per un disguido. Il Presidente, di solito così attento, non legge neppure i nomi. Ben 17 gli astenuti.

Il loro odg farlocco ottiene invece 19 sì, e i 3 no, di Pongiglione  di Noi per Savona-Verdi, oltre ai nostri. No contro questa assurda presa in giro.

Il mese successivo si consuma l’atto finale del dramma, con la seconda votazione, per verificare se almeno in questa si ottenesse la maggioranza assoluta: i 7 voti diventano 9, e questa volta, velocissimamente, vengono enunciati. Oltre a noi, a Pongiglione, alle sinistre compreso Sel, la lista Sindaco e il Sindaco stesso, che si scomoda a votare probabilmente usando noi e la nostra pratica come strumenti per un innocuo dispettuccio al PD. Tanto si sa che non passava e che noi non contiamo niente.  Un’espressione di disprezzo come un’altra.

Le astensioni si riducono a 12, il PD più i satelliti, mentre il centro destra si disinteressa alla questione.

Di no, continuano a non essercene. Ma è ancora peggio che se ci fossero. La pratica non passa, e muore lì.

Ecco qui. Ecco sistemato chi dice che è tutta colpa nostra, che dovremmo essere più  propositivi e non “quelli del no a tutto”.

Rimane solo un dubbio: hanno boicottato perché tutto sommato non vogliono grattacapi di referendum, o perché non potevano darcela vinta, o entrambe le cose?

Propendo per quest’ultima ipotesi. Restano da capire solo le percentuali: più paura di noi o dei cittadini? Del resto, anche a livello nazionale si sa come finisca, coi referendum, e di quanto il PD si impegni a garantirne l’esito. Vedi acqua pubblica.

“Così muore la democrazia, fra scroscianti applausi.“

Ancora Pericle? Ancora Atene? No: principessa Amidala. Guerre stellari.

Evviva l’imperatore Renzitine e tutte le sue truppe.

 Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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