La democrazia parteciPaita: parte seconda, dagli OST alle palafitte

La democrazia parteciPaita: parte seconda, dagli OST alle palafitte

La democrazia parteciPaita: parte seconda,

dagli OST alle palafitte

 Dicevo, la volta scorsa…leggi.. di come le moderne tendenze della democrazia, trasparenza totale, riduzione della delega agli eletti, coinvolgimento dei cittadini nelle progettazioni e nelle decisioni, nonché nel gestire i soldi pubblici con il bilancio partecipato, fatichino ad affermarsi.

I nostri partiti, anche il PD e anche chi ne dovrebbe masticare, come le sinistre, ne hanno in generale un concetto un po’ così. Va bene, ma è rischioso. E’ pericoloso lasciare troppo potere ai cittadini, e se poi si fanno strumentalizzare dai facinorosi? E se poi dicono no a tutto? E se pretendono di cambiare i progetti? Oppure la fantastica scusa: ci hanno eletti, non possiamo continuamente chiedergli che fare, o saremmo degli incapaci a svolgere il nostro ruolo. Calma, andiamoci piano, un passetto alla volta.

In particolare il PD, secondo il ben noto assioma di base: noi siamo quelli perfetti e intoccabili a  prescindere, ama i processi di democrazia diretta, purché i cittadini abbiano il buon gusto e la decenza di confermare le scelte, permettendo ai proponenti di pavoneggiarsi per quanto sono magnanimi.  Altrimenti, questi si scandalizzano e fanno il broncio, per lesa piddinitudine, un reato per loro imperdonabile.


Ricordiamo il caso esemplare della piattaforma vadese, unico esempio e rara avis di referendum dalle nostre parti: a fronte di crescenti proteste popolari, l’allora Sindaco Giacobbe lo concesse, convinto che sarebbe stato un plebiscito sulle scelte di maggioranza, visti i numeri bulgari delle sinistre vadesi, e avrebbe messo tutti a tacere.

Nonostante le  martellanti e capillari propagande, vinse inaspettatamente il no al progetto.

E allora, che fare? Niente: come in sede nazionale, i referendum sono fatti per essere calpestati. Abbiamo scherzato, suvvia, era solo un referendum consultivo, così, tanto per sapere. Il progetto è già approvato e dunque non si può impedire, va avanti.

A Savona, nel precedente mandato amministrativo, quando le Circoscrizioni furono abolite dall’alto per motivi di costo, ci si adeguò con notevole e insolita prontezza, ammantandosi appunto di virtuosi risparmi e facendo circondare il tutto da propaganda, tesa a screditare i superflui e  costosi organi di decentramento.

Peccato che in quel periodo le Circoscrizioni stessero diventando una rogna per l’Amministrazione, almeno alcune, perché sollevavano problemi e perché si opponevano, con cognizione di causa, dati e prove, a certi progetti. Un bel sollievo, cancellarne il fastidio. E dire che Savona era partita tanto tempo fa, con i gloriosi consigli di quartiere.

Vuoi perché comunque qualcosa va fatto, vuoi perché fa fine, vuoi perché (concediamo il beneficio del dubbio) ci credesse davvero, il Sindaco Berruti ha comunque istituito un Assessorato per il decentramento e la partecipazione, affidandolo a Lugaro.


Il quale era partito con impegno e validi propositi: riunioni di quartiere, elezione di un rappresentante per ciascuno,  e organizzazione di incontri utilizzando l’ottima Open Space Technology, per elaborare tematiche proponendo soluzioni e promettendo ascolto e tempi certi.

Veniva lasciato fare, osservato probabilmente da molti, anche in Giunta, con benevolo distacco. Si aspettavano le solite tematiche che erano adusi ad affrontare: le buche nelle strade, i cani che sporcano, le fogne, il traffico,  i parcheggi…

Invece quegli incontri furono frequentati da una piccola folla di cittadini agguerriti e informati. Il cemento zero, una politica virtuosa dei rifiuti,  le piste ciclabili, il verde pubblico furono alcuni degli argomenti, trattati con passione e competenza ed elaborati in dettagliate proposte.

Al successivo, promesso e rimandato più volte, incontro con gli assessorati chiamati a rispondere, si percepì la desolata distanza fra cittadini e amministrazione: risposte sostanzialmente inconcludenti o sfuggenti, in qualche caso incomprensione totale, due linguaggi differenti.

Il secondo incontro OST fu molto meno partecipato, e i cittadini decisero di organizzarsi in altri modi. Molti rappresentanti di quartiere si dimisero, frustrati e impossibilitati a svolgere decentemente il ruolo di tramite.

Tutto sfumò nel nulla, o quasi.

Non  proprio nel nulla. A fronte dello scontro di mentalità fra Lavori Pubblici e Decentramento, fu sottratta una somma al bilancio del primo, per attribuirla al secondo.

Bilancio partecipato? Certo. Decisione dei cittadini su come spenderlo?  Sicuro.  Cose come buche nelle strade, fogne e parcheggi. Quelle robe lì.

Ora Lugaro continua con buona volontà a girare per i quartieri, a raccogliere problematiche e a tentare di risolvere con rapida tempistica. Nulla da dire  sul suo impegno personale e sui costanti risultati. Solo, quei bei progetti iniziali, non per colpa sua, si sono rapidamente estinti.

Non sono andate come sperato le cose (lesa piddinitudine più che mai) anche negli incontri relativi ad alcuni progetti del piano casa, che il Comune in qualche modo aveva fatto suoi.  Sia per le due grottesche  speculazioni clericali di Zinola e Fornaci, sia per le villette di Riborgo, la reazione dei savonesi non è stata esattamente di entusiasmo.

  
Progetto di via Saredo e Riborgo

Per il momento è tutto accantonato. Per il momento, si deve sempre dire.

Perché dovete sapere che quando un progetto viene ipotizzato, imbastito, presentato, non è MAI finita: continua a riproporsi come i peperoni, con tenacia decennale degna delle piramidi, e spesso, anche più impattante di esse. Continua a scavare cunicoli sotto traccia, a erodere il terreno silenziosamente, per riaffiorare alla prima occasione. L’eventuale rinuncia o bocciatura non è MAI definitiva, non mettetevi il cuore in pace e non abbassate la guardia, perché è proprio allora, quando ci si distrae un attimo, che ci si ritrova il grattacielo, il cemento sulle colline, l’asfalto, il porticciolo.

L’abbiamo visto con l’Aurelia bis, a un certo punto non la voleva più nessuno, non si ricordava più nessuno da chi era stata presentata e perché, le persone si guardavano: sei stato tu? Io no, ma figurati.  Allora l’hai chiesta tu? Ma ti pare, ma noo, sono sempre stato contrario.

Eppure eccola lì, bella impattante, con il suo carico di rogne, disagi, problemi ambientali, appalti, costi stratosferici, pericoli. E inutilità desolante.

Vale anche per il porticciolo Margonara e per tanti altri progetti. L’assalto è respinto ma il pericolo non è scampato, occorre sempre  restare in trincea e vigilare al minimo segnale.


Progetto Porto dellaMargonara

L’Amministrazione dunque ha tirato il freno a mano.  Com’è che i cittadini sono così ingrati da non capire e apprezzare le nostre magnanime concessioni, ci si chiede? Come è possibile che non si rendano conto che progettazione partecipata significa dire sì a qualcosa che è già stato deciso, al massimo mendicando compensazioni e contentini? Del resto, nello scorso mandato furono organizzati degli incontri di progettazione partecipata sugli Orti Folconi. I cittadini, molti votanti PD, avevano aderito con entusiasmo.

Risultati? Boh, non si sa. Si sente dire la qualunque su quelle aree.

Ora dunque si cambia registro. La nuova passeggiata di ponente, un’idea estremamente impattante sulla qualità di vita urbana, (nelle intenzioni, in positivo), che già deve fare i conti slalomistici con i macigni di ostacoli esistenti e di progetti voluminosi  quanto mai, e di pretese private a cui il Comune si arrende senza condizioni, avrebbe dovuto almeno essere progettata insieme coi cittadini, che guidati magari da un facilitatore esperto potessero elaborare spunti, idee, avvertire di potenziali problemi.

Sulla base di questa traccia si sarebbe dovuto indire un bando di progettazione: e cioè l’elenco delle richieste degli abitanti, da mettere innanzi a tutto il resto, costruttori compresi.

Invece no, saltiamo questo passaggio, abbiamo avuto il bando estivo e l’insindacabile giudizio di una giuria, che sarà stata anche la migliore e la più autorevole del mondo, ma non sostituisce  certo una assemblea di cittadini attenti e informati e direttamente interessati. 

Abbiamo avuto un progetto con tanto di passerelle in legno sulla spiaggia, che ha fatto dire a tutti: ma come, non ricordate cosa combinino agenti atmosferici e mareggiate,  a simili passerelle? E infatti sono state tolte.

Abbiamo avuto ipotesi di passaggi in mezzo ai bagni marini, che ha fatto giustamente protestare i gestori dei bagni.  E infatti si soprassiederà.


Villa Zanelli

Abbiamo ipotesi che coinvolgono un recupero di villa Zanelli, senza che nessuno, a quanto mi risulta, abbia fatto presente che villa Zanelli  è in vendita a cura della Regione, per coprire i buchi della sanità, e cade a pezzi.

Poi abbiamo un aspetto che io ho trovato estremamente ironico.  Alcune baracche prima di Zinola  non si possono demolire, perché sono private su suolo privato, non demaniali. Normalmente ciò è sacro. Infatti nessuno si sogna di impedire ai privati aventi diritto di costruire i loro palazzoni,  pur se non li vuole nessuno, sono inutili, imbruttiscono e causano disagi.

Ma per le baracche, siccome stanno male e rovinano la vista, si vuole proporre ai proprietari di demolirle, per ricostruirle rialzate su palafitte, in modo che dalla passeggiata non sia impedita la vista del mare.

Io se fossi al posto di uno di quei proprietari, gli direi: costruiteci i vostri grattacieli, su palafitte.  E gli farei una bella leva, che sarà poco fine ma rende l’idea.

E me ne rimarrei beato sulla mia sdraio, al tramonto nelle sere estive, a friggere acciughe e godermi la quiete e la bellezza di ciò che resta della natura, quel poco che ci hanno lasciato, davanti a una baracca che pur se farà storcere il naso agli architetti, contrariamente ai palazzoni che gli piacciono,  è il piccolo angolo di paradiso che una persona si è modestamente creata con le sue mani.

Ma sto sconfinando in pericoloso anarchismo ribelle e populista, e perciò prima di degenerare vi saluto. 

 

Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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