La città di Genova ricorda la deportazione della comunità ebraica avvenuta il 3 novembre 1943

Grande partecipazione e commozione per la cerimonia, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, in memoria della deportazione della comunità ebraica genovese avvenuta il 3 novembre 1943; presenti le autorità regionali, il sindaco Marco Bucci, Sua Eccellenza il Prefetto Renato Franceschelli, l’arcivescovo Marco Tasca e molti cittadini.
“Oggi ricordiamo una delle pagine più nere della storia genovese”, dichiara l’assessore regionale Ilaria Cavo, “quando il 3 novembre 1943 il custode della sinagoga fu costretto a consegnare l’elenco dei membri della comunità ebraica genovese per eseguire la deportazione dalla quale pochi tornarono. Nell’occasione venne arrestato il rabbino capo Pacifici che morì ma vogliamo anche raccontare la storia di coloro che dissero no come il Cardinal Boetto ed alcuni cittadini di Rondanina che furono proclamati Giusti tra le Nazioni, titolo assegnato a non ebrei che aiutarono gli ebrei perseguitati durante l’Olocausto; vi è necessità della memoria per ricordare a far capire ai giovani cosa è stato ma ora bisogna dire di no alle violenze che non devono ripetersi dicendo sì alla conoscenza perchè permette di scegliere correttamente. Liliana Segre, figura importante per la nostra memoria, è venuta al Carlo Felice a parlare ai ragazzi poco dopo la tragedia del Ponte Morandi trasmettendo loro un importante messaggio di conoscenza e cultura”.

Stessa commozione da parte di Ariel Dello Strogolo, Presidente della comunità ebraica genovese :”Sono contento di vedere molte persone ma voglio ricordare che vicino al Carlo Felice è presente una pietra d’inciampo in memoria del rabbino Pacifici; questo grande uomo sarebbe potuto scappare grazie all’aiuto della curia di Genova ma ha deciso, consapevole del proprio destino, di restare accanto alla sua gente finendo nel carcere di Marassi dopo essere stato picchiato ed essere in seguito deportato ad Auschwitz dove morirà. Le pietre d’inciampo sono fondamentali per la memoria e ne verranno inaugurate ben quattro il giorno 14 gennaio 2022 alle ore 12; il titolo della manifestazione, non c’è memoria senza futuro, è molto importante ma il vero problema è capire se c’è memoria nel presente e se il messaggio è recepito correttamente. La distorsione della memoria porta ai fatti di Novara e presente e memoria devono esserci ogni giorno; il presente ci chiede di fare memoria scegliendo da che parte stare. Il presente ha la memoria bistrattata ed i fantasmi del passato tornano; le manifestazioni no Green Pass in cui i partecipanti sono vestiti da deportati dimostrano la morte delle idee e gli eventi del passato devono trasmettere gli insegnamenti del vivere civile”.

“Saluto i presenti e le autorità dicendo che la memoria è importante per Genova”, sottolinea Andrea Chiappoli, responsabile della Comunità di Sant’Egidio Liguria, “ed occorre un impegno di tutti coloro che vogliono costruire il futuro della città. La dimenticanza ha in sè l’indifferenza del nostro tempo ed i fatti di Novara sono gravi; i giovani devono conoscere i fatti del passato e serve altresì fare comunicazione con chi ha una cultura diversa dalla nostra. Bisogna imparare la lezione della storia compiendo un lavoro quotidiano di pace per costruire un futuro migliore per tutti noi”.

“La città deve ricordare le cose brutte che sono avvenute 78 anni fa”, afferma Marco Bucci, sindaco di Genova, “ma nonostante tutto la Chiesa cattolica ed alcune persone comuni hanno aiutato gli ebrei; l’amministrazione comunale di allora non ha fatto nulla e chiedo scusa a nome del comune poichè non è stata fatta la cosa giusta. E’difficile dire no ma occorre prendere posizione; i fatti di Novara sono terribili ed è inaccettabile che una tragedia come questa venga strumentalizzata per ottenere maggiore visibilità. Quando vedo il mio nome scritto sui muri seguito dalle minacce penso che di debba fare qualcosa orientando il pensiero alla cultura della città e ad un sistema che non permette la violenza; occorre lavorare per la libertà ricordando che quella di ognuno finisce dove comincia quella degli altri. Vi è necessità di lavorare con i giovani nelle scuole affinchè capiscano cosa è successo per evitare che questi fatti non si ripetano e costruire il futuro; in questo periodo abbiamo molti fondi ed opportunità ma serve un mondo che rispetta tutti e per arrivare a ciò dobbiamo lavorare tutti insieme”.

“Ringrazio i presenti dicendo che occorre chiedere perdono a Dio e agli ebrei per cosa è avvenuto”, evidenzia l’arcivescovo di Genova Marco Tasca, “ed il mio precedessore Boetto aiutò queste persone in difficoltà perchè lo riteneva giusto. La deportazione è stato il punto più basso della storia della nostra città e oggi, con questa commemorazione, si rinnova l’amicizia inclusiva tra le due fedi”.

“Saluto tutti dicendo che questo è un momento importante per tutti ed occorre condividere la memoria come identità rispettando le differenze”, ricorda il rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, “e la memoria deve essere approfondita per evitare fatti come quelli di Novara. Si ha banalizzazione della memoria perchè si conoscono poco i fatti ed il vero pericolo è rendere astratta la Shoah; lo stravolgimento della memoria deve essere evitato per non ripetere queste tragedie. Il legame tra libertà e legge è molto importante e quest’ultima ha in sè un intreccio biblico di diritti e doveri; un maestro è una persona di cui dobbiamo fidarci poichè è una persona saggia.

Vi è necessità di conoscere il percorso storico che ha portato a questa vergogna ricordando il percorso delle leggi razziali e della dittatura che ha portato allo sterminio; nei periodi di crisi si esce con la dittatura smarrendo gli insegnamenti essenziali”.
“Questo è un importante momento per tutta la città di Genova e bisogna essere vicini alla comunità ebraica”, conclude Stefano Anzalone in rappresentanza della Città Metropolitana di Genova.

SELENA BORGNA

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