Italiana Coke

Quinta puntata/ Dopo la prima mini-mobilitazione popolare qualcosa si muove
Legambiente denuncia: a Bragno primato nazionale di emissioni tossiche
Dove era la politica di fronte agli appelli, inascoltati, dei cittadini?
Dietro l’angolo il “ricatto occupazionale” sostiene la Federazione della Sinistra

Quinta puntata/ Dopo la prima mini-mobilitazione popolare qualcosa si muove
Legambiente denuncia: a Bragno primato nazionale di emissioni tossiche
Dove era la politica di fronte agli appelli, inascoltati, dei cittadini?
Dietro l’angolo il “ricatto occupazionale” sostiene la Federazione della Sinistra
 

Cairo Montenotte – Per anni silenzio. Tutto taceva. Gli esposti, le pressanti e strazianti segnalazioni di cittadini, cozzavano contro un muro di gomma. Trucioli Savonesi, nella sua piccola opera informativa, continua a pubblicare documenti sul dramma di chi non ha avuto voce.

Questa volta ci limitiamo ad un esposto inviato dall’Associazione progetto vita e ambiente, alla polizia muncipale di Cairo il 4 giugno 2009. (Vedi… il testo).

Non interessa dare addosso alla polizia muncipale. Non lo merita, a quanto pare. L’obiettivo resta puntato su chi ha responsabilità pubbliche, eletto dai cittadini, perché persegua il bene comune. Amministratori comunali, provinciali, regionali, parlamentari e classe politica con i suoi inossidabili privilegi, incapace di risolvere problemi vitali, come la qualità dell’aria che respiriamo, causa inquinamento ambientale.

A volte solo l’impegno di associazioni o persone semplici che pagano di tasca propria persino le spese legali riesce a smuovere le acque. Anche se messi all’indice dal potere-potenti di turno.

Altre volte scatta il provvidenziale intervento della magistratura, quando ai vertici di essa siedono dei “servitori fedeli dello stato”, anziché dei giullari.

E’ accaduto per l’Italiana Coke. Prima il ricorso al Tar contro l’autorizzazione della Provincia (priva di efficacia garanzie in tema di inquinamento atmosferico e delle acque).

Quindi l’11 giugno l’assemblea promossa da “Progetto Vita Ambiente”. Le agghiaccianti rivelazioni del prof. Federico Valerio, dell’Ist di Genova e chimico ambientale.

Potevano preoccuparsi già da tempo i “tromboni” e soloni politicanti della Valbormida? La stirpe di nanetti arroganti e presuntuosi non si rendeva conto di cosa stava avvenendo, da anni, nell’indifferenza delle istituzioni, in quel di Bragno? Tacevano per fare gli interessi della comunità?

Veniamo ai fatti. Il 7 luglio Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente (non è un’associazione talebana) firma un documento, mettendolo in circuito internet, dove in sostanza è scritto che la Cokeria di Bragno detiene il poco invidiabile primato nazionale di emissioni di benzene. Un composto chimico volatile altamente nocivo, in assoluto. L’aveva spiegato assai bene il prof. Valerio.

Non sappiamo se la triade di consiglieri regionali valbomidesi (Boffa-Quaini-Torterolo) si fossero mai preoccupati prima di conoscere questi dati che alcuni cittadini (pochi e coraggiosi) peraltro segnalavano da almeno cinque anni, in modo martellante. Spinti da problematiche sempre più diffuse legate alla salute di abitanti della zona.

Ci voleva Legambiente, da Roma, dopo il tam-tam di un convegno e l’intervento, duplice della Procura della Repubblica di Savona, a far sapere alla comunità cairese, ma anche ai lavoratori (incolpevoli e a loro volta vittime) che “la cokeria di Bragno è risultata la prima in Italia nelle emissioni di benzene con 16.6 tonnellate all’anno emesse nell’aria. Superiori a quelle dell’Ilva di Taranto e raffinerie Eni di Livorno, persino della Tirreno Power di Vado che risulta tredicesima per gli ossidi di zolfo”.

Legambiente nazionale chiede “un impegno concreto per affrontare alla radice la questione dell’Italiana Coke che, documentano i dati, è molto grave per quel territorio”.

Attenti, però, direbbero i nostri politici più accorti, a non farvi strumentalizzare.  Bisogna esseri seri. Oggi in Regione i “tre moschettieri”, con il degno rappresentante parlamentare della Lega Nord, possono dare assicurazioni. Loro agiscono da moderati. In piena autonomia. Ci penserà dunque la Regione Liguria a sistemare finalmente quell’aria piena di veleni.

In questi anni non si sa bene dove abbiano vissuto i politici valbormidesi. Si direbbe sulla luna. Magari, erano cittadini tra i cittadini. Stavano soltanto zitti.

Non si capisce bene perché solo ora (meglio tardi che mai e alla faccia della salute, bene primario riconosciuto dalla Costituzione) qualcuno si preoccupa dell’Italiana Coke.

I posti di lavoro sono sacri in una provincia dove ha trionfato la deindustrializzazione selvaggia e gli stessi beneficiari sono stati gli speculatori immobiliari, protetti dalla politica trasversale, dalla cupola e dai poteri forti che restano saldamente in sella.

I posti di lavoro vanno tutelati facendo in modo che l’azienda sia aiutata nell’opera di rinnovamento, sia a livello locale e regionale, sia nazionale. Con interventi capaci di incidere nelle scelte aziendali che non possono essere  “assistenziali”, da lenta agonia o peggio ancora da ricatto occupazionale permanente.

La Federazione della sinistra di Cairo e Carcare, prima ancora che fosse noto la sconvolgente denuncia di Legambiente, in un comunicato sosteneva “…Abbiamo sempre definito la realtà produttiva dell’Italina Coke una priorità ambientale sulla quale intervenire. Ciò che per noi è sempre stato inaccettabile è il ricatto occupazionale…La vicenda della copertura dei parchi carbone ha dell’inverosimile. Questo investimento è ormai disatteso e sempre portato come contropartita nelle innumerevoli vertenze locali, dalla costruzione della centrale a carbone di Bragno, all’accordo di programma legato alla Ferrania, all’ampliamento della centrale di Vado….A Bragno si tenta di scaricare sulla cosiddetta “componente ambientalista” la responsabilità del futuro produttivo della fabbrica. Vecchi schemi e demagogie, i lavoratori come merce di scambio e contrapposizioni”.

Come uscirne? Abbiamo di fronte una politica inaffidabile (basti pensare al cupo silenzio che ha avvolto per mesi il via libera della Provincia, con l’Autorizzazione di impatto ambientale e iter avviato nel 2004, governata dal giugno scorso dal centro destra, con la Lega Nord nei posti chiave). C’è attesa che la giustizia penale ( a seguito di un blitz con tecnici) verifichi il rispetto delle norme di legge. C’è attesa per la giustizia amministrativa (ricorso al Tar di associazioni ambientaliste e cittadini della valle). Nel frattempo occorre tenere desta la mobilitazione popolare.

Il faro non deve spegnersi. I rappresentanti regionali hanno preso pubblici impegni, occorre vigilare su come procedono controlli, verifiche, unitamente a quel necessario dialogo, tavolo di confronto, con il proprietario dell’azienda. Alla luce del sole, anziché nelle stanze della “compensazione”. Come troppo spesso è accaduto per storie di posti di lavoro e industrie di questa provincia.

R.S.

 

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