ISTITUTO FERRERO DI VADO LIGURE

Ripubblichiamo 4 articoli di Aldo Pastore pubblicati nel 2008 sulle strutture  residenziali per anziani e soprattutto sull’ 
ISTITUTO FERRERO  DI VADO LIGURE

PROBLEMI SOCIALI DEL FUTURO
 
LA CO-EVOLUZIONE TRA DEMOGRAFIA E URBANISTICA
 

Alcuni lettori mi hanno cortesemente chiesto di svolgere alcune considerazioni sulla triste e difficile situazione nella quale si trova, attualmente, l’ ISITUTO FERRERO di VADO LIGURE.


Accetto volentieri l’invito, avanzando, tuttavia, DUE PREMESSE:

– Rischio di essere stancamente ripetitivo, perchè l’argomento della condizione esistenziale degli anziani nella nostra Società è stato, da me, più volte trattato in un antico e recente passato (ricordo, in proposito, alcuni precedenti scritti per “Trucioli Savonesi”);

– L’argomento non può essere superficialmente trattato in un solo articolo; ci troviamo di fronte, infatti, a problemi assai complessi e di difficile soluzione, che richiedono lunghe e ponderate riflessioni; mi riprometto, pertanto, di affrontare l’argomento in TRE SUCCESSIVE PUNTATE, aventi, rispettivamente i seguenti TITOLI:

LA CO- EVOLUZIONE TRA DEMOGRAFIA ED URBANISTICA

L’AUSPICABILE ARCHITETTURA DELLE STRUTTURE RESIDENZIALI PER ANZIANI

IL CASO “ISTITUTO FERRERO DI VADO LIGURE

 LA CO-EVOLUZIONE TRA DEMOGRAFIA E URBANISTICA


– Nell’ ottobre del 2007, l’ OMS (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’) ha pubblicato alcune LINEE-GUIDA (GLOBAL AGE – FRIENDLY CITES: A GUIDE) per rendere l’ Eco – Sistema Urbano (attuale e futuro) armonico con la CRESCENTE TENDENZA ALLA URBANIZZAZIONE (vale a dire: alla concentrazione degli esseri umani nelle Città, con relativo abbandono delle Campagne) e, soprattutto, con il PREVALERE DELLA COMPONENTE ANZIANA DELLA  POPOLAZIONE SU QUELLA GIOVANILE.

– E’ evidente che questa DUPLICE TENDENZA MONDIALE si è, ormai da anni, concretizzata anche in Italia e, per di più, è destinata ad accentuarsi notevolmente in avvenire.

Infatti, LE PREVISIONI DEMOGRAFICHE ISTAT (secondo lo “Scenario Centrale”, interposto, cioè, tra un’ipotesi alta ed una bassa), riferite all’ Anno 2051, danno i seguenti dati, a livello nazionale:

– ABITANTI NELLE CITTA’ (DAL 70 AL 75 PER CENTO)

– ABITANTI NELLE CAMPAGNE (DAL 30 AL 25 PER CENTO)

-NUMERO COMPLESSIVO DEGLI ABITANTI: 61,6 MILIONI (PIU’ 2,5 MILIONI RISPETTO AL 2007)

– GIOVANI FINO A 14 ANNI: 7,9 MILIONI (MENO 400.000 RISPETTO AL 2007)

– ANZIANI OLTRE I 65 ANNI: 20,3 MILIONI (PIù 8,5 MILIONI NEI CONFRONTI DEL 2007)

– “GRANDI VECCHI”  (OLTRE GLI 85 ANNI): 4,8 MILIONI (PIU’ 3,5 MILIONI SUL 2007)

– ATTESA DI VITA PER I MASCHI: 84,5 ANNI (RISPETTO AI 78,6 DEL 2007)

– ATTESA DI VITA PER LE FEMMINE: 89,5 (RISPETTO AGLI 84,1 DEL 2007)

– CITTADINI STRANIERI: 10,7 MILIONI (PIU’ 7,8 MILINO SUL 2007)

– Particolarmente interessanti, infine, I DATI RIFERITI ALLA PROVINCIA DI SAVONA e relativi alla previsione Demografica, proiettata sino al Gennaio 2051; va rilevato, in proposito, che si tratta di una ricerca assi importante sul piano tecnico-scientifico; è, innanzi tutto, una significativa novità, in quanto è la prima volta che l’ISTAT elabora previsioni demografiche a livello provinciale; nel concreto, inoltre, questa elaborazione statistica diventa un indispensabile strumento per confronti territoriali  e per valutazioni delle dinamiche future del territorio.

I dati previsionali per la nostra Provincia dicono chiaramente che, nel 2051, la fascia di età maggiormente rappresentata sarà compresa tra i 75 e gli 80 anni; infatti, saranno 20.503 gli anziani rientranti in questa fascia su di una popolazione complessiva di 292.676 abitanti; nell’ immediato futuro (precedente, cioè, l’anno 2051) avremo un aumento globale dell’ 1,19 per Cento della classe di età anziana, con un picco, soprattutto, dei “Grandi Vecchi” (oltre gli 85 anni), comportante un loro aumento percentuale del 6,64 per Cento.

– Qualche lettore potrà obiettare che si tratta di dati previsionali; per di più, proiettati al Gennaio 2051 e, quindi, verso un lontano futuro; quindi, presumo che, a loro giudizio, occorra, per essere concreti, pensare all’ IMMEDIATO e, di conseguenza, alla situazione odierna.

Mi permetto di replicare a queste potenziali obiezioni che il FUTURO IPOTIZZATO DAI DATI PREVISIONALI ISTAT NON E’ POI TANTO LONTANO, anche perchè i dati stessi parlano di un’ ascesa progressiva o imprevista; inoltre, a mio modo di vedere, noi tutti abbiamo il dovere morale di “TRACCIARE IL SOLCO” per le generazioni future, che ci seguiranno in questa vita terrena; quando ragiono su questi argomenti, fatalmente tornano alla mia memoria le magistrali affermazioni del mio Professore Universitario di Fisiologia Umana “Ugo Lombroso”; parlando  dell’ Uomo attuale, Egli diceva:

– SARANNO I FIGLI DELLA CARNE O DELL’ INGEGNO E DELL’ OPERA SUA CHE VIVRANNO, QUANDO EGLI NON SARA’ PIU’; NEL SOLCO FATICOSAMENTE SCAVATO AVANZERA’ LA NUOVA GENERAZIONE.”

Ma dove porta il solco e la strada che noi dobbiamo scavare?

Le linee Guida dell’ OMS (sopra citate) sono estremamente chiare in proposito.

IL LUOGO DOVE DEVE CONTINUARE A VIVERE E OPERARE OGNI INDIVIDUO (SOPRATTUTTO ANZIANO) NON E’ L’ISTITUTO (anche perchè, in futuro, dovremmo programmarne e costruirne un numero spropositato ed improponibile), bensì LA PROPRIA CASA INSERITA NEL PROPRIO TERRITORIO

A conferma  di questo fondamentale presupposto etico-culturale, ho citato, in precedenti articoli, il parere di numerosi esperti, di grande valore internazionale, che si sono espressi, negli anni, su questo argomento: da Barbara Starfield a Franco Henriquet, da Romeo Bassoli ad Umberto Veronesi.

– Ma, oggi, noi dobbiamo  andare oltre queste, pur doverose, citazioni.

Occorre prendere atto che la Seconda Metà del Novecento, attraverso le politiche indirizzate verso l’organizzazione del Welfare, la Tutela della Salute, la Qualità dell’Alimentazione, l’Avanzamento della Ricerca Scientifica e Medica in particolare, ci ha consegnato una Società in cui gli Anziani  costituiscono una porzione rilevante, se non, addirittura, decisiva; pertanto, gli Anziani vanno visti non soltanto con lo sguardo del puro assistenzialismo, ma del loro coinvolgimento nella vita urbana collettiva; nascono, quindi, nuove esigenze che riguardano, più in generale, l’organizzazione della vita quotidiana, i tempi dell’ intrattenimento culturale, il ventaglio delle offerte sul tempo libero e della messa in circolo di nuove competenze e conoscenze; in altri termini, entra in gioco la Struttura Urbanistica della Città e l’ Assetto Culturale che è posto alla sua base.

Di conseguenza, diventa decisivo, per i nostri Comuni, l’ INSERIMENTO NEI PIANI URBANISTICI DI PROGETTI DI EDILIZIA SOCIALE, superando la logica, attualmente prevalente, della rigida suddivisione in EDILIZIA POPOLARE ed in EDILIZIA CONVENZIONATA.

Come ho già avuto modo di scrivere per “Trucioli Savonesi” in data 9 Aprile 2008, va, inoltre, superata la tendenza di edificare INTERI QUARTIERI RISERVATI unicamente a giovani soli o riuniti in coppia e, viceversa, soltanto a persone anziane; un’ atavica esperienza insegna, infatti, che i giovani debbono convivere, nello stesso quartiere, con persone anziane (e viceversa), perchè l’anziano può offrire alle giovani generazioni un essenziale aiuto affettivo, fondato sull’ esperienza del vissuto.

– Molti, a questo punto, potranno obiettare che  dotare l’anziano di un’abitazione non è sufficiente; infatti, molti di essi potranno diventare, con il tempo, NON AUTOSUFFICIENTI sotto diversi profili (fisico – psicologico- affettivo – economico).

L’osservazione  è assolutamente corretta e pertinente; nasce da questa osservazione l’esigenza della nascita (o, meglio, della rinascita) dei SERVIZI DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA DOMICILIARE, che debbono essere a carico dell’ intera collettività.

Lasciatemi citare, ancora una volta, su questo specifico e decisivo argomento, le parole di FRANCO HENRIQUET (Presidente dell’ Associazione Gigi Ghirotti di Genova):

” L’ASSISTENZA DOMICILIARE A MALATI CON PATOLOGIE CRONICHE E’, OGGI, UNA MODALITA’ ASSISTENZIALE CHE SI RENDE SEMPRE PIU’  NECESSARIA, SIA PER IL NUMERO CRESCENTE  DI MALATI IN ETA’ AVANZATA, SIA PER LA CONTINUA RIDUZIONE DI POSTI –  LETTO OSPEDALIERI, CHE PENALIZZA, SOPRATTUTTO, LE PERSONE CHE HANNO BISOGNO DI CURE PROLUNGATE.

OCCORRE, PERCIO’, METTERE IN ATTO OGNI POSSIBILE MEZZO CHE AGEVOLI I COMPITI DI CHI SVOLGE L’ASSISTENZA A  CASA, AFFINCHE’ NON SIA UN’ASSISTENZA DI RIPIEGO, CONSEGUENTE ALL’ INCAPACITA’ DEL NOSTRO SISTEMA SANITARIO A RISPONDERE ALLE ESIGENZE DI CURE DEI NOSTRI GIORNI.”

A queste sagge ed illuminanti parole, lasciatemi aggiungere Due osservazioni, a conclusione di questa PRIMA PUNTATA:

 – L’assistenza Domiciliare è in grado di soddisfare  le ESIGENZE DI UMANIZZAZIONE e di dare origine, simultaneamente a VANTAGGI DI TIPO ECONOMICO – GESTIONALE, concorrendo al COMPIMENTO DEI COSTI DELLA SPESA SANITARIA.

– Se i Comuni del nostro Comprensorio fossero dotati, oggi, di adeguati PIANI DI EDILIZIA SOCIALE e di SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE AGLI ANZIANI, probabilmente non dovremmo preoccuparci, oltre misura, della CRISI DELL’ ISTIUTTO FERRERO; quest crisi, in effetti, non è settoriale, ma è l’espressione di una crisi più vasta, che viene ad investire il nostro complessivo STATO  SOCIALE COMPRENSORIALE.

 

L’AUSPICABILE ARCHITETTURA

DELLE STRUTTURE RESIDENZIALI PER ANZIANI

 

Franco Henriquet

In conclusione del mio precedente Articolo (datato 1-10-2008), avvalendomi delle lungimiranti parole di Franco Henriquet, auspicavo la Nascita (o, meglio, la Rinascita) dei SERVIZI DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA DOMICILIARE PER GLI ANZIANI; il mio auspicio nasceva da due Ordini di Considerazioni:

1) L’ASSISTENZA DOMICILIARE E’ IN GRADO DI SODDISFARE LE SIGENZE DI “UMANIZZAZIONE” DI CUI GLI ANZIANI HANNO UNO STRAORDINARIO BISOGNO;

2) L’ASSISTENZA SOMICILIARE, SUL PIANO DELLA GESTIONE E, QUINDI, DEI COSTI, E’ MENO ONEROSA DEI SERVIZI IN STRUTTURE OSPEDALIERE E RESIDENZIALI E, DI CONSEGUENZA, PUO’ CONCORRERE, IN MISURA DECISIVA, AL CONTENIMENTO DEI COSTI DELLA SPESA SANITARIA.

– Purtroppo, i fatti di questi ultimi giorni dicono, a noi tutti, che stiamo andando in direzione opposta.

Si sta svolgendo, in questo periodo (6-12 ottobre) a Villasimius (Cagliari) il 63° Congresso Nazionale dei Medici; in questo contesto, è stata pubblicata una Ricerca del Centro Studi FIMMG (Federazione Italiana dei Medici  di Famiglia).

Durante la presentazione di questa Ricerca, il Segretario Nazionale FIMMG, Dr. Giacomo Milillo, ha testualmente affermato:

” E’ IN GIOCO AL SOSTENIBILITA’ DEL SISTEMA SANITARIO PUBBLICO.

IL PESO ASSISTENZIALE USURA I MEDICI DI FAMIGLIA, CHE NON POTRANNO SOSTENERE IL FUTURO, IN ASSENZA DI INTERVENTI DI RIFORMA.

E’ EVIDENTE CHE, OGGI, IL SISTEMA TIENE GRAZIE ALL’ IMPEGNO PERSONALE DEL MEDICO DI FAMIGLIA DI FRONTE ALLA CARENZA DI RISORSE, STRUMENTI  E DI UN’ ORGANIZZAZIONE COMPLESSIVA.

Le parole di Giacomo Milillo hanno trovato puntuale conferma  dai dati numerici, comunicati durante il Congresso:

ABBIAMO ATTUALMENTE STUDI MEDICI INTASATI, PERCHE’ OGNI MEDICO DI FAMIGLIA (altrimenti chiamato con il termine: MEDICO DI BASE) DEVE  EFFETTUARE  FINO A 40 VISITE AL GIORNO; COMPLESSIVAMENTE SONO STATI CALCOLATI CIRCA DUE MILIONI DI CONTATTI SANITARI CON I RELATIVI PAZIENTI NEL CORSO DEI CINQUE GIORNI ALLA SETTIMANA.

A RENDERE FRAGILI I MALATI SONO EL MALATTIE CRONICHE.

Infatti:

– il 96,9 per cento dei Medici ha in cura MALATI CRONICI

– il 53,6 per cento dei Medici deve interessarsi di PAZIENTI CON PROBLEMI PSICHICI

– il 18,4 per cento ed il 48,8 per cento dei Medici ha (rispettivamente SPESSO O TALVOLTA) pazienti BISOGNOSI DI CURE PALLIATIVE.


Giacomo Milillo

Altrettanto significativi sono i Disagi dei pazienti; infatti:

 – il 31,6 per cento ed il 43,8 per cento dei Medici si trova di fronte  (rispettivamente SPESSO O TALVOLTA) a cittadini Anziani che hanno problemi ad acquistare i farmaci.

 –  crescono le percentuali dei Medici che dichiarano l’esistenza di problemi a comprare PROTESI (l’80 per cento, per la precisione) e a pagare il Ticket (il 75 per cento).

Ma, la preoccupazione più grande riguarda il FUTURO; dal lavori del Congresso è emerso che, entro il 2025, il saldo netto del Turnover porterà ad avere 13.000 Medici di base in meno (cioè: dagli attuali 47.000 a 34.000 circa).

Senza un’organizzazione diversa sul Territorio (così ha concluso il Congresso) non si potranno più ottenere  prestazioni mediche sufficienti e qualificate; mancheranno, cioè, le prospettive per sostenere la Medicina Territoriale (o di famiglia, che dir si voglia).

– Come già  ho avuto modo  di scrivere in passato è necessario invertire questa deteriore tendenza e, quindi, FAR RINASCERE LE EQUIPES SOCIO-SANITARIE TERRITORIALI, COSTITUITE DA PERSONALE AVENTE DIVERSE QUALIFICHE PROFESSIONALI (dai MEDICI DI BASE agli INFERMIERI PROFESSIONALI, ai TERAPISTI DELA RIABILITAZIONE, dalle ASSISTENTI SOCIALI alle COLLABORATRICI FAMIGLIARI O BADANTI) OPERANTI, tuttavia, IN GRUPPO COESO  ED ARMONICO, RIVOLTO A PROMUOVERE LA MIGLIORE CONDIZIONE ESISTENZIALE POSSIBILE PER L’ANZIANO ASSISTITO.

Ma, per trovare la più corretta Soluzione per il Futuro e, soprattutto, per non commettere gli Errori del recente Passato, OCCORRE INDIVIDUARE LE CAUSE DELL’ ATTUALE CRISI, avendo ben presente che essa non ha radici settoriali e, quindi, superficiali, bensì fondamenta molto profonde, che portano, direttamente, alle modalità, attraverso le quali, è stato concepito e gestito il nostro Sistema Sanitario Pubblico; le responsabilità, infatti, sono collettive e sono addebitabili ai Governi dello Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali; le attuali modalità gestionali hanno condotto, infatti, ad un DUPLICE ERRORE:

LA NETTA SEPARAZIONE TRA INTERVENTO SANITARIO ED INTERVENTO SOCIALE; sono state incautamente smembrate, in molti Comuni (ivi compresa la nostra SAvona) le equipes socio-sanitarie territoriali, che avevano, tra i loro  compiti fondamentali, quello di intervenire sulla NON AUTOSUFFICIENZA CLINICA, PSICOLOGICA, AFFETTIVA ED ECONOMICA DEGLI ANZIANI PRESENTI SUL TERRITORIO;

E’ STATO TRASFERITO IL BARICENTRO DELLA SANITA’ DAL TERRITORIO ALL’OSPEDALE, con un ulteriore duplice risultato negativo:

– IL CROLLO DELLA MEDICINA DI BASE (come sopra evidenziato)

L’AUMENTO DEL RICORSO AI RICOVERI OSPEDALIERI (in particolare, a quelli Impropri) ed AUMENTO DEL RICORSO ALL’INSERIMENTO DEGLI ANZIANI IN STRUTTURE RESIDENZIALI.

Il RISULTATO FINALE DI QUESTE SCELTE E’ IL SEGUENTE:

I MALATI (SOPRATTUTTO ANZIANI), ORA, SONO PIU’ POVERI E PIU’ DEBOLI

– Ma, le previsioni Demografiche del Futuro ci debbono portare a riconsiderare, anche  l’AVVENIRE DEI NOSTRI SERVIZI OSPEDALIERI.

L’aumento del numero degli Anziani e, soprattutto, del numero degli Anni di vita di ogni singolo anziano condurranno, fatalmente, alla COMORBILITA’ (e, cioè, alla coesistenza, nello stesso soggetto, di più malattie croniche) e, quindi ci obbligheranno a rivedere il CONCETTO DI CRONICITA’.

Come già ho avuto modo di evidenziare in un precedente articolo, scritto per “Trucioli Savonesi” (datato 07-12-2007) “La nostra  società, nel suo complesso, si trova in una condizione di grave e quasi incredibile ritardo nell’ esame di questo inedito fenomeno sociale ed, ovviamente, è tuttora culturalmente impreparata nella ricerca e nell’attuazione di possibili soluzioni, idonee ad affrontare il problema.”

Questa osservazione vale, anche, per  i SERVIZI OSEDALIERI; non a caso, l’argomento è stato affrontato, l’ 8 Novembre del 2007, a Torino, in un Convegno, avente per Titolo:

“L’OSPEDALE DEL FUTURO E LA CENTRALITA’ DELLE PERSONE”

In sintesi, la linea di Indirizzo operativo, tracciata nel Convegno è stata la seguente:

– Occorre ripensare i presupposti teorici sui quali si fonda la ragione di essere  di un ospedale. Infatti, il vecchio Ospedale nasce dall’ Idea Positivista di Scienza, con il malato che dev’ essere rigidamente  separato dal Luogo della Vita e, quindi, dal suo Territorio.

IL NUOVO OSPEDALE DEVE NASCERE, INVECE, DA UN RAPPORTO STRETTO CON IL LUOGO IN CUI SI TROVA E CON LA COMUNITA’: SE, IN PASSATO, INDIVIDUARE LA MALATTIA SIGNIFICAVA SAPER RICONOSCERE UNA SERIE DI SINTOMI, OGGI, OCCORRE CREARE UNA NUOVA RELAZIONE BASATA SUL CONCETTO (che sembra retorico, ma è, al contrario, essenziale)DELL’UMANIZZAZIONE.

QUINDI, VA RIPENSATA, PRIMA DI TUTTO, L’ORGANIZZAZIONE INTERNA DEL LAVORO; IN PARTICOLARE, OCCORRE RIDISCUTERE LE DIVISIONI TRADIZIONALI IN REPARTI E SEZIONI.

AL LORO POSTO, CI VORRANNO AREE MISTE, AD ALTA DENSITA’ DI CURA, CON TEAM DI SPECIALISTI CHE LAVORANO INSIEME E, ALLO STESSO TEMPO, SI DOVRA’ FAVORIRE L’INTEGRAZIONE TRA MEDICINA GENERALE E MEDICINA OSPEDALIERA, DUE MONDI CHE, IN ITALIA, RESTANO ANCORA SEPARATI.

– Ed, infine, carissimi amici, concedetemi un breve e conclusivo spazio per rispondere, razionalmente, al significato del Titolo di questa Puntata.

Quale Urbanistica e quale Architettura possiamo noi auspicare per le Strutture Residenziali destinate agli Anziani, tenuto conto che dovremo, quasi inevitabilmente, avvalerci di questi edifici anche in futuro?


L’ideale è quello espresso dal TITOLO della pregevolissima pubblicazione dello SPI-CGIL LIGURIA “E SE FOSSE COME A CASA?”, avente per Sottotitolo “LA VITA DEGLI ANZIANI NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI IN LIGURIA”;

questo Titolo, caratterizzato, non casualmente, dal Punto Interrogativo indica, con esplicita chiarezza, che la condizione esistenziale degli Anziani nelle strutture Regionali non è certamente ideale e, meno che mai, assimilabile a quella che si potrebbe avere in ambito famigliare.

Non entro, ovviamente, nei dettagli, ma prendo atto che la Regione Liguria ha concesso ai Titolari delle oltre 400 strutture esistenti nel Territorio di POTERSI METTTERE IN REGOLA con le vecchie normative sugli adeguamenti strutturali sino al 31 Dicembre 2009 e di METTERSI IN LINEA con le Leggi più recenti entro l’ Anno 2012.

Mi limito, di conseguenza, ad evidenziare, con sufficiente chiarezza, LE REGOLE URBANISTICHE ED ARCHITETTONICHE di carattere generale, che dovrebbero essere alla base della loro edificazione e della loro gestione:

. LOCALIZZAZIONE URBANISTICA: Deve essere individuata nel contesto del Piano Urbanistico Comunale e possedere una propria autonomia logistica, nel senso che, possibilmente, non deve essere inserita in area eccessivamente urbanizzata e sovraccarica di traffico, ma, nemmeno, in estrema periferia; deve essere, comunque, facilmente accessibile (soprattutto agli automezzi di pronto intervento).

Inoltre, deve essere dotata di Area verde, onde consentire agli ospiti la possibilità di periodi di vita all’ aria aperta.

. STRUTTURA ARCHITETTONICA: Deve essere coerente con il Pensiero di LUDWIG MIES VAN DER ROHE (grande architetto tedesco-americano), secondo il quale “LA DIVINITA’ E’ NEI DETTAGLI”; questa affermazione, in effetti, coglie, in modo preciso, la vera natura di ogni organismo complesso, che venga a trattare, simultaneamente, di architettura e di finalità sociali.

Uscendo di metafora  e parlando in termini concreti, occorre ribadire che la concezione architettonica deve essere limitata ad edifici di modeste o medie dimensioni, senza o con pochissimi piani sovrapposti; inoltre, deve essere ispirata al rispetto delle esigenze di privacy degli anziani e deve tener conto delle esigenze di “umanizzazione” degli spazi, al fine di creare, all’ interno della struttura, condizioni di vita ispirate a quelle godute dagli ospiti al proprio domicilio.

Infine, il progetto deve prevedere la massima razionalità operativa ed, in questo contesto, l’eliminazione integrale delle barriere architettoniche.

. ORGANIZZAZIONE INTERNA DELL’ EDIFICIO: Deve essere  impostata secondo lo schema dei “NUCLEI MODULARI” (dotati di servizi logistici autonomi), garantendo l’integrazione tra spazi privati e personalizzati e spazi comuni, rivolti alla socializzazione spontanea e favorendo, nel contempo, le interrelazioni interne ai singoli nuclei, ed inoltre  tra i diversi nuclei ed, infine, tra il complesso della struttura e l’esterno.

. ARTICOLAZIONE FUNZIONALE DEI SERVIZI: All’interno della Struttura, debbono essere presenti i seguenti servizi:

– AREA ABITATIVA (camere e/o alloggi con relativi servizi igienici);

– SERVIZI DI NUCLEO PER 15-20 OSPITI (sala soggiorno – gioco- TV – cucina, saletta pranzo);

– SERVIZI DI VITA COLLETTIVA (ingresso – portineria – posta – telefono – soggiorno comune – bar ristorante – locali per il culto – sala polivalente);

– SERVIZI SANITARI (ambulatori – fisiochinesiterapia – palestra);

– SERVIZI AUSILIARI E SERVIZI GENERALI ( cucina – lavanderia – magazzini etc.)

. NUMERO DEGLI OSPITI: può variare, in rapporto alla capacità recettiva dello stabile, da 20 a 40 a 60 posti, sino ad un massimo di 120 posti (sempre organizzati in NUCLEI di 20 persone)

. PIANTA ORGANICA DEL PERSONALE: Deve essere dotata di Personale Sanitario ed Assistenziale professionalmente preparato ed adeguato numericamente.

Ecco, carissimi amici, ho finito; spero di non avervi annoiato o addormentato.

In ogni caso, prima di chiudere gli occhi nei vostri sogni, domandatevi con Simone De Beauvoir  ” COME DOVREBBE ESSERE  UNA SOCIETA’ PERCHE’, NELLA SUA VECCHIAIA , UN UOMO POSSA RIMANERE TALE?

LA RISPOSTA E’ SEMPLICE: BISOGNEREBBE CHE EGLI FOSSE SEMPRE  STATO TRATTATO COME UN UOMO.”

 

 

IL CASO “ISTITUTO FERRERO”  DI VADO LIGURE

– Prima di entrare nel merito dell’ argomento, posto alla base del Titolo, desidero, molto brevemente, precisare che LE REGOLE URBANISTICHE ED ARCHITETTONICHE (da me auspicate nella Precedente Puntata) CHE DOVREBBERO ESSERE ALLA BASE DELLA DEFINIZIONE TIPOLOGICA, DELLA PROGETTAZIONE E DELLA EDIFICAZIONE DELLE RESIDENZE SOCIO-SANITARIE PER ANZIANI non sono frutto delle mie personali

convinzioni, ma discendono direttamente dalle Norme legislative (Nazionali e Regionali) vigenti su questa complessa materia; mi riferisco, in particolare, al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 22 – 12 – 1989 (contenente i criteri di indirizzo e coordinamento dell’ attività degli Enti Pubblici – Regioni, Province Autonome, ASL – impegnati nei programmi realizzativi settoriali, previsti dall’ Art. 20 della Legge 67/1988) ed, inoltre, alla complessa e variegata normativa della Regione Liguria, che va dalla Legge Regionale 25/1989 alle Deliberazioni del Consiglio regionale, approvate nell’ ultimo Triennio.

In sintesi: possiamo dire che, nella nostra Liguria, esistono (o dovrebbero esistere) soltanto le SEGUENTI TIPOLOGIE:

– STRUTTURE DI TIPO FAMILIARE (CASE FAMIGLIA)

– STRUTTURE DI TIPO COMUNITARIO

– RESIDENZE DI TIPO ALBERGHIERO

– RESIDENZE PROTETTE (RP)

– RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI  (RSA)

– CENTRI DIURNI

(vedere, in proposito, il seguente testo: LA VITA DEGLI ANZIANI NELLE STRUTTURE RESIDENZIALI IN LIGURIA – PAG 151)

– Fatta questa doverosa premessa, inizio a svolgere le mie considerazioni sul caso ” Istituto Ferrero”, ricostruendo l’intera vicenda attraverso le cronache giornalistiche, susseguitesi nel tempo:

. PROGETTAZIONE EDIFICATORIA INIZIALE

     (servizio Giornalistico del 4 Novembre 2004):

– LOCALIZZAZIONE URBANISTICA:

 Area ubicata nella zona sub-collinare di Vado Ligure, sufficientemente vicina allo svincolo  autostradale e contigua al tracciato dell’Aurelia – Bis, ma alquanto lontana rispetto al Centro Urbanistico Cittadino.

Dimensioni: 28.000 metri quadrati, di cui 7.000 dedicati alla creazione di Giardini.

– STRUTTURA ARCHITETTONICA:

Complesso Residenziale di notevoli dimensioni, composto di Cinque piani, per un totale di 67.800 metri cubi, costruito in blocchi oscillanti (e, quindi, rispondente  ai più recenti criteri antisismici), dotato di significative innovazioni edificatorie (ad esempio: pareti esterne rivestite con un “cappotto” costituito da pannelli chiari, realizzati  con un materiale studiato appositamente per garantire l’isolamento termico)  ed, infine, riscaldato internamente attraverso l’utilizzo del vapore della Centrale Termoelettrica di Tirreno Power (mediante la stipula di un’ apposita convenzione tra Tirreno Power – Fondazione Ferrero e Comune di Vado Ligure).


– DOTAZIONE DI POSTI LETTO:

il Complesso sarà dotato, in totale, di 320 POSTI LETTO, ai quali vanno aggiunti 20 POSTI DEL CENTRO DIURNO.

– ORGANIZZAZIONE INTERNA DELL’ EDIFICIO:

sarà impostata secondo lo schema dei NUCLEI MODULARI (SEDICI, per la precisione), garantendo l’integrazione tra spazi privati e personalizzati e spazi comuni.

– ARTICOLAZIONE FUNZIONALE DEI SERVIZI:

All’interno del COMPLESSO RESIDENZIALE saranno presenti i seguenti servizi: 

CAMERE A DUE LETTI (CON SERVIZI IGENICI AUTONOMI)

SALE DI ANIMAZIONE – PALESTRE – LABORATORI DI MUSICOTERAPIA E LUDOTERAPIA

UN COMPLESSO DI PISCINE PER L’ IDROTERAPIA

AMBUALTORI – CAMERE PER LA RIABILITAZIONE SPECIALISTICA, FISIATRICA, POST TRAUMATICA E NEUROCARDIOLOGIA

CENTRO PILOTA PER LO STUDIO E LA CURA DELL’ ALZHEIMER.

– PERSONALE:

Quando sarà a regime, il Complesso Residenziale assorbirà da 220  a 300 addetti, a cui va aggiunto l’indotto.

– INVESTIMENTO FINANZIARIO PER PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE:

 TRENTA MILIONI DI EURO  da parte della Fondazione “GIOVANNI E OTTAVIA FERRERO”

. EVOLUZIONE  CRONOLOGICA DELLA FUNZIONALITA’ GESTIONALE DEL COMPLESSO  RESIDENZIALE

Dalla data sopra citata (4 Novembre 2004) sino all’ ottobre 2008 si sono succeduti, temporalmente, i seguenti eventi:

– FIRMA DELLA CONVENZIONE TRA REGIONE LIGURIA, INPDAP E FONDAZIONE FERRERO

 (Servizi giornalistici del 2 e 6 Giugno 2006)

La convenzione è stata predisposta per assicurare l’assistenza ai lavoratori, ai pensionati della Pubblica Amministrazione ed ai loro familiari non autosufficienti ed affetti dal Morbo di Alzheimer.

Le principali finalità previste sono TRE:

– Assegnazione di 20 POSTI LETTO PER ASSISTENZA RESIDENZIALE A TEMPO PIENO (24 ore su 24) per 365 giorni all’anno, rivolta a soggetti in fase acuta e critica;

– Assegnazione di 20 POSTI LETTO per ASSISTENZA  RESIDENZIALE A REGIME DIURNO, rivolta a  soggetti che, pur in condizioni compatibili con la permanenza nelle proprie abitazioni, costituiscono un problema assistenziale per le famiglie di riferimento;

– Attività di ascolto e di consulenza dei pazienti, esercitata da personale specializzato.

Il progetto assistenziale prevede  un costo di 1,5 Milioni di  Euro annui, per i tre anni, a completo carico dell’ INPDAP.

– SEGNALAZIONI DI RITARDI  DELLA REALIZZAZIONE EDIFICATORIA DEL COMPLESSO RESIDENZIALE

(Servizi GiornalisticI del 5 e 6 Novembre 2006)

– VERTICE  AMMINISTRATIVO TRA LA GIUNTA COMUNALE DI VADO LIGURE ED I CONSIGLIERI DELLA FONDAZIONE FERRERO

(servizio Giornalistico del 1 Dicembre 2006)

In tale occasione, il Presidente della fondazione Paolo Sacchetto ha testualmente dichiarato:

“Offriremo 320 Posti, di cui la metà disponibili già da Gennaio.

Nel primo periodo funzioneranno 8 reparti su 16.

I primi saranno quelli che ospiteranno gli anziani della Casa di Riposo Comunale.”

Nel prosieguo del Servizio Giornalistico del SecoloXIX viene, inoltre, aggiunto:

“La forza lavoro sarà composta inizialmente da un Centinaio di Persone; a regime, il personale sarà composto da 250 Unità, fra i Dipendenti Diretti della Ferrero (il 45 per Cento) e delle Ditte Convenzionate che operano all’interno del Centro (il 55 per Cento); tra questi, anche gli otto dipendenti della Casa di Riposo Comunale.

L’operazione, che ha portato a Vado il complesso, ha richiesto  un investimento di 43 MILIONI DI EURO, di cui CINQUE solo per gli arredi.”

– INAUGURAZIONE DEL COMPLESSO RESIDENZIALE

(Servizi Giornalistici del 20 – 3 – 2007)

Riporto testualmente una parte del Servizio di Giovanni Vaccaro:

“La struttura prevede 320 POSTI LETTO TOTALI, con un PERSONALE di circa 250 UNITA’ (tra i dipendenti della Fondazione, Cooperative  e Ditte esterne ed i sette operatori della Casa di Riposo Comunale, che è stata trasferita all’interno).

Nei cinque Piani  dell’ Edificio sono stati allestiti 140 POSTI DEL PRESIDIO SOCIALE:

 e cioè :

 50 ANZIANI DELLA CASA DI RIPOSO COMUNALE

 31 POSTI DI RESIDENZA PROTETTA PER LA  ZONA SOCIALE 7 SAVONESE

 20 ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI (IN CONVENZIONE CON INPDAP LIGURIA)

 20 POSTI DI RESIDENZA SANITARIA ASSISTENZIALE (IN CONVENZIONE CON LA REGIONE)

 20 POSTI PER ANZIANI PRIVATI.

L’ Istituto di Riabilitazione prevede ALTRI 140 POSTI, sia per DISABILI, sia per  malati di ALZHEIMER, sia per TERAPIE POLIFUNZIONALI.

Inoltre, partiranno, a breve, l’atteso OSPEDALE DI DISTRETTO (15 POSTI) e i REPARTI DI RICERCA SULL’ ALZHEIMER in Convenzione con la Regione Liguria e con l’ INPDAP.”

– RIPETUTE SEGNALAZIONI DI DISAGIO ESISTENZIALE DEGLI ANZIANI ALL’INTERNO DEL COMPLESSO RESIDENZIALE E RICHIESTE DI MAGGIOR COMFORT

(Servizi Giornalistici del 21 – 3 – 2007 e dell’ 8 – 5 – 2007)

– BILANCIO GESTIONALE A NOVE MESI DALL’ INAUGURAZIONE

(Servizio Giornalistico di Ivo Pastorino del 5 Dicembre 2007)

“Attualmente sono occupati circa 120 POSTI LETTO, DEI QUALI 80 NELLA RESIDENZA PROTETTA, 20 NELLA RESIDENZA SANITARIA ASSISTITA ed ALTRI 20 NEL NUCLEO PER LA RIABILITAZIONE.

Nel corso del 2008 sarà attivato UN ULTERIORE SERVIZIO DI RIABILITAZIONE GERIATRICA, ORTOPEDIA E NEUROLOGIA e, ovviamente , SARA’ INTEGRATO IL PERSONALE CHE, OGGI, SI AGGIRA SULLE CENTO UNITA’.”

– RISCHIO CRACK DEL COMPLESSO SOCIO-RIABILITATIVO DELLA FONDAZIONE FERRERO

 (Servizio Giornalistico del 19 Luglio 2008)

Nel servizio sopra riportato è possibile leggere la seguente nota dei Sindacati Confederali:

“La fondazione Ferrero non è stata in grado di garantire una gestione Economico-funzionale in equilibrio; di predisporre un progetto di programmazione e gestione dell’ attività socio-sanitaria anche per il futuro, ossia un piano industriale concreto; di attirare in una struttura, certo dalle dimensioni ambiziose ma di qualità, persone anziane e non solo, con bisogni sanitari complessi ed offrire loro risposte e servizi privati.

La nostra preoccupazione riguarda anche la continuità assistenziale per gli ospiti che risultano essere, insieme ai lavoratori che si occupano di loro, la parte più debole e “senza voce”, la parte che subirà, a seconda di come si concluderà la vicenda, un futuro precario ed incerto.”

– VADO: DUE MILIONI DI CREDITI – FERRERO SUL BARATRO – LE COOPERATIVE DANNO L’ULTIMATUM – L’AZIENDA NON SI E’ PRESENTATA AL TAVOLO DI CONFRONTO (Servizio Giornalistico del 25 Luglio 2008)

– DISDETTA DEL CONTRATTO DI LOCAZIONE DA PARTE DELLA FONDAZIONE FERRERO (Servizio Giornalistico del 22 Agosto 2008)

Nel contesto del Servizio, è possibile leggere la seguente Dichiarazione dell’ avvocato Roberto Ponzio, che assiste la Fondazione:

“Il nuovo Complesso Ligure, in funzione da più di un anno, ha notevoli dimensioni e risulta occupato solo dal 50 per Cento, con oneri fissi molto alti e sproporzionati ai ricavi.

Di qui, la necessità di intervenire con urgenza alla dismissione, compatibilmente con la natura dell’ attività socio-assistenziale, che richiede tempi tecnici nel rispetto dell’utenza e degli scopi istituzionali della Fondazione: gestire portatori di handicap fisici e psichici, anziani non autosufficienti”

DICHIARAZIONE DEL SINDACO DI VADO LIGURE, CARLO GIACOBBE


Carlo Giacobbe

(Servizi Giornalistici del 27 Agosto 2008 e 3 Settembre 2008)

“Visto che Ferrero non è in grado di proseguire, cercheremo di avviare una gestione provvisoria con le Imprese che stanno gestendo la Struttura come CONSORZIO CRES, il SESTANTE – PROGETTO CITTA’.

Questo consentirebbe l’ Assistenza  ai Ricoverati, il mantenimento dei posti di lavoro ed anche il pagamento delle fatture.

Naturalmente restano da risolvere i problemi legali, anche perchè la Ferrero ha delle responsabilità precise, sancite dalla Convenzione con il Comune.”

– CONFERMA DELLA FERRERO: VIA DA VADO A FINE OTTOBRE

   (servizio Giornalistico del 4 Settembre 2008)

– LA CASA DI CURA PASSERA’ ALLE COOPERATIVE

  IL SINDACO GIACOBBE HA PRONTA L’ORDINANZA PER REVOCARE LA FERRERO E GARANTIRE L’ASSISTENZA

(servizio Giornalistico del 21 Settembre 2008)

Carissimi amici di Trucioli Savonesi, per ragioni di spazio, termino a questo punto.

Ma ho concluso la Triste Storia di questa mastodontica struttura; nella seconda Parte, riferirò sulla situazione attuale e vi esporrò le mie personali considerazioni sull’intera vicenda.

 

SECONDA PARTE

 

Carissimi amici di “Trucioli Savonesi”,

i quotidiani locali di oggi (22 ottobre2008) hanno riportato la seguente notizia:

“Il Prefetto della Provincia di Cuneo, Dottor Bruno D’Alfonso, nell’ esercizio dell’attività  di controllo governativo sulle Fondazioni, con Decreto, ha sciolto gli organi sociali della “Fondazione  Giovanni ed Ottavia Ferrero” con sede in Alba via De Amicis 16 ed ha provveduto alla contestuale nomina del Dottor Salvatore La Rosa, quale Commissario  Straordinario per la provvisoria gestione dell’ Ente.Il provvedimento, che è stato adottato a conclusione di una approfondita verifica ispettiva presso l’ Ente, effettuata anche con il qualificato apporto della Guardia di Finanza, si è reso necessario a causa della situazione di grave crisi economico finanziaria in cui versa la Fondazione.”

Nel servizio giornalistico odierno de “La Stampa” è, inoltre, possibile leggere la seguente  dichiarazione dell’ Avvocato Roberto Ponzio, legale della fondazione:

“Il Commissariamento non sorprende, ma è la logica conseguenza di quanto avvenuto in questi mesi. Il Commissario potrà esaminare la situazione contabile e valutare la legittimità e opportunità delle scelte adottate dal Consiglio di Amministrazione, prima di tutte la dismissione della Struttura di Vado, ritenuta la causa principale della crisi.” 

Nella parte conclusiva dell’ articolo odierno de “Il SecoloXIX” (vertente sullo stesso argomento) viene, in particolare, evidenziato che:

“Sul fronte cuneese erano emerse voci (negate dal presidente Sacchetto) su un “BUCO” DI QUARANTA MILIONI DI EURO COMPLESSIVI, mentre a Vado i crediti nei confronti di fornitori e cooperative di servizio sfiorano i TRE MILIONI DI EURO”

– E’ calato, quindi, il Sipario sul primo Atto di questo Dramma tragico e surreale.

– Ma quale situazione è residuata, oggi, all’interno dell’ “Istituto Ferrero”  di VADO LIGURE?

Dalle notizie raccolte da diverse fonti (sicuramente attendibili) è possibile delineare la condizione esistenziale attuale di questa Struttura, nel modo seguente:

PROPRIETA’ DELL’ IMMOBILE: è stata ceduta, attraverso una forma di LEASE-BACK  comportante un costo economico di 42 Milioni di Euro, più l’IVA, ad una Società Finanziaria: la CORDEA SAVILS INVESTMENTS

COSTI DI GESTIONE APPROSSIMATIVI (CALCOLATI MENSILMENTE): ENTRATE:

360.000 EURO (provenienti dalle Convenzioni con diverse Istituzioni ed Enti)

USCITE:

AFFITTO                                                            250.000 EURO

AMMORTAMENTO DEGLI INVESTIMENTI:  50.000 EURO

GESTIONE CORRENTE:                                   450.000 EURO

TOTALE:                                                             710.000 EURO

POSTI DI DEGENZA DISPONIBILI IN CONVENZIONE:

Su di una Potenziale Disponibilità di 320 POSTI LETTO,  ai quali vanno aggiunti 20 POSTI DEL CENTRO DIURNO, sono previsti IN CONVENZIONE 173 POSTI LETTO, così suddivisi:

29 in R.S.A. (Residenza Sanitaria Assistita)

84 in R.P. (Residenza Protetta)

20 inseriti nel PROGRETTO ALZHEIMER

20 nel contesto della Convenzione con l’ INPDAP

20 in TERAPIA RIABILITATIVA

POSTI DI DEGENZA EFFETTIVAMENTE ATTIVATI:

133 POSTI LETTO (per mancata copertura di 40 POSTI in Residenza Protetta)

PERSONALE DIPENDENTE PREVISTO:

FONDAZIONE FERRERO: circa 40 Dipendenti (tra i quali: 2 MEDICI, 4 Fisioterapisti, Infermieri ed Ausiliari)

COOPERARCI: circa 25 Dipendenti (Infermieri ed Ausiliari)

PROGETTO CITTA’: 15 Dipendenti (Educatori ed Ausiliari)

COOP ARCOBALENO: 20 Unità di Personale Ausiliario

WELFARE SYSTEM: 15 Infermieri

DIPENDENTI COLLEGATI AGLI APPALTI: circa 40 Unità (Servizi di Pulizia e di Ristorazione)

Desidero evidenziare che, sul numero del personale impiegato nella Struttura, permane (e si è ulteriormente accentuata) la pesante incognita del disimpegno “Ferrero”; inoltre, nell’ attuale, difficile situazione gestionale ed amministrativa dell’ Istituto, anche il numero dei dipendenti delle Cooperative dei Servizi può continuamente modificarsi, registrando, addirittura, cambiamenti con ritmi giornalieri.

In conclusione: come si può facilmente notare esiste uno squilibrio finanziario (e, quindi gestionale) di notevole entità, addirittura insanabile nella situazione attuale; le conseguenze negative di un tale dissesto si sono ripercosse immediatamente sugli Ospiti della Struttura e sui Dipendenti, i quali (è bene ricordarlo) sono in attesa di Stipendio dallo scorso Luglio, pur continuando, con grande spirito umanitario la loro attività lavorativa per garantire l’ assistenza ai Degenti dell’Istituto.

Secondo le notizie pervenute nei giorni scorsi, Due importanti Gruppi Imprenditoriali avrebbero espresso l’intenzione di subentrare nella gestione dell’ intero complesso; il Comune di vado Ligure e la II° ASL si sarebbero riservati di verificare i requisiti operativi e finanziari dei Due Gruppi, per garantire una gestione sufficientemente dignitosa per il futuro; ma debbo, ancora una volta, ribadire che esistono, a mio modo di vedere, da parte della Fondazione Ferrero, precise responsabilità, che dovranno essere chiarite (ed, eventualmente, perseguite) nei prossimi mesi.

– Ma non è su questo specifico aspetto che io desidero svolgere le mie personali considerazioni finali; desidero, con questo Articolo, sottoporre ai nostri lettori alcune riflessioni di carattere più generale (e, quindi, più complesso), che vengono a coinvolgere, simultaneamente, il Settore Assistenziale Socio-Sanitario ed il variegato Mondo dell’Urbanistica e dell’ Architettura.

Incomincio, allora dalla TIPOLOGIA DELL’ ISTITUTO.

Che cos’è l’Istituto “Ferrero”?

Come si rapporta con le Tipologie definite dalla Regione Liguria e da me riportate  all’inizio del precedente Articolo del 20 ottobre 2008?

La risposta a questa duplice domanda è relativamente semplice: l’Istituto “Ferrero”è al di fuori di questi elementari parametri; è, in effetti, UN ASSEMBLAGGIO DI MOLTEPLICI TIPOLOGIE per cui, al suo interno, troviamo la Residenza Protetta, la Residenza Sanitaria Assistita, il Centro Diurno (specifico per lo studio  e la cura dell’Alzheimer ed, inoltre, per Terapie Polifunzionali) ed, addirittura, intravvediamo, in itinere, la creazione di un Ospedale di Distretto, dotato di 15 Posti – Letto.

Intendiamoci, carissimi amici: questa scelta  operativa non era e non è lesiva delle Leggi vigenti, per la semplice ragione che l’Intero Complesso è stato articolato in Sedici Nuclei Modulari, ognuno dei quali dovrebbe avere una sua specifica funzione ed, in questo contesto, rispondere ai requisiti logistici ed operativi, previsti dalle leggi vigenti, sia in ambito nazionale che regionale.

Tuttavia, sorge, a questo punto, un altro Problema, che è conseguenziale al Primo e cioè: QUALE STRUTTURA ARCHITETTONICA ASSEGNARE ALL’INTERO COMPLESSO per ospitare, al suo interno, la diverse Tipologie, previste dalla Legge?


E qui Casca l’ Asino, come si dice comunemente in termini metaforici; si è PROCEDUTO (come già ho avuto modo di osservare per altri complessi architettonici sorti nel nostro Comprensorio savonese) ALLA RICERCA OSSESSIVA E QUASI MANIACALE DELLA GRANDEZZA, che, in termini psichiatrici, si identifica con il CONCETTO DI PARANOIA; si è, infatti, instaurata, in tema di politica urbanistica, una tendenza alla ricerca di soluzioni eclatanti e sontuose e tali, comunque, da esorbitare dal contesto urbano tradizionale; è questo (diceva John Mc Neill ) un tipico atteggiamento di chi vuole mascherare  la propria povertà culturale con progetti e soluzioni, molto appariscenti esteriormente innovative, ma, in realtà, vuote di un reale contenuto e, soprattutto socialmente disumanizzanti.

Invito, a questo punto, i nostri amici lettori ad esaminare, dall’esterno, l’intero complesso: un edificio enorme, articolato in cinque piani sovrapposti, privo di poggioli e terrazze e, soprattutto, privo di area verde circostante (malgrado la promessa, esistente nel  progetto iniziale, di dedicare 7.000 Metri Quadrati dell’area edificatoria alla creazione di Giardini).

Ma, andate oltre, carissimi amici; mettetevi nei panni di un anziano (maschio o femmina, che sia) costretto a varcare la soglia  di questo Istituto e domandatevi: QUALE UMANIZZAZIONE sarà possibile trovare  in un contesto architettonico di questo tipo, quali RAPPORTI INTERPERSONALI si potranno instaurare nell’interno di questa struttura, ma, soprattutto, come sarà possibile COMUNICARE CON L’ESTERNO e, cioè, con il CONTESTO COMPLESSIVO DELLA CITTA’?

Mentre scrivo queste parole, fatalmente tornano alla mente: “I CINQUE ANZIANI ATTORNO ALLA STUFA” di Eso Peluzzi, dove ogni anziano, pur essendo in gruppo, tende irrimediabilmente a chiudersi nella propria solitudine e dove, di conseguenza, la dignità umana viene fatalmente ad avvilirsi ed a degradarsi.

Posso facilmente comprendere che qualche mio oppositore potrà dire che quanto da me ora affermato non corrisponde a verità, nel senso che, all’interno della Struttura, vi sono spazi dedicati alla vita collettiva (dalle sale di animazione ai laboratori di ludoterapia e di musicoterapia; ma mi permetto di obiettare che tutto questo non è sufficiente, perchè l’anziano, con l’incedere inesorabile degli anni, è portato a chiudersi nel suo piccolo mondo tradizionale (dalla famiglia, al gruppo amicale, alle Società di Mutuo Soccorso) ed in un ambiente grandioso e mastodontico (quale è quello dell’ Istituto “Ferrero) tende sempre più a disperdersi, a perdere i contatti con la realtà quotidiana, a rinchiudersi, sempre di più, nel suo angusto angolo esistenziale, privo di affetti umanitari; di conseguenza, continuo a sostenere che l’anziano va aiutato, sostenuto e curato, per quanto è possibile, nella sua abitazione e nel contesto famigliare e non deve essere rinchiuso nelle Residenze Protette, le quali sono semplicemente la versione un po’  più moderna dei vecchi ospizi.

– Questo mio ragionamento (condiviso, peraltro, dalla grande maggioranza dei psicologi e dei sociologi) vale per tutti gli anziani, ma acquista ulteriore valore, allorquando noi pensiamo ai soggetti colpiti dall’ Alzheimer.


Gianluigi Mancardi

Riporto, in proposito, le considerazioni recentemente svolte dal Prof.  Gianluigi Mancardi ( Coordinatore della Commissione Alzheimer della Regione Liguria e Direttore della Clinica Neurologica II dell’ Università di Genova):

“In Liguria, il problema dell’ Assistenza a questi pazienti è sicuramente più sentito rispetto alle altre Regioni Italiane, perchè è elevata la percentuale di anziani della popolazione.

Questa malattia dura almeno cinque o sette anni ed ha un percorso complesso e drammatico che coinvolge diversi nodi e figure, che agiscono con compiti specifici, ma che è necessario collegare tra loro per realizzare una vera rete di assistenza, che non deve essere solo medica, ma anche socio-sanitaria, perchè ha lo scopo di accompagnare il paziente e la famiglia lungo i diversi problemi che la malattia inevitabilmente crea.”

Queste parole sono estremamente chiare: BEN VENGANO I CENTRI DIURNI, tenuto conto che, attualmente, nella nostra Regione, di fronte ad un fabbisogno di 1.700 Posti, esiste una carenza di almeno 1.200 Posti; BEN VENGANO LE R.S.A. (RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE), le quali offrono appena 5.000 Posti Letto, rispetto ad una necessità di 7.000; BEN VENGA LA RICERCA SCIENTIFICA, il cui obiettivo finale è quello di guarire la malattia (risultato che sarà raggiunto, allorquando riusciremo ad inibire l’accumulo nei neuroni della BETA-AMILOIDE, vale a dire della sostanza tossica che blocca, di fatto, le più alte funzioni cerebrali ed è quindi, a ragione, considerata la causa prima dell’ Alzheimer).

Ma è nostro preciso dovere creare anche ADEGUATI SERVIZI SOCIO-SANITARI DI BASE e collegare questi ultimi alle UNITA’ DI VALUTAZIONE ALZHEIMER (UVA) ed agli altri servizi, sopra citati, al fine di ottenere non già interventi settoriali ed episodici, bensì di creare un assetto organico di Assistenza, con uno sguardo rivolto congiuntamente al progresso scientifico ed all’ umanizzazione dei servizi.

– Per quanto riguarda il futuro dell’ Istituto “Ferrero”, auspico che il  sipario sul Secondo atto si apra con le seguenti prospettive:

Ripresa gestionale ed amministrativa, attraverso il fondamentale apporto delle Pubbliche Istituzioni (Comuni e II° ASL, in particolare), il concorso del settore Privato e, soprattutto, del volontariato;

Netta riduzione dei POSTI LETTO ed, in particolare, quelli destinati alla RP (Residenza Protetta);

Aumento dei Posti-Letto in RSA (Residenza Sanitaria Assistita) e conseguenziale miglioramento delle modalità di cura e di assistenza nei confronti dei soggetti NON ASUTOSUFFICIENTI;

Potenziamento dell’ operato tecnico-scientifico del CENTRO DIURNO, al fine di poter contribuire a raggiungere i traguardi sopra auspicati nella Terapia dell’ ALZHEIMER;

Cooperazione ed integrazione dei Nuclei Modulari dell’ Istituto con gli attuali e futuribili Servizi Socio-Sanitari Territoriali;

Apertura della Struttura all’intera Comunità di Vado Ligure e Comuni viciniori, attraverso la trasformazione dei locali lasciati liberi, mediante lo sfoltimento dei Posti Letto, in Servizi Culturali e Ricreativi, finalizzati, in particolare, all’integrazione degli Ospiti con l’intera popolazione locale.

22 Ottobre 2008                                                            Aldo Pastore    

 

 

 


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