INQUIETANTI ASSONANZE

Uno sguardo “a volo d’aquila” sugli attuali eventi in Ucraina mi portano a fare un raffronto, per quanto imperfetto, agli anni immediatamente precedenti l’ultima guerra.
Mi è venuto spontaneo accostare il 2014, anno di annessione della Crimea da parte della Russia, al 1938, con l’analoga annessione dell’Austria alla Germania nazista. Entrambe le annessioni furono giustificate dalla plebiscitaria volontà popolare, nonché dall’identità della lingua, a congiungersi con quella che appariva come un ricongiungimento alla naturale “madre Patria”.

 

1938 L’Austria viene annessa alla Germania nazista

L’anno successivo, 1939, la Germania invase la Polonia, recriminando che una vasta porzione del suo territorio faceva parte della Germania prima della sua sconfitta nel 1918 e le fosse stata sottratta con l’umiliante Trattato di Versailles. L’invasione fu la scintilla che provocò l’inizio della guerra, con Francia e Gran Bretagna che dichiararono aperte le ostilità contro la Germania. Gran parte del merito dell’ascesa nazista fu attribuibile alle avvilenti condizioni di quel Trattato e allo stato di nazione paria con cui i vincitori, Francia in testa, guardarono ai tedeschi, trascinandoli nella bancarotta di Weimer. Niente di peggio per far covare, e poi esplodere, sentimenti di rivalsa nazionalista.
Nel 2014 cominciarono le aperte frizioni tra Russia e Ucraina, con quest’ultima in progressiva deriva verso Occidente, anelando addirittura un passaggio sotto l’ombrello della NATO; con la Russia che contestava lo status della Crimea, donata all’Ucraina nel 1954 da un Krusciov da poco salito al potere dopo la morte di Stalin, nonché lo status del Donbass, regione sud-orientale dell’Ucraina, orientata culturalmente, storicamente e linguisticamente verso la Russia.

1939. Illustrazione eroica polacca dello scontro tra cavalleria ulana e panzer russi. In seguito questa narrazione venne smitizzata, ma il divario tecnologico tra Polonia e Germania era comunque enorme. Ciononostante, ci vollero settimane per piegare la Polonia alla resa

2014. Gli “omini verdi”, russi senza insegne, occupano la Crimea, la quale, in seguito ad una consultazione elettorale, tornò a far parte della Russia. Schema analogo fu seguito nel Donbass

Dunque, Polonia nel 1939 e Ucraina nel lasso 2014-2022 sono state entrambe il casus belli, speriamo non con gli stessi strascichi.
Lo “strascico” dell’invasione polacca fu l’allargamento dell’appetito tedesco a gran parte del resto dell’Europa, fino alla follia della tentata invasione russa, che fu il suo maggior passo falso e decretò la fine della Germania nazista, con troppi fronti aperti e due alleati di scarso peso, uno per la sua debolezza (l’Italia) e l’altro per la sua distanza e l’impegno allo spasimo contro il colosso americano (il Giappone). Hitler dovette affrontare la coalizione delle altre principali nazioni, ritrovandosi sempre più solo e conseguentemente senza più il convinto sostegno dei suoi stessi dirigenti e col morale delle truppe sempre più fiaccato.

Mussolini vs Putin: stesse esibizioni muscolari e sogni di gloria.

Non mi pare che Putin oggi si trovi in una condizione molto diversa, con i suoi oligarchi “sull’orlo di una crisi di nervi” al veder affondare il frutto del loro bottino e con lo sconsolante scenario di tutto il mondo addosso, non solo per l’appoggio logistico alla resistenza ucraina, già di per sé ben superiore alle aspettative, ma per il bazooka delle sanzioni economiche, che daranno fiato ad ogni sorta di proteste e forse di resistenza armata, in stile partigiano, da parte di una popolazione su un piano inclinato verso la fame. L’esperienza dell’Italia nel periodo 1943-1945 può essere d’aiuto nell’interpretare i sentimenti di ribellione di un popolo che sta pagando un prezzo troppo alto per una guerra dettata dalla grandeur come quella, ieri, della Germania nazista e dell’Italia fascista (e poi repubblichina, di mera sopravvivenza), oggi, della Russia putiniana.

A cosa si ridusse l’Impero Coloniale Italiano sotto le sanzioni, prima, e le bombe, poi, delle odiate plutocrazie capitaliste occidentali. Le stesse che oggi strangolano Putin e la Russia, additata come novello “stato canaglia” (rogue state)

L’immagine di un leone accerchiato e con le spalle al muro può rendere l’idea delle sue reazioni, in assenza di quella calma che è premessa indispensabile alla ponderazione logica.
Una reazione che si manifesta nello sferrare calci a tutti, visti come nemici in blocco, similmente a quanto accadde quando le cose si misero male per le forze dell’Asse e come sta accadendo alla Russia, con tutto il mondo contro, a parte qualche sorniona astensione di nazioni di interessi o ideologie contrapposte a quelli occidentali (Cina, Corea del Nord) nella “conta” al Palazzo di Vetro dell’ONU, confermato monumento faraonico alla sua inutilità.

Putin ha voluto che gli incontri delle delegazioni russa e ucraina avvenissero simbolicamente nel luogo dove, nel 1991, venne ratificato lo smembramento dell’ex URSS, quasi a significare che “qui è morta e qui risorgerà”. Si tratta dell’ancestrale foresta vergine di Białowieża, a cavallo tra Polonia e Bielorussia (che la Polonia sta facendo a pezzi, col massimo disprezzo per l’ambiente)

Putin, anche tramite il suo fedele ministro degli esteri Lavrov, sta lanciando proclami contro le più svariate nazioni, a cominciare da quelle più prossime ai suoi confini o facenti parte dell’ex-URSS, vedendole come potenziali aggressori (Svezia, Finlandia, Paesi Baltici), e chiedendo la smilitarizzazione dell’Ucraina, in funzione di cuscinetto rispetto al mondo ostile. Quanto alla Bielorussia, è già in pratica una provincia russa, rispettosa di ogni decisione del Cremlino. E analoga sorte è prevedibile per la Moldavia, sia per la sua parte rimasta in bilico tra Est e Ovest (Transnistria) che per la Moldavia intera.

Le “due Moldavie”, tra gli oggetti del bulimico desiderio russo di tornare ai fasti dell’URSS

Si tratta di un programma, che Putin accarezza in cuor suo da anni, di ricostruire la vecchia Unione Sovietica, dopo lo smembramento post-1989. A dir vero, sembra più un sogno che un programma; ma è ormai evidente che Putin è disposto a giocarsi la sua stessa sopravvivenza pur di realizzarlo. Anche a costo di un’escalation nucleare.
Pensiamo a come sarebbe cambiato il mondo se Hitler avesse realizzato la bomba atomica prima degli USA. E ci era andato molto vicino. Oggi stiamo correndo lo stesso pericolo.
Marco Giacinto Pellifroni      6 marzo 2022

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