Nell'Europa ed in Italia, questa tendenza all'aumento è assai meno manifesta (anzi, è in parziale contro-tendenza), ma non dobbiamo dimenticare che, indipendentemente dagli ipotetici aumenti produttivi, già oggi, l'Italia vanta il primato mondiale di Nazione con il numero più elevato di Auto pro capite (quasi 60 vetture ogni 100 abitanti, contro una media europea di 50) e che gli italiani sono coloro che, in Europa, percorrono più kilometri sui mezzi di trasporto (15.200 km per abitante, all'anno, superiore del 22% della media europea). Trovo, dunque, assolutamente normale (direi, addirittura fisiologico) che, anche nelle Nazioni neo emergenti del terzo Mondo ci si avvii progressivamente all'utilizzo degli autoveicoli a motore; di conseguenza, non sono affatto contrario a questa decisiva innovazione (segno, in particolare, di una positiva tendenza all'eguaglianza delle condizioni sociali degli abitanti del nostro pianeta).
Tuttavia, questo eccezionale BOOM AUTOMOBILISTICO deve porre a tutti noi (esseri umani di questo pianeta) un INDISCUTIBILE INTERROGATIVO:
QUALE SARÀ IL FUTURO SUPPORTO ENERGETICO, DECISIVO PER LA TRAZIONE DI QUESTO GIGANTESCO NUMERO DI AUTO?
Tutti pensano, ovviamente, al PETROLIO ed alla BENZINA (diventati: autentico simbolo della seconda rivoluzione industriale), ma non possiamo dimenticare, al riguardo, che
. AUTO E MOTO SONO I MEZZI DI TRASPORTO CHE CONSUMANO PIÙ ENERGIA, IN PROPORZIONE AL NUMERO DEI PASSEGGERI.
Faceva correttamente rilevare Roberto Rizzo che “PER PERCORRERE 45 KM UN'AUTO A BENZINA CONSUMA, IN MEDIA, UNA QUANTITÀ DI ENERGIA SUFFICIENTE AD ILLUMINARE UN APPARTAMENTO UNIFAMILIARE PER DUE SETTIMANE O, SE SI VUOLE UN ALTRO CONFRONTO, TRE VOLTE QUANTO NE CONSUMEREBBE UN TRENO.”
Per di più
. I COMBUSTIBILI DA TRAZIONE, SINO AD ORA IMPIEGATI, SONO TRA I MAGGIORI RESPONSABILI DELL'EFFETTO SERRA, CHE STA ANGUSTIANDO L'INTERO PIANETA, COMPROMETTENDONE L'ASSETTO FUTURO.
A questi due decisivi fattori, occorre inoltre aggiungere che:
. LA DISPONIBILITÀ DI PETROLIO A LUNGO TERMINE RISULTA SCIENTIFICAMENTE LIMITATA, anche se esistono differenze di opinioni sulla potenzialità delle riserve, attualmente disponibili;
. DI CONSEGUENZA, ESISTE E VA SEMPRE PIÙ ACCENTUANDOSI UNA SIGNIFICATIVA VOLATILITÀ DEL PREZZO DEL PETROLIO (E, QUINDI, DELLA BENZINA), CON NEGATIVE E PROFONDE RIPERCUSSIONI SUGLI INTERI EQUILIBRI ECONOMICI MONDIALI;
. STA CRESCENDO LA VOLONTÀ DI MOLTE NAZIONI DI RIDURRE LA PROPRIA DIPENDENZA ENERGETICA DALLE FONTI FOSSILI (E DAL PETROLIO, IN PARTICOLARE) MA STA SEMPRE PIÙ VENENDO ALLA LUCE ANCHE LA DISPERATA RICERCA DI INEDITE TECNICHE RIVOLTE ALL'ESTRAZIONE DI PETROLIO DALLE GRANDI PROFONDITÀ MARINE.
- Ed è su quest'ultimo argomento che desidero, ancora una volta, soffermarmi, citando, in proposito, alcuni significativi esempi:
1) siamo nel settembre 2010: viene firmato a Murmansk dal Primo Ministro norvegese Jens Stoltemberg e dal Presidente del Consiglio russo Dimitri Medvedev il trattato che definisce la linea di demarcazione delle rispettive zone di influenza economica delle due nazioni nel mare di Barents, dove, da alcuni anni, si sta assistendo allo scioglimento dei ghiacciai, indotto dall'effetto serra o surriscaldamento climatico, che dir si voglia.
Sui fondali di questo bacino marino di circa 175.000 km² di superficie (posto fra le isole Svalbard norvegesi e l'isola russa Novaja Zemlja) vi è un tesoro nascosto: lì vi sono presenti quantitativi enormi di petrolio (altrimenti definito ORO NERO), quantificabili da 50 a 500 miliardi di barili ed, inoltre, giacimenti di gas naturale.
Attraverso l'accordo siglato tra le due Nazioni, ma, soprattutto, attraverso il contemporaneo Patto, intercorso tra il surriscaldamento climatico e le multinazionali del greggio, questo tesoro nascosto è a disposizione delle due Nazioni.
È un vero peccato che i responsabili politici di questi Stati abbiano, tuttavia, dimenticato DUE IPOTETICI INCONVENIENTI, che possono scatenarsi a seguito delle estrazioni programmate e, di conseguenza, condurre a catastrofi irreparabili:
A) L’estrema difficoltà a far fronte alle emergenze in un’ area geografica in cui mancano assolutamente infrastrutture; faceva notare Massimo Galli, in un suo pregevole servizio giornalistico, che “VEDERE LE ACQUE E I GHIACCI DEL POLO, RICOPERTI DA UNA CHIAZZA NERA E VELENOSA, SAREBBE DAVVERO UNA CATASTROFE PER L’INTERA UMANITA’”
B) Le alterazioni altimetriche dei Mari, indotte dallo scioglimento dei ghiacciai, (con elevazioni quantificabili in 3,5 mm di altezza, ogni anno) sono destinate ad incidere negativamente sull'esistenza di molte Regioni e Città costiere, che rischiano di scomparire in un futuro non molto lontano.
2) È ancora sotto i nostri occhi l'immenso disastro nel Golfo del Messico, causato dall'esplosione della piattaforma petrolifera DEEPWATER HORIZON, avvenuta nell'aprile 2010.
Proprio in questi giorni di maggio la NATIONAL OCEANIC AND ATMOSPHERIC ADMINISTRATION (NOAA) ha reso pubblica la documentazione fotografica di quella catastrofe.
Alcuni scatti mostrano tartarughe marine coperte dal greggio, oppure intente a muoversi in un fango nero.
Altre foto, invece mostrano balene e delfini affiorare dallo strato di greggio, che aveva coperto la superficie del Golfo, davanti alle coste di Louisiana e Mississippi, a seguito della fuoriuscita di almeno 5 milioni di barili di greggio.
Per Kert Davies (Direttore dell'ufficio Ricerche di GREENPEACE) avere a disposizione tali immagini significava ”POTER FAR CONOSCERE ALL'OPINIONE PUBBLICA LE DIMENSIONI DI UN DISASTRO, CHE È STATO, IN GRAN PARTE, TENUTO NASCOSTO, AL FINE DI RENDERSI CONTO DELL'ENTITÀ DEI DANNI ALLA NATURA, CHE IL COMPORTAMENTO DISSENNATO DELLE GRANDI CORPORATION È IN GRADO DI ARRECARE: IL DISASTRO HA CAUSATO LA MORTE DI 600 TARTARUGHE MARINE E DI 150 MAMMIFERI DEL MARE (DELFINI E BALENE).”
Ma a tutti coloro che dimostrano scarso interesse per i problemi ecologici e della biodiversità, desidero semplicemente aggiungere che la British Petroleum, responsabile della piattaforma esplosa, ha accettato di pagare 7,8 miliardi di dollari per i risarcimenti alle collettività della costa, somma indicativa del danno economico che una distorta metodologia produttiva può arrecare.
3) Ma, è ora di ritornare al nostro MARE MEDITERRANEO ed alle tematiche iniziali, che sono state alla base delle mie considerazioni. Poniamoci, dunque, UN'ULTIMA DOMANDA:
IL MARE MEDITERRANEO È ESENTE DALLE TRIVELLAZIONI E, QUINDI, DALLA RICERCA, NEI SUOI FONDALI, DEL PETROLIO GREGGIO, OPPURE È COINVOLTO ANCHE ESSO ED, IN CASO AFFERMATIVO, IN QUALE MISURA?
La risposta a questo quesito giunge, a tutti noi, dalla sottostante fotografia, riportata dal quotidiano LA STAMPA, in data 21 novembre 2010:
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