Si può fidare di organi che spesso hanno dimostrato di essere più legati a manovre politiche e di potere che alla loro vera missione?
I problemi, poi, non sono finiti qui. Savona, come città ligure che si rispetti ha fondato, nel corso degli anni, il suo sviluppo sul cemento e non ne ha fatto mistero. Noti ex Sindaci appoggiati da realtà politiche trasversali ne hanno addirittura fatto il loro fiore all’occhiello.
Negli ultimi anni Savona si è vista accostata a Dubai, alla Costa Azzurra, a Barcellona, perdendo inderogabilmente superfici di verde, di costa, di aree post industriali, in una filiera di cementificazione i cui responsabili in parti eguali sono stati gli enti locali e il mondo delle imprese.
La speculazione ha visto nella sua filiera: le cave che, indisturbate, a bassi costi, con controlli inapplicati, stanno riducendo le colline in groviera, i movimenti terra, i cementifici e i bitumifici , anch’essi vergognosamente auto controllati . L’ultimo anello della catena sono grandi e piccole opere, dai centri residenziali a quelli commerciali, dalle torri ai crescent alle mega-piattaforme container sul mare.
Una distruzione di massa del territorio savonese che ha coinvolto anche i centri vicini e la cui classe politica sembra tutt’altro che in grado di arrestare.
Eppure lo stato di salute del nostro territorio è tutt’altro che sano, tra continui movimenti franosi e seri dissesti idrogeologici. Il consumo di suolo continua inesorabile, senza peraltro dare risposta alla richiesta di case a basso costo.
A Savona più che puntare sul recupero dell’esistente, si è puntato alla trasformazione di nuove aree, non si è investito sulla mobilità sostenibile, travestita solo da qualche timido tentativo di bike scharingh reso inapplicabile da false e esigue piste ciclabili cittadine e si è lasciato che la città fosse sempre più congestionata e inquinata.
La mobilità cittadina è ancora troppo caratterizzata da mezzi privati che più che essere dissuasi a percorrere le vie del centro, diventano oggetto di mega progetti di parcheggi che vanno in tutt’altra direzione.
A Savona ci si muove in auto e i tram fanno lo slalom nell’impossibilità di rispettare i tempi di percorrenza per la mancanza di corsie preferenziali.
Quanto tempo deve passare affinché il cittadino savonese si convinca, come hanno già fatto altre realtà anche italiane, che il modello di crescita che accompagna la sua vita e quella dei suoi familiari non debba più essere questo?
E’ veramente pronto a intraprendere un altro tipo di sviluppo e a esigerlo dalla classe politica?
E’ veramente disposto, ad esempio, a lasciare la macchina per il mezzo pubblico, a esigere piste ciclabili per sé e per i propri figli, a consumare meno energia e ridurre gli sprechi inutili, ad esigere un nuovo ciclo di raccolta dei rifiuti, una vera raccolta differenziata spinta che non debba vedere la discarica savonese esaurirsi per dover ripiegare ad esempio sull’incenerimento ?
Gli amministratori dei comuni virtuosi italiani portano alla ribalta i valori che ogni cittadino Italiano dovrebbe apprezzare e condividere e senza fare tante parole, riciclano, ottimizzano la raccolta differenziata, preservano il territorio dal cemento e l’economia dello stesso, creano energie alternative e fanno rete con tutti i comuni che rappresentano l’altra Italia, un Italia che funziona che rispetta la Costituzione, le persone e l’ambiente.
Quando Savona sarà contagiata da questo tipo di politica? Quella della riduzione dei consumi energetici, della riduzione dell’inquinamento atmosferico, quella di una vera mobilità sostenibile (car-sharing, car-pooling, trasporto pubblico integrato, scelta di carburanti alternativi)? Quella dell`impegno nella promozione della raccolta differenziata porta a porta e nell`incentivare nuovi stili di vita nella comunità ?
In 48 ce l`hanno già fatta, la loro classe politica ci ha creduto.
ANTONIA BRIUGLIA
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