Il volto della memoria (Ventinovesima parte)

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Ventinovesima parte)

IL PROBLEMA AMIANTO

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(VentInovesima parte)

Con il consenso dell’Autore, porgiamo all’attenzione dei nostri Amici Lettori l’ARTICOLO DI ALDO PASTORE, inserito nel VOLUME “L’ALTRA CITTA’” Pag. 85, così INTITOLATO:

IL “PROBLEMA” AMIANTO

In questi ultimi mesi, si è posto all’attenzione dell’opinione pubblica, su tutto il territorio nazionale, il problema dell’amianto.

Per molti cittadini, questo tema, per la sua singolarità e per la sua specificità, può essere apparso come un problema esclusivamente tecnico e settoriale ed, in ogni caso, estraneo alle vicende che, abitualmente investono la vita quotidiana di ciascuno di noi; ma ai lettori ed agli osservatori più attenti e sensibili non è certamente sfuggita l’importanza di questo argomento, tenendo conto della eccezionale diffusione nell’ ambiente di questo minerale, delle gravi conseguenze sulla salute che esso può determinare e delle difficoltà che, quotidianamente, si incontrano per il suo smaltimento e la sua definitiva eliminazione.


 Non a casa il problema è stato sollevato e dibattuto anche in campagna elettorale, soprattutto nel Comune di Carcare, tenuto conto del fatto, che nel parco ferroviario di questa località, sono stati collocati alcuni vagoni coibentati con amianto, e che, di conseguenza, si pone il problema della loro eliminazione fisica e dello smaltimento della materia coibentante.

Ma che cos’ è l’amianto e perché esso è così pericoloso?

Vale la pena, a questo punto, di richiamare alcune nozioni elementari di chimica industriale e di medicina del lavoro:

1) L’amianto è un minerale costituito da fibre setacee, lunghe e flessibili, facilmente inalabili per via respiratoria.

Le principali miniere, in territorio italiano, si trovano a Susa, in Val d’Aosta ed in Valtellina;

2) L’amianto possiede singolari caratteristiche fisico-chimiche, consistenti in una particolare resistenza ad alcali ed acidi, in una assoluta incombustibilità ed in una scarsa attitudine a trasmettere l’energia elettrica;

3) Per queste sue particolari caratteristiche isolanti (dal punto di vista termico ed elettrico) esso è stato largamente impiegato, da solo o più frequentemente in combinazione con altre sostanze (cemento, legno, fibre, gomma, etc.) per la costruzione di tetti e delle pareti laterali degli edifici, per la fabbricazione di mattoni per la coibentazione di carrozze ferroviarie e di navi, per la fabbricazione di carta da parati o da imballaggio e di cartoni da guarnizione, per ricoprire esternamente tubi e caldaie, per la costruzione di giunti delle autovetture ed, infine, per la preparazione di tute antitermiche, materassi, etc.;

4) L’inalazione ripetuta e prolungata nel tempo della polvere o delle fibre di amianto è causa di una malattia professionale chiamata asbestosi, e, soprattutto, di un tumore a carico dell’ apparato respiratorio, definito mesotelioma pleurico. L’avanzata inesorabile di questa neoplasia è stata registrata già negli anni ‘8 dall’Istituto Superiore di Sanità: nel 1980 i deceduti per questo tumore maligno sono stati 542 (367 uomini e 175 donne) e nel 1988: 753 (486 uomini e 267 donne); per gli anni a venire è previsto un ulteriore incremento di questi dati numerici: gli esperti. infatti, paventano il rischio di una seconda ondata, ben più grave e diffusa, che potrebbe raggiungere il suo apice fra trent’ anni. Ma i rischi per la salute umana non si arrestano a questo punto: secondo Pietro Comba (epidemiologo del Laboratorio di Igiene Ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità) un terzo delle fibre d’amianto sono ingerite e finiscono nel tratto gastro-intestinale. con conseguente possibilità di insorgenza di neoplasie a carico del tubo digerente e degli organi riproduttivi (ovaie, in particolare);

5) Per le considerazioni sovra riportate, è evidente che i soggetti maggiormente esposti alle malattie neoplastiche citate, sono; lavoratori addetti alla produzione ed alla manipolazione dell’amianto; secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’incidenza del mesotelioma aumenta enormemente (più di trecento volte) negli esposti all’amianto, rispetto alla popolazione normale.

 
Cesare Maltoni

Per quanto riguarda l’Italia, riporto integralmente le affermazioni di Cesare Maltoni, direttore dell’Istituto di Oncologia della Fondazione Ramazzini di Bologna: “Dalla fine del 1986 abbiamo raccolto la più grande casistica del mondo di mesoteliomi pleurici e peritoneali in persone esposte professionalmente: i lavoratori di officine delle ferrovie o che lavorino per le FFSS, addetti alla costruzione, riparazione, controllo, pulizia e demolizione dei rotabili ferroviari contenenti amianto; insomma la categoria maggiormente esposta al rischio di sviluppare malattie neoplastiche, correlata con l’esposizione a questo minerale”. Peraltro Cesare Maltoni e i suoi collaboratori tendono ad evidenziare che i lavoratori dei cantieri navali sono una categoria fortemente esposta ai rischi da amianto, perché questo minerale è stato massivamente impiegato come materiale di coibentazione per navi della marina militare e mercantile e per natanti da pesca e da turismo.

Ma le considerazioni di Cesare Maltoni non si fermano qui; egli, infatti, testualmente afferma: “A partire dal 1975 è cominciata la sostituzione dell’amianto con materiali alternativi; anche le Ferrovie dello Stato hanno sostituito l’amianto con fibre di vetro o lana di vetro; ma anche queste fibre sono cancerogene negli animali da esperimento: iniettate nel peritoneo e nella pleura dei ratti producono, infatti, mesoteliomi”.

Non mi permetto di aggiungere altre considerazioni alle argomentazioni scientificamente fondate di Maltoni, salvo il fatto che il problema si propone, con estrema attualità, nel nostro Comprensorio, vista la presenza, nel territorio del Comune di Vado Ligure, della Vetrotex Italia, specializzata per l’appunto, nella produzione di fibre alternative; mi limito soltanto a consigliare uno studio serio ed approfondito sull’ ambiente di lavoro e sui lavoratori di questo complesso industriale, evitando, per quanto possibile, sia gli inutili allarmismi, sia i superficiali disimpegni culturali e scientifici;

6) la contaminazione da amianto, tuttavia, va ben oltre l’ambiente di lavoro per estendersi inesorabilmente a livello territoriale: in altri termini, il rischio non riguarda soltanto coloro che trattano direttamente le fibre, ma anche soggetti relativamente esposti (come, ad esempio, le mogli degli operai che scuotono e lavan gli indumenti di lavoro); in questo senso le tecnopatie da amianto cessano di essere- materia di esclusivo interesse della medicina del lavoro per diventare argomento più complesso e, come tale, coinvolgente numerose discipline scientifiche;

7) per quanto concerne, infine, la mappa del rischio da amianto vi è da precisare che sono sostanzialmente tre le Regioni ad avere il più alto tasso di mortalità per mesotelioma e cioè il Piemonte, il Friuli-Venezia Giulia e la Liguria; sono 60 i Comuni italiani segnati sulla mappa elaborata dall’Istituto Superiore eh Sanità e dall’Enea e tra di essi spiccano, in particolare, Savona ed i Comuni limitrofi.


 Che fare, dunque, di fronte a questa situazione?

Credo, in primo luogo, che vadano scrupolosamente osservate ed applicate le Leggi dello Stato e della Regione Liguria. riguardanti l’intera materia (concernenti l’estrazione, l’importazione, la lavorazione, l’utilizzazione, la commercializzazione, L trattamento e lo smaltimento dell’ amianto); mi riferisco, in particolare, alla Legge 27/03/1992 n° 257, alle norme sulle corrette modalità per disinquinare gli edifici, formulate nel dicembre 1994 dalla Commissione degli esperti, prevista dalla Legge sopracitata, ed infine alla Legge Regionale 21/02/1995 n. L (articolo 5).

In sintesi, occorrerà procedere sollecitamente ai seguenti adempimenti:

* Censimento delle “sorgenti asbestosiche” presenti sul territorio, con particolare riferimento alle carrozze ferroviarie, alle navi, ai tetti, ed alle pareti laterali delle case ed agli impianti industriali e termici;

* Censimento delle Imprese che utilizzano o hanno utilizzato l’ Amianto;

* Creazione di un Osservatorio epidemiologico a livello regionale ed a livello provinciale, con il compito di seguire attentamente l’evoluzione delle malattie tumorali respiratorie, con specifico interesse per il mesotelioma pleurico;

*Predisposizione, da parte della Regione Liguria, di corsi di formazione per i tecnici delle UU.SS.LL.. e dei laboratori dei servizi multizonali, impegnati nella bonifica delle aree contaminate (sull’ esempio di quanto già sta facendo la Regione Piemonte);

* Elaborazione di un programma di decontaminazione sulle sorgenti asbestosiche e progressiva sostituzione del materiale contenente amianto con altri prodotti inerti;

* Gestione “controllata e corretta” dei rifiuti prodotti dal processo di bonifica, avendo cura di proteggere adeguatamente gli operai addetti alla decontaminazione;

* Stoccaggio provvisorio e definitivo dei rifiuti di amianto, attraverso l’individuazione di idonee discariche, attrezzate per lo smaltimento.

L’attuazione degli adempimenti sopra citati presuppone un grande ed eccezionale impegno non soltanto da parte dell’U.S.L. e dell’Amministrazione Provinciale (per la parte di rispettiva competenza), ma soprattutto da parte dei Comuni (in particolare del Comune di Savona); in tal senso va data, finalmente, concreta attuazione alla Legge Regionale 08/08/1994 n. 42, nel senso che deve essere la Conferenza dei Sindaci a definire, nelle linee generali e nei dettagli, il piano programmatico comprendente gli adempimenti sopra evidenziati.

Mai come in questa occasione, è possibile dimostrare, con i fatti, che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività (articolo 32 della nostra Carta Costituzionale).

Savona, 29 aprile 1995


A distanza di vent’anni da quell’Articolo, ALDO PASTORE ha desiderato aggiungere quanto segue:

“dobbiamo prendere atto che, OGGI “IL PROBLEMA AMIANTO” VIENE AFFRONTATO, A LIVELLO POLITICO AMMINISTRATIVO (E, PURTROPPO, ANCHE GIUDIZIARIO) CON TRE DIFFERENZIATE STRATEGIE:

– L’ IGNORANZA

– LA DIMENTICANZA

– LA PRESCRIZIONE

Esaminiamo, in breve dettaglio, L’ESSENZA DELLE TRE STRATEGIE:

 . L’IGNORANZA: il problema amianto è stato affidato a pochi (anche se valenti) esperti in campo Scientifico e nel settore della Tecnologia Edilizia.

Per il restante ambito, la PAROLA AMIANTO sembra essere sparita (perché volutamente ignorata) dai Grandi Poteri Politici ed Industriali.

 . LA DIMENTICANZA: Constatiamo quotidianamente l’importanza di questa strategia. L’esempio più significativo (e direi, addirittura, emblematico) giunge, a tutti noi, dal CASO DELL’ATENEO UNIVERSITARIO DI TORINO, CHIUSO PER AMIANTO (CON 16.000 STUDENTI “SFRATTATI”)

(Vedere, in proposito, il quotidiano “LA STAMPA” pagina 13 del giorno: SABATO 18 APRILE 2015).

 In poche parole: si sapeva da una specifica relazione, risalente al GIUGNO 1990, che L’AMIANTO INFESTAVA IL PALAZZO NUOVO UNIVERSITARIO, ma (guarda caso) i responsabili dell’Ateneo si sono dimenticati di intervenire per adeguare l’edificio alle Norme risanatorie previste dalla Legge.

. LA PRESCRIZIONE:  E’ QUESTA LA STRATEGIA PIÙ SUBDOLA, ma anche la PIÙ SIGNIFICATIVA per giungere a “NON PARLARE PIÙ DEL PROBLEMA AMIANTO”.

   

 Abbiamo ancora, davanti a noi, LA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE DEL FEBBRAIO 2015,  che ha annullato le aspettative dei familiari dei 258 MORTI PER AMIANTO (CASO ETERNIT) CHE ATTENDEVANO GIUSTIZIA DALLA CORTE DI CASSAZIONE ed hanno tenuto (al contrario) LA PRESCRIZIONE DEL REATO.

 Non voglio aggiungere nessun personale Commento a questa Sentenza; cedo invece la parola ad ALBERTO OGGE’, Magistrato oggi in Pensione, Presidente della Corte di Appello che, in data 3 GIUGNO 2013, aveva condannato a 18 anni di reclusione Stefan SCHMIDHEINY,  IL MAGNATE SVIZZERO ULTIMO AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA ETERNIT; queste le sue parole ( SEVIZIO GIORNALISTICO DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA” 25 DEL FEBBRAIO 2015):

“LA CORTE DI APPELLO AVEVA OSSERVATO CHE L’EVENTO DEL REATO DI DISASTRO SI IDENTIFICA, NEL CASO DI SPECIE, CON IL FENOMENO EPIDEMICO E QUESTO, A SUA VOLTA, NON PUÒ CHE MANIFESTARSI ATTRAVERSO LA SUA PROIEZIONE NEL TEMPO. PERTANTO AVEVA CREDUTO CHE NON FOSSE APPROPRIATO SOSTENERE, IN RELAZIONE AD UN FENOMENO PER SUA NATURA DESTINATO A PROLUNGARSI NELL’ARCO DI ALCUNI DECENNI, CHE LE MORTI E LE MALATTIE SONO IL MEZZO, ATTRAVERSO IL QUALE SI VIENE A CONOSCENZA DEL PERICOLO.

ANCORA OGGI IL FENOMENO NON È CESSATO E CONTINUA MIETERE VITTIME: PROPRIO PERCIÒ, SECONDO I GIUDICI DI APPELLO, LE MORTI E LE MALATTIE, CHE DANNO TUTTORA IMPULSO ALL’EPIDEMIA NON RAPPRESENTANO SOLO DEGLI EFFETTI DELL’EVENTO, MA NE SONO L’UNICA MANIFESTAZIONE PERCEPIBILE. LA CORTE DI APPELLO AVEVA RITENUTO CHE, GIACCHÈ L’EPIDEMIA ATTUALMENTE È IN CORSO, L’EVENTO DEL REATO DI DISASTRO NON SI È ANCORA PERFEZIONATO E IL REATO STESSO, QUINDI, NON SI PUÒ CONSIDERARE PRESCRITTO.

 Lasciamo ogni commento alla logica morale ed al buon senso dei nostri Amici Lettori

 

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