IL volto della memoria (Trentaseiesima parte)

IL VOLTO DELLA MEMORIA (Trentaseiesima parte)
PERCHE’ DOBBIAMO DIRE NO
AI COMBUSTIBILI SOLIDI

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Trentaseiesima parte)

A COMPLETAMENTO DEL TEMA TRATTATO LA SCORSA SETTIMANA:

“LA CENTRALE TIRRENO POWER DI VADO LIGURE”

PUBBLICHIAMO, IN TRE SUCCESSIVE PARTI, CON IL CONSENSO DELL’AUTORE ALDO PASTORE, I SEGUENTI ARTICOLI:

PERCHÉ DOBBIAMO DIRE NO AI COMBUSTIBILI FOSSILI

– L’ARIA CHE RESPIRIAMO

– LE ENERGIE RINNOVABILI

GLI ARTICOLI, SOPRA CITATI, SONO INCLUSI, NELLA PUBBLICAZIONE:

“TRUCIOLI SAVONESI SPAZIO DI RIFLESSIONE PER SAVONA E DINTORNI”

 EDITA DA:  “MARCO SABATELLI EDITORE” (anno 2008)

PERCHÉ DOBBIAMO DIRE NO AI COMBUSTIBILI FOSSILI

I  quotidiani  locali hanno riportato, nei  giorni scorsi, la notizia secondo la quale  la TIRRENO POWER ( azienda proprietaria della Centrale Termoelettrica di Vado – Quiliano) avrebbe annunciato l’intenzione di realizzare un nuovo gruppo di produzione a carbone ( da 460 megawatt) che si andrebbe ad aggiungere ai due a carbone già esistenti ed ai due in via di trasformazione  per essere alimentati a metano.
Tirreno Power sarebbe  pronta ad investire  500 milioni di euro per realizzare il nuovo impianto, intervenendo radicalmente anche sugli impianti esistenti, in modo da ottenere un incremento di produzione “senza aumentare gli attuali valori di emissioni nell’atmosfera”.

Molto opportunamente i Sindaci di Vado Ligure e Quiliano (Carlo Giacobbe e Nicola Isetta) hanno espresso le loro preoccupazioni e la loro sostanziale contrarietà alla proposta operativa della Tirreno Power, ribadendo che gli indirizzi programmatici dei due comuni interessati “non prevedono un altro gruppo a carbone”.

Nel condividere la posizione dei due Sindaci, mi permetto di aggiungere quanto segue:

•   La nostra società, globalmente intesa, deve progressivamente abbandonare l’utilizzo dei combustibili fossili (carbone – petrolio – metano) per la creazione di energia.

Infatti, molti uomini di scienza, da alcuni decenni, hanno messo in evidenza la notevole pericolosità del nostro modo di produrre e di consumare.

Cito, in proposito, l’affermazione di Lester R. Brown (pagina 53 del testo ” Eco – economy):

“Si stima che agli inizi della rivoluzione industriale, la concentrazione atmosferica di biossido di carbonio fosse di 280 p.p.m (parti per milione).Nel 2000  ha raggiunto 370 p.p.m., con un incremento di quasi il 32% dai livelli pre- industriali.

L’aumento, dal 1960 al 2000,   di 54 p.p.m. di biossido di carbonio nell’atmosfera è di gran lunga superiore a quello di  36p.p.m. dal 1760 al 1960″

Ora, per bene  comprendere l’entità e la gravità del fenomeno, è  necessario precisare che il biossido di carbonio, in concentrazioni ottimali (280 p.p.m.) è  fondamentale per garantire l’equilibrio termico del Pianeta, perchè senza  di esso (e degli altri gas-traccia), la Terra avrebbe una temperatura più bassa di 33 gradi  centigradi, ovvero sarebbe ghiacciata e priva di vita.

Ma i livelli raggiunti in questi ultimi anni ( 370 p.p.m.) stanno producendo effetti profondamente negativi, in senso opposto.

Infatti, il biossido di carbonio, presente nell’atmosfera, assorbe una parte della radiazione infrarossa ed, in particolare,  quella a lunghezza d’onda “lunga”, vale a dire la forma dell’ energia  che la Terra ” rilancia  verso gli spazi interplanetari”.

Di conseguenza, l’aumento della concentrazione del biossido di carbonio nell’ atmosfera lascia invariata e costante l’energia ricevuta dal Sole, ma provoca una diminuzione dell’energia che la Terra invia nello spazio; in sintesi, si assiste ad un aumento dell’energia trattenuta dalla Terra, con conseguente innalzamento della temperatura media della superficie terrestre.

E’ lo stesso meccanismo con il quale funziona una serra: la lastra di vetro, che chiude la serra,  lascia passare la radiazione solare, ma impedisce al calore  del terreno, contenuto all’interno della serra, di essere irraggiato verso l’esterno, per cui la temperatura all’interno di una serra è  sempre più elevata, rispetto all’esterno (anche durante la stagione invernale).

Per questa ragione, le modificazioni climatiche, provocate dall’aumento della concentrazione del biossido di carbonio ( e degli altri gas – traccia) nell’atmosfera terrestre, prendono il nome di EFFETTO SERRA.

•   Le conseguenze, a medio e lungo termine, dell’ “effetto serra” sono state  ampiamente analizzate ed illustrate da numerosi scienziati. Desidero ricordare  che in data 4 gennaio 1996, io avevo cercato di richiamare l’attenzione dei politici ( sia a livello nazionale che  locale) su questi fatti, senza ottenere, tuttavia, un minimo di ascolto.

Scrivevo, in allora:

“L’aumento della temperatura media planetaria ha già avuto delle conseguenze concrete; in particolare , è  responsabile del parziale scioglimento dei ghiacciai e del conseguente aumento del livello dei mari, registrato nella seconda metà di quest’ ultimo secolo e valutabile tra  i  10 e 25 centimetri. Per di più, l’aumento della temperatura è  responsabile ( almeno in parte) delle alterazioni registrate sulle condizioni meteorologiche; la frequenza e l’intensità  di tempeste o, all’estremo opposto, l’alta incidenza di fenomeni di siccità  anomala sono certamente legate alla mutazione di questo fattore fisico, decisivo per la vita del Pianeta.Infine, l’Effetto Serra, attraverso le alterazioni delle condizioni biofisiche  di molte zone del Pianeta, viene e verrà  ad incidere sempre di più  sulle condizioni economiche e sociali di molti popoli; verosimilmente, dovremo attenderci, nei prossimi anni,  consistenti fenomeni migratori da cause ambientali.   

Queste mie considerazioni potevano sembrare, in allora catastrofiche  se non, addirittura, apocalittiche; ma i recenti studi ( febbraio 2006), pubblicati sul prestigioso Science Journal, hanno evidenziato che le temperature massime sono risultate, in tutti i continenti, le più  elevate degli ultimi 120 anni; inoltre, due ricercatori americani ( Erich Rignot e Pammir Kamagaratmam) hanno confermato che, soprattutto in Groenlandia, il ghiaccio si sta sciogliendo a ritmi vertiginosi.

Qualche lettore potrà obiettare che il caso Vado Ligure – Quiliano esula  dalla situazione sopra descritta, poichè si tratta  di un problema  locale e non certo planetario; a queste considerazioni rispondo che la nostra Terra sta diventando sempre più  piccola e, di conseguenza, ogni singolo problema, anche se apparentemente di pertinenza ristretta, deve essere analizzato, studiato e risolto con scelte globalmente condivise ed attuate.

Vanno, dunque, ricercate nuove FONTI ENERGETICHE, che possano condurre l’intera umanità verso un’ ECONOMIA INNOVATIVA ED ECO – SOSTENIBILE.

Riservo questo argomento alla prossima pubblicazione.

Aldo Pastore

 

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