Il volto della memoria (Quarantunesima parte)

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Quarantunesima parte)
GLI IMMIGRATI

 
IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Quarantunesima parte)
GLI IMMIGRATI
 

Che cosa è, oggi, nella visione dell’intera nostra Società, l’IMMIGRAZIONE? Essa è diventata, con il trascorrere del tempo, un EVENTO che si è progressivamente trasformato in PROBLEMA e, successivamente, in DRAMMA ed infine in una DOLOROSA TRAGEDIA.

Attualmente, non abbiamo più PAROLE IDONEE per definirla in modo corretto. Per comprendere compiutamente l’immigrazione, oggi noi possiamo soltanto affidarci a questa SEMPLICE FOTOGRAFIA, che dimostra UN PICCOLO BIMBO MIGRANTE IN CONDIZIONI DI ASSOLUTA IMPOTENZA DI FRONTE AD UN INSUPERABILE OSTACOLO POLIZIESCO, CHE IMPEDISCE OGNI PASSAGGIO VERSO QUALSIASI FUTURO.


Con quali parole noi possiamo commentare questa immagine atroce?

Debbo dire, in tutta sincerità, che io queste parole non sono riuscito a trovarle. Mi affido, allora, a quelle magistralmente espressa, su questo argomento, da LELLA TROTTA (SEGRETARIA CONFEDERALE UIL GENOVA E LIGURIA)

“L’IMMAGINE ATROCE DEL BAMBINO SULLA SPIAGGIA COLPISCE, FA MALE DENTRO, CORRODE. IN QUESTO DOLORE C’È LA NOSTRA IMPOTENZA RISPETTO AL FALLIMENTO E ALLA MANCATA AZIONE CONTRO LE GUERRE E DEGLI ERRORI DI POLITICA INTERNAZIONALE, L’INCAPACITÀ DI DIFENDERE DAVVERO BAMBINI, DONNE E UOMINI DALLE ATROCITÀ “A CASA LORO”. CHI LA CASA NON L’HA MAI AVUTA, CHI CE L’AVEVA MA È STATA RASA AL SUOLO E CHI RISCHIA DI PERDERE IL TUTTO O IL POCO CHE HA NELLA PROPRIA CASA, ORA SCAPPA E CERCA SALVEZZA IN UNA EUROPA PIENA DI EGOISMI E CAMPANILISMI, MAGARI NELLE STESSE NAZIONI CHE HANNO PERORATO E FOMENTATO GUERRE. LA NOSTRA INCAPACITÀ DI COMPRENDERE COSA SUCCEDE NEI LORO PAESI D’ORIGINE,

DALLA FAME ALLA GUERRA, ATTRAVERSO TUTTA LA GAMMA DI SOFFERENZE, GENERA PICCOLI O GRANDI MOSTRI QUI DA NOI. TUTTI SAPPIAMO CHE QUEL BAMBINO DOVREBBE CORRERE SU UN PRATO COL SUO FRATELLINO, CRESCERE SANO, VIVERE SERENO CON LA SUA FAMIGLIA, COME TUTTE LE MIGLIAIA DI PERSONE MORTE IN MARE E PER MANO DEGLI SCHIAVISTI-SCAFISTI IN QUESTI ANNI.

MA QUALCUNO SI OSTINA A RIPETERE “AIUTIAMOLI A CASA LORO”, NEGANDO O FACENDO FINTA DI NON CAPIRE CIÒ CHE A “CASA LORO” SUCCEDE O LE VIOLENZE CHE SONO COSTRETTI A SUBIRE PRIMA E DOPO L’IMBARCO NEI VIAGGI DELLA SPERANZA.”

 A queste alte e nobilissime parole, io, con IL VOLTO DELLA MEMORIA, mi permetto soltanto di aggiungere questo MIO ARTICOLO, scritto venti anni or sono, e, precisamente, in data 20 novembre 1995, in opposizione al Decreto- Legge, varato dal Governo Italiano di allora, per sottolineare che IL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONE ANDAVA AFFRONTATO (E POSSIBILMENTE RISOLTO) CON LA LOGICA DELLA SANA POLITICA E, SOPRATTUTTO, ATTRAVERSO UN’AUTENTICA VISIONE E CONCEZIONE ETICA DEI MALI DEL MONDO


Lella Trotta

GLI IMMIGRATI

Rispondo all’appello, lanciato da “Il Letimbro” del 17 novembre u.s.; cercherò di svolgere alcune considerazioni sul problema dell’immigrazione, soffermandomi, in particolare, sul Decreto-Legge emanato, in materia, dal Governo in questi ultimi giorni.

Dirò subito che si tratta di un provvedimento che nasce sull’onda di una reazione di tipo xenofobo, stupefacente per un popolo come quello italiano che, da oltre un secolo, ha vissuto, con profonda sofferenza, il dramma dell’emigrazione e che ha costruito, su questo tema, uno straordinario fiorilegio di romanze e di canzoni, traboccanti di nostalgia e di amore per la terra lontana; vogliamo veramente scordarci di: “Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar!”, oppure di “Santa Lucia Luntana” o di “Lagreme napulitane” o, soprattutto (per rimanere in ambito più propriamente nostrano) di “Ma se ghe pensu, allua mi vedu u ma”?

Quanti sono gli italiani disseminati nel mondo e quanti sono i figli di italiani? Venticinque o cinquanta milioni, secondo le diverse statistiche.

E quanti sono, ad esempio, gli italiani in Argentina? Quasi certamente la metà della popolazione di quel lontano Paese.

Quando sollevo questi interrogativi agli amici, ai conoscenti, ai cittadini che incontro quotidianamente per la strada, mi sento rispondere con strani argomenti, che suonano pressappoco così: «Si, noi abbiamo tanti italiani all’estero, ma “i nostri” sono andati là per sfuggire alla miseria e per lavorare”. Verissimo rispondo io; ma “i nostri” non hanno forse dovuto sopportare le stesse sofferenze, le stesse umiliazioni, le stesse discriminazioni che subiscono oggi, nel nostro Paese, i cosiddetti extra-comunitari? Ed è poi autenticamente vero che tutti gli italiani emigrati all’estere erano dei santi o, più semplicemente, degli onesti lavoratori? Non erano forse italiani o di origine italiana i vari Al Capone. Frank Coppola, Anastasia, Lucky Luciano e Frank Garofalo. vale a dire i più noti personaggi che hanno diffuso, nel continente Americano, la cultura e la prassi della malavita organizzata?


 

Andiamoci, dunque, piano nell’ esprimere giudizi su questi temi; cerchiamo di essere sereni ed obiettivi, perchè se poniamo il problema sul piano dell’etica, degli ideali o dei puri sentimenti, rischiamo di fare delle brutte figure nei confronti delle popolazioni del Terzo Mondo: gli eventi rischiano di darci torto. Già infatti, prima che questi uomini e queste donne di pelle diversa dalla nostra venissero da noi, siamo stati noi Europei (po’ meno gli italiani, per la verità) ad invadere, a depredare, deportare ed, in certi casi, persino ad incatenare e schiavizzare quelle popolazioni; tutto questo è accaduto in almeno tre continenti.

Oltre tutto la rapina non è finita; i recenti fatti avvenuti in Nigeria (con la barbara uccisione dello scrittore Ken Saro Wiwa, al fine di consentire ai governanti locali e alla Schell di estrarre tranquillamente il petrolio in quelle zone, a totale benefici dell’Occidente ricco e opulento) dimostrano, ancora una volta che la violenza domina tuttora nei rapporti con il Terzo Mondo.

E poi: nessuno dei nostrani benpensanti xenofobi ha mai chiesto a Chirac di procedere alle sperimentazioni atomiche in terre: di Francia e non, invece, nell’atollo di Mururoa!

Bisognerebbe, allora, cominciare a riscrivere la storia che si insegna nelle nostre scuole e guardare ai problemi dell’immigrazione con un’ottica ben più corretta della presente; questo, forse, potrebbe rappresentare il primo livello per costruire la convivenza del futuro ed evitare lo scontro.

In buona sostanza, dunque, il problema dell’immigrazione va affrontato nel più ampio contesto dei rapporti Nord-Sud nel Mondo; non a caso molti cittadini (che non ammettono di essere xenofobi, ma si dichiarano, addirittura, ricchi di spirito umanitario) richiedono, con insistenza, di allontanare gli stranieri dal nostro territorio e, contemporaneamente, di incentivare lo sviluppo economico e produttivo nelle nazioni di origine degli immigrati stessi.

Ma è a questo punto che cadono le ipocrisie e le mistificazioni; parliamoci molto chiaro, a tal proposito: l’attuale modello di sviluppo del Mondo industrializzato, il vigente assetto istituzionale dell’O.N.U. ed il predominio politico ed economico delle Grandi Potenze rendono improponibile la strada della solidarietà sostanziale verso il Sud del Mondo; la pseudo solidarietà attuale è soltanto funzionale agli interessi delle grandi compagnie economiche multinazionali ed ai beceri tornaconti delle elites locali; per questo tipo di politica, nessun vantaggio è venuto ai popoli del Terzo Mondo.


Padre Alessandro Zanotelli

 

Si può parlare di solidarietà soltanto se incominceremo a mettere in discussione il sistema economico mondiale, se, cioè, riusciremo, nel concreto, ad eliminare lo strozzinaggio finanziario su quei popoli, se riusciremo progressivamente a ridurre il loro debito nei confronti del mondo industrializzato, se saremo in condizione di garantire un commercio internazionale più equo, se creeremo situazioni, nel Sud del Mondo, economicamente praticabili da tutti. Si tratta in altri termini, di cambiare le leggi del mercato per permettere ai Paesi poveri un minimo di sopravvivenza,

In caso contrario, cosa succederà? Rispondo con le parole di Padre Alessandro Zanotelli, missionario comboniano: «o i ricchi distribuiranno una parte della loro ricchezza ai poveri o il Mondo non avrà futuro. Nulla potrà fermare i flussi emigratori: i disperati, gli affamati della Terra continueranno sempre di più la loro pressione; possiamo mettere tutti gli eserciti che vogliamo ai nostri confini, possiamo buttarli fuori, ma, alla fine, ci ritorneranno in casa».

Concordo pienamente con queste affermazioni e poiché non credo possibile, in tempi brevi, una sostanziale modifica delle leggi del mercato, dico semplicemente che la nostra società del futuro dovrà essere, per forza di cose, multi-razziale e poli-etnica.

Per queste ragioni, giudico il Decreto Governativo molto discutibile sul piano etico, irrazionale sul piano politico e poco lungimirante sul piano economico.

Ed, a questo proposito, vedo di spiegarmi meglio:

1) Gli studi demografici e le relative “proiezioni a venire” dimostrano che la popolazione italiana e, più in generale, quella comunitaria andranno incontro ad una progressiva diminuzione: per di più assisteremo ad una modificazione qualitativa della popolazione e della composizione delle famiglie, con netta diminuzione percentuale dei bambini e dei giovani e con una relativa prevalenza di persone adulte ed anziane;

2) il mercato attuale del lavoro evidenzia che, benché la disoccupazione sfiori il 12%, pochi italiani sono disponibili a svolgere lavori considerati troppo modesti; per questo tipo di occupazione, già oggi, ricorriamo, in molte Regioni Italiane, agli immigrati che ci risolvono problemi altrimenti irresolubili; senza di loro (diceva giustamente Domenico De Masi in un Suo pregevole articolo) “molti nostri vecchi resterebbero privi di assistenza, molti raccolti in agricoltura andrebbero sprecati, molti alberghi e molte trattorie dovrebbero chiudere”.

E’ verosimile credere che questa tendenza verrà ad accentrarsi nel futuro;


Domenico De Masi

 

3) l’Italia, con il suo 2%, è il Paese della CEE con la più bassa percentuale di stranieri rispetto alla popolazione globale (contro il 10% della Germania, il 9% del Belgio, il 7% della Francia); secondo le valutazioni degli esperti demografici, soltanto nel 2003 la nostra percentuale raggiungerà iI3%. Di conseguenza, la presenza degli stranieri in Italia non può, in alcun modo, incidere sulla nostra endemica disoccupazione, che riconosce cause strutturali di ben altra natura e gravità; al contrario la presenza degli immigrati nel nostro Paese potrà diventare in futuro preziosa ed insostituibile.

Le considerazioni sopraddette mi inducono ad affermare, dunque, che il nostro Paese, in tema di immigrazione, ha bisogno non già di un Decreto-Legge, bensì di una Legge ordinaria, meditata e studiata con profondo raziocinio, ispirata ai principi della solidarietà e del rispetto della persona umana.

In questo contesto vanno anche definite le norme punitive per tutti coloro che hanno commesso reati; lo Stato Italiano ha, invece, introdotto disposizioni per colpire, addirittura, la “presunzione di colpevolezza”; sono tornati di moda i “fogli di via”, aboliti nel 1965 dalla Corte Costituzionale.

Ma vi è di più: ancora una volta andremo a colpire l’ultimo anello della catena, ignorando o sottovalutando i reati commessi dagli organizzatori dei “viaggi della speranza”, le angherie perpetrate dal caporalato nelle campagne del sud, lo strozzinaggio sugli affitti, ordito dai proprietari di soffitte, sotto scale e stamberghe, lo sfruttamento esercitato sugli immigrati attraverso il lavoro nero (con danno enorme per l’erario) e soprattutto attraverso le attività illecite, gestite, in tutta Italia, da potenti organizzazioni malavitose.

L’Italia avrebbe bisogno, in questo particolare momento della sua storia, di un arricchimento etico e culturale; stiamo procedendo, purtroppo, sulla strada opposta.

 ALDO PASTORE            Savona, 20 novembre 1995

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