Il tribunale di Savona accelera …

IL TRIBUNALE DI SAVONA ACCELERA
LE ESECUZIONI IMMOBILIARI

IL TRIBUNALE DI SAVONA ACCELERA
LE ESECUZIONI IMMOBILIARI

 È fonte di gaudio o di sconcerto leggere questo articolo su La Stampa del 21 aprile 2018? 

“Il Tribunale di Savona dimezza i tempi delle esecuzioni immobiliari” [VEDI]

L’articolo mostra il volto sorridente del suo Presidente, Lorena Canaparo, che si rallegra di questo traguardo, che “la riempie di orgoglio”, presentandolo come una vittoria dell’efficienza sulle lungaggini della burocrazia, che da sempre azzoppa l’Italia nella sua rincorsa ad allinearsi con le altre nazioni avanzate. 


 Il Tribunale di Savona elogia la propria efficienza

nel velocizzare le esecuzioni immobiliari

 

Peccato che a gioire di questa efficienza non sia la platea dei cittadini comuni, che vorrebbero assistere a progressi simili in ben altri campi, bensì il ristretto mondo dei creditori, unici beneficiati, in una società che vede crescere le diseguaglianze proprio a causa del prevalere dei creditori nei confronti della lievitante marea dei debitori, sempre più spesso persone che hanno dato vanamente fondo alle risorse famigliari e aziendali per resistere al pianificato saccheggio dei circoli finanziari ai danni dell’economia reale. 

Che il mondo sia ostaggio dei creditori –spesso presunti- non necessita certo di elaborate dimostrazioni; né che la parte del leone dei creditori sia costituita dal mondo bancario. Menare vanto di accelerare le “esecuzioni immobiliari”, termine legale per “pignoramenti di alloggi e fabbricati industriali”, ossia della base di vita di famiglie e imprenditori, ossia ancora della linfa vitale della nazione, sul cui lavoro prospera la frangia parassitaria dei “fabbricanti di soldi”, non può che rattristare chi siede dalla parte debole di questa impari lotta. 

La Canaparo misura l’efficienza di un Tribunale dalla rapidità con cui i giudici arrivano alla sentenza che decreta la vittoria delle banche e la presa di possesso degli immobili dei debitori, a prescindere da ogni considerazione umana e sociale sulle motivazioni del mancato pagamento delle rate di un mutuo. Del resto, dietro le fredde pagine dei quotidiani con le fitte liste di immobili messi all’asta da vari Tribunali, c’è una silenziosa platea di esseri umani cui spesso è stato strappato l’ultimo appiglio per una vita sopra il livello di dignità. 

Questa rapidità esecutiva, aggiunge la Canaparo, agevola la concessione di nuovi mutui con immobili a garanzia, nonché l’interesse di “investitori stranieri”, sottacendo che questa dicitura include i grandi fondi speculativi e le banche d’affari di Wall Street e della City.

  

 

I miliardi degli NPL italiani fanno gola a hedge funds e banche d’affari

 

Tant’è che l’esistenza di tanti “debiti incagliati”, o NPL (non performing loans) nel panorama finanziario italiano sta scatenandone gli appetiti, per rilevarli a prezzi infimi e poi procedere, con squadre di avvocati, verso brutali esecuzioni immobiliari. Appunto. Le esecuzioni “facili” hanno determinato, in concomitanza con la crisi in vigore dal 2007, un crollo del valore degli immobili stessi, per lo squilibrio tra domanda e offerta (di stabili pignorati): in sostanza un calo di migliaia di miliardi del valore patrimoniale italiano. Questo atteggiamento punitivo è stato ed è praticato a tappe forzate in Grecia, ormai in buona misura vampirizzata da società finanziarie straniere e private. [VEDI]

Ma, per tornare in Italia, se questo meccanismo fosse in regola con la legge, forse ci sarebbe poco da recriminare, in quanto i Tribunali non fanno le leggi, bensì si limitano ad applicarle (o molto spesso a interpretarle). Dura lex sed lex. Ma siamo così sicuri che questa falcidie immobiliare rispetti la normativa vigente?

*     *   *     *     *

Ho avuto modo di seguire da vicino proprio uno di questi rapidi pignoramenti, eseguiti su perentoria richiesta di una banca ai danni di un cittadino savonese, avendo così agio di vedere le ragioni dell’una e dell’altra parte. Di qui la mia amarezza nel constatare il prevalere, non già del diritto, che dovrebbe essere la linea guida di chi è preposto all’applicazione della legge, bensì della res facti, dell’usanza come fonte normativa: in quanto prassi consolidata, assurge al valore di legge.

 

Grecia alla fame, in balìa dello strozzinaggio internazionale. Privatizzeranno anche il Partenone?

 

All’epoca scrissi su Trucioli un articolo [VEDI], che inviai per conoscenza alla Presidenza del Tribunale di Savona, col risultato che abbiamo appena visto: la persistenza nell’avallare le ragioni delle banche contro quelle degli insolventi.

Vedrò di riassumere per sommi capi perché le esecuzioni immobiliari sulla base di mutui bancari non onorati siano fondate sull’illegalità. Mi servirò, a sostegno di questa affermazione, di mie convinzioni, maturate in oltre 12 anni di studio sull’argomento, nonché, nella fattispecie, delle ragioni della difesa, affidata all’avv. Marco della Luna.

Ho parlato di oltre 12 anni, in quanto fu nel 2005 che divenne di pubblico dominio il reale funzionamento del sistema bancario e monetario, ossia la sua totale privatezza, tenuta sino allora gelosamente segreta, tanto essa è contraria alla logica, al diritto e al senso comune.

Dunque, la maggioranza dei cittadini (la “parte debole”) non sa che, secondo il Testo Unico Bancario (TUB), art. 10, le banche hanno licenza di esercitare la mera intermediazione del credito; e quindi non sono autorizzate a creare moneta. Tale creazione è riservata, secondo precisi articoli del SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) e del Codice Penale, esclusivamente alle Banche Centrali (nonostante siano private…); oggi è a ciò autorizzata la BCE, unica autorizzata a stampare banconote, estendendo tale autorizzazione (!) agli Stati per la coniazione di monete metalliche. Ergo, qualunque altra forma di erogazione monetaria non è consentita. Ciononostante, il 95% (!) circa dei soldi in circolazione, non è moneta legale, ma consiste in mere promesse di pagamento, perché tali sono i soldi prestati dalle banche commerciali, soggette a fallimento, come persino gli Stati [VEDI].

Infatti, quando una banca eroga un prestito, non compie l’operazione prevista dalla legge e dallo stesso regolamento bancario; non presta cioè i soldi dei depositanti (che secondo il codice civile, diventano di sua disponibilità), favorendo l’incontro di chi ha esubero e chi ha necessità di denaro, applicandovi una giusta commissione (interesse), bensì crea quel denaro dal nulla, garantendone soltanto un’infima parte, accantonandola presso la BCE; la parte restante, ossia la quasi totalità, non essendo garantita da alcun sottostante.

Mentre i governi coccolano le banche,

i tribunali accettano la res facti, non avallata dalle leggi

 

Si verifica così una enorme disparità tra la banca – che nulla offre a garanzia (tant’è vero che, se va in default, deve intervenire quello stesso Stato di cui ha usurpato le funzioni)- e il prestatario, che deve dare in garanzia il bene che andrà ad acquistare o che già possiede. Per giunta, il denaro così prestato, col beneplacito dei governi e delle istituzioni, appare, come visto, dal nulla, mentre la legge antiriciclaggio esige che in ogni transazione pecuniaria si indichi chiaramente la fonte di provenienza. Viene da chiedersi perché le misure coercitive si applichino solo a danno della “parte debole”, esentandone la “parte forte”. Né l’accondiscendenza verso quest’ultima finisce qui: se quei soldi sono stati creati senza fatica alcuna, se non quella di pigiare dei tasti su un PC, ciò ravvisa una violazione dell’art. 1 della Costituzione, che sancisce la Repubblica Italiana esser basata sul lavoro. Non si ravvede lavoro alcuno in questa fantomatica apparizione di soldi, se non quello che dovrà poi svolgere il mutuatario per il loro rimborso. Non è chi non veda l’abissale disparità contrattuale tra chi presta denaro che non ha e chi deve poi “inverarlo” col proprio lavoro. E stiamo parlando di ca. € 1000 miliardi che entrano in circolo ogni anno.

 

 

 

I grandi Assenti

 

E non è finita: se questi soldi sono una ricchezza non frutto di lavoro, ma di “miracolo digitale”, si tratta comunque di un reddito. E come tale va tassato; così come andrebbe tassato l’immobile pignorato, che altro non è che l’improvviso concretarsi fisico dell’originario prestito digitale. Inutile segnalare questa “negligenza” nel dichiararlo a fini fiscali agli organi preposti, i quali archiviano placidamente ogni denuncia in tal senso, senza contraddittorio. 

Ecco, questo è il sistema bancario e monetario vigente, rafforzato dalle pretese dell’UE che tutti ci si adeguino, arricchendo sempre più il sistema finanziario e immiserendo le classi più esposte, che scivolano verso un’unica classe proletaria, alla quale però manca la prole, troppo gravosa per giovani disoccupati o precari. Il tutto mentre ci tocca ascoltare nobili proclami di “lotta alle diseguaglianze”, di “reddito di cittadinanza”, ossia di elemosine per chi ha perso il lavoro, la casa (!), la dignità, cui ogni essere umano ha diritto.

Se il Tribunale di Savona, e non solo, meditasse su queste pagine, forse sarebbe meno fiero di agevolare ulteriormente chi di benefici e privilegi ne ha già fin troppi, approfondendo le basi di questa denuncia invece di ignorarla. Non ho scritto queste cose alla leggera, ma documentandomi su un’ormai ampia letteratura e, nello specifico, sulle argomentazioni del già citato avv. Marco Della Luna, esposte in sede di giudizio e riportate nel suo blog [VEDI].

 Marco Giacinto Pellifroni   29/04/2018

 

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