il “miracolo della Madonnetta”

Caro presidente Burlando, hai scoperto la Margonara grazie ad un’amica?
Io ho scoperto il “miracolo della Madonnetta” dopo l’alluvione del 4 ottobre
Posso raccontare e soprattutto documentare, ma sono un umile cittadino
non ho giornali amici, nè la potenza di Canavese, di Pasquale, di Berruti

Caro presidente Burlando, hai scoperto la Margonara grazie ad un’amica?
Io ho scoperto il “miracolo della Madonnetta” dopo l’alluvione del 4 ottobre
Posso raccontare e soprattutto documentare, ma sonoun umile cittadino
non ho giornali amici, nè la potenza di Canavese, di Pasquale, di Berruti
 

Savona – Ci raccontava Il Secolo XIX del 16 luglio 2010, pagina 37. “Ha una misteriosa amica al Bagni Madonnetta (Margonara), il governatore ligure Claudio Burlando. Ovviamente spinge per affossare il progetto del porticciolo e salvare lo scoglio tanto caro ai savonesi. Burlando lo ha svelato ieri inaugurando la festa Democratica del “Prolungamento”.  E Burlando stesso conferma: “Si chiama Ivana, intratteniamo  un rapporto di sms, mi ha invitato a cena ai bagni per rendermi conto della situazione e l’altro giorno ci sono andato. E’ una spiaggia che ha molto da raccontare, ho visto una foto di inizio secolo ed era vastissima, poi la costruzione della diga del porto l’ha ridotta. Destino vuole che sullo scoglio della Madonnetta ci fosse un cormorano, splendido…”. 

Sono freschi i ricordi e le cronache dei danni dell’ultimo “alluvione” del 4 ottobre 2010. E prima che finisca tutto nel dimenticatoio come è sempre accaduto, per riparlarne a titoli cubitali al prossimo disastro, non pare una brutta idea dare voce a chi, pur senza la gran cassa della risonanza mediatica, può raccontare all’opinione pubblica fatti, circostanze. Testimone disinteressato. Al popolo di internet e dei blog non è del tutto sconosciuto. Le sue e-mail vengono spesso pubblicate su questo o quel weeb. Non può contare sull’amicizia di un presidente di Regione, non ha filo diretto con i potenti di turno e loro, manco a dirlo, forse leggono e ignorano. Difficile iscriverlo ad uno dei tanti e dei troppi che parlano e straparlano. Forse non è cosi, soprattutto alla luce di una “sentenza inoppugnabile” emessa da madre natura che, alla resa dei conti, riconosce la fondatezza delle sue preoccupazioni, dei suoi allarmi, ma anche delle concrete proposte. Manco a dirlo ignorate, taciute. E’ il frutto di una classe politica che non fa politica? Di un’informazione che fa mezza informazione? Oppressa sempre dagli stessi tromboni e che non si preoccupa del folto numero di cittadini “senza voce”?

La persona di cui vogliamo parlare, come ci è capitato in altre circostanze dalle pagine di Trucioli Savonesi, è Antonio Gianetto. Con la concretezza di chi non fa parte dei parolai, ricorda: “L’alluvione del 4 ottobre scorso mi ha fatto capite che nel maggio 2007, scrivendo all’Università di Padova (Dipartimento di Ingegneria Idraulica Marittima, Ambientale e Geotecnica) mi ero limitato soltanto a considerare le condizioni meteomarine, e non avevo tenuto conto della criticità del territorio, in modo particolare del torrente Sansobbia  che con le sue piene trascina a mare enorme quantità di detriti ( vedi  e leggi l’intera sequenza….).   Il 4  ottobre 2010 –  rimarca Gianetto – la spiaggia della Madonnetta e quella del Lungomare Matteotti sono state devastate da un enorme cumulo di legname, anche alberi di grandi dimensioni,  e altro materiale che, per l’effetto combinato della corrente  superficiale che percorre il nostro golfo in direzione di ponente, e gli elementi meteomarini da scirocco, si sono accumulati sulle spiagge. Vedendo come erano ridotti gli arenili, non avevo il coraggio di andare alla scogliera, pensavo di trovare una situazione catastrofica, e quando mi sono deciso, giunto sul posto, mi sono rassicurato, tutto bello pulito e con il mare splendito. Dobbiamo pensare che sia avvenuto il miracolo? Guardiamo insieme le foto per rendercene conto e decidere le scelte con cognizione di causa. Nè pro, nè contro, ma per tutelare e non distruggere. L’uomo sbaglia quando tende a fare prevalere la sua pianificazione, chiamiamolo sviluppo, senza tenere conto della realtà della natura“. 

 GUARDA LE ALTRE FOTO 

Antonio Gianetto, nel maggio 2007, aveva scritto un’interessante lettera-documento all’Università di Padova. Trucioli Savonesi ha ospitato e diffuso il contenuto.Oggi irrompenell’attualità. Con i suggerimenti, la messa in guardia, la pacatezza di ragionamenti. L’Università non ha ritenuto di rispondere ad uno dei tanti cittadini che scrivono. Non l’hanno letta e comunque dimenticata i Burlando, i Berruti, i Cavanevese, i Pasquale, i tanti protagonisti della vita ligure e savonese, presenzialisti della parola e dell’immagine. I politici che fanno politica? Quale politica  e per che sorte di futuro, di eredità alle prossime generazioni? 

Osservava, tra le altre cose, Gianetto: “Personalmente ritengo che la parte vecchia del porto, in buona parte utilizzata per gli ormeggi delle navi da crociera, andava controllata per verificare gli effetti della risacca, che come presumo crea seri problemi alle navi ormeggiate, oltre a provocare movimenti lungo la banchina, in avanti ed indietro,  sottopone i cavi d’ormeggio ad eccessivi sforzi con rischio rottura…In merito all’erosione della spiaggia di Albissola Marina, anch’io sono dello stesso parere dei pescatori ( e ricordo l’esempio di Vado Ligure). Resto convinto che il porto turistico della Margonara  porterà tanti problemi….Lo dico anche per togliermi un peso dallo stomaco, e mi sentirei colpevole di non aver segnalato…soprattutto alla luce dei vostri studi nell’ambito universitario  inerente a Savona….Perchè standio ai vostru studi non emergono problematiche….Invece vi segnalo queste documenti fotografici….Sono andato a verificare come si sono comportati i genovesi con il loro porto, in quanto anche loro hanno realizzato un porticciolo sull’imboccatura…Io sono genovese ed ho fatto i miei studi in questa città, può darsi che ragioniamo ancora all’antica e continuiamo a costruire, il nostro porto, basandosi forse sull’esperienza di gente di mare, acquisita  in centinaia di anni, da non ritenere necessario fare controlli in vasca…”.

E ancora la lettera-documento-monito di Gianetto all’Università  di Padova: “Dopo la costruzione della diga di Vado Ligure sono cominciati i problemi di erosione della spiaggia delle Fornaci, a Savona, e come dicono i pescatori, prendi a ponente e dovrai restituire a levante….”. 

Cosa emerge di nuovo, alla luce del recente disastro dei primi di ottobre? Altre riflessioni scritte da Gianetto: “Devo ammettere che, rivisitando il progetto Fuksas,  scopro di aver omesso di prendere in considerazione le problematiche del territorio, limitandomi a considerare soltanto le condizioni meteomarine. Visto quanto accaduto sulle spiagge della Madonnetta e Lungomare Matteotti, posso accertare, senza dubbi,  che la diga del nuovo porto turistico avrebbe convogliato tutto il materiale che si è depositato sulle spiagge, all’interno del vecchio porto mercatile con grave rischio per la manovra delle navi ed il pericolo che siano danneggiati gli organi di governo, timoni ed eliche; inoltre dato che tutti i refrigeranti dei macchinari, motore principale, generatori ed ausiliari vengono raffreddati con acqua aspirata dal mare, potrebbe subire serie conseguenze le prese ostruite da pezzi di plastica o altro materiale aspirato”.

Esiste   qualcuno che di fronte ad una “disastro annunciato“, può rispondere e sostenere l’esatto contrario? Ovvero l’inesistenza del pericolo, ignora gli ammonimenti di Gianetto, e le possibili alternative. Al pacato, ma lucido appello “Fermatevi prima che sia troppo tardi”, prima di fare danni di cui sarebbe chiamata a pagarne la comunità tutta, cosa rispondono nelle stanze del potere? Dell’autorità portuale? Del tanti benpensanti che, a loro dire, si prodigano per il bene comune? Diamo per scontato, in buona fede.

Gianetto conclude il suo ragionamento tecnico e fotografico di 13 pagine (vedi sopra) con una domanda: “Riuscite ad immaginare cosa potrebbe succedere all’interno della baia che dovrebbe, secondo il nuovo progetto, salvaguardare lo scoglio della Madonnetta e la sua scogliera?”

Conclusione finale, per completezza informativa, Antonio Gianetto è stato comandante di petroliere, dal 1976 al 1996. Ha conseguito il titolo di Capitano Superiore di Lungo Corso ed ha maturato una notevole esperienza pratica in materia di installazioni portuali. Ha svolto l’attività prevalentemente nel traffico costiero nazionale e del Mediterraneo. Forse può aiutarci senza chiedere nulla in cambio. Cosa rara ai tempi nostri.

 

L.C.

 

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