Il partito degli idealisti

Il partito degli idealisti
Realisti nelle cose che li toccano da vicino, ma idealisti quando si tratta delle cose altrui.

Il partito degli idealisti
 
Realisti nelle cose che li toccano da vicino, 
ma idealisti quando si tratta delle cose altrui.

Alcuni anni fa, Walter Veltroni, fondatore del Partito Democratico, appurato il fallimento non solo dell’Ulivo Mondiale ma anche del più modesto Ulivo Nazionale, si diceva si fosse messo in testa di diventare addirittura Segretario delle Nazioni Unite e, consapevole che per raggiungere tale obbiettivo sarebbe stato necessario il consenso dei Paesi africani, aveva dichiarato ai quattro venti che avrebbe dedicato la sua vita alla causa del Continente Nero e per questo si sarebbe naturalmente trasferito su quel territorio, in modo da poter meglio prestare il proprio “servizio “ alle popolazioni meno fortunate del Pianeta.

Se qualcuno nel frattempo si fosse illuso di potersi sbarazzare di uno dei tanti responsabili del disastro italiano – basti vedere in che condizioni economiche ha lasciato Roma – alla fine è rimasto deluso perché l’americano in Africa non è andato, forse anche perché si è presto reso conto che il suo disegno era troppo azzardato e irraggiungibile, per cui ha preferito rimanere a godersi il più confortevole venticello romano anziché dover sopportare i polverosi venti rossi sahariani.

Ma siccome la speranza è dura a morire, considerando che in Italia il nostro personaggio ormai non troverebbe più spazio nemmeno in quel Partito da lui stesso fondato, dove persino un politico come D’Alema – lui sì di intelligenza superiore – ha incontrato grosse difficoltà a sopravvivere al cospetto di cotanti baldi giovani affamati di potere, il nostro eroe si è nuovamente avvicinato all’Africa, seppure con un progetto meno ambizioso del precedente, ma certamente appagante e magari pure utile come trampolino di lancio per obbiettivi italiani di più grande respiro – Boldrini docet.

Siccome l’occupazione di una poltrona, per certi personaggi, è una ferrea regola di vita, il nostro eroe, dopo aver infruttuosamente frequentato gli ambienti Clintoniani e Obamiani e dopo il tentativo, anch’esso andato a vuoto, di diventare Presidente della Lega Calcio, si è rituffato nelle miserie mondiali.

 

Così Walter Veltroni, anziché andare in Africa, mossa abbastanza poco confortevole, ha pensato di portare l’Africa in Italia: e perché no, visto che in Italia c’è posto per tutti! Così, mentre i nostri giovani emigrano in cerca di lavoro e i nostri vecchi emigrano in cerca di Paesi meno cari per godere l’agognata pensione, lui in Italia ci vorrebbe importare il mondo intero dei disperati, alla faccia di quegli italiani che vivono nelle periferie e nei quartieri ormai ghetto, prigionieri di questa politica autodistruttiva del Partito Democratico che, mentre porta vantaggi concreti immediati agli idealisti di professione, condanna gli italiani meno fortunati a una vita ancora più disagiata se non addirittura degradante. Molto acutamente, qualcuno ha suggerito che la politica italiana dell’ultimo decennio ha esportato talenti e importato disperati e delinquenti.

Per ora il Nuovo Partito non è ancora stato fondato e al massimo è solo un’articolazione monca del Partito Democratico, ma chissà che in futuro, a suon di sbarchi e accoglienza indiscriminata, il Partito dei “non italiani” non diventi una potenza elettorale tale da condizionare l’Italia, come già sta succedendo nel Nord Europa dove parte dei “nuovi cittadini” Nord Europei  la fanno da padroni a scapito della popolazione autoctona.

 

Via Paleocapa

Ormai è chiaro che dopo aver buttato alle ortiche l’identità storica del vecchio PCI ed aver perso il voto di buona parte dei lavoratori che non sta più a sinistra, il Partito Democratico ha aderito in toto al progetto veltroniano, perché in tempi di serie difficoltà elettorali e di avanzata del M5S il voto di milioni di disperati potrebbe essere la chiave per governare ancora a lungo. Anche perché, purtroppo non sempre si ha la fortuna di trovare squallidi traditori come Gianfranco Fini che fungano da cavalli di Troia per colpi di Stato che possano sovvertire il risultato di elezioni libere e democratiche.

La riprova di quanto sia importante a fini elettorali il voto degli ultimi arrivati lo si è visto nelle ultime elezioni americane, dove per via del meccanismo elettorale  in uso Trump è riuscito a vincere malgrado avesse complessivamente ottenuto due milioni di voti in meno della Clinton, ma anche dove togliendo dal conteggio la California e New York, ovvero due Stati a forte connotazione immigratoria, Trump ha totalizzato otto milioni di voti in più.

A questo punto, la riflessione che ciascuno di noi dovrebbe fare è chiedersi se è onesto verso i nostri avi, che negli anni hanno costruito con il sangue e la fatica uno Stato che è diventato una potenza economica mondiale, capace di dare ai propri cittadini un welfare a livello delle più moderne democrazie, sonnecchiare e non ribellarsi a un partito i cui dirigenti, per il loro fine politico di mero potere, cinicamente stanno distruggendo non solo la vita di povere persone spesso anziane e indifese, ma anche l’identità dell’intero Paese? Quella identità creatasi nella storia millenaria delle varie Regioni, che ha avuto l’apogeo nel Rinascimento e che caratterizza il nostro DNA?

È ora che gli elettori italiani comincino a considerare che se non vogliono lasciare ai propri figli e nipoti una società multiculturale senza cultura, devono chiedere agli idealisti del PD di dimostrare con i fatti la loro buona fede: anche invitandoli ad andare direttamente in Africa, in prima persona, a portare il loro idealismo.

E se alla fine ciò non porterebbe alcun bene agli africani, certamente ne verrebbe agli italiani.

  SILVIO ROSSI  Consigliere LEGA NORD

 

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