Il paese è piccolo e la gente… collabora!

IL PAESE È PICCOLO E LA GENTE… COLLABORA!

Il paese è piccolo e la gente… collabora!

Le difficoltà risvegliano il senso della comunità e la solidarietà umana. Succede persino tra sconosciuti, su un mezzo pubblico: finché tutto fila liscio ognuno si studia le sue proprie scarpe, pensa ai casi suoi, al massimo si legge quel che ha per le mani, guardando gli altri (tutti gli altri) con un certo distacco, ignorandoli o magari detestandoli.

Al primo sobbalzo, al primo rumore sospetto, per non dire di casi più gravi, ognuno cerca negli occhi dell’altro una rassicurazione. Si sciolgono le lingue, ci si aiuta, se possibile, si forma un gruppo, un gregge, con necessità di un capo gregge, di un guardiano, di uno che sappia (o faccia finta) di sapere con certezza cosa fare.

Due casi sono venuti all’onore della cronaca: la manutenzione e il riordino delle scuole di Carcare e lo sgombero della neve nel comune di Bormida.

Data la situazione critica delle finanze, i cittadini sono passati all’azione, spalla a spalla, aiutandosi e facendo in pratica un lavoro utile, di cui lo stato non poteva occuparsi, o solo parzialmente, o con ritardo.


È commovente. Per me, sinceramente, è toccante vedere le persone azionarsi in questo modo spinte da spirito civico, da senso di appartenenza, da solidarietà. Non è mai facile adunare le persone intorno a un lavoro da fare: chi comanda? Chi sostiene le piccole spese? Chi fa di più? Chi fa di meno? Insomma, volendo, c’è sempre da questionare. Talvolta si possono guastare amicizie per una cosa del genere. E invece le cose hanno funzionato bene, e le scuole di Carcare hanno riguadagnato ordine, funzionalità e dignità. Perché chi vive e lavora in un ambiente ordinato, dignitoso, diventa dignitoso a sua volta. E per questo più che mai una scuola va tenuta in ordine e pulita, dando la relativa responsabilità del mantenimento a chi la abita ogni giorno.

Nel comune di Bormida il sindaco ed i suoi collaboratori hanno trainato un gruppo di amici per la pulizia delle strade e stradine dalla gran neve precipitata ultimamente. Caso non singolo in valle. Nello specifico a Bormida mi risulta si sia cercato di raggiungere e liberare le case delle persone anziane, radicate alla loro dimora, alle loro abitudini. E questo è un ottimo principio, perché è sempre più frequente l’uso di dare precedenza assoluta ai veicoli (sia pur necessari) e dimenticarsi talvolta delle persone non dotate (abitualmente) di ruote. Cominciare dall’anello debole è sempre un buon inizio.

Entrambi i casi non sono emergenze gravi, non sono terremoti, inondazioni, crolli o peggio. Sono situazioni ordinarie, complesse, importanti. Ma riordinare una scuola o sgombrare la neve da un paese sono cose che accadono, preventivabili, non imprevedibili.


Scrivo così come premessa al pensiero di chiusura di questo pezzo: se è vero che ai volontari va tutta la mia simpatia, tutta la mia approvazione, tutto il mio rispetto, è altrettanto vero che sento fin d’ora avvicinarsi qualche amministratore della scala gerarchica che va su, su, dalle stanze locali fino ai palazzi del governo, e poi su fino alla regione, ai provveditorati, alle sedi anas (o chi per esso), ai sottosegretariati, ai viceministri, ai ministri, ai presidenti del consiglio, ai devoti autorevoli detentori del mandato del popolo, assisi e contriti, impegnatissimi nell’informarci con un tuit o con un post dei loro diuturni affanni per il nostro Bene Comune, ebbene, dicevo, che li sento avvicinarsi con il telefonino in mano, e riprendersi al fianco dell’animoso sindaco spalatore, del genitore che lavora per la scuola del figlio, piazzare la sua foto sul social e diventare parte di questo atto. Indegnamente.

Perché non bisogna dimenticarsi che dietro a questa bella azione di solidarietà c’è una serie di mancanze, queste sì, gravi.

E in questo quadro non ho sentito dire mai, da nessun amministratore o funzionario pubblico, l’antica formula: “Chiedo scusa per la mia parte di responsabilità, per quello che non è stato fatto, per i soldi che non sono stati sufficienti, per le attività che non siamo riusciti a programmare e realizzare. Questa responsabilità non è tutta mia, anzi: solo in minima parte lo è. Però chiedo scusa per quel che mi riguarda, mi ripropongo di impegnarmi perché non accada di nuovo”.

ALESSANDRO MARENCO

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