Il nudo nell’arte e in natura

IL NUDO NELL’ARTE E IN NATURA
    Il corpo umano è bello o brutto?

 IL NUDO NELL’ARTE E IN NATURA
Il corpo umano è bello o brutto? Per chi crede che il nostro corpo sia stato pensato e creato da un’Intelligenza infinitamente superiore alla nostra,  ogni corpo animale, più che bello, è meraviglioso, perché (almeno finora, al di fuori della fantascienza) nessuno è mai riuscito a creare in laboratorio nemmeno un insetto, figurarsi un essere umano. Ci sono, è vero, esperimenti  sugli embrioni, ma qualunque manipolazione, ad esempio, sulle cellule embrionali staminali non sarebbe possibile senza la materia prima, cioè gli embrioni medesimi.

  

Gli esseri viventi, siano essi umani, animali o vegetali, sono come altrettante opere di un’arte non umana, ma, sempre per chi crede, divina. E per chi non crede nel fiat, cioè nell’atto creatore di tutto l’esistente da parte di un essere dotato di volontà, di intelletto e soprattutto di amore, è però costretto ad attribuire alla natura stessa la creazione degli esseri viventi (e non viventi come le stelle). Natura naturans; cioè, in questo caso, la natura è l’autrice di tutte queste opere viventi, delle più incredibili forme di pesci, rettili, volatili (si pensi solo alle fantasmagorie colorate dei pappagalli!) che nessun artista, per quanto grande, riuscirà mai ad eguagliare. 

 

A questo punto, nondimeno, va anche detto che non tutte le “creazioni” naturali possono dirsi belle: possiamo definire belli, che so, i vermi, le oloturie, gli scarafaggi  o le pantegane? Non sarà che attribuiamo alla natura qual senso estetico  che è pertinenza esclusiva degli esseri umani (anche se non proprio di tutti) e che chiamiamo “gusto”?. Ora, se proviamo a rispondere alla domanda iniziale, ci rendiamo subito conto che ci sono corpi belli, meno belli, poco belli e decisamente brutti (di qui la fortuna della chirurgia plastica), e che definiamo belli quei corpi che percepiamo come ben proporzionati, armoniosi, di “giuste membra”, insomma ben fatti. Esistono dei criteri per “misurare” la bellezza del corpo umano? Certamente sì: il più famoso nella storia dell’arte, che è poi stato ripreso con poche varianti nel Rinascimento e, in età contemporanea, da Le Corbusier, è il canone di Plicleto, basato sulla sezione aurea, o “divina proporzione” applicata alle parti del corpo umano come veniva già applicata nella edificazione dei templi. Questa divina proporzione è rappresentata con estrema esattezza dall’Uomo vitruviano, il celebre disegno di Leonardo in cui  la figura umana nuda è perfettamente circoscritta in un quadrato (simbolo della terra) e in un cerchio (simbolo dell’universo).


 Da notare come gli attributi sessuali siano in bella evidenza al centro del disegno. Si è mai scandalizzato qualcuno per quelll’uomo ideale nudo? Non mancano però gli scandali per i corpi nudi, soprattutto al tempo della controriforma cattolica. Nel 1564, l’anno successivo alla fine del Concilio di Trento, la censura ecclesistica si abbattè persino sui nudi del Giudizio universale di Michelangelo, che non potè reagire perché morì il 18 febbraio dello stesso anno.


Lo scempio fu commissionato al pur bravo pittore Daniele da Volterra, che ricoprì le parti intime dei nudi del maestro con le celebri braghe, che gli valsero il soprannome di Braghettone. In epoca moderna furono causa di scandalo i nudi di Edouard Manet, non tanto per i nudi in sé quanto perché ritraeva (Olympia) una prostituta mollemente adagiata su un candido letto come fosse una Venere del Tiziano. Altro dipinto scandaloso fu L’origine du monde di Courbet, in cui il sesso femminile viene esibito in primo piano senza abbellimenti. Nudi giudicati scandalosi non in quanto tali ma per il loro realismo; i nudi femminili idealizzati  di Ingres, invece, piacevono  perché, appunto, ideali e come desesessualizzati. Nel Novecento i nudi più scandalosi saranno senza dubbio quelli del nostro Amedeo Modigliani (all’inaugurazione di una sua mostra a Parigi intervenne addirittura la polizia per farla chiudere). Oggi sembra che nessuno si scandalizzi più di niente, men che meno per l’esibizioni di veri corpi nudi di modelle, artisticamente collocate in spazi espositivi  dall’estrosa artista  italo-britannica Vanessa Beecroft, la quale deve esseri detta: perché perdere tempo a scolpire o a dipingere  nudi femminili quando ce ne sono già fin troppi e disponibili in natura (o in commercio?).

Fulvio Sguerso

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