IL NAUFRAGIO IMPOSSIBILE

IL NAUFRAGIO IMPOSSIBILE

IL NAUFRAGIO IMPOSSIBILE

 

Non lo possiamo credere eppure è accaduto. Noi crolliamo sotto la passione atroce dei sommersi nell’impossibile accasciarsi di una mole galleggiante, una mole di centoquattordicimila tonnellate di stazza, che sposta al di sotto dei troppi ponti  i volumi   incommensurabili di un mare calmo che sopporta, sopporta , sopporta…

Ma questa, chiamiamola pur così, nave è condotta per la gioia di una massa umana inconsapevole che la penetra, la riempie e la cavalca come una  fantasmagorica Las Vegas,  trascinata di qua e di là per i porti delle città vistose ed antiche di un Mediterraneo ammalorato; un  business immenso (più grosso è lo scatolone e più si guadagna)  che raccoglie intorno a sé uomini e donne da lontane contrade ( quattromila- cinquemila…)  per tutto divagare perché,  senza conoscere,  tutto si veda, si fotografi, si goda : tutto in finzione,  forse anche il mare: ma no, il Mare è vero.

         Non riusciamo a crederlo: con mare piatto finire sugli scogli. Lo squarcio nel ventre della balena bianca Costa  non lascia scampo a scusanti, non ce ne vengono né in capo né in cuore; eppure lo vorremmo, le cerchiamo perché noi abbiamo alle spalle generazioni di uomini di mare, capitani, comandanti, nostromi, secondi, allievi, cambusieri, palombari, capibarca, pescatori, semplici marinai, tutti marinai, dal mozzo in su, nella marina mercantile e in quella militare.

 Di questa specie di uomini che hanno condotto barchi per secoli siamo impastati nelle famiglie, nelle tradizioni, nelle leggende dei nostri paesi, così in Liguria, come in Toscana, in Campania, in Calabria, in Sicilia, in tutte le regioni costiere,  tirreniche ed adriatiche, della nostra tormentata Italia.

Eroi? Forse altro, forse di più: marinai.

Il comandante Stettino

  In mare non  ce ne sono  “federalismi”, c’è uno spazio enorme dove però non albergano le scempiaggini pseudo politiche  rigurgitate da un provincialismo ignorante e bieco: in mare  la patria è una sola .

 Ma non c’è  perdono per i nostri errori.

Se sbagliamo paghiamo, dobbiamo pagare, anche con la vita.

Non vogliamo credere che un comandante abbia potuto lasciare la nave prima dell’ultimo essere umano a bordo. Non esiste che ciò possa avvenire . Egli è e non può essere che l’ultimo ad andarsene,  ammesso che alla fine  voglia scendere e non preferisca perire con il proprio barco, così come spesso accaduto nella nostra vissuta tradizione italiana. 

         Aspettiamo gli accertamenti della Giustizia, ma ci si conferma l’abbandono da tutti coloro che del fatto  informano, scrivono e dissertano.

         Questa allora la sentiremmo come una ferita  non rimarginabile, un vulnus comparabile solo con un mondo rovesciato o in fase di ribaltamento, come la stessa Concordia: non è una nave, non si tratta di navigazione, non c’era un comandante.

         Per gli osservatori che da altre lande approfittano per sparlare dell’Italia, come fanno gli affetti da verdastro leghismo nostrano, ribadiamo con Giuseppe Giusti:

         Noi eravamo grandi e là non eran nati.

         Con poche leggere Caravelle gli italiani hanno scoperto le Americhe e circumnavigato il globo. I nostri Brigantini a palo (600-700 tonnellate di stazza), costruiti anche nei cantieri di Loano, Camogli, Varazze, hanno alimentato l’Inghilterra  e l’Irlanda con il trasporto di granaglie dal Mar Nero per tutto l’800, hanno solcato l’Atlantico anche per trasportare guano alle terre coltivate di Francia, consentendone il rigoglioso splendore.

         Con la flotta P.I.N. ( preminente interesse nazionale), estinta per miserevoli ragioni di finanza statale negli  anni settanta del secolo scorso, hanno mantenuto alta,  con le navi più belle del mondo (Leonardo da Vinci, Cristoforo Colombo, Andrea Doria), la bandiera della navigazione transoceanica per il trasporto passeggeri.

Litaliano tipo?  c’è, egregi detrattori da criticaccia, buttata giù tanto per denigrare il Paese di cui non potete fare a meno per le vostre vacanze e per i vostri sogni: è  rappresentato dal Comandante dell’Andrea Doria, dai  capitani e dai marinai che hanno lasciato la vita, dopo avere salvato quella degli altri, in centinaia di episodi nei mari del mondo.

         Guardate un po’ più in là del vostro pretenzioso naso e non veniteci a parlare di tipologia nazionale, cari tedeschi, proprio voi…

         E alla fine di questa pena, nel pianto senza consolazione per le vite sacrificate dal consumismo dell’appariscenza: ma voi, della  società Costa a capitale americano, siete sicuri che la vostra missione sia quella di far dimenticare il mare a chi stivate su cotali luciferi (salvo black out), di lustri e pacchianerie, enormi contenitori a galleggiamento marino?

 

   Stefano Carrara Sutour

 

–         per copia conforme – BELLAMIGO-

29 gennaio 2012

 

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