Il miracolo di Christo

IL MIRACOLO DI CHRISTO
 Gli organizzatori ne prevedevano al massimo cinquecentomila, alla fine i (come chiamarli: visitatori? Curiosi? Turisti dell’arte contemporanea? Pellegrini? Fan di Christo?…) partecipanti  sono stati un milione e mezzo.

IL MIRACOLO DI CHRISTO

  Chi l’avrebbe mai detto? Gli organizzatori ne prevedevano al massimo cinquecentomila, alla fine i (come chiamarli: visitatori? Curiosi? Turisti dell’arte contemporanea? Pellegrini? Fan di Christo?… ) partecipanti all’evento progettato dall’artista bulgaro e dalla consorte  Jeanne- Claude quarantasei anni fa e finalmente realizzato tra il 18 giugno e il 3 luglio di quest’anno, sono stati un milione e mezzo.


Tutto si potrà obiettare a Christo (e al critico genovese Germano Celant che lo ha sostenuto fin dai primi “impacchettamenti”) meno il distacco o la lontananza dalla  cosiddetta gente comune, dato lo strepitoso successo di massa dell’installazione galleggiante sul Lago d’Iseo intitolata The Floating Piers (I pontili galleggianti). Non c’è dubbio che quella artistica  passerella sul lago sarà ricordata e studiata come un esempio  straordinario di “oggetto culturale” dai molteplici risvolti, da quello  estetico, a quello sociologico e anche a quello economico (sia detto per smentire una volta ancora l’improvvida affermazione di quel tal ministro del quasi ventennio berlusconiano sulla cultura che non dà da mangiare).

Riguardo all’aspetto propriamente estetico dell’opera lacustre bisogna distinguere quattro fasi:

1) il progetto;

2) la realizzazione pura, cioè la messa in opera  prima dell’apertura al pubblico; 

3) il periodo in cui è stata aperta e percorsa dai visitatori (o pellegrini che dir si voglia);

e, infine

4) la chiusura-rimozione.


Tutte e quattro le fasi fanno parte dell’opera, anche la sua chiusura, dal momento che, come le altre “opere” di Christo, è stata concepita come un evento di breve durata, quindi  con  un inizio e una fine a breve scadenza; per questo aspetto  analoga a una composizione musicale o a una pièce teatrale, con la differenza che mentre le composizioni musicali o le pièce sono ripetibili e riproducibili nelle sale da concerto o a teatro, The Floating Piers rimarrà un’ opera-evento unica e irripetibile, la cui realizzazione ha però avuto bisogno di un’incubazione  durata più di quarant’anni, di uno staff di settecento persone, tra le quali alcuni sub bulgari adibiti al controllo degli attracchi a cui era agganciata la passerella, e di qualcosa come sedici milioni di euro versati dall’artista (che comunque intende rifarsi vendendo a prezzo d’oro i disegni preparatori): “Uno degli aspetti più importanti di questo progetto è la sua temporaneità, – ha dichiarato Christo –  ha una qualità nomadica; questo è il motivo per cui dopo sedici giorni tutto è finito. Tutte queste persone sono venute qui per qualcosa che hanno potuto vedere e provare solo una volta nella loro vita e mai più”.


Vedere e provare, in questi due verbi c’è la motivazione e la finalità che  ha portato “sì lunga tratta di gente” a camminare sulle acque del Lago d’Iseo grazie al geniale progetto dell’artista bulgaro-americano (e, non va dimenticato, alla lungimiranza della giovane sindaca di Sulzano, Paola Pezzotti, coadiuvata dalla solerte  consigliera comunale con delega alle relazioni sociali Ida Bottanelli); ed effettivamente si tratta di un’esperienza che è difficile trasmettere e significar  per verba: praticamente tutto il nostro apparato sensoriale, con la sola eccezione del gusto (a meno di non considerare anche la degustazione di pietanze e di vini nei ristoranti  di Sulzano e dintorni come parte dell’opera), ne è stato coinvolto; in primo luogo direi il tatto, nel percepire con tutto il corpo, non solo con la pianta dei piedi, il movimento ondulatorio dell’acqua  sottostante; poi, ovviamente, la vista dei colori cangianti secondo  l’ora del giorno (e anche, per un certo periodo, della notte) della specchiante superficie lacustre, della medesima passerella  giallo-ocra, del paesaggio intorno, del cielo e dell’ombra dei monti riflessa sul lago. Né vanno trascurate le sensazioni uditive: lo sciabordare dell’acqua, le voci dei visitatori, il borbottio dei motoscafi, i richiami dei volatili, ecc. Quanto all’olfatto, ha provveduto l’aria a trasportare i profumi di piante, erbe e fiori dai giardini di Sulzano, Monte Isola, Loreto e San Paolo, oltre agli odori prossimi  del popolo e degli animali in cammino sulla passerella…Riguardo  all’aspetto sociologico e massmediatico, se confrontiamo questo evento con quello dell’Expo, notiamo che l’effetto sui visitatori è stato  di qualità superiore: chi ha affrontato disagi e lunghe attese sotto il sole per arrivare a camminare sulla passerella di Christo ha avuto la possibilità di partecipare a un evento tanto grandioso quanto effimero, guadagnandosi il diritto di dire: anch’io c’ero.


Inaugurazione del Floating piers

Dal punto di vista della promozione turistica, la sindaca di Sulzano, intervistata da Fabio Poletti de La Stampa, afferma che “Se solo il 20% dei visitatori torna qui nei prossimi anni, facciamo il botto. Il botto mediatico lo hanno già fatto abbondantemente: sui social network ci sono  130mila hashtag #floatingpiers, le foto postate hanno 3 milioni di like, si calcola che 250 milioni di persone  siano state raggiunte dall’evento che oggi sarà smontato e svanirà”(4 luglio 2016). Dunque, addio miracolo? Non proprio; a parte le reliquie (pezzi della  stoffa giallo-ocra che ricopriva l’installazione  che sono state regalate agli ultimi visitatori)  messe subito in vendita su Ebay, a un costo che va dai 3 ai 50 euro, è allestita presso il Museo di Santa Giulia, a Brescia, la mostra  Christo and Jeanne-Claude. Water Projects, 7 aprile – 18 settembre 2016, a cura di Germano Celant.

In questa mostra è possibile ripercorrere tutta la fase progettuale di The Floating Piers attraverso i numerosi disegni, bozzetti, collages, foto, video e modelli preparatori dell’opera destinata a sparire dopo sedici giorni di gloria. In questo modo almeno la fase progettuale è stata salvata a futura memoria (previo acquisto del biglietto d’ingresso e del catalogo curato dal critico genovese, entrato nella storia dell’arte contemporanea per aver denominato Arte Povera le opere composte con materiali considerati non artistici, come plastica, stoffa, stracci, ferro, vegetali, animali vivi…). Non tutto del miracolo di Christo che cammina e fa camminare sulle acque andrà dunque perduto, neanche l’accesso gratuito alla passerella, se saranno numerosi i visitatori della mostra al Museo di Santa Giulia.  D’altronde l’arte, anche se effimera,  val bene il prezzo di un biglietto!

  Fulvio Sguerso

 

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