Il Libro di Massimo Recalcati: Elogio dell’inconscio

Recensione di Biagio Giordano per  Trucioli savonesi 
Il Libro di Massimo Recalcati

Elogio dell’inconscio
(Dodici argomenti in difesa della psicanalisi)

 

 Il Libro di Massimo Recalcati 
Elogio dell’inconscio
(Dodici argomenti in difesa della psicanalisi)

Bruno Mondadori Editore, Milano 2007, pagine 144,
costo 10 euro (su Amazon si trova scontato)
Recensione di Biagio Giordano per il settimanale Trucioli savonesi

A sette anni dall’uscita del pamphlet dello psicanalista Massimo Recalcati, Elogio dell’inconscio, non sembra spegnersi l’eco culturale da esso suscitato negli ambienti intellettuali e nel pubblico più vasto sensibili alla psicanalisi neoclassica, quella dalle origini freudiane più mature rappresentata successivamente con geniali sviluppi anche da Lacan.

E’ un eco però sopratutto di sofferenza intellettuale ed etica per via di un passato non ripreso, lasciato a se stesso, oggi morente. Ciò riguarda in particolare  quei lettori appartenenti alle generazioni degli anni ’70-’80  che hanno interagito con la pratica e la teoria psicanalitica in forme diverse traendone sostanziosi vantaggi terapeutici e ricchezza di profondi pensieri analitici che sono risultati utili anche per la loro formazione intellettuale.

Questi lettori oggi vedono acuirsi in modo drammatico il contrasto etico-concettuale nonché  teorico, tra la psicanalisi non medica sperimentata negli anni ’70-‘80 e le varie forme specializzate di psicologia analitica ad intenti medico-psicoterapeutici operanti nel presente, metodi ormai dominanti tra le cui pieghe scientiste appaiono qua e là, timidamente, alcuni spezzettati enunciati psicanalitici.

Assistiamo oggi a un vero e proprio pronto soccorso psichico, variegato, molto confuso, costoso, incerto sull’idea terapeutica fondamentale da portare avanti, che sembra non appartenere ad altro  che a culture mediche confusamente ibride tra psiche e soma che funzionano di fatto da esorcismo dell’inconscio.

Una geografia territoriale sterminata di punti di ascolto su cui si riflettono interventi medico-psichici in gran parte approvati dalle istituzioni, supportati da attestati universitari i cui corsi hanno bibliografie dominate da un’ossessione psico-medico-terapeutica.  Corsi che non possono non lasciare che perplessi per come utilizzano le conoscenze psicanalitiche,  dalle quali estraggono gli aspetti più corposi e ancora concettualmente vivi per poi frantumarli in una miriade di stecche-idee a completo sostegno del busto  terapeutico medicalista.

Massimo Recalcati si sofferma non a caso, per tutto il suo libro, sulla nozione di inconscio, perché è un termine che sta alla base del lavoro analitico delle principali  pratiche freudiane e lacaniane, risultando decisivo nel dettare le sorti stesse del percorso terapeutico  intrapreso tra analizzante e psicanalista.

L’inconscio viene inteso oggi, erroneamente dalle pseudo scienze, per lo più come una sorta di contenitore psichico semitrasparente, rispecchiante un vissuto dalle logiche facilmente deducibili, decifrabili e rettificabili nei loro effetti grazie alle indicazioni, istituzionalmente riconosciute, proclamate dal mito scientista del progresso scientifico della post modernità.

Massimo Recalcati sottolinea come la nozione freudiana di inconscio oggi rischi di scomparire, vessata e contrastata com’è da invasive cure psicoterapeutiche cognitiviste, comportamentiste, a tratti positiviste e sistemiche, del tutto prive, rispetto alla psicanalisi neoclassica, di una scena della parola altra, quella che fa dire a Freud che: nulla è indifferente nel dire analitico.

Per Freud infatti la parola in analisi è intesa in modo diverso, come straordinariamente effettuale, operante in una forma mai disgiunta da un inconscio aperto, dischiuso dal lavoro del transfert e disponibile a un certo percorso terapeutico, sia poetico che intellettivo.  Un inconscio vivo, etico, sorgente di civiltà, che nella corporazione a due del transfert si riattiva per fare cultura,   rielaborando il senso degli investimenti inconsci fallimentari e giungendo a un nuovo effetto di cifra, quest’ultima  fino a quel momento misconosciuta anche con forme di brutalità.

BIAGIO GIORDANO

   
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