Il gelataio di Calice

Nell’entroterra finalese alla scoperta della premiata famiglia Pastorino
Il gelataio di Calice nemico degli additivi
Genuinità e materie prime i segreti del successo
E quando Maria Luisa Migliari portò il paese a Rischiatutto (RAI 1)  

Nell’entroterra finalese alla scoperta della premiata famiglia Pastorino
Il gelataio di Calice nemico degli additivi
Genuinità e materie prime i segreti del successo
E quando Maria Luisa Migliari portò il paese a Rischiatutto (RAI 1)

Calice Ligure – Basterebbe questa attestazione di garanzia per meritare un premio nazionale decisamente esclusivo in un’era in cui la genuinità viene molto sbandierata e davvero proprio praticata.

Eppure da Calice Ligure la notizia va presa sul serio. La gelateria Pastorino, arrivata alla terza generazione con i fratelli Matteo e Marco, offre una certificazione a base di genuinità, dunque salute, bontà.

 

E considerato che ci saranno anche dei buongustai in giro, ma difficile pensare ad una folla di esperti degustatori, la chiave del successo pare racchiusa in queste parole-certificato dei Pastorino: “Rifiutiamo totalmente l’uso di coloranti, aromatizzanti, addensanti ed emulsionati di sintesi, grassi vegetali idrogenati. La chimica nel nostro gelato è vietata”.

Aggiungiamo pure che in tempi di crisi i consumi popolari hanno finito per beneficiare panetterie e gelaterie. Assai inflazionate e dove è difficile credere ad una miriade di attività improntate al rigore della produzione “casalinga”.

 

Ma a  Calice succede quasi un ‘miracolo’. E’ quanto si legge in un interessante articolo, scritto dal prof. Claudio Almanzi, insegnante albenganese e longevo pubblicista, del Secolo XIX del 10 novembre scorso, nella pagina locale “album Savona”. (vedi….).

Si prende lo spunto da un simbolico trofeo de “il Golosario”, definita guida turistica e golosa dell’Italia vera, dal suo fondatore e direttore Paolo Massobrio. Un successo di copie vendute, di adesioni, giunto alle 12° edizione.

 

Ha il suo impatto essere inseriti in una guida prestigiosa e i locali, le attività, i prodotti in essa contenuti sono qualche migliaio in rappresentanza di numerose categorie commerciali: dai vini, agli oli, dal miele alla pasticceria, dagli alberghi ai ristoranti, alla macellerie, panetterie.

Calice Ligure, nel 1973, alla ribalta televisiva con Rischiatutto grazie a Maria Luisa Migliari (foto d’archivio) 

Tra l’altro, le guide al “buon mangiare, al buon bere… e via dicendo” sono quasi inflazionate, anche se le più autorevoli e credibili si possono contare sulle dite di una mano. E l’unica che non ospita pubblicità, resta l’internazionale “Michelin”, con le sue edizioni in diversi paesi europei. Ovviamente non è impeccabile, né infallibile.

 L’attività editoriale di Massobrio è apprezzata perché contribuisce, nel tempo, ad un turismo  in espansione, più intelligente, che riporta alla riscoperta di ciò che resta del territorio, delle sue peculiarità, di chi ancora non si lascia travolgere da consumismo e mode della cosiddetta globalizzazione.

In questa ottica merita la “scoperta” e la promozione che “il Golosario” riserva all’azienda artigianale dei Pastorino. Un altro motivo di apprezzamento scaturisce dalle materie prime utilizzate e anche su questo fronte ci sarebbe molto da dire. Ormai stanno scomparendo le produzioni “naturali” nel vero senso della parola. Come accade per tantissimi prodotti utilizzati nelle nostre cucine, nelle trattorie, come nei ristoranti più gettonati. Tra insaporitori e prodotti della grande distribuzione o dei piccoli artigiani che si sono dovuti adeguare ai conservanti, agli stabilizzanti, ai surgelati. Alla corsa senza freni della concorrenza sui prezzi, a scapito certamente della qualità.

Affermano i fratelli Pastorino: “Nell’acquisto delle materie prime preferiamo rivolgerci ad aziende piccole, legate soprattutto al territorio di origine della materia prima”. Certamente non potranno permettersi il latte acquistato direttamente dal pastore, o le uova di galline ruspanti e senza mangimi speciali, ma indicano, ad esempio, l’esclusivo utilizzo  delle nocciole delle Langhe, i pistacchi di Bronte (anziché i turchi o iraniani), i pinoli di Pisa (anziché cinesi), le mandorle della Valle  di Noto, un cacao di assoluta qualità.

A Calice Ligure, conclude l’articolo,  il premio è stato accolto con soddisfazione e con senso di onore dall’intera comunità. Un motivo di attrazione in più. E tenuto conto che il locale dei Pastorino è stata aperto nel 1940 (e non ha il super ed ammirevole primato del centenario Balzola di Alassio), per la comunità di Calice non sarà un fuoco di paglia. Un piccolo tesoro destinato a restare.

Non si ripeterà, insomma, ciò che accade quando il paese e l’intera provincia, ma non solo, scoprirono i talenti di Maria Luisa Migliari con la partecipazione a Rischiatutto (nel 1973), seguitissima trasmissione quiz di Mike Buongiorno, che Rai 1 e Rai 2 mandarono in onda in prima serata dal 1970 al 1974. E quando ancora la televisione di stato aveva l’assoluto monopolio, senza concorrenti, con milioni di telespettatori.

Autori del quiz erano Paolo Limiti (rimasto un affezionato cliente-villeggiante ad Alassio) e Ludovico Pellegrini.

Per Calice Ligure e la Migliari che superò al telequiz altri due concorrenti (Sandro Minelli e Antonio Sodde), furono giorni di tifoserie e notorietà, con la presenza di inviati speciali dei patinati nazionali.  Molto spazio e successo sulla cronaca locale (pubblichiamo una foto d’archivio di quel periodo, 1973).

Successivamente Maria Luisa Migliari (le sue origini non sono calicesi),  aprì un ristorante a Calice; ben presto si abbassarono i riflettori del palcoscenico, della notorietà, della curiosità, per finire come quasi sempre succede ai “famosi per poco” nel dimenticatoio. Negli archivi cartacei e della Rai. Nei ricordi di chi oggi appartiene alla terza età.

R.T. 

20 novembre 2011

 

    

 

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