IL FUNERALE DEL CINEMA EROTICO

La mia buona conoscenza dell’inglese mi ha offerto l’occasione di tradurre i sottotitoli in questa lingua per un film appena montato. Si tratta di STILEMA, prodotto da una giovane casa cinematografica milanese, Adamantis. Il film è stato girato nel febbraio 2021 tra Quiliano, Noli, Finale, Borgio Verezzi e Pietra Ligure, con incantevoli scorci delle nostre bellezze naturali e artistiche, godendo di un contributo della Regione Liguria e la disponibilità degli enti locali, in primis il Comune di Quiliano, che ha concesso la disponibilità di Villa Maria, antico palazzo signorile e vecchia sede del Comune.

I due protagonisti, Fabio Mazzari e Valentina Di Simone.

Il film è fuori dagli schemi su vari fronti, vuoi per il desueto –e voluto- stile recitativo dannunziano del suo protagonista, Fabio Mazzari, vuoi per il taglio visionario che la felice sintonia di sceneggiatura, scenografia, regia e montaggio hanno saputo imprimere alla narrativa e al suo esplicarsi in scenari e situazioni che non consentono allo spettatore di distogliere lo sguardo dallo schermo.
La trama ruota intorno all’amore, più intellettuale che carnale, del vecchio professore e una giovane donna, estasiata dalla cultura e dall’atteggiamento magistrale di colui che assurge a suo modello. Quando lui, malato terminale, attua la “bella morte”, suicidandosi sul sagrato di una chiesa, non cessa di essere per lei presente, guidandone i pensieri e gli atti, come quando era in vita, finché lei stessa non finisce per emularne il teatrale gesto.
Se dovessi tentare una classificazione, sia pur forzata, del film, direi che spazia dal surreale all’astruso, dal romantico al selvaggio, dal grandguignolesco al grottesco, dal realistico al fantastico; ma soprattutto, ed è proprio quello che tendo qui a sottolineare e che mi ha offerto lo spunto per questo mio commento, è uno dei rari prodotti filmici che non recalcitrano davanti a scene di nudo con baci ed effusioni irruenti, pur ambendo ad uscire nelle sale mainstream.

Due espressioni, dolce e inquietante, della protagonista, Daria

Infatti, dopo decenni di censura “istituzionale”, ossia sotto la duplice lente statale ed ecclesiastica, ha preso piede una sua sostituzione che, sotto la falsa etichetta di cinema finalmente libero dai tagli censori, è finita dalla padella nella brace del politicamente corretto, del perbenismo di ritorno, dopo la licenziosità dei mitici anni ’80. I colossi del web sono iconicamente rappresentati dal volto anni ’50 di Mr. Facebook, Mark Zuckerberg, le cui piattaforme miliardarie bloccano anche il più vago accenno di natura sessuale; mentre si scopre che, dietro la cortina purista, fanno traffico di privacy su scala mondiale. Tanto più sessualmente vergini, quanto più monetariamente impuri.
Questa ostentata pruderie ha finito col bloccare ogni tentativo di tenere in vita il cinema erotico, con ciò intendendosi i film che indulgono in scene di marcato erotismo, senza tuttavia mostrare atti sessuali espliciti e/o l’esibizione di organi genitali. Si tratta della via di mezzo tra sentimenti e sessualità, tra storie d’amore e porno schietto, che sono ormai rimaste le uniche forme di espressione delle relazioni tra i due sessi. Tertium non datur.
Dal canto suo, il mercato cinematografico, in mano alle majors, ha finito con lo stritolare chiunque tentasse di sgarrare alle sue pie regole, negando i finanziamenti, bloccando la distribuzione, e quindi le uscite nelle sale, insomma strozzando ogni velleità artistica che alludesse ai rapporti più intimi tra le persone. Allora perché auto-finanziare un film, se poi questo sforzo non ne permetterà la fruizione ad un pubblico, anche ristretto?

Daria in due espressioni alterate, per la bulimia e per un attacco isterico

Siamo quindi all’assurdo che è concesso produrre film dove tutto è concesso e, superato un ampio vallo desertico, film dove il sesso non esiste, quasi un angelico spazio iperboreo.
Dunque, avventurarsi nel vallo del V.M. 18 richiede coraggio e disposizione a subire una perdita, nella recondita speranza che la sfida replichi la biblica vittoria di Davide su Golia.
Ebbene, i produttori di STILEMA hanno avuto questo coraggio e saggeranno i brividi del successo o lo smacco dell’esclusione nei vari Film Festival di cui il mondo abbonda, nella speranza che non tutti si allineino ai comandamenti delle majors.

Due schermate enfatizzanti uno degli splendidi siti monumentali delle zone di riprese

La valentia del regista e montatore Roger A. Fratter e della sceneggiatrice e attrice protagonista, la new entry Valentina Di Simone, ha già avuto modo di proporsi nel precedente “BLU 38”, sempre di Adamantis, che ha recentemente vinto il Festival di Calcutta. A differenza di STILEMA, però, questo film fa solo accenni verbali a scene di elaborato erotismo, nella tradizione dei legami (bondage) di classica matrice giapponese; e, in quanto tale, l’accesso alle sale, sia pur per il tempo consentito alle opere considerate di “arte minore”, poiché non partorite dai soliti noti, gli sarà indubbiamente accordato. Parlare di sesso è lecito, mostrarlo no; a meno di relegarlo nelle riserve del porno. Ed è, di fatto se non di diritto, proibito soffermarsi a metà strada.

Nel giro di una generazione siamo passati dalla più stretta censura all’avvento del porno nelle sale a luci rosse, passando per i film “sexy” degli anni ’70 e ’80: quelli della Edwige Fenech nazionale e della TV di “Colpo Grosso” e di “Drive in”, oggi cassati in quando, orribile a dirsi, c’era l’esibizione del seno femminile! Chi volesse godersi la visione di un film erotico o di una televisione licenziosa, oggi ne è inibito. Provate a immettere su piattaforme come Youtube, Vimeo, Tumblr, Flickr o Instagram qualche videoclip dove, non solo il seno, ma, per fare un esempio, addirittura i piedi di una donna vengano accarezzati o baciati secondo schemi feticisti, e incorrerete in un sicuro diniego, in quanto infrangereste le “regole della community; in realtà, le regole scritte dai padroni della piattaforma.

In un simile scenario globale, non posso che esprimere il mio apprezzamento, per quanto possa valere, agli ardimentosi (o temerari) produttori di STILEMA: per aprire un campo nuovo occorre sempre la sfida di qualche avanguardista. Soltanto dopo la loro affermazione, altri si affacceranno, a strada spianata.
Marco Giacinto Pellifroni      6 marzo 2022

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3 thoughts on “IL FUNERALE DEL CINEMA EROTICO”

  1. Molto interessante. Tutto vero, ormai il Cinema in Italia è imbrigliato da regole scritte e non scritte del politicamnete corretto che lo impoveriscono e lo hanno fatto crollare a livello internazionale.

  2. Direi che tutta la cinematografia internazionale, non solo quella italiana risente ormai del politicamente corretto. Cosa ci possiamo aspettare da una censura che ha contestato perfino Via col vento e addirittura molto cartoni animati. I film erotici, quelli ben fatti che trasmettevano emozioni ormai sono spariti. Ben vengano dunque produttori coraggiosi come quelli di STILEMA

  3. Scritto interessante, ricco di tematiche che invitano anche ad ulteriori approfondimenti. Penso che il “funerale…” sia anche dovuto tra le altre cose presenti nel bel saggio, alla rete internet, dove l’erotismo è ben presente proponendo vecchi film erotici e possibilità di interagire con partner più o meno occasionali, virtuali e reali. E’ quasi del tutto scomparsa la forma, lo stile, dell’approccio, la cosidetta “corte” che favoriva un rapporto spesso più ricco di sessualità rispetto a quanto potrebbe dare oggi l’ erotismo facile. Molte soddisfazioni del desiderio avvengono nel presente in modo virtuale, in rete, gratuitamente, facendo quindi crollare, nel mercato- industria del cinema, la domanda di film di genere erotico.
    Comunque tutto ciò è da approfondire ulteriormente, data la vastità delle possibili tesi sull’argomento…

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