Il falso scoop del vescovo

Il falso scoop del vescovo Lupi
sbattuto in prima pagina
(Con la cronistoria raccontata da Il Secolo XIX,
 La Stampa e Trucioli Savonesi)

Il falso scoop del vescovo Lupi
sbattuto in prima pagina
(Con la cronistoria raccontata da Il Secolo XIX, La Stampa e Trucioli Savonesi)

Indagato il vescovo di Savona“: titolone di apertura in prima pagina (altro che bombardamenti in Libia, sbarchi a Lampedusa, barconi affondati nel Canale di Sicilia, moniti del presidente della Repubblica), grande foto del prelato, titoli e servizi nelle pagine interne, locandina “sparata” nelle edicole.

Così, nei giorni scorsi, il primo quotidiano della Liguria ha ritenuto di informare i suoi lettori in merito alla notizia di un’inchiesta della Procura della Repubblica sull’utilizzo in modo difforme dei fondi regionali alla Curia savonese per interventi di ristrutturazione e potenziamento degli oratori legati alle parrocchie.

Un titolo “strillato“, come si dice in gergo. Certo ad alto effetto diffusionale (leggasi vendita di copie), oltre che motivo di turbamento e inquietudine per i lettori, cattolici e non.

 
 

Una notizia senza appello, nessun dubbio, nemmeno il classico condizionale (“è d’obbligo”, si usa dire per evitare spiacevoli sorprese). Una certezza rimbalzata dalle edicole nelle case, negli uffici, nelle parrocchie, in ogni angolo della città: “Monsignor Lupi è indagato“.

Una certezza durata meno di 24 ore. Il tempo necessario al procuratore della Repubblica, Francantonio Granero, quello dello “caso Teardo” per chi ha buona memoria di quelle vicende, per stilare e diffondere un breve comunicato: “Il vescovo di Savona, monsignor Lupi, non è indagato“. Una smentita, secca e senza possibilità di equivoci. Dunque una notizia falsa, destituita di fondamento. Fine della certezza.

Così un presunto scoop, si sgonfia, si affloscia come un palloncino bucato. Un smentita inequivocabile, ma difficile da trovare sul giornale, mimetizzata negli ampi servizi dedicati all’inchiesta. Niente titolone, niente foto. Niente scuse, soprattutto. C’è una ragione che sfugge ai comuni mortali?

Le notizie, tutte le notizie, sia chiaro, vanno date, in ogni caso e in ogni modo, quali che siano le persone coinvolte, compreso il vescovo di Savona, quale che sarà l’esito dell’inchiesta.

Ma c’è una regola che va rispettata, senza se e senza ma: la verifica delle fonti, il controllo della notizia in ogni suo dettaglio. La ricerca esasperata del colpo a sensazione è sempre pessima consigliera. Nulla ha da spartire con il sacro fuoco del mestiere del giornalista.

E fa il male del giornalismo, che non ha bisogno di “cacciatori di scoop” a tutti i costi.

La redazione di Trucioli Savonesi

Erano gli anni di monsignor Calcagno…

E i giorni infernali di monsignor Lupi…

 

Savona – Erano gli anni del vescovo, monsignor Domenico Calcagno, designato alla diocesi di Savona-Noli nel gennaio 2002, successore di Dante Lanfranconi trasferito a Cremona. Tra i titoli di giornali dell’epoca: “Un discepolo di Siri il nuovo vescovo di Savona”. Ricordava Bruno Viani (Il Secolo XIX): “…si vociferava nei corridoi della Curia, un vescovo di Genova non sarebbe stato gradito alla vicina Savona, città rivale e diocesi considerata ‘difficile’… Calcagno …mi hanno detto che ci sono campanilismi, ma mi sento prima di tutto un ligure,  anche se sono nato a Tramontana, in provincia di Alessandria…vivo da tempo a Roma…E’ presidente  del consiglio di amministrazione dell’istituto centrale per il sostentamento del clero e da cinque anni economo generale della Cei”.

Monsignor Calcagno negli anni trascorsi a Savona, confermano archivi e ritagli stampa, ha riscosso  il plauso, senza ombre e ‘scandali’, del ‘sistema informazione’. Ovviamente mass media locali, in particolare. Anzi, trasformato in personaggio capace, efficiente, mite, alla buona, perfino meccanico della sua auto, abile cuoco, passione per la montagna e le camminate.

Un vescovo di ferro per la diocesi” scriveva Antonella Granero sulle pagine locali del Decimonono. Per il capo della redazione, Roberto Onofrio, “un Monsignore importante, ‘politicamente’ significativa e operativamente opportuna la sua nomina, un grande esperto in materia economica e contabile. Lo scandalo Caritas e gli inevitabili riflessi che ha provocato a Savona,  devono aver influito non poco nella valutazione dei designatori. Visto il curriculum il nuovo  vescovo ha tutte le caratteristiche giuste per rimettere ordine e riportare serenità nell’ambiente diocesano savonese. Arriva a Savona un personaggio di grande spessore e appena cinquantanovenne…Tutte qualità che aiutano a sperare in un sostanziale rinnovamento del ruolo-guida che un vescovo deve avere in una comunità complessa ed articolata…che negli anni, per vari motivi, era venuto a mancare”.

IL SALUTO A MONSIGNOR VITTORIO LUPI

Un ligure, monsignor Lupi nuovo vescovo di Savona, l’annuncio ufficiale previsto prima dell’8 dicembre…Ha 66 anni, vicario generale della diocesi  diVentimiglia-Sanremo, …dopo tre mesi di sede vacante, dal primo settembre scorso quando Domenico Calcagno ricevette in un giorno solo la doppia nomina di arcivescovo e  segretario dell’Apsa (ministero delle Finanze della sede apostolica)…potrebbe aver pesato nella nomina, come per il suo predecessore Calcagno, che alle qualità pastorali unisce anche quelle di attento economo…”

Originario di Ceriana, paese dell’entroterra imperiese…rettore del seminario di Bordighera…da diversi anni è anche amministratore della fondazione Almerini che gestisce numerose scuole cattoliche”.

E’ quanto scriveva Maurizio Fico su La Stampa del 28 novembre 2007.

Non trascorrono molti anni. Non è neppure questa l’occasione per dilungarci troppo.  Siamo a novembre 2008. Esplode con fragore l’affaire dei box-progetto (134) interrati nel parco del Seminario, una delle poche aree verdi della città, tra via Incisa e via Beato Ottaviano. Il Comune di Savona aveva dato il via libera nonostante  la contestazione popolare.

Riportava un articolo di Marco Preve su Repubblica: “A maggio la curia di Savona-Noli, attraverso don Pietro Tartarotti, presidente dell’Istituto diocesano, aveva fatto sapere di essere uscita dall’operazione immobiliare e di aver venduto il proprio pacchetto di quote del 50 per cento. La società Incisa che realizzerà i box è formata dall’imprenditore del ramo petroliferoCesare Beccaria, con la sua società Ace Investimenti…altri quattro soggetti ne possiedono il 16% a testa, tra questi c’è Pietro Gilardino, ex assessore regionale della giunta Biasotti e uomo di punta del Pdl ligure…già coinvolto in storie di corruzione…. . E ancora tra i soci – sempre dal servizio giornalistico di Preve –  Mario Taricco , la società Acquaviva che fa capo ai fratelliFotia della Scavoter di Vado Ligure, infine  Giovanni Rolando…”.

C’è altro in pentola. Emerge la disastrosa e pesantissima situazione economica (esposizione bancaria) della Curia, della Diocesi: 71 parrocchie da Cogoleto a Finale Ligure. In totale 135 mila residenti, il 98 per cento di battezzati. Un calo numerico dei sacerdoti, la necessità prorompente di nuovi accorpamenti e unità pastorali tra parrocchie. 8 diaconi e laici, donne comprese, per distribuire l’Eucarestia. E soltanto tre seminaristi. A togliere le castagne dal fuoco tocca proprio a Vittorio Lupi.

C’è da affrontare l’emergenza debiti ed ecco esplodere  lo scandalo più sconvolgente della storia diocesana. Pedofilia di preti ed in parrocchie. Una piccola minoranza, ma per monsignor Lupi, una prova durissima, una vera e propria batosta che finisce sulle sue spalle. Ereditità del passato più o meno recente. A lui portare la “croce”. Trovare vie d’uscita, soluzioni. Un’impresa ardua, al limite dell’impossibile. Non può passare inosservata.

Un mix di crimini odiosi, da provocare vergogna e rimorso”.

Il Secolo XIX si distingue. Mette al bando il grande silenzio che sarebbe uno schiaffo al diritto di informare e di essere informati. Ma si trasforma, causa risvolti a ripetizione di cronaca, in micidiale cassa di risonanza. Per alcuni eccessiva.

Trucioli Savonesi , il 5 febbraio 2011, ha scritto un commento-riflessione dal titolo “Pedofilia, gli attacchi alla Chiesa e il silenzio della società civile”.

(Vedi in archivio). Alcuni passaggi: “La Chiesa del vescovo Lupi ha pagato e sta pagando un prezzo pesante sul piano dell’immagine…”. E ancora: “Il vescovo Lupi e don Bof, teologo al di sopra di ogni sospetto, nel vortice di una dolorosa ed umiliante vicenda che non li riguarda direttamente, si sono trovati a fronteggiare attacchi indiscriminati, sospetti, con  offensive e indecenti manifestazioni, provocazioni, come il bacio tra due omosessuali sul portone del Duomo, con tanto di fotografo al seguito….Il silenzio di Savona, la mancata solidarietà al suo vescovo, ricordano pur con mille distinguo, gli anni dello scandaloTeardo, quando i silenzi omertosi, le complicità, certi comportamenti di larga parte della città, alcuni partiti compresi, per paura o per convenienza, lasciarono isolati i magistrati Michele Del Gaudio e Francantonio Granero….”.

Monsignor Calcagno

Savona, negli anni ’80, non ebbe molta risonanza la condanna di don Giorgio Barbacini (3 anni e 6 mesi) per una vicenda di pedofilia di ragazzi extracomunitari da lui assistiti. Nulla di fronte al terremoto provocato dai casi descritti dai giornali locali, nel corso del 2010 e 2011, con titoli di questo tenore: Prostituzione omosessuale, ‘ci incontravamo in Curia’. Abusi sui bambini, nuove accuse al sacerdote…don Nello Girando”. Spretato su iniziativa del vescovo Lupi.

 Altri titoli: “Inchiesta sui preti, spunta l’Aids…altre due vittime all’attenzione di don Rebagliati…”Oppure: “Nel quartiere si sapeva di quei video a luci rosse, una mamma in 20 anni nessuno ha avuto il coraggio di denunciare.”

Finisce sotto inchiesta e travolto, Franco Briano, ex capo scout della parrocchia di San Dalmazio di Lavagnola che organizzava i campi estivi per ragazzi di diverse parrocchie.

Briano che confessa: “Ho abusato dei bimbi per anni. E’ l’assistente di don Giovanni Lupino che lo ha denunciato”.

Il destino vuole che  – siamo al capitolo più recente – sia don Giovanni Lupino a presentare un esposto, inviato anche al cardinale Bagnasco e al presidente della Regione,Burlando, per l’ennesima vicenda giudiziaria in cui è trascinata la diocesi di Savona, i suoi vertici. Siamo arrivati all’inchiesta  sui fondi regionali per gli oratori. Emerge che don Lupino li chiede invano dal 2004. Agli altri si, a lui no. E non solo.

LO SCIVOLONE CHE SCONVOLGE IL SECOLO XIX

Martedì 19 aprile- Prima pagina e locandina. “Savona, indagato il vescovo.” L’accusatore don LupinoL’esposto deciso insieme con i miei fedeli”. Pagina interna, nazionale: “Fondi agli oratori, nei guai dieci preti. Indagato anche il vescovo per omesso controllo. I soldi regionali finiti altrove”. (Non nelle tasche dei sacerdoti ndr di Trucioli).

Nella cronaca di Savona due pagine. “Il blitz della procura in venti parrocchie”.

In un box la sintesi dello scandalo pedofilia, per ricordare che l’inchiesta dal Natale 2009 non è ancora chiusa. Coinvolge finora Nello Girando, ormai ex sacerdote; don Carlo Rebagliati, ex economo della Curia soprattutto ai tempi di Calcagno e Lanfranconi,  aggiungiamo noi e Franco Briano, ex sacrestano, allontanato.

Tra le denunce più martellanti quelle di Franco Zanardi, attivista gay, ex impiegato tecnico della Curia, che aveva affisso manifesti con i nomi di vescovi e sacerdoti collegati in un unico calderone su questioni di abusi a minori.

MERCOLEDI 20 APRILE –    La Stampa che aveva “perso” la notizia, titola “Si indaga sui contributi agli oratori. Cinque avvisi di garanzia a parroci e laici. Il vescovo Lupi non è indagato”.

340 mila euro di contributi in Provincia di Savona. Il procuratore della Repubblica, Granero,  ha precisato con un comunicato, diffuso pure da Rai 3 Regione, che “il vescovo Lupi non è indagato”.

IL SECOLO XIX, stesso giorno, prima pagina. Titolo di spalla”Il caso- Oratori, inchiesta sulla curia savonese, il giallo delle firme”.

A fondo pezzo, “Nella lista di chi ha ricevuto avvisi di garanzia non compare il vescovo di Savona…Sui documenti è impresso il timbro della diocesi di Savona-Noli, ma la firma di sua Eccellenza non c’è. Come da comunicato curiale, il prelato tace…”.

In pagina nazionale “Inchiesta sulla Curia, interrogatori disertati. Il vescovo non è indagato”. Pagine di Savona:Inchiesta sulla curia, il giallo delle firme. La procura deve accertare chi materialmente timbrò le richieste di fondi.”

IN CATTEDRALE IL VESCOVO LUPI SPIEGA AI FEDELI (NELL’OMELIA)

Il testo integrale: “Dispiace che assieme a notizie che sono vere come il fatto che c’è un’indagine per verificare come sono stati utilizzati i fondi ricevuti per gli oratori, altre se ne aggiungano completamente false come quella in prima pagina del vescovo indagato, accuse rivelatesi infondate per affermazione della Procura stessa della Repubblica, ma ovviamente non presentata con lo stesso risalto dai giornali”

GIOVEDI 21 APRILE –  Il SECOLO XIX SAVONA: Oratori, indagato don Ghilardi, parroco di Voze-Noli. Interrogato don Pinetto, parroco di Celle.

VENERDI 22 APRILE – La Stampa-Savona: !”Caso oratori, avviso a don Magnano, inchiesta su l’adetto stampa della curia indagato come parroco di San Lorenzo”.

SABATO 22 APRILE – La Stampa-Savona. Don Ghilardi: “venite a vedere come ho speso i soldi della Regione”.

Viene quasi voglia di chiedersi. Cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto vescovo il “sia lodato” Domenico Calcagno? E non sarebbe stato più fortunato, con una sorte meno ingrata, il vescovo Lupi, lontano dall’”inferno Savona?”

 

Luciano Corrado

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