Il dilemma che deve risolvere il Pd

 

Sinistra con origini classiste

e insediamento nei ceti medi

È questo il dilemma che deve risolvere il Pd

 

Sinistra con origini classiste e insediamento nei ceti medi

È questo il dilemma che deve risolvere il Pd

 

 

I commentatori insistono nel sottolineare la deriva correntistica del congresso del Partito democratico, ma trascurano il fatto che, dopo le dimissioni del segretario eletto, Matteo Renzi, è fisiologico che se ne elegga uno nuovo e, tutto sommato, il passaggio delle primarie, pur con tutta la sua farraginosità, consente l’apertura di un confronto politico tra i leader e con la base organizzata o organizzabile. D’altra parte il Pd ha di fronte due problemi, uno di prospettiva che riguarda la funzione di una sinistra con origini classiste e insediamento nei ceti medi e uno di tattica politica, che riguarda le possibilità di alleanze in un quadro completamente diverso da quello del passato anche recente. L’attenzione si concentra naturalmente sulla seconda questione, che però è prematura: l’alleanza di governo attuale continua a esibire contrasti e a trovare poi accordi sul rinvio ed è lecito sospettare che si tratti di una specie di gioco delle parti, per dare soddisfazioni verbali alle reciproche basi.

 Saranno probabilmente fattori esterni, caso mai, a portare a una crisi dopo le elezioni europee, e solo allora si porrà concretamente una questione di cambio delle alleanze.

Il Pd non può, per ora, che cercare di dare un po’ di nerbo all’opposizione, e la differenza visibile è tra chi insiste soltanto sulla denuncia del  “pericolo fascista” attribuito alla Lega e chi combatte in  modo più equanime anche le esibizioni antimoderne dei 5 stelle. 

L’idea di fare un congresso retrospettivo contro Renzi, invece, sebbene assai diffusa, è semplicemente ridicola. I difetti della sua leadership non potrebbero comunque essere ripetuti, per il banale fatto che non esiste e non esisterà a lungo la possibilità per un segretario Pd di esercitare in modo egemonico la funzione di capo del governo. Il rischio non è quello di un eccesso di confronto tra correnti, ma il suo esatto contrario, la melassa dei buoni sentimenti declinata da tutti in modo indistinto, la illustrazione di palingenesi miracolose quanto improbabili, insomma l’assenza di un confronto politico reale sulle possibilità reali.

D’altra parte su questi problemi di collocazione immediata incombe il problema di prospettiva, quello di un partito che ha gradualmente spostato il suo centro di gravità sociale ed elettorale dalle periferie ai centri delle grandi città, dal proletariato alla piccola borghesia soprattutto intellettuale. C’è il rischio che inseguendo il sogno di recupere la vecchia (e un po’ mitica) base operaia, si perda il consenso di quella nuova, che rappresenta comunque un segmento rilevante della società post industriale.

 

SERGIO SOAVE da Italia Oggi

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