Il diavolo in Vaticano

IL DIAVOLO IN VATICANO

IL DIAVOLO IN VATICANO

Ormai non passa giorno senza che non scoppi qualche nuovo scandalo aldilà delle mal vietate mura della Città del Vaticano; tanto che da tempo si parla di crisi, di declino, di perdita di autorità morale e religiosa di Santa Romana Chiesa, quasi fosse ridotta ad una sorta di holding che gestisce e amministra beni materiali piuttosto che spirituali e non esattamente con criteri etici e trasparenti ma, come narrano le cronache, con tanto di fondi neri e di operazioni spregiudicate (per non dire malavitose come ai tempi dello IOR e dell’arcivescovo Paul Marcinkus con i suoi mai chiariti rapporti con la famigerata banda della Magliana), del fallimento del Banco Ambrosiano e del “suicidio” del banchiere Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, fino al recente scandalo della strana acquisizione del palazzo di Sloane Avenue a Londra da parte della Segreteria di Stato e del dirottamento indebito di denari della Cei e dell’Obolo di San Pietro  verso la cooperativa sarda del fratello del cardinale Giovanni Angelo Becciu, Prefetto degli Affari Generali della Segreteria di Stato, licenziato in tronco da papa Francesco.

 


L’Arcivescovo Paul Marcinkus

 

Ma, oltre agli scandali etico-finanziari, non si contano più gli scandali sessuali: dagli abusi sui seminaristi e sulle suore, alla frequentazione segreta di prostituti e prostitute, all’omosessualità condannata in pubblico e praticata in privato e alla pedofilia, vera e propria sesta piaga della Santa Chiesa da aggiungere alle cinque già denunciate da Antonio Rosmini nel 1833. A questo proposito il filosofo Giorgio Girard, nel capitolo sulla pedofilia clericale nel volume Metafisica tradita? Teologia “nichilista” e disagio del credente, cita un passo dello storico della Chiesa Svidercoschi: “Ancora a metà del secolo scorso (…) la Chiesa ufficiale non aveva ancora preso coscienza che la pedofilia sarebbe potuta diventare qualcosa di tremendamente rovinoso al suo interno: non solo ne avrebbe corroso le cellule vitali ma avrebbe alimentato il dilagare dell’ipocrisia, della menzogna, dovendo smentire l’esistenza stessa di un problema pedofilia” (Chiesa, liberati dal male! Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia, Rubbettino, 2019).

 


Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu

 

Dunque anche la Chiesa deve ancora liberarsi dal male, che poi significa dal Maligno, cioè dal Tentatore o Demonio o Diavolo che dir si voglia? Deve liberarsi anche lei, come l’umanità intera, da quella che Hannah Arendt ha chiamato la banalità del male, o meglio di un male divenuto prassi quotidiana che viene percepito come normale e quasi non scandalizza più nessuno? Certamente sulla rinuncia del teologo Joseph Ratzinger al soglio di San Pietro ha pesato la corruzione che allignava nella Santa Sede e rischiava di minare la credibilità di tutta la Chiesa “ una, santa, cattolica e apostolica”, lo scandalo del Vaticanleaks, la vicenda del “corvo” che ha trafugato il suo carteggio segreto sugli intrighi e le lotte di potere interne ai Sacri Palazzi pubblicato poi, ovviamente senza permesso, nel libro del giornalista Gianluigi Nuzzi Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, Chiarelettere (2012) e il nefasto susseguirsi degli scandali sessuali causa di profondo sconcerto e disagio dei credenti.

 


 

Come ricorda anche Girard nell’ultimo capitolo del libro sopra citato, nella primavera del 2019, il papa emerito pubblica sulla rivista ecclesiastica bavarese “Klerusblatte” diciotto pagine e mezza di appunti “per considerare un tema che sembrava a tutti noi ‘fortissimo’, quale la pedofilia, intesa non come infrazione sporadica e come tale ‘tollerabile’ eccezione, ma come diffusa pratica di vita che getta sospetti molto ampi sul clero tutto”. Il teologo Ratzinger, dunque, non rimuove più né minimizza il grave problema, o meglio, il grave peccato della pedofilia clericale come ancora aveva cercato di fare Giovanni Paolo II, ma lo guarda dritto negli occhi. Anche papa Francesco lo guarda dritto negli occhi, ma, a differenza del papa emerito, non accusa il Concilio Vaticano II e la “rivoluzione” anche sessuale del Sessantotto, il relativismo etico, il collasso della teologia morale cattolica, il diffondersi della cultura gay, la scomparsa di Dio dalla scena pubblica, il soggettivismo edonistico e la riduzione dell’uomo a mero produttore e consumatore di beni per lo più superflui quando non dannosi. Papa Francesco sa che la pedofilia (ma lo sa anche il papa emerito) è una piaga antica come l’omosessualità (basta leggere il Levitico). Ma è anche un male antico il clericalismo: “Da elemento di difesa della Chiesa dalle minacce esterne, si era trasformato in un sistema di potere castale, un vero e proprio dominio dei chierici.

 


 

E tutto questo era durato per secoli, più o meno fino al Vaticano II. Ed era stato il Concilio a plasmare una nuova immagine della Chiesa Nuova non perché fosse diversa da quella di prima, né tanto meno in opposizione. Nuova invece nel modo di pregare , di annunciare e vivere il Vangelo, di ritrovarsi con le altre Chiese cristiane, con le altre religioni, iniziando un cammino comune…” (Svidercoschi, op. cit.). Ebbene, sembra incredibile, ma c’è chi si scandalizza perché papa Francesco intende proseguire nel cammino di apertura ecumenica, di accoglienza e di fraternità universale indicato dal Concilio Vaticano II come ha annunciato giusto all’inizio del suo pontificato nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium promulgata il 24 novembre 2013. Siamo al paradosso che un papa che intende prendere sul serio il Vangelo, cioè la Buona Novella annunciata a tutti, e combatte contro la piaga della pedofilia ma anche contro quella del clericalismo, viene accusato di eresia da alti prelati anticonciliaristi e ultraconservatori come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, e il cardinale statunitense Raymond  Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, amico di Steve Bannon, e grande sostenitore di Donald Trump.

 


 

Di fronte all’atteggiamento comprensivo di papa Francesco verso le coppie gay e alle sue dichiarazioni favorevoli a una maggiore presenza femminile anche nelle istituzioni apicali ecclesiastiche, gli ultraconservatori cattolici gridano allo scandalo. Viganò, sul blog Stilum Curiae, incita addirittura i fedeli alla disobbedienza: “Come credenti dobbiamo difendere la vita e la famiglia naturale. Pensavamo di avere al nostro fianco il Vicario di Cristo. Prendiamo dolorosamente atto che, in questo scontro epocale, colui che dovrebbe condurre la barca di Pietro ha scelto di affondarla”. Affermazioni gravi e quasi scismatiche che ricordano le posizioni anticonciliariste del compianto monsignor Lefebvre, scomunicato da papa Giovanni Paolo II nel 1988, e che piacciono tanto ai sovranisti cattolici europei che vorrebbero istituire una scuola di formazione politica antiglobalista e anti papa Francesco presso la Certosa di Trisulti. (Frosinone). Con la benedizione di Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Viktor Orban e Marion Maréchal Le Pen. Naturalmente in nome di Dio, della Patria e della Famiglia (naturale).

 

 FULVIO SGUERSO 

 

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