I pionieri dell’industria savonese: Francesco Calamaro

I PIONIERI DELL’INDUSTRIA SAVONESE
Francesco Calamaro
Cantieri navali

I PIONIERI DELL’INDUSTRIA SAVONESE

 

Francesco Calamaro

 

 Francesco Calamaro, savonese, (1814-1866), dette vita, più che ventenne, ad un importante cantiere navale che si distinse immediatamente fra tutti gli altri per la genialità delle realizzazioni e per l’eleganza e la bellezza degli scafi, ammirati da tutti i porti del mondo. Lo spirito creativo di Francesco Calamaro s’impose all’attenzione degli ambienti armatoriali e le unità che venivano varate dal cantiere rappresentavano un vanto della marineria savonese non solo per la perfezione dell’esecuzione ma per le caratteristiche veramente eccezionali. Fra le tante realizzazioni di questo rinomato cantiere, che cessò l’attività con la morte del fondatore avvenuta nel 1866, a soli 52 anni, sono rimaste famose: l’”Italia”, la “Marchetta”, la “Norma”, il “Po“, la “Santina”, la “Assunta”, il “Vincenzo” (da N.Cerisola, « Storia delle industrie savonesi »). 

Via Calamaro, a Savona, trovasi fra la piazza Pionieri dell’industria e Corso Tardy e Benech, nell’Oltre Letimbro …. Noi avremmo preferito che la città gli avesse dedicato una via accanto al porto, accanto all’attuale stabilimento dell’Italsider, sulla cui grande area fu il suo cantiere. 

Sorgeva fiorente tra il 1836 e la fine del secolo quando il porto di Savona era tutto un intrico di alberature. Vi si costruivano velieri di ogni tipo: golette, panfili, brigantini. Un uomo solo lo dirigeva, Francesco Calamaro, “Maestro Checco”, che ne era il proprietario. Maestri d’ascia, calafati artigiani, braccianti vi lavoravano con entusiasmo. Tomaso Groppallo, nel sue volume « Il romanzo della vela » cita il Calamaro e sottolinea che i suoi velieri eccellevano in velocità sugli altri di eguale tonnellaggio e sviluppo velico. Fra le carte di famiglia abbiamo trovato il nome di ben 61 velieri di considerevole portata costruiti in una ventina di anni. Avevano nomi di donne delle casate committenti e nomi religiosi di Santi e di Madonne. Tre grandi velieri, il Chiabrera, il Vincenzo e il Mariquita furono costruiti per il servizio dei passeggeri per le Americhe e non temevano la traversata dell’Oceano. “Mastro Checca” tracciava da solo i disegni delle sue navi e il suo tavolo da lavoro era sovente la così detta « terrazzetta » passeggiata sopra la vecchia pescheria, o meglio, pavimento di un antico Oratorio.

 Nel tracciare le “seste” in grandezza naturale, da cui avrebbe in seguito tratta la costruzione, l’occhio del Maestro era attento, vivido d’intelligenza. Dava inizio ad un’opera con pochi tratti di gesso. Gli inglesi – uomini di mare per eccellenza – riconobbero la perfezione della linea dei velieri del Calamaro e vennero, con i francesi, fino a Savona ad affidare la costruzione di un panfilo e di un tre alberi al Nostro. A soli 52 anni morì, di polmonite contratta disegnando all’aperto, nel pieno fervore della sua opera. La città di Savona lo pose nel famedio, tra i suoi figli migliori. Gli eresse un monumento ove campeggia la figura dell’arte navale che svolge un cartiglio col disegno d’un veliero. In un medaglione è il suo profilo e la epigrafe è del giurista savonese Pietro Sbarbaro che ne esalta l’ingegno e l’apertura della mente ai problemi sociali. (dal giornale « Il Letimbro », del 25 settembre 1976, pag. 3, per Rosita Del Buono Boero).

 

 Tratto da  STORIA DI SAVONA di Nello Cerisola (editrice LIGURIA) e SCHEDARIO UOMINI ILLUSTRI IN SAVONA di  E. Baldassarre e Renato Bruno (A campanassa)

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