I piccoli stati sovrani e la grande Europa

 Nella storia dell’Europa vi sono due date fondamentali che hanno permesso alla cristianità del nostro continente di rimanere integra e – pur nelle diversità di approccio verso il credo tradizionale da parte dei singoli popoli europei – di avere avuto un ruolo essenziale nella crescita economica e culturale del Vecchio Continente, fino a farne un esempio di civiltà, al quale tutto il mondo civile occidentale ha fatto e in parte fa ancora tutt’ora riferimento.

Le due date sono il 7 Ottobre 1571 e il 12 Settembre del 1683.

Ho tralasciato l’11 Ottobre del 732, data della vittoria di Carlo Martello a Poitiers contro gli arabi musulmani di al-Andalus, perché questo avvenimento, pur essendo anch’esso di importanza fondamentale per la storia d’Europa, non attiene all’argomento di cui voglio trattare.

 

La Battaglia di Lepanto

Inizio quindi con il 7 Ottobre 1571, il giorno della grande vittoria della flotta cristiana contro la flotta ottomana a Lepanto.

A quei tempi, benché tra oriente e occidente gli scambi economici fossero intensissimi, il crescente espansionismo ottomano preoccupava sempre di più i Governi del Mediterraneo occidentale.

L’impero Ottomano non solo minacciava le isole controllate dalla Repubblica di Venezia – prima su tutte, Cipro – ma anche il Mediterraneo occidentale, dominato dalla Repubblica di Genova e dall’Impero Spagnolo, con incursioni piratesche terrificanti sulle coste ubicate sotto la sovranità di quegli Stati. L’espansione crescente dell’Impero Ottomano metteva in pericolo non soltanto gli interessi commerciali degli Stati Europei, ma anche la sorte della cristianità europea, con i valori assoluti che essa aveva trasmesso alle sue popolazioni.

 

L’Europa di allora era divisa in tanti piccoli Stati Sovrani, indipendenti uno dall’altro ma uniti da una cultura e da una filosofia di vita comune, derivante appunto dalle stesse radici cristiane. Ragion per cui il pericolo incombente di un attentato allo status quo di allora ebbe l’effetto di coalizzare tutte le forze della cristianità verso la creazione di una Santa Alleanza, in difesa non solo degli interessi economici, ma anche, e soprattutto, dei principi etici e religiosi di quegli Stati Sovrani.

Partecipavano a questa Santa Alleanza, promossa da Papa PioV, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Genova, l’Impero Spagnolo – che allora si estendeva anche nell’Italia Meridionale – il Ducato di Savoia, il Granducato di Toscana e i Cavalieri di Malta e, sotto il comando di Giovanni d’Austria, il 7 Ottobre 1571 distruggeva la flotta turca e respingeva i propositi militari di espansione territoriale, religiosa e culturale dell’Impero Ottomano.

L’assedio di Vienna

La data successiva è quella della Battaglia di Vienna, il 12 Settembre 1683, quando fallisce l’assedio alla capitale austriaca – ultimo baluardo e porta di ingresso per l’invasione dell’Europa via terra – da parte sempre dell’esercito Ottomano, che viene sconfitto dal Re Polacco Sobiesky al comando delle truppe della Lega Santa – formata da Spagna, Portogallo, Polonia, Genova, Venezia, Toscana e Savoia – accorse in aiuto degli Austriaci assediati, anche stavolta con la benedizione del Papa di allora, Innocenzo XI.

Vi è da considerare che, nonostante in precedenza avessero fermato i mussulmani nel 732 a Poitiers, i francesi in entrambi i casi non vollero fare parte delle Alleanze cristiane.

 

Macron e Erdogan

Già la Francia! Quella Francia che nei secoli scorsi non fece nulla per aiutare gli altri Stati Europei a fermare i Turchi, in questo secolo ha fatto in modo di portarceli direttamente alle porte di casa!

Se ci ritroveremo i Turchi a 150 miglia da Lampedusa, il famoso confine sud dell’Europa, lo dobbiamo principalmente ai Francesi e a quell’Unione Europea burocratica che, mentre è vigile e solerte a calibrare gli zucchini e le vongole, ha completamente rinunciato ad avere una propria politica estera, dandone prova con l’affidamento di una carica importante e fondamentale come quella di Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza Comune alla sprovveduta Mogherini, un ruolo che avrebbe dovuto invece essere presieduto da personaggi di grande peso ed esperienza. 

 

In verità la politica estera della Unione Europea è sempre stata fatta dalla Francia, ma più che altro a vantaggio dei propri interessi economici, specialmente nel Continente Africano dove Essa ha sempre imperato, prima da potenza coloniale, oggi da potenza politica, anche attraverso il supporto economico europeo ma soprattutto in virtù, secondo Lei, della propria force de frappe – armamento atomico.

Per parafrasare il famoso detto di Luigi XIV, il re Sole: L’ Etat c’est moi, per la Francia di Sarkozy e di Macron può valere ai giorni nostri la frase L’Europe c’est moi.

E così è accaduto che un bel giorno il Presidente francese Sarkozy – disturbato dal fatto che non tutto il Nord Africa fosse sotto l’influenza francese e che l’ultimo Presidente del Consiglio italiano, che aveva una visione di politica estera e cioè Silvio Berlusconi, intrattenesse ottime relazioni economiche e politiche con la Libia di Gheddafi – decide di posizionarsi anche in Libia.

 

Federica Mogherini

Di questo progetto riesce pure a convincere il Premier inglese David Cameron e il “premio Nobel per la pace” Barak Obama, iniziando in tutta libertà le operazioni belliche ed avvisando “l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la Politica Estera e la Sicurezza Comune” Madame Mogherinì” solo quando gli aerei franco-inglesi stavano già  bombardando Tripoli.

Contro il ben comprensibile atteggiamento recalcitrante di Berlusconi di unirsi a una siffatta demenziale impresa “europea” prevalse il decisionismo dell’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in quanto Capo delle Forze Armate – art. 87 della Costituzione – per cui l’Italia, seppure contro i propri interessi, si aggregò all’armata presieduta da Napoleone Sarkozy e la Libia, da Paese stabile e amico, iniziò a diventare il caos dei giorni nostri. Per la cronaca, l’unico partito nettamente contrario a questa partecipazione fu la Lega Nord.

 

Napolitano e Sarkozy

Non stupisce quindi che, guarda caso, il 21 novembre 2012 il Presidente Francese abbia conferito la Grand Croix de la Legion d’Honneur al Presidente Napolitano, come pure che, guarda caso, questa alta onorificenza sia stata attribuita in altre occasioni anche a Romano Prodi, Emma Bonino, Enrico Letta, Giovanna Melandri, Roberta Pinotti, Giuliano Pisapia, Beppe Sala e Paolo Gentiloni; insomma i francesi amano gli italiani, ma amano in modo speciale quelli del PD, i quali ricambiano, accodandosi sempre alle decisioni transalpine, al punto di arrivare quasi a regalare alla Francia addirittura dei pezzi di mare italiano! Ma si sa, una Gran Croce val bene un pezzo di mare!

 

Luigi Di Maio e Nasser Bourita

La domanda che adesso viene spontanea è che cosa può fare il povero Giggino da Pomigliano d’Arco nell’attuale guazzabuglio libico? Soprattutto dopo avere ereditato nove anni di gestione (o non gestione) della politica estera italiana nei confronti della Libia post-Ghedaffi da parte di fior di Ministri della intellighenzia de’ sinistra come Bonino, Gentiloni, Alfano e Moavero, quest’ultimo, tra l’altro, imposto al Governo giallo verde dal Presidente Mattarella a garanzia di una politica estera filoeuropea…. 

Ma soprattutto, come si può continuare a spacciare l’Unione Europea come la soluzione di tutti i problemi, in contrapposizione ai “cattivi Sovranisti”, quando il carrozzone europeo dopo quasi tre decenni dalla sua fondazione, non possedendo un esercito, non riesce a tenere testa neanche a una Turchia  qualsiasi, ma anzi … è alla sua mercé?

SILVIO ROSSI  Consigliere LEGA NORD 

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