Horror Saredo: la saga continua

Horror Saredo: la saga continua
E i malcapitati non mancano

Horror Saredo: la saga continua
E i malcapitati non mancano

 Altro che gli ammmmericani:  non abbiamo nulla da invidiare alle loro serie più terrificanti.

Altro che “Nightmare”. Altro che “non aprite quella porta”.

Non guardate quel progetto. Ecco. Per questo i nostri amministratori premurosi non vogliono farlo vedere ai cittadini: per il loro bene. Per non spaventarli prima del tempo.

Ma andiamo con ordine.

Siamo ormai al terzo capitolo di una storia di cui sembra non poter mai vedere la parola fine. Il mostro che si credeva debellato risorge sempre, fa fuori ancora qualche malcapitato, prima che l’eroe o l’eroina di turno riesca definitivamente a eliminarlo, alla fine del secondo tempo. Luci in sala.

In un’epoca che scarseggia ahimè di eroi ed eroine come si deve, ma in compenso abbonda di malcapitati,  ecco che il grigio mostro risorge, molte e molte volte, anche nella nostra storia.

Del resto, si sa: un cemento è per sempre.

 

Prima ricordava i vermoni di “Tremors”, che minacciosi scavano nel sottosuolo per poi sbucare all’improvviso in cortile e fare strage dei malcapitati di cui sopra.

Adesso, in linea con le tendenze del momento, è più un muraglione alla Trump, a separare i condomini di fronte dall’indebita e immeritata vista mare, o luce del sole che dir si voglia.

Forse saranno costretti a vendere a  un centro sociale per vampiri. Chissà.

Modificandosi, trasformandosi secondo esigenze, il mostro de noantri è lì, annidato negli uffici, pronto a sottomettere una nuova tornata di amministratori comunali.

Vedremo gli sviluppi. Vedremo se, come è probabile, i fornacini e i savonesi  dovranno tornare a far sentire la propria voce, e lottare ancora e ancora, faticosamente, contro le assurdità.

Tutta la prima puntata si può leggere…. qui

 in uno sbigottito e ingenuo stupore per cotanta e pervicace volontà di dispetto ai cittadini, che proveniva per di più dall’autorità ecclesiastica.

La seconda puntata riassume tutto il pregresso, fino a prima delle elezioni, e la nascita del progetto palazzo muraglione…LEGGI

 

L’area di via Saredo dove dovrebbe  sorgere il palazzo

Antefatto

La faccenda viene da lontano: l’idea di recuperare un edificio che avrebbe dovuto essere in origine di servizio all’oratorio, con campetto da calcio annesso, ma che nel tempo ò stato destinato a officina, deposito, supermercato, rivendita, e poi più o meno a parcheggio, è analoga a quella di tanti edifici e aree parrocchiali che hanno avuto  sorte speculativa, in qualche caso fino a interessare la magistratura, in altri perfettamente in regola secondo legge, ma  comunque  sempre in barba  alla regola non scritta dell’opportunità e del bene comune, che la religione dovrebbe tutelare.

Una parte anche consistente della grande stagione speculativa, distruttiva che sta vivendo la nostra regione, e che non accenna a placarsi, se non fosse, e vivaddio, per la crisi.

Già vent’anni fa ricordo le prime misurazioni preliminari dell’area, da parte di uno studio molto vicino alla Curia, che poi non proseguì l’opera, forse per difficoltà dovute ai vincoli esistenti.  Allora ancora esistenti. Nostalgia.

Intanto l’edificio fu lasciato volutamente degradarsi. Un progetto successivo fu bocciato.

Ci pensò poi il provvidenziale piano casa, quel famigerato piano casa ligure declinato nelle sue forme peggiori e reiterato da centrodestrasinistra,  a consentire maggiori volumi e sgombrare il campo da lacci e lacciuoli.

Progetto 1 box

Ecco dunque che in un cortiletto tutt’altro che ampio, palazzi su tre lati e la chiesa dall’altro,  si pretendeva di scavare ben due piani di box interrati, più palazzina con torretta di quattro piani. Più stretta rispetto all’area di base, in un tentativo pudico di non bloccare completamente la vista.

Un progetto portato avanti in proprio dal parroco, come società “Saredo s.r.l.”

Proteste, articoli di giornale, appelli, raccolta firme… tutto sarebbe servito a poco, probabilmente il progetto, con qualche contentino ad associazioni locali, piccole migliorie,  presunte ricadute urbanistiche positive di non so che, sarebbe andato avanti comunque, sottotraccia e con pazienti trattative, se non fosse che per memoria degli anziani sbucò un vincolo di inedificabilità  del campetto fra Comune e parrocchia, sottoscritto nel 1957.

Tutto finito, dunque, nel sollievo generale? Macché.


La parrocchia di Nostra Signora della Neve in via Saredo alle Fornaci.
Accanto, l’area per la nuova palazzina

– Progetto 2: palazzo-muro

Un vincolo, aspettando pazientemente ancora un pochino, con qualche altra trattativa, si può sempre rimuovere, ed ecco il secondo progetto, che recupera in altezza,  cinque solidi piani fuori terra, sposta la costruzione un po’ più al centro del cortile,  ed è firmato dallo studio Armellino e Poggio, molto conosciuto in Comune.

Il parroco, che nel frattempo è stato assolto nel processo che lo vedeva imputato per distrazione di fondi pubblici, si è trasferito, ma il dispetto continua, e i diritti sono stati venduti a una ignota immobiliare di Alba.

Progetto alternativo benefico

E’ di questo periodo il famoso progetto alternativo annunciato dalla Giunta e dall’assessore Lugaro: una benefattrice avrebbe voluto acquistare dalla Curia l’edificio, farvi lavori a sue spese senza aumenti di volume e donarlo al Comune, come struttura per disabili di appoggio al vicino scaletto senza scalini. Sembrerebbe il massimo.

La cosa era data per fatta dalla precedente Giunta, che dichiarava di volerlo appoggiare e di voler stoppare definitivamente il palazzone.

Ma dalle carte ufficiali, come si evince dal secondo articolo sopra citato, nulla di tutto questo emerge. Se non che il progetto benefattrice era stato respinto in partenza dalla Curia con un secco niet. O meglio, più che il russo meglio il latino: nolle prosequi.

Qui, se mi è permessa una digressione, cadono proprio tutte le motivazioni consuete a cui si appoggia la speculazione: e se non volete il palazzo preferite il degrado, e cosa ci vorreste fare, ed è logico che chi “riqualifica” debba guadagnare… eccetera.  No: neanche l’evidenza di una potenziale alternativa benefica e di utilità pubblica ferma gli scempi. E’ palese la volontà speculativa, ostinata.  Per tacere del contesto e delle ipotesi su tanta pervicacia.

Una fame continua di volumi approvati, a ogni costo. E amministrazioni alquanto cedevoli.

 
Vecchia Giunta e nuova Giunta

Cambio di amministrazione

Nei primi mesi dell’anno la Giunta e l’assessore Lugaro hanno continuato a sostenere la loro volontà di bloccare il progetto-muro e procedere con l’ipotesi alternativa. Fermamente.

Se fosse promessa solo elettorale o se avessero intenzione di mantenere se rieletti, non lo sapremo mai, perché rieletti non sono stati. E’ certo che non l’hanno fermato prima delle elezioni, né fatto spazio all’alternativo.

Quel che sappiamo è che il progetto-muro  è ancora bello lì, vivo e vegeto,  che il vincolo di inedificabilità sembra ostacolo tutt’altro che insuperabile,  che ci sono pressioni e pressioni da progettisti e impresa perché il palazzo sia preso in considerazione,  articoli di giornale a tastare il terreno, e che la nuova amministrazione, che inizialmente sembrava intenzionata a stoppare, per scarsa utilità pubblica del piano stesso, ora mostra qualche segnale di cedimento e trattativa.

Forse negheranno, naturalmente, ma cosa è un “vediamo, parliamo, sentiamo gli abitanti…”  che peraltro si sarebbero anche già ampiamente espressi, pure in modi irriferibili, se non un mostrare aperture, essere possibilisti?

Un orrore come questo meriterebbe una sola risposta: fermi lì, riportatevi pure via quelle carte, per fortuna c’è il vincolo, non ne parliamo neanche.

Invece è tutto sempre stranamente così difficile, così complicato. Mai il bianco o il nero, in edilizia, solo il grigio. Tanto, tanto grigio. A meno che il palazzo ci delizi con dei begli inserti verdolini in stile Officine. Può essere.

Una cosa accomuna la vecchia e la nuova amministrazione: parlare in termini generici  del progetto-muro, ma negare, in più occasioni, che lo stesso fosse depositato, e non mostrarlo ai cittadini né ai media.

Avendolo invece visto presso gli uffici, e fotocopiato per quanto possibile, sia la piantina sia alcuni rendering, e constatando dal timbro che era stato protocollato il 17 novembre 2015 , non ci chiediamo più il motivo di questa reticenza, perché è evidente, in base a quanto scrivevo prima.

E’ evidente che vogliano evitarci uno shock capace di turbare le notti più di un film di Wes Craven.

Ora, non so dire se “formalmente” l’affermazione  di progetto non depositato sia corretta, nel senso che magari sono in corso varianti, magari si tentano aggiustamenti rispetto all’ipotesi iniziale, ma se le carte e il permesso di costruire sono ufficialmente presenti presso gli uffici, perché non mostrarli apertamente,  specie agli aventi diritto, ai vicini e parti in causa, per capire su cosa si ragioni, su quale base inemendabile si tenti di emendare?

Intanto eccole qui, le immagini. Tenendo conto che già i rendering di solito sono infiorettati rispetto alla realtà, possiamo ben capire da cosa partiamo. Notare gli squisiti palazzi vicini sfumati in prospettiva con effetto grandangolo.

Allontanate i bambini prima di guardare.  E non dimentichiamo che è a loro, che stiamo lasciando in eredità un mondo così degradato, arido e squallido.  E per loro, dovremmo cercare di lottare per impedirlo. 

 

 

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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