Gruppi giovanili spontanei savonesi

SEGNALI DI VITA A SAVONA a cura di MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a:
  DUEVVENTI – BE…ALBISSOLA – JF CLUB – ROTARACT CLUB SAVONA
  CRITICAL MASS SAVONA – DENY! PODCAST

 
SEGNALI DI VITA A SAVONA  a cura di  MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a: 
  DUEVVENTI – BE…ALBISSOLA – JF CLUB – ROTARACT CLUB SAVONA
  CRITICAL MASS SAVONA – DENY! PODCAST
 

DUEVVENTI

 CONTATTI:

MAIL: duevventi@gmail.com

FACEBOOK: duevventi

Intervista con CLAUDIO BRIANO 

  

PRESENTAZIONE.

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età, occupazione.

Siamo circa 20 soci, più un buon numero di esterni indipendenti, che contribuiscono silenziosamente alla vita dell’associazione.

L’età media è intorno ai 25 anni. Tra di noi ci sono studenti, lavoratori e disoccupati.

 

Quando e perché è nata Duevventi?

Duevventi è stata fondata come associazione nel 2008, ma il gruppo ha una “preistoria”: il nucleo iniziale è rappresentato dai superstiti del centro sociale “Barricata”, che, nell’autunno 2007, ad alcuni mesi di distanza dallo sgombero del mercato civico di piazza Bologna, hanno deciso di rivedersi per non lasciare finire un’esperienza e concludere il percorso iniziato di costituzione in associazione.

Si trattava di 9 persone, di cui 2 “nuovi”.

Nella prima fase si decise quale strada intraprendere: una nuova occupazione oppure una trattativa con l’amministrazione per ottenere uno spazio legalmente. A maggioranza assoluta passò la seconda linea, e due dei nove iniziali decisero di abbandonare il progetto.

Successivamente si discusse a lungo dello statuto e delle linee future per arrivare alla costituzione dell’Associazione “Barricata”, che è giunta nel marzo 2008.

A novembre dello stesso anno, si è deciso il cambio del nome, in vista del fatto che la situazione nella quale si procedeva era diversa, come diverse erano le prospettive: nelle riunioni settimanali piano piano era passata l’idea di dare una connotazione apartitica e “pre-politica” all’associazione, allo scopo di includere le proposte di chiunque, senza pregiudizi politici od estetici, e con la volontà di tenere una distanza fissa rispetto all’influenza dei partiti o dei loro terminali “giovanili”.

Tra le altre scelte da fare ci trovammo di fronte al dilemma ARCI/non ARCI: valutammo le due ipotesi con i loro vantaggi e svantaggi a lungo, e si decise tutti di provare la via dell’indipendenza seppure consapevoli delle difficoltà maggiori da affrontare.

 

Di cosa si occupa Duevventi?

Le attività previste dallo statuto sono molteplici, ma tutte ruotano attorno alla libertà di espressione ed alla volontà di creare aggregazione tra le persone, passando dall’intrattenimento puro all’offerta culturale.

Nei primi due anni di vita, essendo molti i writers presenti in Duevventi, si è fatto molto per guadagnare spazio e dignità alla cultura hip-hop e di strada che riteniamo una delle poche buone notizie nel panorama odierno.

Meno si è potuto fare su alcuni altri fronti, quali quello della musica, dell’informazione e di altri filoni artistico-espressivi : finché si è rimasti senza una sede si sono fatte cose nella STRADA, letteralmente.

C’è comunque stato un motivo in più per aver scelto come punto di partenza quello di trovare spazi per i graffiti, perché è dalla natura del fenomeno del writing che si mutuano alcuni dei valori di base utili per impostare delle strategie valide da applicare più in generale, anche ad altri campi.

I writers nascono come animali liberi e indomabili, e rappresentano una vera e propria cultura che è viva e non maneggiabile dall’esterno. Ciascuno dà il proprio apporto ad essa attraverso l’espressione del proprio modo, del proprio stile, e nessuno ha “controllo” della direzione del fenomeno complessivo.

I writers, in questo non sono diversi da tutti i giovani e nemmeno da tutte le persone che hanno un interesse od una passione: sono individui che esprimono un contenuto che va sacralmente rispettato.

Proponendo alle amministrazioni di riconoscere spazio per questa cultura, ci siamo quindi preoccupati innanzitutto di rispettarla, non accettando compromessi che potessero, nel passaggio verso una dimensione legale, trasformare il writing

in un altra cosa. La suggestione è quella di trovare delle grandi praterie (verticali) dove far correre la libertà creativa, senza imbrigliarla in schemi o semplificazioni, e senza per questo imporre violentemente una cultura dove non c’è desiderio di accoglierla.

Questo approccio, che è valso per i graffiti negli ultimi anni, è lo stesso che intendiamo applicare ad altri campi: non importa quale sia la forma nella quale un individuo si esprime: chi suona in una band o mette dischi a una festa, chi scrive un libro o fa teatro, produce un corto, cerca di fare informazione o portare avanti una campagna, bene, ha comunque bisogno di SPAZIO, di RISORSE e di RISPETTO per quello che fa.

E possiamo aggiungere che quando a fare una delle suddette cose è un giovane, questi tre bisogni sono ancora più forti, in una società che da almeno 20 anni non mette più tra le sue priorità quella di dare opportunità a chi è nato dopo.

Come provocazione, potremmo dire che gli ideali a cui ci rifacciamo, che partono dal nostro approccio alla cultura della strada, gira gira li si trova anche in alcuni dei primi articoli di un vecchio testo legislativo un tempo chiamato col nome di COSTITUZIONE.

Nel 2010 finalmente, dopo 3 anni di trattative, ostacoli burocratici, faticosi lavori ed ingenti spese (per il solo allaccio dell’Enel abbiamo speso 600 euro secchi), siamo riusciti ad inaugurare la sede di Duevventi, che ci è stata concessa dal comune di Savona con il pagamento del canone minimo legale.

Speriamo che questo sia solo il primo degli spazi (fisici e non) che riusciremo a riguadagnare in favore di quelle generazioni che per ora vivono schiacciate dalle altre.

 

Qual è la vostra filosofia?

Nostro proposito è mettere le nostre conoscenze, il nostro impegno e gli spazi fisici di cui di volta in volta disponiamo come Duevventi al servizio di ogni proposta sensata, proveniente da soci od anche da esterni, per dare un piccolo approdo per la creatività, la riflessione e l’aggregazione tra le persone (specie giovani).

Crediamo fortemente che sia ora che nella nostra città una intera generazione si metta da parte, e che i giovani prendano consapevolmente in mano questa società, andando a riprendersi innanzitutto i propri spazi vitali, necessari per potersi sentire degli individui al pari degli altri, e rifiutando un ruolo di minoranza passiva, compressa tra i diritti acquisiti, esigenze, abitudini e prepotenze dei propri genitori o nonni.

 

A chi vi rivolgete?

Ci rivolgiamo ai giovani senz’altro, e a chi al di là dell’età intende comunicare e mantenere vero rispetto per i giovani.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Tra le cose fatte che più ci sono piaciute, ricordiamo:

BOMBOLASSA 2009: si è tenuta ai giardini di via Trincee nell’estate scorsa. Oltre 60 writers provenienti da Italia e fuori (anche due dall’Australia) hanno dipinto l’intera palestra comunale, mentre numerose band si sono alternate a suonare all’aperto nelle due serate di concerti. Oltre a ciò abbiamo ospitato un contest di breakdance ed una esibizione di ballo hip-hop. Il risultato è stato un evento che ha coinvolto molti giovani e non, mischiando gusti e passioni diverse.

Nonostante sia stato l’evento con il bilancio umano ed economico più pesante per Duevventi (perdite ingenti e fatiche indicibili), ci è servito moltissimo in termini di esperienza.

LAVAGNOLA GRAFFITI BLITZ: si è scoperto un orribile muro di periferia e lo si è trasformato in una grande colata di colore, cogliendo l’occasione per far disegnare sullo stesso muro i writer di tutta la Liguria, che uscivano da almeno 15 anni di risse e screzi del più vario tipo.

Questo segnale di amicizia sta già stimolando in altre città come Genova la voglia di creare associazioni o almeno di creare dei fronti comuni per reperire nuovi spazi per la creatività.

Oltre a ciò è stato motivo di piacere aver contribuito a dare un po’ di attenzione al quartiere di Lavagnola che sembra aver subito un declassamento a periferia dimenticata.

WINDOWS DOWN: potrebbe riassumersi in questo: 10 writers hanno dipinto sulle scuole “Pertini” di Via Manzoni. Ma la cosa è riuscita particolarmente bene perché abbiamo “guadagnato” una visibilità al writing inedita (pieno centro di Savona) e siamo riusciti a far cambiare opinione a molte persone che da tempo non distinguevano i graffiti dai regolari “danneggiamenti”. La prima persona che ha creduto in questo progetto è stato il sindaco di Savona, che ha promosso Windows down, la seconda Daniele Polti, senza il contributo del quale sarebbero mancati i fondi per i materiali, e la terza la dirigente della scuola, che se in un primo momento era scettica, si è trovata poi molto soddisfatta del risultato finale di riqualificazione della parete.

NO SKILLZ: è stato un evento di writing completamente autofinanziato, dove per la prima volta in Italia gli ospiti d’onore erano i ragazzi alle prime armi e non i c.d. “kings”: con il solo utilizzo di Facebook per la promozione abbiamo potuto offrire una porzione di muro a 50 writers in erba provenienti da tutto il nord ovest, che hanno partecipato con entusiasmo per contendersi il primo premio.

 

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Siamo un’associazione di promozione sociale, pesantemente senza scopo di lucro.

 

Come promuovete le attività?

Promuoviamo le nostre attività attraverso Facebook e con la stampa di volantini e locandine. Su fronte promozione siamo sempre in forte difficoltà, perché siamo pochi e servirebbe che qualcuno potesse occuparsi solo di questo.

In ogni caso stiamo per dare vita al sito di Duevventi, con cui speriamo di migliorare la comunicazione verso l’esterno.

 

Come sopravvive Duevventi?

Le nostre entrate consistono in: quote sociali (magre entrate, perché all’anno un socio “sostenitore” paga 5 euro, se è “ordinario” 30 euro); donazioni in natura e offerte;

Per il resto, i soldi “passano attraverso” Duevventi: per esempio, quando chiediamo un contributo all’amministrazione per un progetto, capita alle volte di ottenerlo. Il problema è che i soldi li si utilizza per comprare i materiali e per le altre spese, con il risultato che nella nostra cassa è molto difficile trovare più di 200 euro alla volta, mentre è facilissimo avere dei crediti dovuti all’anticipo delle spese che l’amministrazione accetta di “risarcire” in un secondo tempo (in genere lontano per motivi burocratici).

Sostanzialmente i coordinatori finiscono spesso per anticipare soldi di tasca propria. Per scelta, finora non abbiamo mai introdotto autotassazioni ai soci per nessuna iniziativa, e l’evenienza che i coordinatori rimettano denaro tout-court è per noi non un modus operandi ma un incidente che non intendiamo ripetere tante volte.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Ci piacerebbe poter rimborsare chi lavora molto evitandogli di dover avere un altro lavoro a tempo pieno. Garantire un part-time a chi mette più tempo e impegno consentirebbe loro di fare molto di più e meglio.

Magari un giorno si riuscirà ad avere uno “staff” di 5-6 persone che possono lavorare stabilmente ai vari progetti, ma è inutile illudersi perché la realtà di oggi è fatta di frustrazione e sacrificio e lo sarà ancora per un po’.

  

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Per le iniziative legate a writing e street art abbiamo tutta una serie di associazioni specializzate sparse per l’Italia con le quali siamo in amicizia e con le quali collaboriamo frequentemente, tra cui in particolare l’associazione “Il Cerchio e le Gocce” di Torino.

Recentemente (2010) abbiamo aderito alla sigla nazionale ACU, che raggruppa le “associazioni per la creatività urbana” e che include la maggior parte delle realtà strutturate presenti sul territorio italiano.

Sul piano locale proponiamo od accettiamo spesso collaborazioni. Truelove è una delle realtà con cui abbiamo fatto più cose, ma abbiamo numerosi contatti con altri gruppi giovanili, dai soundsystem della zona alle associazioni culturali che si occupano di altre forme espressive.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

I nostri rapporti con le amministrazioni sono relativamente buoni: proponiamo progetti con una assiduità che rasenta il martellamento, e la risposta che otteniamo nel complesso è buona, sia da parte del Comune che delle circoscrizioni, che di Provincia e Regione.

Se dovessi fare un ”appunto”, direi che è più facile trovare sostegno per iniziative una tantum o comunque inerenti eventi singoli, rispetto ad idee più strutturali o proposte relative all’impiego di spazi pubblici per i giovani.

Relazionarsi in generale con l’amministrazione è per noi una cosa giusta di per se: al di là del colore politico di chi riveste un ufficio in un dato momento, ed al di là di quello che ciascuno di noi può aver scelto nel segreto dell’urna, dobbiamo ricordarci che l’amministratore gestisce la cosa pubblica a nome di tutti, anche di chi non lo ha votato quando è stato eletto. Di conseguenza, facendoci come Duevventi portatori di istanze generali o di categorie, è nostro dovere portare avanti i nostri contenuti in tutte le sedi possibili.

Ed è proprio perché non ci rifacciamo a nessuna area politica o lobby, che proponiamo a tutti gli enti territoriali le nostre idee concrete.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Gli spazi per i giovani a Savona e comuni limitrofi NON ci sono, ed è inutile girarci intorno: farebbe ridere negarlo. Tuttavia, sarebbe sparare sulla croce rossa additare le colpe di questa mancanza tutte alle amministrazioni attualmente in carica: il problema è annoso, e sarebbe curioso ripercorrere indietro la storia degli ultimi 20 anni per vedere quale amministrazione ha fatto peggio delle altre quanto a politiche giovanili.

Le responsabilità sono in generale a carico di chi a vario titolo “detiene” spazi e risorse, e (in parte minore) di chi questi spazi e risorse dovrebbe esigere con più forza.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Una buona notizia sarebbe che si decida davvero di dedicare uno spazio pubblico alla cultura ed ai giovani: vedremo che sviluppi ci saranno riguardo alle famose ex Officine Solimano.

Tra quello che andrebbe cambiato, a mio parere sarebbe utile che l’amministrazione iniziasse da oggi ad affrontare il problema delle politiche giovanili. In questo modo:

1. mettendo innanzitutto una propria figura istituzionale ad occuparsi di bisogni e richieste provenienti dai giovani, che sappia fungere da “interlocutore”, e qui non basta una qualsiasi persona scelta in base a un dato puramente anagrafico, ma qualcuno che sappia davvero dialogare con i giovani;

2. trovando gli interlocutori con cui aprire il canale di ascolto, senza escludere nessuna entità dotata di un minimo di organizzazione;

3. mettendo al servizio di politiche veramente rivolte ai giovani una maggiore quota delle risorse destinate alla cultura;

4. rivedendo le norme che riguardano le associazioni, in modo che sia più facile per loro interagire con l’amministrazione;

5. rivedendo parzialmente la politica delle alienazioni immobiliari: un edificio pubblico inutilizzato può rappresentare un costo meno gravoso se si trovano realtà bisognose di spazi che sappiano mantenerne lo stato di salute e garantirne un utilizzo rivolto a tutti.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Il nostro primo progetto per il futuro è sopravvivere senza perdere la nostra indipendenza. Aiutateci!!!

Realizzato questo, sarebbe bello riuscire a far diventare Duevventi un punto di riferimento ed una porta alla quale bussare per tutte le idee e proposte provenienti da cervelli giovani.

Infine quale unico membro “superstite” del Barricata ad aver continuato il cammino iniziato nel lontano 2006, voglio assolutamente contribuire a ridare a Savona un grande e libero spazio per l’aggregazione e l’incontro dei giovani. Riusciremo a vincere queste battaglie? 

 

BE…ALBISSOLA 

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SITO www.bealbissola.it

FACEBOOK be albissola

Intervista con DAVIDE ALBERTI e DANIELE MARTINA

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione.

Nel direttivo siamo in 7: Davide Alberti (presidente), Alberto Servetto (vicepresidente segretario), Danilo Daneri, Diego Zunino (tesoriere), Andrea Grimaudo, Marco Martina, Daniele Martina.

Il numero dei soci era di 45 nel 2009, e quest’anno abbiamo prolungato la validità della tessera di un anno. Ad essere realmente attivi siamo in pochi: più che altro quelli del direttivo. L’età media è intorno ai 22-23 anni.

 

Quando e perché è nata Be…Albissola?

L’associazione Be…Albissola è nata il 30 aprile 2009.

Tutto iniziò quando una sera ci incontrammo tra vecchi amici di Albissola Marina, e decidemmo di fare qualcosa per essere noi stessi più attivi nella vita della nostra città. Eravamo tutti stufi della monotona vita che girava attorno ai soliti locali e non volevamo più stare con le mani in mano a lamentarci.

Dopo un periodo di preparazione abbiamo scritto l’atto costitutivo e lo statuto, e ci siamo quindi registrati come associazione di promozione sociale.

Abbiamo deciso di farlo perchè pensiamo che come associazione registrata si possa avere molta più voce in capitolo, conoscendo altre associazioni, e portando avanti più inziative.

Abbiamo fatto un’assemblea dei soci al Santa Cecilia, abbiamo preso i primi tesseramenti, e poi abbiamo fatto una festa di inizio delle attività ai Soleluna dove sono intervenuti il sindaco uscente, e tre candidati sindaci (Silvestro, Gradella, Vicenzi). Abbiamo invitato anche Marco Scajola e Franco Orsi (ora sindaco di Albisola Superiore).

Abiamo da subito cercato contatti con l’esterno: ad esempio con Ooki Ooki (Marco con noi si è dimostrato sempre molto collaborativo e propositivo).

 

Di cosa vi occupate?

Come attività abbiamo sempre puntato su volontariato, eventi culturali e di aggregazione.

 

Qual è la vostra filosofia?

Le idee che ci muovono sono la volontà di favorire l’aggregazione dei giovani ad Albissola Marina, promuovendo in particolare il turismo, la movida, e il divertimento nella nostra città, e contribuendo alla costruzione di una nuova e diversa immagine di Albissola.

Siamo sostanzialmente partiti da un pensiero astratto per concretizzarlo man mano attraverso iniziative di vario tipo: attività di volontariato, convegni culturali, attività volte ad aggregare le persone.

La nostra associazione è apartitica: per noi non e’ importante la provenienza delle idee, e cerchiamo di far sì che la nostra “politica” (intesa nel senso “greco”) sia “pro Albissola”, allo scopo di promuovere soprattutto il turismo durante il periodo estivo, fondamento della nostra economia, e di incoraggiare la partecipazione nel sociale.

Davide: “A me piacerebbe organizzare un convegno di psicologia, proprio per stimolare a riflettere su questa partecipazione sociale che è sempre più spesso trascurata dalle persone.”

 

A chi vi rivolgete?

Nel nostro statuto è previsto che possono essere soci solo gli albisolesi tra i 18 e i 30 anni di età: le persone che cerchiamo di coinvolgere sono i giovani, anche se spesso è davvero difficile.

Numericamente i giovani residenti nel nostro comune non sono molti.

Noi abbiamo iniziato cercando di coinvolgere gli amici, e quei ragazzi che già erano abbastanza stufi di andare sempre a ballare negli stessi posti.

Un’idea che abbiamo avuto per incentivare le iscrizioni di giovani all’associazione è stata quella di ottenere una convenzione con gli operatori economici di Albissola Marina per uno sconto agli associati. Sconto del 5-10%. Con i Soleluna l’avevamo fatto, ed era previsto che i soci potevano evitare la coda, ma la cosa è durata due o tre volte e poi all’entrata ci ridevano in faccia.

Un’altra faticosa trovata è stata quella delle lettere consegnate porta a porta: abbiamo chiesto all’anagrafe la lista dei giovani di età tra i 18 e i 30 anni residenti nel comune (260) e ad ognuno abbiamo personalmente recapitato una lettera da parte di Be…Albissola.

Ricordo con una certa ansia una domenica mattina in auto con la pioggia a consegnare portone dopo portone tutte quelle lettere!

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Nei primi mesi di vita dell’associazione (luglio 2009) abbiamo organizzato BE…HAPPY HOUR: degli aperitivi musicali ai Bagni Sant’Antonio. La proposta di animazione non ha funzionato al meglio e ci siamo resi conto di come non sia affatto semplice trovare la formula che sappia coinvolgere tante persone.

Più in generale nei nostri tentativi di coinvolgere i giovani abbiamo sempre trovato grosse difficoltà, rimettendoci spesso dei soldi.

Sul fronte del volontariato abbiamo proposto iniziative che hanno funzionato: “BONSAI AID AIDS”: abbiamo tenuto per il weekend di pasqua un banchetto per la raccolta fondi all’ANLAIDS. Grazie alla vendita dei bonsai “benefici” si sono riusciti a devolvere piu’ di 1000 euro.

“LA NOTTE D’ORO DI ALBISSOLA”: a maggio abbiamo organizzato una serata in favore della casa di riposo “Caterina Corrado”, con musica dal vivo e dj.

“LA MATTA”: in luglio abbiamo organizzato una serie di tornei di scala 40 nei bagni Sant’Antonio, Colombo, Nettuno, Sirena. L’intero incasso è stato devoluto alla casa di riposo di Albissola Marina “Caterina Corrado”. I premi per i vincitori sono stati offerti dai ceramisti albissolesi.

Inizialmente non avevamo nemmeno una sede legale, ma dopo un po’ di tempo siamo riusciti ad ottenere uno spazio in via Giulio II, nel centro di Albissola Marina. Abbiamo a disposizione uno stanzino di proprietà comunale, giusto il posto per parlare e fare riunioni.

Abbiamo una convenzione con il Comune, che ci da lo spazio senza nessun costo di manutenzione, a tempo indeterminato, salvo rescissione con preavviso di una delle due parti.

Quello che noi abbiamo dato al Comune è stata la disponibilità a tenere aperta una mostra al giovedì, venerdì, sabato e domenica per un mese.

In base alla convenzione il Comune può richiederci altre prestazioni simili.

La soluzione attuale non è ottimale, ma speriamo che portando avanti iniziative positive avremo un ritorno di rispetto e fiducia e convinceremo il comune a darci una sede più grande ed attrezzata.

Durante l’estate abbiamo avuto dal comune l’opportunità di spostarci alla “Be…baracchetta estiva”, vicino alla spiaggia libera attrezzata.

 

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Siamo un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro.

 

Come promuovete le vostre attività?

Utilizziamo Facebook, il nostro sito internet, in passato abbiamo utilizzato la bacheca del comune di Albissola.

Affiggiamo cartacei nella sede (che è in centro e quindi molto visibile).

In passato siamo andati a parlare in radio (Savona Sound): Marco Martina è stato intervistato e ha parlato brevemente dell’associazione; ci è stata anche data la disponibilità da parte della Radio a pubblicizzare nostre altre iniziative.

 

Come sopravvive l’associazione?

Abbiamo le risorse delle quote annuali e quelle delle donazioni volontarie.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Far diventare quello che facciamo un’attività a tempo pieno è difficile. Per noi l’associazione è e rimane una seconda attività.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Siamo in buoni rapporti con Ooki Ooki e Marco in particolare.

Collaboriamo con la Scacchistica di Milano e organizziamo tornei di scacchi, rivolti sia ad amatori che a professionisti.

Una persona che ci è stata vicina e ci ha aiutato è Gloria Bardi. Ci aveva dato vari consigli ed anche contatti, stimolandoci a darci da fare.

Poi a livello di collaborazioni abbiamo fatto varie convenzioni con operatori economici albissolesi (per sconti negli esercizi commerciali).

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Nei primi mesi del mandato di Vicenzi come sindaco i nostri rapporti con il comune non sono stati idilliaci: non abbiamo ottenuto il patrocinio per nessuna delle iniziative che abbiamo proposto.

Poi c’è stato un cambio di rotta, soprattutto pian piano che realizzavamo iniziative di volontariato. Allo stato i rapporti sono molto migliorati ed è partito un buon canale di dialogo con il vicesindaco Nasuti.

Ai tavoli sulla sicurezza per la movida albissolese siamo stati invitati ed abbiamo proposto una nostra idea: quella della videosorveglianza assistita per limitare atti vandalici, schiamazzi e risse; con un operatore della polizia municipale che si occupa di avvisare i carabinieri in caso di bisogno. Pensiamo che un intervento tempestivo possa fungere da deterrente contro episodi futuri.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la vostra città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Ad Albissola per ora non ci sono ancora spazi sufficienti per i giovani. Speriamo che con la nostra attività nel prossimo futuro ci possa essere una virata.

 

La città, i giovani, la cultura, l’intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Se l’ex sindaco Parodi aveva un attegiamento piuttosto permissivo verso i locali, che erano abbastanza liberi, Vicenzi è stato eletto proprio perché più degli altri candidati ha puntato sulla politica di dare una risposta al “problema” movida. Per questo sono nati i “tavoli sulla sicurezza”.

Un problema con cui abbiamo dovuto fare i conti come associazione che vuole proporre attività di intrattenimento rivolte a giovani è stato quello della difficoltà nell’instaurare rapporti con gli amministratori, che spesso sono persone appartenenti a generazioni diverse. Abbiamo cercato di arginare la normale diffidenza verso di noi dando segnali di serietà, come è capitato in occasione delle iniziative di volontariato. 

 

JF CLUB

 CONTATTI:

MAIL: jf_club@hotmail.it

SITO: www.myspace.com/jfclub

FACEBOOK: associazione sportiva jf club

Intervista con MICHELE DELUCIS

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione.

I soci che si impegnano più attivamente nelle attività e nell’organizzazione sono una decina. Tra gli altri: io (Michele Delucis), Enrico Ubertini, Carlo Traverso, Massimo Delfino. Abbiamo età che variano dai 20 ai 40 anni.

Siamo tutti lavoratori o studenti.

 

Quando e perché è nata l’associazione JF Club?

L’associazione deriva dall’incontro di due diversi gruppi: la “J” deriva dalla “J crew”, che è il nome del gruppo che fa le discese dal Beigua (downhill), ed F deriva da “F park”, che è il nome che abbiamo dato allo spot da noi costruito.

Abbiamo pensato di collegarci per portare avanti un discorso in comune.

Di fatto come componente di skaters esistiamo da 3-4 anni. All’epoca iniziammo a costruire un park a casa mia, autofinanziandoci. Una volta inaugurata la struttura, piano piano sempre più gruppi di skaters hanno preso ad orbitare attorno al park, tanto che siamo arrivati al punto di doverci preoccupare di limitare il giro e la pubblicità, per non rischiare di avere problemi in caso di infortuni.

Ci siamo quindi concentrati sul trovare una struttura giuridica da darci, anche per avere una tutela assicurativa e non far ricadere tutte le responsabilità sul sottoscritto.

Dopo tutto questo percorso, all’inizio di quest’anno ci siamo costituiti ufficialmente in associazione, unendoci al gruppo degli appassionati di downhill, e ci siamo pagati le spese per la registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto all’Agenzia delle Entrate.

 

Di cosa vi occupate?

Ci interessiamo di skate e downhill.

La nostra sede è a Varazze, in Piazza dell’Alpicella. Lo spazio che utilizziamo ci è stato concesso dal comune di Varazze, e nell’accordo noi ci siamo impegnati a coprire le spese di rete e a garantire la disponibilità dei locali per le elezioni.

A Varazze il Varazze Surf Shop, un’attività commerciale consolidata, ha aiutato a mantenere un giro di appassionati. E uno dei nostri obiettivi è quello di riuscire ad avere uno spot comodo e funzionante per questa comunità di skater della zona.

Sul fronte del downhill l’obiettivo di quest’anno è tracciare con il gps dei percorsi di discesa, e comprendere come inserirli nell’ambito degli altri normali percorsi del parco già esistenti, facendo attenzione agli aspetti relativi alla sicurezza. Stiamo prendendo contatti con il Parco e con la Guardia Forestale e con le realtà che gravitano nell’area.

 

Qual è la vostra filosofia?

Promuovere le discipline sportive che ci piacciono e proporle a chi non le conosce.

 

A chi vi rivolgete?

Ci rivolgiamo in particolare ai giovani; il giro di persone che ruotano attorno alle nostre attività è comunque costituito da appassionati dei due sport dello Skateboarding e del Downhill un po’ di tutte le età.

  

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Siamo una associazione Sportiva Dilettantistica non a scopo di lucro – ASD, e siamo affiliati UISP.

 

Come promuovete le attività?

Abbiamo una pagina Facebook ed una su MySpace, ed utilizziamo i canali internet specializzati nel settore. Per il resto usiamo locandine e volantini.

Si sta creando poi, un gruppo di appassionati di fotografie e video riprese che spesso collabora con noi come Disorder art, CandiesMagazine.com.

 

Come sopravvive l’associazione?

Per sostenere le spese inizialmente siamo ricorsi all’autofinanziamento ed all’autotassazione. Oggi continuiamo su questa linea, ma allo stesso tempo cerchiamo piccole realtà che offrano un aiuto, anche non economico, che ci consenta indirettamente di abbattere dei costi o risolvere dei problemi, come per esempio quello del trasporto delle attrezzature.

Quanto ai finanziamenti pubblici, la possibilità di ricorrervi la abbiamo solo da ora, visto che l’associazione è nata solo nel 2010.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Data la passione che mettiamo in questo progetto, sarebbe bello impegnarcisi a tempo pieno, ma ad oggi siamo piuttosto lontani da questa possibilità.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

In generale penso che bisogna togliersi dalla testa gli inutili campanilismi, perchè i singoli gruppi hanno sempre poche persone: collaborare è spesso l’unico modo per arrivare a dei risultati.

Nell’ambito delle realtà giovanili della nostra zona, collaboriamo ed abbiamo un buon rapporto con Stonedbass Conspiracy, con cui abbiamo lavorato assieme in occasione dell’ultima edizione di Balla Coi Cinghiali. Sono due anni che partecipiamo al festival, e quest’anno abbiamo gestito il “JF VILLAGE SKATE” nell’ambito della STREET AREA. Abbiamo costruito una rampa per lo skate molto più grande di quella dell’anno prima, anche grazie alla raccolta di fondi fatta durante tutta la primavera.

Abbiamo buoni rapporti con gli skaters di Genova e contatti con skaters di varie parti d’Italia.

Per il downhill stiamo cercando di creare rapporti con realtà più o meno vicine come la CP gang di Arenzano o la Freebosaride di Frabosa.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Con il comune di Varazze abbiamo una proficua collaborazione, testimoniata anche alla stipula della convenzione sulla sede che ci è stata concessa ad Alpicella.

Con il comune di Savona non abbiamo avuto ancora collegamenti, principalmente per una questione di tempi (visto che l’associazione esiste giuridicamente solo da quest’anno), ma anche perchè servirebbe poter contare su qualcuno di Savona che iniziasse da zero ad aprire un canale di comunicazione con il comune e a dedicare parecchio tempo alla costruzione di un rapporto.

Quando siamo partiti lo skatepark di Legino era già stato costruito: vedremo in futuro magari di aprire un dialogo sull’argomento date le problematiche che sono state riscontrate dalla comunità di skaters di Savona.

Con il Comune di Celle c’erano stati dei contatti in passato. Due o tre anni fa infatti dei ragazzi di Celle avevano deciso di fare uno skatepark e per veicolare l’idea hanno fatto partire una petizione, raccogliendo firme nelle scuole elementari e medie in favore della realizzazione della struttura. Noi siamo stati coinvolti indirettamente, ed abbiamo preso accordi per partecipare agli incontri in cui si parlava del progetto.

Dopo vari appuntamenti ed incontri, non si è fatto più sentire nessuno da parte del Comune, c’è da dire che ci sono state di mezzo le elezioni, comunque il progetto fu accantonato.

La lezione è stata che per ottenere qualcosa bisogna insistere in continuazione e che se si vogliono ottenere risultati, ci vogliono persone che sappiano interagire con le amministrazioni in maniera costruttiva.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Parlando di quello che è il nostro campo, va detto che a Savona è stato recentemente costruito uno skatepark a Legino, dietro al ristorante Sole.

La regolamentazione dello spazio è quella comunale di un qualsiasi giardinetto: non si può giocare a calcio e simili, senza nessuna previsione legata allo specifico uso per cui lo spazio è stato progettato.

La struttura inoltre non è stata data in appalto o gestione a nessuno, con la conseguenza che tutto viene rimesso alla buona volontà di chi pratica, che però non ha l’autorità per regolamentare gli aspetti fondamentali.

Capita di frequente che gli skaters meno giovani debbano spiegare alle altre persone (anche bambini) che frequentano il park quali siano i rischi che si corrono a stare in prossimità della rampa.

Quella di Legino è inoltre molto piccola come struttura ed è stata realizzata senza prima informarsi sulla realtà sportiva giovanile presente sul territorio.

A Genova Sestri c’è un altro skatepark, e non si è prevista la presenza di un gestore, perchè il vicino circolo Arci “Il Merlino” ha offerto la propria disponibilità a sovrintendere sulla struttura.

Il Govi, l’altro parco di Genova, di nuovo è stato creato e poi lasciato a chi lo usa, senza nessun intervento diretto dell’amministrazione per la gestione.

Il comune costruisce il park e lo abbandona a se stesso, con la conseguenza che nessuno ha una precisa responsabilità ed in breve tempo lo spazio viene assimilato a zona di degrado.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Ad oggi vogliamo fare una schedatura dei percorsi per il downhill e mettere in funzione una rampa o comunque uno skatepark.

  

ROTARACT CLUB SAVONA

 CONTATTI

MAIL: segreteria@rotaractsavona.it

SITO: www.rotaractsavona.it

FACEBOOK: rotaract club savona

Intervista con GABRIELE MARINO

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione.

Il direttivo è così composto: presidente Gabriele Marino, vicepresidente Francesco Scosceria, segretario Filippo Polvicino, tesoriere Diego Zunino, prefetto Alberto Susco, consigliere Simone Poggio. Attualmente il numero dei membri è di 14 e l’età media si aggira intorno ai 20 anni. In maggioranza siamo studenti anche se c’è qualche lavoratore.

 

Quando è nato Rotaract Savona?

La fondazione risale al 1968 anche se precedentemente esisteva già un gruppo non formalizzato dei giovani del Rotary. Rotaract è la maggiore organizzazione giovanile mondiale come numero di soci effettivi.

Fino a quest’anno siamo stati nella sede di Via Paleocapa 4, dove eravamo in comodato gratuito ed offrivamo un contributo a UNUCI (ente degli ufficiali in congedo). Villa Cambiaso sarà la nostra nuova sede a partire da questo settembre.

 

Di cosa vi occupate?

I campi di cui ci occupiamo sono numerosi, come anche vale per il Rotary International. Si può dire che svolgiamo SERVIZI ALLA COMUNITA’, in tre ordini di direzioni: a) attività di volontariato generico; b)finanziamento di altre associazioni; c) formazione professionale e culturale attraverso incontri, dibattiti, conferenze.

Il tutto con un occhio di riguardo ai profili internazionalistici: abbiamo la finalità di favorire scambi tra giovani di altri paesi.

Portiamo avanti tre tipi di progetti:

a) Locali: progetti di ogni club sull’area locale, b) Distrettuali: progetti comuni dei club di Valdaosta, Piemonte, Liguria; c) nazionali-internazionali: progetti più generali, tra cui in particolare il progetto per la vaccinazione contro la poliomielite ed il progetto Shelterbox consistente nel procurare aiuti di prima necessità alle vittime di calamità naturali (come nel recente caso di Haiti).

Sviluppiamo i nostri progetti attraverso l’AZIONE DIRETTA (per esempio lavorando in paesi del terzo mondo come educatori in orfanotrofi, o consegnando doni in ospedali) e attraverso il FUND RAISING, cioè la raccolta di fondi, che si tende a fare in stretta collaborazione con altre associazioni (per esempio si è organizzata una lotteria di beneficienza a sostegno di Find The Cure).

Come varie altre realtà associative abbiamo faticato molto per ottenere una stanza dove riunirci e svolgere le nostre attività.

 

Qual è la vostra filosofia?

Il nostro motto è “SERVICE ABOVE SELF”. E nel fare quello che facciamo ci poniamo il dovere di rispettare alcuni principi etici fondamentali:

1. valorizzazione delle capacità professionali e delle doti di leadership;

2. incoraggiamento del rispetto verso i diritti del prossimo, tramite il riconoscimento del valore di ogni singolo individuo;

3. riconoscimento della dignità e del valore di tutte le occupazioni utili per servire la società;

4. diffusione dei principi etici come qualità indispensabili di un leader e come principi necessari nella vita professionale;

5. miglioramento della comprensione del lavoro di squadra (ed aggiungo: sfruttando le sinergie con altre realtà associative ed enti locali);

6. dimensione internazionale, verso l’unione dei popoli.

  

A chi vi rivolgete?

A differenza del Rotary ci rivolgiamo a tutti i giovani dai 18 ai 30 anni (abbiamo la possibilità di includere anche chi ha solo 16 anni, visto che non esiste localmente un’organizzazione “Interact”, presente invece in altri posti del mondo).

Abbiamo tuttavia difficoltà a trovare persone che si impegnano: sono in molti a venire due o tre volte ma poi, rendendosi conto che l’attività non è fatta solo di feste ed eventi, tendono a non proseguire.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Abbiamo realizzato, in autonomia come Rotaract, un progetto di fund raising in favore di Find The Cure, che tra le varie organizzazioni umanitarie va elogiata perchè impiega il denaro raccolto solo per attività concrete, senza destinare risorse alla parte “gestionale” e pubblicitaria.

Un’altra operazione di fund raising ben riuscita è stata quella del concerto dei Birkin Tree: si sono raccolti ben 5000 euro. Qui il lavoro ha visto Rotary a sostenere le spese e l’organizzazione, e noi di Rotaract a occuparci più direttamente della raccolta fondi.

Rispetto al Rotary noi lavoriamo più sul campo.

Per svolgere attività di servizio a volte mancano i soldi e l’ufficialità dell’azione. Va comunque detto che se si ricevono troppi finanziamenti pubblici si corre il rischio di legarsi troppo alla politica e di vincolare ai bilanci delle amministrazioni le attività. L’equilibrio sta secondo noi nell’idea di una “AZIONE COLLABORATIVA MA INDIPENDENTE”.

Spesso abbiamo difficoltà a far capire che nel nostro club non c’è questa “esclusività” assurda di cui tanto si parla. Abbiamo certamente ritualità e formalità e questo di sicuro ci distingue, ma la nostra finalità è fare bene al prossimo.

Lottiamo quindi spesso contro il pregiudizio: la nostra realtà non è un parco giochi e nemmeno una fabbrica di raccomandazioni. Purtroppo nella nostra città vale il principio della perfetta diffidenza verso il prossimo… Savona è una città spesso deludente sotto questo profilo, anche se a volte avvengono cose positive inaspettate.

 

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Siamo una associazione non riconosciuta, regolarmente registrata all’agenzia delle entrate. Il formato è quello della associazione di promozione sociale (APS). Seppure non riconosciuti in quanto non facenti parti di albi, non abbiamo trovato difficoltà ad interagire positivamente con la Regione Liguria.

 

Come promuovete le attività?

Usiamo Internet, i social network, la stampa,e gli incontri diretti con altre associazioni.

Quanto ai quotidiani, ci capita più spesso di avere visibilità su Ivg, mentre abbiamo notato come sui quotidiani cartacei sia molto più dura comparire(bisogna martellare e probabilmente anche conoscere qualcuno in redazione).

La radio come canale comunicativo non ha più grande significato, è troppo costosa ed ha sempre meno seguito.

La visibilità purtroppo dipende sempre da una questione di denaro, e noi non possiamo chiedere ai soci di pagare quote troppo grosse.

 

Come sopravvive Rotaract Savona?

Riceviamo un assegno annuale dal Rotary e riscuotiamo le quote dei soci, che però devono essere impiegate solo per la spesa corrente.

Ogni progetto infatti deve finanziarsi da solo ed essere in qualche modo automomo: questa è una nostra caratteristica fondamentale, perchè specie nel fund raising l’obiettivo di base è quello di reperire fondi nuovi.

Ci è capitato che una signora di fronte ad una nostra richiesta di aiuto per una causa ci rispondesse “dovreste darli voi a me”: non è affatto facile raccogliere soldi per iniziative benefiche nella realtà in cui ci troviamo ad operare.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Le realtà locali con cui collaboriamo più frequentemente sono le seguenti:

– ROTARY CLUB SAVONA: è il promotore del Rotaract, e svolge anche una funzione di supervisione. Le due realtà sono indissolubilmente legate ed ottengono i migliori risultati quando lavorano insieme;

– LEO CLUB: seppure sia il club giovanile del Lions, e a volte vi è un filo di competizione, la collaborazione tra i due gruppi è indispensabile considerando la comunanza di progetti e di strumenti;

– ROTARACT di Alassio, Imperia, Sanremo e Montecarlo: abbiamo con questi altri gruppi promosso una forte collaborazione in vista di un fund raising congiunto; il risultato che si ottiene è infatti quello di portare avanti più progetti e con più forza. Si è riusciti a fare una donazione significativa al Santa Corona ed in favore del progetto “Giù le mani dai bambini”.

È difficile far capire il senso della formazione contro l’utilizzo degli psicofarmaci sui minori: si è creato un apposito Comitato per la realizzazione del progetto (che parte ad ottobre/novembre 2010).

Si cerca di entrare in contatto con le scuole, con incontri da farsi con insegnanti delle primarie, medici pediatri e genitori, i quali vengono raggiunti grazie anche ai primi.

Sarà predisposto un opuscolo informativo. La concentrazione delle persone dura poco e cerchiamo quindi di semplificare l’aspetto legato alla comunicazione ed all’immagine esterna.

 

Quali sono i vostri rapporti con le Amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Personalmente cerco di separare la politica dal lavoro dell’associazione, ed anche nel nostro club cerco di far passare il concetto per cui bisogna tenere le distanze dalla propaganda politica o religiosa. Sgrido chiunque dei soci che si lasci andare ad “esternazioni” durante lavoro associativo.

Una cosa che mi ha schifato della politica è la tendenza di chi porta sul piano personale gli scontri politici. La politica dovrebbe essere una cosa alta, ma spesso si sfocia nella mancanza di RISPETTO.

Noi cerchiamo di portare avanti la conoscenza ed il rispetto di culture e diversità. Si discute e si può essere in disaccordo, ma non si può sopravanzare gli altri. Chi ricopre cariche istituzionali dovrebbe comportarsi da istituzione e non da esponente di un partito.

Come club, durante le nostre attività ci siamo trovati bene sia con lo staff di Burlando che con quello di Vaccarezza. Penso che le istituzioni dovrebbero aiutarci perché (e solo se) apprezzano le cose che facciamo, non per secondi fini politici.

Auspichiamo da tempo una “Consulta provinciale delle associazioni giovanili”:

si può fare molto ma molto di più in collaborazione con altre realtà.

Penso che sia importante la credibilità rispetto alle amministrazioni. Inizialmente quando ci si relaziona si trova un pò di diffidenza da parte della politica, ma varie volte quando i politici vedono la bontà dei progetti si instaurano buone collaborazioni.

Quanto ai rapporti con le singole amministrazioni locali: con l’assessore alla cultura Molteni abbiamo un ottimo rapporto e c’è stima per la persona.

Il sindaco di Albissola Marina Nicolò Vicenzi con noi è sempre stato disponibile e gentile, e ci ha recentemente offerto uno spazio all’interno del festival della maiolica per la nostra lotteria di beneficienza.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Gli spazi per l’aggregazione spontanea dei giovani ed in particolare per quelli che portano avanti attività organizzate sono troppo pochi. Città, Provincia e Regione hanno un infinito numero di immobili che vengono lasciati decadere o venduti per realizzare operazioni immobiliari o finanziarie talvolta discutibili, che potrebbero invece essere destinati ad un uso sociale. Esempi poco positivi sono quelli dell’ex Asilo Balbi ad Albisola Superiore, o quello di Villa Zanelli a Savona.

Gli spazi culturali ci sono: infatti l’amministrazione e le associazioni si impegnano molto per eventi e mostre.

Dalla pinacoteca ai musei, ho visto molti eventi recentemente, anche musicali.

Quello che forse manca è il coordinamento tra le iniziative, specie tra quelle promosse dalle istituzioni e quelle promosse dalle associazioni.

Inoltre c’è il problema del target che si pongono molte iniziative: i principali destinatari delle proposte rimangono i cittadini adulti od anziani.

L’amministrazione deve trovare nuovi formati comuncativi per arrivare alla popolazione più giovane.

Esistono spazi per l’intrattenimento? Sarebbe bello su questa domanda astenersi… abbiamo qualche pub o locale storico, ma non esiste una cultura della sera, ed i giovani sono considerati più un fastidio che una risorsa.

Basta pensare a chi possiede una casa in darsena e auspica la chiusura del locale sottostante.

Non mi risulta che esistano nemmeno spazi dove i gruppi possano suonare.

Quanto allo Sport, a Savona abbiamo eccellenze come ad esempio la Rari Nantes, per la quale si sta finalmente risolvendo il dilemma della “casa”.

Abbiamo il sottoutilizzato Campo di atletica della Fontanassa.

Ora anche la squadra di calcio del Savona, sembra portare un pò di vittorie e di aggregazione per savonesi.

Ci sono molte realtà sportive che potrebbero essere valorizzate ma vengono spesso dimenticate. Recentemente è stata realizzata una mappa dello sport savonese anche se si sono evindenziate alcune dimenticanze.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Una cosa da cambiare è forse il pessimismo di noi giovani: dovremmo rimboccarci di più le maniche. Bisogna avere un pò di amore per la città, e se te ne vuoi andare via alla prima occasione buona non fai molto per Savona.

La politica però da parte sua deve aprirsi di più ai giovani ed ai loro consigli… magari la Consulta provinciale delle associazioni giovanili potrebbe essere una delle strade da seguire.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Ci piacerebbe riuscire a coinvolgere sempre più ragazzi per far capire l’importanza di dedicare tempo agli altri.

Il nostro prossimo progetto è un’azione di fund raising. Attraverso varie tappe in tutto l’anno (da settembre 2010 a settembre 2011), raccoglieremo fondi per realizzare in Kenya strutture educative e mediche, tra cui il macchinario per le analisi del virus dell’HIV.

Il progetto comprenderà anche un percorso con dei ragazzi che andranno sul posto e faranno azioni dirette. Dei “nostri”, andrà in Africa Diego.

In Kenya lo stato, se sei un malato di Aids, ti aiuta solo se non sei allo stadio terminale: ecco perchè è importante rilevare la malattia molto prima della diagnosi di malato terminale, perchè così si evita l’abbandono del soggetto a se stesso. 

  

chi siamo

CRITICAL MASS SAVONA

 BLOG: mcsavona.noblogs.org

Critical Mass non è un’organizzazione né un gruppo di persone. Non esiste una struttura, ma c’è una linea, un’idea precisa: trovare in ogni città spazi per i ciclisti e sensibilizzare le persone a tirare fuori la propria bici dal garage, smettendo di considerare come unico mezzo di trasporto l’automobile o il motociclo.

Critical Mass prende piede inizialmente negli Stati Uniti, per poi espandersi in molti altri paesi ed in Europa. In Italia le città dove il movimento raccoglie più adesioni sono Milano, dove attualmente ogni settimana c’è un appuntamento, e Roma, dove oltre ad esserci un gruppo numericamente importante, c’è l’appuntamento della Cirmona, al quale in passato hanno partecipato anche 45.000 persone.

A Savona “Critical Mass” ha fatto una prima comparsa nel 2003, con due appuntamenti. Un nuovo fremito si è avuto in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, ma il periodo in cui il fenomeno si è allargato ed è divenuto più stabile è nel biennio 2007-2008, in cui ci sono stati appuntamenti con una media oscillante tra le 25 e le 45 biciclette ad ogni appuntamento mensile.

La promozione degli appuntamenti avviene attraverso il blog e la mailing list di Critical Mass, il volantinaggio ed il passaparola.

La Massa Critica funziona così: ogni ultimo giovedì del mese alcune persone si trovano in piazza con una bici. Ci si ritrova, ma senza un percorso prestabilito in testa: si segue chi pedala davanti e si utilizza per intero la carreggiata, girando per la città liberamente.

Il concetto sufficiente a descrivere Critical Mass potrebbe esprimersi con una frase: è l’INCONTRO CASUALE DI BICI CHE CASUALMENTE SI TROVANO A UN SEMAFORO E CASUALMENTE SEGUONO UN PERCORSO NELLE VIE DELLA CITTA’.

Nonostante la semplicità dell’idea, non sono certo pochi gli ostacoli e le resistenze che il fenomeno incontra abitualmente nelle città italiane ed anche a Savona: la maleducazione ed intolleranza degli automobilisti che si trovano a incrociare le sbiciclettate in alcuni casi rasenta la violenza, e c’è sempre un livello di attenzione da parte delle forze dell’ordine sugli appuntamenti dei “critici” che potrebbe definirsi (con un eufemismo) quantitativamente spropositato. Oltre a ciò, i ciclisti che partecipano ai giri in città dicono di non sentirsi granché tutelati come sicurezza durante i loro percorsi.

Sul blog di Critical Mass si discute spesso di tematiche legate alla circolazione stradale e si parla della realtà che deve affrontare ogni giorno chi sceglie coraggiosamente di utilizzare la bici per spostarsi, tra i rischi per l’incolumità e la carenza di piste ciclabili.

Una delle battaglie di Critical Mass è proprio quella in favore della realizzazione di nuove piste ciclabili, che a Savona sono poche ed anche poco funzionali.

Vari ciclisti hanno salutato con favore la recente inaugurazione dei servizi di bike sharing nelle città di Savona ed Albisola, osservando pero alcuni “bug”: il paradosso è che prendendo una bici a Savona non è possibile depositarla ad Albisola e viceversa.

 

DENY!
 PODCAST

DENY! PODCAST

 

Intervista a MARCO CIARLO

Parliamo di DENY! PODCAST. Chi c’è dietro e come è nato?

Dietro a Deny! ci sono io, Marco U.a S. Ciarlo 29 anni, di Varazze, lavoratore.

Iniziai a fare stabilmente trasmissioni radiofoniche nel 2007 con Luca Calcagno che mi chiese aiuto per un programma di musica su Radio Skylab di Varazze, “Urlatori alla sbarra”, dove si passavano generi come punk, raggae, soul, ska, alternativa.

Da lì abbiamo fatto insieme 102 puntate (2 anni), per poi chiudere l’esperienza anche per impegni lavorativi di Luca. Successivamente ho fatto 8 puntate sulla webzine In your eyes, ed un po’ di podcast da solo per l’associazione Disorder Drama di genova, prima di decidere di dedicarmi con Deny! Podcast solo alle interviste alle band, e in particolare gruppi punk vecchia scuola.

Il motto di U. a S. era “nessuna velleità né artistica né professionale”: rimango tutt’ora fedele a questa filosofia di non inseguire ambizioni, facendo le cose per il piacere di farle: se una cosa riesce ok, se non riesce: pace. E’ una mentalità che aiuta molto a non ritenersi sconfitti, e può portare ad ottenere anche ottime soddisfazioni.

Nel fare interviste immagino sempre al massimo due o tre domande da fare, perchè preferisco che ci sia libertà mentre si parla, senza dover usare di uno schema prestampato, da compilare. L’ “imprevisto” è gradito: mi sono capitate anche interviste che si sono trasformate in “unplugged” casalinghi.

Con Deny!, anche se sicuramente mi rivolgo a chi già è appassionato ai generi musicali di cui mi interesso, non ho un target esageratamente definito: anche in passato daltr’onde, quando con Luca facevamo U. a S. in FM (in diretta), ci capitava di ricevere messaggi anche da sconosciuti, e noi richiamavamo per conoscere le persone. Certe volte riuscivamo a coinvolgerli, a parlare, e veniva fuori che che le persone che seguivano il programma erano davvero le piu disparate.

Deny! è un’iniziativa che porto avanti autonomamente anche dal punto di vista economico: non ho mai “entrate”, e ci rimetto anche dei soldi a volte, ma accetto la cosa serenamente.

Quando faccio una trasferta per intervistare un gruppo, prendo il mio netlog e parto a mie spese.

Mi capita a volte di fare anche piccole produzioni di cd a minimo investimento, assieme ad amici come Gippy di Lanterna Pirata (etichetta indipendente di Genova). I costi, che comunque non sono certo insostenibili, li si divide ed i cd spesso li regaliamo.

Sono 16 anni che seguo la scena punk attivamente, sono molto legato all’ambiente ed alle persone che ne fanno parte, e continuo ad occuparmi ed appassionarmi di musica perchè è uno di quegli interessi che sanno dare grandi stimoli ed aumentare la qualità della vita.

Seppure ogni intervista lasci un ricordo, tra le mie preferite ci sono sicuramente quella ai “Fallout”, ai “Sole alla Maldestra” ai “CGB” di imperia, e agli “Impossibili”.

I podcast li si trova su internet, ma paradossalmente non sono un grande fan dei rapporti virtuali: preferisco il contatto reale tra le persone, e credo che facebook tolga molta sensibilità ai rapporti. Nei social network non esiste un dialogo vero, ma solo somme di affermazioni. Sarà anche positivo ritrovare persone del passato, ma è proprio il modo di comunicare che per me è poco adatto.

Tra i contatti che ho con la scena savonese ci sono ovviamente vari gruppi punk e oi!: quelli storici come i Cervelli Stanki, o quelli più giovani come i 5mdr; sono in buoni rapporti anche con la Working Class, ed apprezzo il Raindogs. Sono stato qualche volta ospite a Radiotrafiko, dove lavorano amici come Luca Calcagno (mio ex socio in Urlatori alla Sbarra) e persone in gamba come Diego e Pelle (di Macadan).

Con la fanzine In Your Eyes è sempre rimasta forte l’amicizia e continuo a collaborare con Simone.

Se mi si chiede cosa penso degli spazi per i giovani nella nostra zona, dico che un problema fondamentale è la diffusa propensione al mugugno: molta gente dice che non c’è mai niente e quando c’è qualcosa non se ne accorge.

L’unico concerto che ho organizzato a Varazze è andato molto bene, al di là di ogni aspettativa.

Il problema sta nella mentalità: viviamo un periodo dove prevale l’indolenza, e dicendo questo non mi intendo chiamare fuori dal “mucchio”.

Non avendoci orbitato più di tanto, su Savona non posso esprimere troppi giudizi: ho sempre avuto un baricentro più spostato su Genova, anche come fequentazioni. Comunque se siamo tutti d’accordo che spazi veri e propri per   cultura ed intrattenimento non ce ne sono, penso anche che se salisse tra le persone la richiesta ed il bisogno di un posto, prima o poi lo si troverebbe. 

 Marco Fanni

 

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