Gruppi giovanili spontanei savonesi

SEGNALI DI VITA A SAVONA  a cura di  MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a: 
PANICO EVENTI – NAUGHTY – DEGENEROUS – BE HONEST  – 
 PROGETTO CINE INDIPENDENTE

SEGNALI DI VITA A SAVONA  a cura di  MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a: 
PANICO EVENTI – NAUGHTY – DEGENEROUSBE HONEST  – 
 PROGETTO CINE INDIPENDENTE
 

PANICO EVENTI

 CONTATTI:

MAIL minimalevent@yahoo.it

 FACEBOOK panicoeventi 

Intervista a FEDERICO BOTTERO

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione

Siamo in sei: Vittorio Ferro (fondatore), Veronica Ferro, Federico Bottero, Gabriele Ghiliotto, Alberto Tiranini e Davide “Dj Alf” Alfieri. Abbiamo età comprese tra i 23 ed i 27 anni.

 

Quando e perché è nato Panico Eventi?

Panico Eventi nasce nella primavera 2007, dalla nostra passione per la musica elettronica e dalla volontà di proporre il nostro modo di concepire il divertimento.

 

Di cosa vi occupate?

Organizziamo feste, eventi e serate musicali. I nostri punti di riferimento musicali vanno dai Crookers a Vilalobos, da Sven Vath a tutta la house non commerciale.

Agli inizi nelle nostre serate privilegiavamo elettronica e minimal, che sono i nostri generi preferiti, ma che attirano un bacino d’utenza molto ristretto. Per trovare un compromesso, abbiamo arricchito il nostro programma inserendovi anche house più commerciale, un po’ di rock, musica d’ambiente come chill out e deep house. Il tutto in un’atmosfera più informale della classica discoteca.

Generalmente andiamo dal locale e ci proponiamo al gestore, ma adesso che sono un po’ di anni che lavoriamo, sono anche loro a chiamarci.

 

Qual è la vostra filosofia?

Cerchiamo di realizzare eventi mantenendo prezzi più bassi rispetto a quelli che solitamente prevedono le discoteche, proponendo cene o aperitivi a buffet, e soprattutto tanta musica con dj set e serate a tema.

L’idea è quella di un ambiente informale: come dire, discoteca sulla spiaggia ed infradito.

 

A chi vi rivolgete?

Abbiamo un target giovane, dal diciottenne al trentenne, in gran parte studenti universitari. Adesso stiamo cercando di ampliare un po’ il target, rivolgendoci anche a gente più adulta.

 

Parlaci di alcune delle vostre iniziative.

Per la nostra primissima serata siamo stati ospitati dal circolo Artisi, poi ci siamo spostati al Lord Nelson di Spotorno e alla Compagnia delle Indie, una discoteca che oggi non esiste più.

Nell’inverno 2008 abbiamo collaborato col Ju-Bamboo di Savona, mentre la scorsa estate abbiamo organizzato il primo “PANICO TOUR”, numerose serate con vari dj in spiagge e locali della riviera, come il Cala Loca o La Kascia.

Quest’anno abbiamo contribuito alla realizzazione della serata benefica “We are the children” al Takabanda, a sostegno dell’associazione Cresci.

Nella stagione estiva 2010 abbiamo fatto una collaborazione fissa con i Soleluna di Albissola Marina, tutti i martedì e tutte le domeniche. Siamo rimasti molto soddisfatti dell’esperienza, in particolare per il successo (non scontato) delle serate domenicali, in cui abbiamo proposto una formula atipica di aperitivo: la serata iniziava alle sette e proseguiva fino all’una, ed è stata accolta bene dal pubblico.

 

Che formato giuridico avete?

Siamo un gruppo di fatto.

 

Come promuovete le attività?

Principalmente Internet, in particolare Facebook visto la diffusione che ha avuto negli ultimi anni, ma anche mail, cellulare, locandine e materiale cartaceo facendo volantinaggio a mano nelle spiagge e nei principali luoghi pubblici.

Una Radio locale ci aveva chiesto 200 euro per una settimana di pubblicità: un prezzo troppo alto per noi, che a volte 200 euro è il totale che facciamo in una serata!

 

Quali spese vi trovate a dover sostenere per Panico Eventi?

Abbiamo da fare i conti con tutte le spese legate agli aspetti organizzativi, coreografici e promozionali.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Vivere organizzando serate, secondo me è possibile solo se si lavora regolarmente e soprattutto in estate: bisogna però legarsi a un singolo locale. Persone che vivono di questo in giro ce ne sono parecchie, ma personalmente alla lunga mirerei più ad organizzare singoli eventi di notevoli dimensioni anziché a lavorare in esclusiva per un locale.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Collaboriamo con altri gruppi come Be Honest, e soprattutto con Ooki Ooki, con cui c’è affinità di vedute ed un buon rapporto di amicizia.

Abbiamo collaborato con l’Associazione Cresci per una serata di beneficenza.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Non abbiamo mai avuto relazioni con l’amministrazione, non perché riteniamo sbagliato collaborare con le istituzioni, ma perché risulta difficoltoso in quanto manca la comunicazione.

Stiamo pensando proprio di fare alcune proposte al Comune di Savona, e vorremo trovare spazi dove poter fare musica.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

La nostra opinione è che sui giovani e sugli spazi per i giovani il Comune non investa molto.

A Savona ci sono spazi che si possono utilizzare per eventi singoli (senza quindi le problematiche connesse alla legislazione sul rumore), e si potrebbero organizzare dei festival che affianchino alla musica anche altre discipline espressive, magari mettendo in piedi una collaborazione con vari operatori commerciali di Savona, che potrebbero partecipare con i loro stand e dare un contributo.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Secondo me la comunicazione con i giovani potrebbe essere migliore e bisognerebbe rendere più facile la collaborazione di gruppi di giovani organizzati con l’amministrazione.

Di gruppi come noi in riviera ne esistono molti, ma lavorano tutti per l’imprenditore di turno o per una discoteca. Senza un padrone e senza certi obbligati compromessi di tipo commerciale, la musica ed il divertimento potrebbero trovare davvero spazi più adeguati.

Per migliorare il livello comunicativo, basterebbe individuare un rappresentante del Comune, giovane, che capisca le esigenze dei suoi coetanei e che sappia svolgere un ruolo di mediatore, facendo da tramite.

C’è scarsa informazione, al momento, su chi si occupa dei giovani e su come vengono impiegate le risorse per le politiche giovanili: esiste un assessore alle politiche giovanili al Comune di Savona? Se c’è non lo conosciamo.

In comune dovrebbero capire che i giovani portano anche voti, e se non per altri motivi, almeno per questo, interessarsene di più.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Vorremmo cercare la collaborazione del comune di Savona e ci piacerebbe realizzare una serata alla fortezza del Priamar.

Conosciamo le problematiche della legislazione in materia di rumore nelle ore serali, ma si potrebbero trovare spazi per organizzare eventi singoli. Penso ad esempio a manifestazioni o festival che oltre alla musica riuniscano altri aspetti della cultura giovanile come la street art, la fotografia, ed altro ancora.

 

NAUGHTY

 

 CONTATTI:

MAIL: naughty.sv@gmail.com

FACEBOOK: amministrazione NaughtyEvents

intervista con ANDREA CASTELLINI e SAVERIO MURGIA.

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età, occupazione.

Siamo in due: Andrea Castellini (17) e Saverio Murgia (19), entrambi studenti.

 

Quando e perché avete creato Naughty? Di cosa si occupa?

Proveniamo da due diversi gruppi da cui siamo usciti ed abbiamo deciso alla fine del 2009 di creare “Naughty”. Siamo PR ed organizziamo feste in discoteca o contribuiamo a far sì che le persone ed in particolare i nostri coetanei partecipino a feste ed eventi, offrendo supporto e promuovendo le varie iniziative di intrattenimento.

 

Qual è la vostra filosofia?

La nostra filosofia è quella di rimanere senza vincoli, facendo le cose tra amici, senza porci in termini di competizione scorretta rispetto agli altri gruppi di ragazzi che fanno le nostre stesse attività.

 

A chi vi rivolgete?

Ci rivolgiamo ai nostri coetanei savonesi, in particolare a quelli che si lamentano che non c’è niente da fare e non sanno dove andare.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

L’evento che ricordiamo con più piacere è stata la FESTA DELLO STUDENTE ai Soleluna, del 2 aprile 2010, perché abbiamo gestito una serata autonomamente, collaborando con presidi e rappresentanti di ogni istituto. Si è trattato di una festa studentesca riservata a Liceo Scientifico, istituto “Della Rovere”, geometri e ragioneria. Le prenotazioni erano riservate ad appartenenti alle scuole: siamo stati contenti di esser riusciti a fare a meno dei classici “inflitrati” un pochetto più avanti con gli anni, quelli che frequentemente spuntano alle feste con minorenni.

Abbiamo avuto grande collaborazione da parte delle scuole, che ci hanno consentito di pubblicizzare l’evento all’interno dei vari istituti, offrendoci il patrocinio.

La musica passava dalla commerciale alla house e come dj si sono avvicendati Ellenbeat e Dj Alf. Nonostante giri voce di come le feste a base di giovanissimi siano spesso a rischio disordini, non c’è stato nessun tipo di disagio, anche perché noi abbiamo fatto una selezione “a monte”: solo esclusivamente ragazzi delle scuole, ed evitando soggetti “a rischio”, in modo da garantirci che la serata andasse liscia e perfetta.

In quel periodo ci sono state anche altre feste studentesche od eventi rivolti agli studenti, ma riteniamo che la nostra serata sia stata quella più riuscita: sono entrate circa 700-800 persone.

Tra le altre cose che abbiamo realizzato, ricordiamo poi la collaborazione all’iniziativa benefica “WE ARE THE CHILDREN”, sempre quest’anno (2010).

Durante la stagione invernale abbiamo collaborato come PR con Ooki Ooki e Takabanda. Accompagniamo le persone ai tavoli, diamo aiuto al locale e creiamo le condizioni perché possano venire e divertirsi i ragazzi più giovani (alle volte diamo anche un po’ di passaggi…).

In occasione della serata di Gigi d’Agostino a Finale del 1 giugno abbiamo organizzato un pullman per chi non si voleva perdere l’evento.

Collaboriamo occasionalmente anche al Joy di Alassio come PR.

Potremo dire forse che “dove andiamo, ci portiamo sempre qualcuno”.

   

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Siamo un gruppo di fatto. Reinvestiamo quello che entra se entra, certo, ma a seconda delle volte e di come va, dividiamo anche una parte di ciò che entra.

Siamo pronti comunque ad anticipare soldi nella prima occasione in cui si renda necessario.

 

Come promuovete le vostre attività?

Utilizziamo Facebook, locandine, sms e passaparola.

Prossimamente apriremo un sito internet, il dominio lo si è già acquistato.

Abbiamo realizzato due tipi di magliette personalizzate “Naughty”.

Paradossalmente oggi i “piccoli” (ragazzi tra i 13 ed i 18 anni)cercano di snobbare quelli ancora più piccoli. Nessuno a 15 anni intende perdere tempo in posti dove a ballare è pieno di bambinetti (alludendo a chi di anni magari ne ha 14).

Dobbiamo sempre sforzarci per offrire qualcosa che convinca i nostri coetanei, che sembrano incontentabili. Loro vorrebbero ballare in un posto più grande. Ma come si fa a riempire un posto con 2000 persone?

In pratica non esiste il “preso bene” tra i giovanissimi: è molto più dura coinvolgere loro che quelli più grandi. E questa mentalità è propria della nostra zona. Quando poi escono, molti ragazzi sono “spaesati”. Vanno tutti da “Barla” ad Albissola: i coktail costano poco, ci si “schiena” lì e basta.

Probabilmente per un’intera fascia di ragazzi (14-18 anni) non c’è nulla a livello di feste ed intrattenimento.

 

Come sopravvive Naughty?

Costi ne abbiamo specialmente quando facciamo una serata in autonomia. Comunque ci capita in generale di dover attingere al nostro fondo cassa per pagare i dj, per anticipare i soldi per i pullman, comprare le magliette, stampare materiali e fare distribuzione.

Abbiamo un accordo con una tipografia: comprando sempre lì, ci fa un prezzo un po’ più basso.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Dipende da quanto in futuro, in dieci anni magari si.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

I primi con cui collaboriamo, e volentieri, sono i ragazzi di Ooki Ooki: Marco è il nostro mentore, ci consiglia, ci aiuta a non prendere facciate in giro… e i gestori di locali hanno una forte tendenza a procurare facciate a PR e organizzatori di serate!

BeHonest: siamo in buoni rapporti e abbiamo collaborato con loro in occasione dell’evento benefico “We are the children” al Takabanda. Intendiamo collaborare ancora con loro.

Degenerous: non influenzano in alcun modo le nostre serate… diciamo che non collaboriamo ma non facciamo comunque nulla per danneggiarli.

Ci è capitato di far suonare un gruppo dal vivo, i LineOut.

Con Emotion di nuovo abbiamo un buon rapporto.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

La nostra opinione su di una eventuale collaborazione è buona, ma non abbiamo avuto contatti finora semplicemente perché è poco che siamo attivi e non ci è ancora capitato.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Se contiamo le Trincee, i bar o piazza Sisto IV, ce ne sono… ma al di là di questo non ci sono strutture apposta per i giovani. O se ci sono, ci sono sfuggite.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Quello che non funziona è il fatto che non vengono create strutture per i giovani.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Top secret. Vedrete.

 

  

DEGENEROUS

  

CONTATTI:

FACEBOOK: degenerous eventi

Intervista con Luca, Davide e Francesco

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione

Siamo due organizzatori (Luca e Dadu) più un dj (Frankie LoveGod), ed altri sette collaboratori. Abbiamo tutti intorno ai 18-19 anni e siamo studenti.

 

Quando e perché è nata Degenerous?

È tutto iniziato nell’agosto del 2008. Partiamo da diverse strade: uno era dj alle sagre, un altro era PR, ci siamo trovati ed è nata Degenerous, per organizzare eventi e serate in discoteca nella nostra zona. Ognuno ha un genere musicale preferito, tra house, commerciale, tech house, electro… si cerca comunque sempre di trovare un accordo.

 

Di cosa vi occupate?

Promuoviamo ed organizziamo eventi e serate in discoteca. Il rapporto con i gestori dei locali varia a seconda delle volte: quelli che già ci conoscono, se si sono trovati bene ci richiamano, in altri casi invece siamo noi a cercarli. Quello che loro ci chiedono è di fargli funzionare la serata.

Con il gestore concordiamo tutto: il nome della serata, il tema, l’allestimento e l’ambientazione. Il pagamento dei dj rimane a carico del gestore, e noi prendiamo una percentuale sull’incasso.

Capita di avere a che fare anche con gente molto furba che ti fa fare la serata per poi non pagarti con le scuse più banali: c’è sempre il rischio di tornare a casa a mani vuote, per un motivo o per l’altro.

Per esempio se va male e non facciamo entrare l’incasso minimo prestabilito dobbiamo mettere noi la differenza delle spese, se invece va bene si divide l’utile.

Se è la prima volta che collaboriamo, l’accordo con il gestore del locale lo facciamo scritto, se invece c’è già una consuetudine non scriviamo niente.

Se avessimo noi un locale… penso che lo imposteremo sul modello dell’Alborada, e probabilmente cercheremo di avere rispetto per i ragazzi che organizzano la serata, che non vanno presi a pesci in faccia.

 

Qual’è la filosofia di Degenerous?

La qualità delle serate è quello che ci distingue, ed il fatto che lo facciamo per passione più che per soldi. Possiamo dire che lo facciamo al 70% per passione ed al 30% per soldi.

Per far funzionare bene una serata servono queste condizioni: i buffet devono essere di qualità, non bisogna far aspettare le persone, va garantito l’abbigliamento giusto e le persone vanno scelte tramite i buttafuori all’entrata. La selezione serve anche per tutelare il buon andamento della serata dal punto di vista della sicurezza.

 

A chi vi rivolgete?

Ai ragazzi dai 16 ai 25 anni.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

La serata di nascita è stata significativa per noi in quanto la prima. Si chiamava “WET NIGHT” ai Soleluna, 1 agosto 2008… era l’inizio, eravamo tutti inesperti quindi è stata un’avventura e c’era chi si andava più in panico e chi meno…

Frankie: “Per l’emozione a un certo punto ho spento la consolle. Quando sono salito era tutto ok, poi ho avuto un momento di panico…”

La gente alla fine è venuta… e il locale era pieno! A dispetto di quanto pensavamo, è venuta tanta gente.

Un’altra serata ben riuscita è stata la festa per studenti di inizio anno 2008 a settembre all’ALBORADA di Celle Ligure. Anche lì s’è riempito il locale.

Ad ottobre dello scorso anno abbiamo fatto una serata a tema al Prana, in occasione di Halloween.

 

Che formato giuridico avete?

Siamo un semplice gruppo di fatto.

 

Come promuovete le vostre attività?

Utilizziamo tantissimo Facebook e mettiamo le locandine nei bar. Non sempre però è possibile appendere per il problema dei timbri che dovrebbero essere apposti su ogni locandina. Usiamo molto anche gli sms ed il passaparola.

Nelle scuole giriamo molto per pubblicizzare gli eventi… e cerchiamo sempre di avere un ricambio generazionale tra i collaboratori che fanno la promozione, in modo da avere dei punti di riferimento in ogni scuola e per ogni fascia di età.

 

Quali spese vi trovate a dover sostenere?

Come spese abbiamo il pagamento dei PR e dei collaboratori, l’acquisto delle magliette e dei vari gadget, e dobbiamo tenere sempre dei soldi da parte per sopperire agli eventuali flop.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Quello che facciamo è un passatempo e non rappresenta un’aspirazione, anche se è chiaro che arrotondare ci fa piacere.

Frankie: “Io suonando come dj o lavorando in radio spero di si… faccio anche pezzi miei, ed ho i contatti per farli conoscere in giro.”

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Siamo aperti a tutti e veniamo spesso contattati da altri gruppi: valutiamo volta per volta.

Una differenza fondamentale tra l’ambiente delle discoteche rispetto a quello della musica suonata e dei gruppi rock è che qui se non stai attento ti scannano vivo: potremo dire che è come stare in mare aperto in mezzo agli squali, perché

c’è una grande rivalità tra tutti.

Noi lavoriamo con serietà e non facciamo infamate: vogliamo che la gente scelga di venire ad una nostra serata per la qualità che possiamo garantire.

Tra i dj c’è molta meno rivalità… ce n’è, ma meno: la competizione più violenta è tra i gruppi che lavorano come noi.

In questo momento nella nostra zona siamo tre gruppi diversi, di cui due vanno ed uno no. Quello che non va tende a minimizzare il lavoro degli altri per far acqua al proprio mulino. Per noi è sbagliato denigrare gli altri, e non bisogna nemmeno arrivare a portare la gente di peso nei locali per vincere sui rivali.

Noi lavoriamo più intorno al giro dei Golden Beach e ci differenziamo per esempio dai Naughty perché loro fanno solo “pierraggio” mentre noi organizziamo proprio la serata: abbiamo un capo che ci fa fare quello che vogliamo.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Per il momento non abbiamo mai avuto bisogno di entrarci in contatto.

Solo una volta sola ci è capitato di avere a che fare con il Comune di Celle, che ci ha pagato i timbri delle locandine. L’assessore al turismo ha deciso di aiutarci perché in comune si sono resi conto che muoviamo molti giovani. Anche solo timbrare poche locandine a noi procura un grande risparmio.

Principalmente i rapporti li abbiamo con i locali e le discoteche.

Secondo noi comunque le amministrazioni fanno ben poco per i giovani: si tende più a favorire l’anziano, non capendo che sarà il giovane che farà andare avanti l’economia.

Ad Albisola abbiamo il coprifuoco alle 2. A Loano, Alassio, Imperia è diverso. Ad Alassio per esempio fino alle 5 ci sono i bar aperti…

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Non offre niente come intrattenimento, e poco anche come cultura, tolta qualche mostra qua e là. Un discorso a parte vale per il teatro, per cui si fa molto.

Due luoghi totalmente inutilizzati sono il prolungamento ed il Priamar: si potrebbero fare concerti, aprire bar e negozi.

Ci eravamo informati per fare una serata al Priamar, ma ci avevano detto che bisognava fare la disco solo quando c’era il palco montato. Il problema sta nel fatto che è impossibile fare una serata disco se ci sono gli spalti montati e non c’è spazio manco per 50 persone.

Piazza del Popolo di nuovo sarebbe perfetta come parco concerti, avrebbe delle potenzialità incredibili.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Non salviamo niente. Dovrebbe cambiare proprio la mentalità, perché oggi si pensa solo a preservare i voti degli anziani: si guarda solamente agli interessi di chi il giorno dopo si alza… e cioè di gente che non trova vantaggi nel turismo. Ci sono tanti spazi inutilizzati dove si potrebbero fare cose: basterebbe smettere di rompere, almeno durante l’estate.

Bisognerebbe poi dare spazio ai giovani. Le discoteche sono fatte per gli anziani e non per dei ragazzi di 16 anni.

Un’altra cosa da cambiare sono le divisioni nel nostro ambiente: non ci piace chi sputtana sempre il prossimo.

 

8 Vostri progetti e ambizioni per il futuro?

Ci piacerebbe riuscire a proporre ad Albisola e Savona una discoteca che non sia ad esclusivo appannaggio degli over 30, con prezzi ragionevoli anche per le tasche di chi è più giovane.

Frankie: “A me basterebbe migliorarmi come dj. Vorrei fare pezzi miei, e spero di arrivare ad un livello medio-alto come ad esempio quello di un Cristian Marchi, oppure mi piacerebbe riuscire a fare anche un pezzo solo ma bello: basta un successo isolato che ti chiamano ovunque e inizi a girare tantissimo.”

 

  

BE HONEST

 

 CONTATTI:

MAIL: be-honest@hotmail.it

FACEBOOK: Be Honest

Intervista con FEDERICO GERMANO e LORENZO LACQUA

  

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età, occupazione.

Siamo in 4: Lorenzo Lacqua, Federico Germano, Stefano Romasi e Giovanni Riccio.

Collabora con noi anche Gianmaria Mallarino. Siamo studenti, tutti intorno ai 18-20 anni.

 

Quando e perché è nato Be Honest? Di cosa vi occupate?

Be Honest è nato per amicizia e per divertimento nell’agosto del 2009. Aiutavamo i ragazzi di Panico Eventi da un po’ di tempo, ed abbiamo pensato: perchè non provare noi stessi ad organizzare feste? L’estate scorsa lo abbiamo fatto nei nostri bagni a Spotorno con aperitivi e simili, poi lo abbiamo fatto al Prana, rimanendo comunque sempre abbastanza liberi. Portiamo persone giovani senza scendere troppo sotto una certa età.

Nasciamo come organizzatori di eventi: scegliamo un tema della serata, e portiamo le persone.

Per ora di serate serie ne abbiamo organizzate solo due o tre.

Quanto a DJ ci appoggiamo spesso a DJ ALF, anche se ora c’è anche un ragazzo di 17 anni, DJ Fresh (Luca Greco) che metterà i dischi nelle nostre serate.

Più che organizzatori (che non mancano, tra Crazypeople, Emotion e tanti altri) per far funzionare una serata servono tanti gruppi che sappiano portare gente.

Certi locali si servono di noi anche perché a 40 anni uno il PR nelle scuole non può mica farlo: devono mandarci qualcuno più giovane.

 

Qual è la vostra filosofia?

Vogliamo divertici noi, far divertire gli amici stretti, ed anche quelli un po’ meno stretti.

Cerchiamo di fare tipi di feste “diverse” da quelle che vediamo.

Di diverso da altre realtà abbiamo la mentalità: gli altri vogliono lucrare.

A Londra per esempio le cose vanno diversamente da qui: c’è una mentalità più rivolta a divertirsi, dove lo scopo non è solo fare denaro, e si cerca di creare eventi gradevoli e degni di essere ricordati.

Per noi l’ideale è inventare un evento al mese, non di più, ma ben fatto, anziché privilegiare la quantità. In questo siamo un po’ “esclusivi”: facciamo pochi eventi ai quali vengono in molti nell’ambito dei licei.

Meglio un evento ogni tanto che martellare con eventi seriali e monotoni.

L’organizzazione di una festa purtroppo parte bene o male dalla volontà del gestore di un locale. A nostro parere la prima cosa su cui ragionare sono i prezzi: è assurdo per un evento per studenti sparare cifre sui 25 euro.

Non condividiamo ed auspichiamo che cambi il modo di fare selezione: non andrebbe fatta sul vestiario, ma sulla persona. Non capiamo il perchè indossare la camicia possa essere un parametro.

Gli special guest delle discoteche sono spesso assurdi. Se disponessimo di

5000 euro per un ospite, cercheremo un dj e non un personaggio del grande fratello od un tronista. Piuttosto si dà un’offerta migliore in termini di scenografia e spettacolarità dell’allestimento.

La discoteca fatta come è adesso va bene per i vecchi (quarantenni ed oltre). L’attuale sistema di prezzi, vestiario ecc. non è adeguato ai giovani.

Un esempio positivo, in controtendenza, è il Takabanda, che è impostato in un modo rilassato: niente camicia e musica più varia, senza i numeri delle grandi discoteche.

 


A chi vi rivolgete?

Ai giovani, in particolare nostri coetanei.

Una cosa che rende difficile coinvolgere tanti ragazzi è il fatto che nella nostra zona c’e una forte tendenza ad avere gusti commerciali: si sente la musica che passa Mtv, Radio Deejay e basta. La gente purtroppo ha bisogno di sentire cose che conosce: spesso non gli frega di sentire robe nuove.

Per fare un esempio ci è capitato di vedere che anche con un bravo dj come Alf, basta provare a mettere qualche remix un po’ più elettronico che la gente viene colta da una paresi.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Ricordiamo con piacere le serate ai Bagni Vela Azzurra di Spotorno, dove abbiamo portato 200 persone, la serata all’Alborada del 6 marzo 2010, dove avevamo più libertà rispetto a quando abbiamo collaborato col Prana: ci hanno dato alcune direttive vincolanti ma lasciandoci un certo spazio per decidere. In quell’occasione si è collaborato con i Degenerous.

Poi abbiamo fatto gli aperitivi al Savona Caffè, ed il giovedì universitario in darsena vicino al Club Nautico (presso la Rhumeria).

Ovviamente c’è poco ancora di cui parlare perchè siamo all’inizio!

 

Che formato giuridico avete? Siete non profit o a scopo di lucro?

Siamo un semplice gruppo “di fatto”, ci siamo un po’ informati sulle possibilità che abbiamo davanti, ma valuteremo in seguito.

 

Come promuovete le attività?

Usiamo Facebook, SMS, locandine e passaparola.

Tra i quotidiani locali abbiamo notato come La Stampa sponsorizza sempre le cose che ci sono in giornata, mentre Il Secolo XIX meno, essendo un giornale comprato e letto prevalentemente da anziani.

 

Come sopravvive Be Honest?

Non abbiamo grosse spese, e in alcune situazioni è più che altro il gestore del locale a metter mano al portafogli.

Tra i costi comunque abbiamo quelli per cappellini, magliette e gadget. Abbiamo adesso in stampa le nuove magliette da vendere a amici e conoscenti.

Abbiamo un fondo cassa, 90 euro a testa, che teniamo vivo con le entrate delle serate e delle magliette.

Non abbiamo allo stato mai distribuito un euro tra di noi.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli, locali?

Abbiamo collaborato con alcuni bar e discoteche: Savona Caffè, Vela Azzurra, Alborada, Prana, Soleluna. Tra i gruppi di fatto abbiamo rapporti con: Panico, Naughty, Degenerous, Ooki Ooki (con cui abbiamo collaborato per la serata a scopo benefico “We are the children”).

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Non abbiamo nessun contatto diretto. Se dovessimo avere bisogno di un contatto con l’amministrazione quello che faremmo sarebbe ricorrere ad “amici di amici”.

Sappiamo che c’è un assessorato alla Cultura, ma non sappiamo bene come funzioni. Se c’è uno Sportello Giovani, ne siamo all’oscuro.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Di locali per i giovani fino a 18 anni a Savona ce ne son pochi: c’è il Prana, ma mai daranno spazio ad una festa privata per giovanissimi. C’è il Soleluna…

C’era poi il Ju-Bamboo: ma recentemente è stato un disastro, ci dev’essere come una maledizione, tra risse e gente varia che finisce in galera.

In realtà Savona di spazi da utilizzare per i giovani ne avrebbe: il Priamar, che è un sogno… il Priamar sarebbe un posto perfetto per eventi di tutti i generi musicali ma ci sono vincoli di ogni sorta, da quelli degli orari, a quelli legati alle belle arti e chissà quanti altri.

In altre città estere, con patrimoni culturali anche più vasti, si fanno molte cose di più.

Il complesso di S. Giacomo è un altro esempio di spreco di spazi.

Probabilmente preferiscono far costruire degli orrori architettonici che investire su quello che già c’è… è tutto molto complicato, e forse ci sono cose che è meglio non sapere.

C’è il porto che è molto bello, ma abbastanza sottoutilizzato: ad esempio nella nuova zona dal grattacielo (piazzetta De Andrè), si potrebbe fare di tutto e di più. Tutta la zona sarebbe da utilizzare meglio, ma il problema è che i residenti chiamano i vigili alle dieci di sera se sentono mezza chitarra.

Ad Albisola, gli spazi sono sul lungomare, ed il divertimento ormai è solo discoteca e nient’altro, il resto non esiste. Non ci sono da noi eventi come il Sonar spagnolo, che sono più coinvolgenti, più easy e rilassati: qua abbiamo solo la vecchia discoteca con le sue vecchie ed assurde regole.

A livello di divertimento qua se hai un’auto e ti muovi di scelta ne hai, ma l’offerta non è granchè, specie per noi giovani, che non possiamo spendere robe tipo 25, 30, o 50 euro a serata: o tuo padre è Bill Gates o è impossibile.

Si guarda troppo al profitto: una serata da 8 euro con consumazione obbligatoria, al gestore di un locale offre guadagni a sufficienza.

Poi basta andare a Pavia o in un altro posto della pianura padana per sentire ottima musica senza ritrovarsi il portafoglio vuoto la mattina dopo.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Cosa funziona? Boh… l’abuso edilizio?

Magari il lungomare… anzi no: guarda quanti turisti che girano senza saper dove sbattere!

A parte gli scherzi, in realtà la città andrebbe un po’ “ristrutturata”. Savona può sembrare bella ma non c’è niente che funzioni bene, non hai nulla da fare: o ti diverti con niente (casa, partita a briscola) oppure fai aria.

Poi si parla tanto di alcoolismo e droga che dilaga… è chiaro che la gente finisce per farsi un’altra dimensione.

Cosa cambieremmo? Tutto.

 

Vostri progetti e ambizioni per il futuro?

Vogliamo fare qualcosa di bello come Be Honest, autonomamente.

Federico:”Io spero di andare il più lontano possibile!”

Per ora pensiamo al 2010, più avanti si vedrà.

 

  

PROGETTO CINE INDIPENDENTE

  

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Intervista con ALFONSO CIOCE

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione

Siamo una trentina di soci. Io (Alfonso Cioce) sono presidente, Martin Zanchetta è segretario e Giada Campus è capo redatore della testata giornalistica. L’età media si aggira sui 30 anni. La sede ufficiale è lo Studio 3 di Celle Ligure. precedentemente eravamo nelle scuole elementari di Celle.

 

Quando e perché è nato Progetto Cine Indipendente?

Siamo nati tra l’agosto e il settembre del 1999, dalla confluenza di altre due realtà: il gruppo di Libera Creativa, nata nel centro sociale a Sanda (occupato nel 1996-97), di ispirazione libertaria; e un gruppo di ragazzi di Varazze che faceva attività televisiva in TeleVarazze. C’erano altri ragazzi di Savona, usciti dopo poco tempo e che hanno seguito altri percorsi, e c’era anche qualcuno del Laboratorio Brandale.

 

Di cosa vi occupate?

PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA: La produzione di film e documentari è una delle attività principali di Progetto Cine Indipendente. Tra le produzioni passate, abbiamo girato un film chiamato “Non ancora”, sul mondo del precariato e dell’informazione.

Volevamo presentarlo in anteprima al Filmstudio, ma non ci siamo riusciti. Nonostante ciò, il film ha girato numerose sale italiane per poi, finalmente, all’ultima tappa, essere proiettato anche al Filmstudio.

ATTIVITA’ TELEVISIVA: dal 2005, gran parte delle attività si sono fuse con quella televisiva e molti di noi hanno iniziato a trasformare una passione in una attività lavorativa. Attualmente la maggioranza dei soci fanno televisione per lavoro, con “CREATV”. Ci teniamo a far sì che nella associazione chiunque possa avere il suo spazio, perchè c’è chi lo fa per lavoro e chi per hobby, e l’impegno spendibile non è lo stesso.

CreaTv è una testata giornalistica regolarmente registrata che mette a disposizione di enti pubblici, società e associazioni, la propria struttura televisiva per la copertura mediatica di qualsiasi tipo di evento: in particolare manifestazioni culturali, ludiche, politiche e sportive. Inoltre realizziamo, per aziende e privati, prodotti multimediali che comprendono spot pubblicitari e dvd promozionali.
Per la produzione di approfondimenti e servizi ci avvaliamo di una regia mobile, di 4 telecamere professionali, di giornalisti professionisti e tecnici specializzati.
La redazione di CreaTv lavora anche come service per altre produzioni cinematografiche e televisive, per agenzie di stampa, canali televisivi a carattere locale e nazionale, canali satellitari, giornali, radio e altri portali internet, producendo quotidianamente news, articoli, interviste e dossier.

MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA INDIPENDENTE: si svolge a Celle Ligure ed è giunta quest’anno all’ottava edizione. In passato provammo a proporla a Savona, al Filmstudio, ma non siamo mai riusciti ad avere una riunione per discuterne.

Inizialmente la mostra si svolgeva sulla passeggiata a mare, ma da 4 anni a questa parte la facciamo nell’anfiteatro della sala consigliare.

 

Qual è la vostra filosofia?

Progetto Cine Indipendente vuole costituire un’avanguardia culturale, che sappia essere rivolta verso una società più libera ed emancipata.

Lo slogan o provocazione che spesso usiamo quando ci capita di parlare ai giovani, come ad esempio nelle occasioni di collaborazione con l’Università è dire che il nostro obiettivo è “l’abolizione del lavoro salariato“: se il mercato va da una parte, noi andiamo dall’altra. In CreaTV infatti i lavoratori sono tutti proprietari e tutti redattori e responsabili. Non ci sono differenze di retribuzione, se non in base al tempo speso dai singoli.

L’obiettivo di Creatv è quello di realizzare una televisione di servizio che dia spazio ad un’informazione tempestiva, ma non compressa in una scansione di tempi che snaturi la realtà. Diversificarsi rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali, per CreaTv significa non dover seguire un’agenda delle notizie artefatta né cedere alla tentazione di una televisione sensazionalista ma dedicarsi ad un’informazione critica che metta al centro i problemi ed i bisogni che davvero interessano la collettività ed il territorio.

Se ci si chiede come si fa a ragionare con una organizzazione senza vertici e senza differenze di responsabilità, direi che la quadra si ha se la responsabilità diventa collettiva all’esterno, mentre all’interno ognuno si occupa delle cose di cui ha competenza, delle quali può assumersi una responsabilità.

Noi teniamo delle riunioni di gestione per decidere quali attività portare avanti e in quanto tempo realizzarle. Non c’è delega. Per ogni funzione c’è un responsabile competente.

E’ senz’altro più facile non avere responsabilità che averne, quindi capita che molti se ne vadano quando intravedono questa assenza di gerarchia e questa distribuzione di responsabilità.

Non ci è mai piaciuto il fatto che il giornalista che fa le interviste sia considerato, mentre il videooperatore no: noi insistiamo molto sulla dignità lavorativa di chi dà un contributo al risultato finale, che per natura rimane meno visibile, o comunque più nell’ombra, ma che è fondamentale e spesso anche più importante rispetto a quello di chi si interfaccia con il pubblico.

E per esperienza personale, dico che capita spesso che il giornalista che va a fare il pezzo non sappia davvero niente di quello che sta facendo.

Il nostro statuto è abbastanza libero: è quindi nelle riunioni che decidiamo che attività portare avanti. Ma se la minoranza non è d’accordo con le linee decise, e ad esempio intende proseguire su un idea che non riceve consenso generale, ha comunque la possibilità di usufruire dei mezzi che sono in dotazione all’associazione.

Una cosa che ci è stata sempre detta a 23-25 anni è che “i tempi non sono ancora maturi, non si può fare, bisogna discutere”. Invece bisogna andare avanti, portare avanti i propri discorsi, le proprie iniziative.

 

A chi vi rivolgete?

A un pubblico generico, non in particolare ad una tipologia di persone.

 

Raccontaci un po’ la vostra storia.

Il progetto del nostro gruppo prevedeva l’unione di individualità che facevano video e corti. Inizialmente, la finalità era quella di scambiare esperienze, e in seguito anche quella di riuscire a comprare qualche attrezzatura per le attività e le produzioni.

Negli anni il “turnover” è sempre stato costante, come è naturale in un gruppo: varie persone si avvicinano, altri si allontanano. Del gruppo del 1999 siamo rimasti io, Martin, e Roberto Craviotto di Varazze, mentre gi altri sono cambiati.

Ragionavamo allora come gruppo di persone, non come associazione.

A settembre 1999 è arrivato l’atto costitutivo, poi c’è stata l’elaborazione dello statuto, che ha richiesto molto tempo e comportato già l’insorgere di disaccordi, con la fuoriuscita di varie persone del gruppo iniziale.

Lo statuto si rifà in parte ai principi fondamentali dello stauto dell’Unione Sindacale Italiana. Lo scontro fu dovuto in particolare alla visione di alcuni elementi che portavano avanti alcune logiche “di partito”, con obiettivi di carriera politica. La nostra associazione va detto, ha anche preso anche una posizione politica, ma il fulcro di essa era incentrato sulla produzione artistica.

Nel 2001 arrivò il momento di fare delle scelte: era uscito un bando della Comunità Europea per il finanziamento di iniziative culturali.

Per parteciparvi era indispensabile che esistesse formalmente l’associazione, e che fosse dotata quindi di codice fiscale e partita Iva; inoltre era previsto l’affiancamento con partner anche istituzionali.

Il progetto prevedeva la creazione di un programma televisivo e furono stanziati circa 11 milioni di lire; noi abbiamo realizzato “Sotto sopra per la Liguria”, un programma con il quale si girava la nostra regione per far vedere i posti meno conosciuti.

Questa occasione del bando europeo è stata utile, perchè ha comportato che una realtà finora abbastanza “informale” di persone lavorasse stabilmente su di un progetto in maniera seria e responsabilizzante.

Il 2001 è stato un anno importante perchè oltre a quanto detto si è anche aperta una comunicazione ed una collaborazione con il comune di Celle Ligure, dopo che per buona parte degli anni ’90 aveva prevalso lo scontro, in particolare per questioni antimilitariste e non c’era mai stato un dialogo.

L’amministrazione di Sergio Aquilino ha fatto molto all’epoca: fu lui a darci la sede, e ancora oggi siamo ospitati dal comune di Celle.

A settembre del 2001 siamo entrati nell’ARCI, nella sezione “UCCA”, che si occupa di cinema; tuttavia un anno e mezzo dopo siamo usciti per grosse divergenze di finalità e opinioni (il rapporto era solo di dare e non di ricevere).

A mio parere non ha grande senso associarsi con Arci, e noi lo fecimo sostanzialmente perchè ci serviva un commercialista per gestire la parte contabile dell’associazione.

Andando indietro negli anni, peraltro, prima della nostra parentesi ARCI, avevamo fatto pure una campagna contro l’Arci per un caso che vedeva coinvolta la multinazionale “Nestlè”.

ARCI aveva preso pubblicamente una posizione contraria rispetto alla multinazionale, boicottata per il caso dell’invio di alimentari per bambini scaduti mandati come “aiuti” in paesi del terzo mondo.

Quando però alcuni circoli locali vennero chiamati in causa da Nestlè per il boicottaggio dei prodotti, ARCI Savona decise di non farsi carico dell’assistenza legale ai circoli.

Quindi per vari motivi non c’è stato un grande feeling, sia prima che dopo.

Nell’anno e mezzo che abbiamo aderito, capitò di scontrarci in particolare sulla questione delle tessere: richiedemmo a inizio dicembre di acquistare le tessere necessarie in vista di alcuni eventi che avevamo in programma a inizio gennaio, ai quali sarebbero venuti molti dei soci a noi vicini. Per noi era un’occasione anche per poter mantenere od aumentare il numero dei soci. Tuttavia le tessere da noi ordinate ci arrivarono inspiegabilmente solo a gennaio inoltrato, e solo dopo che molte persone (anche soci del nostro giro) si fossero trovati obbligati a fare la tessera ARCI presso il Filmstudio, allo scopo di poter come di consueto vedere un film nelle vacanze di Natale.

Sempre nel 2001 arriva un’altra importante tappa della nostra storia, con la nascita dei “gruppi di lavoro”.

Tra il 2006 e il 2007 c’è poi stata una grossa scissione, principalmente dovuta a questioni di soldi.

Noi siamo sempre stati dell’idea di fare una cooperativa, altri volevano fare una società s.r.l., perchè volevano mettersi in condizione di beneficiare dei fondi stanziati da “Sviluppo Italia”. Gli “scissionisti” si sono poi di fatto staccati dall’associazione, ma assieme a loro anche i fondi hanno “fatto le valigie”.

 

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

Associazione senza scopo di lucro. CreaTv è una testata giornalistica curata dall’associazione e regolarmente registrata presso il Tribunale.

 

Come promuovete le attività?

Utilizziamo internet, il passaparola, i flyer, ma più direttamente sono spesso le iniziative realizzate che ci danno modo di entrare in contatto automaticamente con altre persone.

 

Come sopravvive l’associazione?

Spendiamo migliaia di euro all’anno. “Creatv” è un progetto dell’associazione, ma è autonomo rispetto agli altri ed è l’unico a portare soldi nelle casse dell’associazione: non attraverso la pubblicità sulla webtv, bensì indirettamente tramite i lavori che ci commissionano terzi che necessitano delle nostre capacità e dei nostri servizi per quello che è il nostro campo. Oltre a ciò ricerchiamo finanziamenti pubblici (Comune, Provincia, Unione Europea) e ricorriamo anche all’autofinanziamento dei soci (non tutti contribuiscono in egual misura, anche perchè certe forme di aiuto all’associazione consistono in materiali).

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Per noi esiste la possibilità di fare dell’attività una occupazione a tempo pieno, perchè creaTV è fonte di reddito; abbiamo anche un dipendente effettivo, un ragazzo down, che prima lavorava a progetti della Provincia.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Negli anni abbiamo avuto una marea di collaborazioni con altre realtà e associazioni, sui più disparati progetti.

Per l’attività che facciamo noi, soprattutto con le compagnie teatrali di Genova: Palco popolare, Compagnia del teatro della gioventù, Compagnia dell’ortica (parco del Pinelli); tra le associazioni della zona abbiamo rapporti con Sipario Cellese e Sipario Strappato (di Arenzano).

Una cosa che ci sta dando molta soddisfazione è l’integrazione con attori e artisti di Genova, città con la quale si è ormai creato un rapporto buono e continuativo.

Collaboriamo con associazioni di volontariato come Emergency, ma abbiamo buoni rapporti anche con associazioni di area cattolica.

Conserviamo i rapporti con molti Centri sociali di Genova (specie con il Buridda) come di fuori, e con altre associazioni sparse in Italia, simili alla nostra.

Abbiamo una buona rete di contatti e stiamo lavorando per aprire altre redazioni di creaTV in altre città.

Su Savona abbiamo collaborato con Donne in nero, Rete di Lilliput, Rete Radirash, Bottega della Solidarietà ed abbiamo anche lavorato con Mr.Puma.

Per noi in passato l’idea di arrivare a Savona voleva dire raggiungere un pubblico più vasto, attraverso il Filmstudio; e così pensavano tutte le altre piccole realtà associative; per questo loro si sono chiusi: per non cedere l’osso.

Noi in passato lavorammo con l’associazione cattolica “La Torretta”, che gestiva la sala cinematografica dei Salesiani. C’era stato un momento, prima che chiudesse il Filmstudio, in cui si poteva pensare a due sale, a una programmazione più commerciale con una sala da 200 posti, usando l’incasso per fare cultura nell’altra sala.

L’intenzione era di utilizzare il Filmstudio per diffondere una certa cultura del cinema. Ora il Filmstudio a nostro parere ha tradito il suo progetto iniziale, e l’obiettivo è diventato quello di far cassa.

Facciamo lavori assieme all’ARCI regionale – molto più che con ARCI Savona – e li sosteniamo anche; siamo amici del circolo Brixton di Alassio, della Casa dei Popoli e delle Culture di Ceriale (ex circolo Arci).

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Inizialmente vedevamo le cose in modo manicheista (semplificando al punto di pensare che chi è in politica è un poco di buono): di conseguenza avevamo solo rapporti conflittuali; crescendo ci siamo resi conto che con qualcuno devi per forza parlare.

Con gli anni e l’esperienza abbiamo imparato e non usiamo intermediari per parlare con le istituzioni.

A Celle oggi rappresentiamo anche uno strumento per l’amministrazione: i consigli comunali sono ripresi e visionabili su CreaTV, e diamo copertura quasi a tutti gli eventi culturali.

Diversi municipi di Genova sono da tempo divenuti nostri collaboratori ed abbiamo ottimi rapporti con numerosi comuni della provincia di Genova.

A Savona abbiamo avuto diverse relazioni, senza mai arrivare a un qualcosa di fatto: non abbiamo mai chiuso un progetto completo con il comune di Savona.

Ottimi rapporti li abbiamo con il comune di Arenzano, nessuno con Albisola, buoni rapporti con Quiliano, a Vado nessun contatto a partire dalle recenti elezioni.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

A Savona non esiste la cultura del giovane, non ci sono spazi. Non viene nemmeno presa in considerazione la cosa, anche perchè la maggior parte dei giovani non votano e l’amministrazione non è interessata a promuovere cose per persone che non votano.

La totale mancanza di spazi comporta per le poche realtà che ci sono di fare una fatica enorme. Noi ne facciamo parecchia.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

A Savona si potrebbe dire che fino al 1996 non c’era proprio niente per l’aggregqazione; un cambiamento c’è stato da quando è nata la darsena: esiste un posto di ritrovo per i giovani. È positivo, perchè c’è un luogo fisico, ma è negativo che la cultura che ne esce è prettamente consumistica e legata a ciò che le attività commerciali vendono. Questo non è secondo noi il massimo che si possa proporre.

Le uniche cose che funzionano davvero su questo territorio sono queste realtà imprenditoriali. Anche i Soleluna “funzionano”, perchè aggregano, ma è uno schifo. È brutto pensare che ci sia solo quel tipo di aggregazione o quella da aperitivo del venerdì sera.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Intendiamo far nascere altri gruppi di lavoro per altre attività non ancora realizzate, magari sempre nel campo della produzione e della comunicazione; ad esempio, nel concreto, ci piacerebbe gestire una sala cinematografica, od anche uno spazio dedicato alla musica.

Vogliamo poi consolidare la realtà di CreaTV portandola avanti per molti anni, in modo che si possa autosostenere e fungere da vero strumento di informazione, come una televisione locale vera e propria.

Vogliamo inoltre continuare a produrre film.

Ci piacerebbe ringiovanire l’associazione, perchè la maggior parte dei componenti è sui 30 anni, e questo alla lunga potrebbe rappresentare una perdita di associati.

Andando avanti con gli anni vengono a mancare gli stimoli che si hanno a 20 anni: ci piacerebbe avere un’associazione giovane, che troverebbe il terreno già preparato per partire. Non intendiamo tenere l’osso tra i denti come dei vecchi che non vogliono mollare la presa, senza dar peso ai giovani.

Una strategia a cui abbiamo pensato per questo lavoro di ringiovanimento è intercettare gli studenti universitari quando si accingono a fare la tesi.

Vorremmo infine buttarci un po’ sulla musica, che è fortemente aggregante per i giovani.

Prossimamente dovremmo ottenere definitivamente la gestione di un intero palazzo a Rivarolo: se questa idea andrà in porto, disporremo finalmente di un grosso spazio adeguato a garantirci un teatro di posa permanente dove poter girare.

Bisogna però sempre “difendersi”, perchè è facile che strutture come Arci od altri centri associativi possano trovare interesse rispetto a questo tipo di situazioni, col rischio di trovarsi a un certo punto senza più la libertà di scegliere autonomamente come gestire lo spazio in questione.

 

 Marco Fanni

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