Gli angoli dimenticati di Savona: Villa Zanelli

GLI ANGOLI DIMENTICATI DI SAVONA:
VILLA ZANELLI

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Trentacinquesima parte)

 

In data 25 maggio 2018 il quotidiano nazionale “La Stampa” ha pubblicato un piacevole articolo, a firma di Elena Romanato così intitolato:

 Nel contesto dell’articolo, viene riportata una dichiarazione di Cristina Battaglia (Consigliere comunale Pd), che interamente condivido e che mi permetto di riproporre all’attenzione dei nostri amici lettori:

«Ho sempre dichiarato di essere contraria al fatto di usare fondi del governo per realizzare un hotel di lusso a Villa Zanelli

– attacca Cristina Battaglia consigliere comunale Pd – una scelta che va incontro all’interesse di pochi e non della collettività. Come se non bastasse si scopre che nella convenzione tra Comune e Arte (proprietaria dell’immobile) viene messo nero su bianco che Villa Zanelli e il suo parco possono essere venduti ai privati».

 

Alcuni carissimi amici, dopo aver letto e riflettuto sulle argomentazioni, espresse da Elena Romanato, si sono rivolti, ancora una volta, a me, memori del fatto che, nell’ormai lontano anno 2006, avevo ampiamente discusso su Villa Zanelli e sul suo futuro destino.

Debbo, allora, dirvi, carissimi amici, che dopo aver letto e riletto il tutto, accetto il vostro cortese invito, dichiarandomi, inoltre, disponibile per un eventuale confronto-dibattito su questo argomento.

Il primo articolo porta la data del 29 novembre 2006 ed è così intitolato:

 GLI ANGOLI DIMENTICATI DI SAVONA: 

VILLA ZANELLI

(29 Novembre 2006)

 

Il tempo trascorre in modo molto atipico nella nostra Savona, al di fuori delle più logiche e realistiche previsioni.

Pensiamo, ad esempio, che l’aforisma “Qualunque cosa, ma subito”, scritto da alcuni volenterosi sul portale del vecchio Ospedale San Paolo, da oltre quindici anni, sembra, in realtà, scritto ieri, tanto esso continua ad essere attuale; addirittura, potremmo aggiungere che questo scritto ha tendenze malignamente contagiose, perché noi lo potremmo tranquillamente trasferire ed osservare su di un numero indefinito di “Angoli dimenticati”, presenti nella nostra Città.

Ma, forse, dovremmo anche meditare su questa apparente illogicità dei ritmi temporali nella nostra Savona: i giorni non sono più tali, ma diventano mesi; questi, a loro volta, diventano anni; questi ultimi, infine, assumono le sembianze dei lustri e dei decenni, senza che nulla accada; è come se il tempo avesse indossato la veste di un immobile infinito, sordo ad ogni stimolo e richiamo esterno.

Ed il fatto che preoccupa di più risiede nella constatazione che, a causa di questa atemporalità, L’ ALBERO DELLA VITA DELLA CITTA’ si sta progressivamente inaridendo; esso non è più in condizione di produrre fiori e frutti, perché il trascorrere inattivo del tempo ha inaridito le sue antiche radici.

Esiste, è vero, un futile attivismo, che alcuni amano definire CULTO DEL MATTONE, finalizzato a ben definiti e particolaristici interessi economici; ma questo attivismo è assolutamente estraneo a quella essenza vitale della Città, che si chiama CULTURA; di essa, la città ha uno straordinario bisogno per poter sopravvivere e prosperare; LA CULTURA è, infatti, il fattore fondamentale per far crescere e rendere  più giusta ed umana  l’intera città; attraverso  la logica perversa, attualmente imperante, corriamo invece il rischio di dare concreta attuazione all’ avveniristica profezia di Henry David Thoreau:

“La vita in città: migliaia di persone,

che sono da sole, tutte insieme.” 

L’ esempio, forse, più tipico dell’incultura cittadina è rappresentato dalle condizioni nelle quali si trova oggi Villa Zanelli (autentico gioiello d’arte e di storia), chiusa ed avviata al degrado da oltre dieci anni.

Desidero richiamare, all’attenzione delle Autorità e dei cittadini della nostra Savona, le origini e le funzioni svolte, nel trascorrere degli anni, da questa splendida struttura architettonica. 

– Villa Zanelli fu fatta costruire a Savona nel 1907 da Niccolò Zanelli (capitano di lungo corso) nella zona pianeggiante tra la via Aurelia e la costa del mare (a sud) ed, in direzione est-ovest, fra due ruscelli, che hanno rappresentato i confini naturali della proprietà; in sintesi, si tratta della parte litoranea di collegamento tra il Centro-Città ed il quartiere periferico di Zinola.La villa, secondo le caratteristiche di allora, era dotata di un vasto parco, in comunicazione diretta col mare “opponendo le onde di cemento ed i fiori di pietra alle onde del mare ed alle aiuole fiorite” (secondo una poetica descrizione di Ilaria Pozzi.) 

– Nata come residenza dei Zanelli, appartenne a questa famiglia fino al 1933, quando fu venduta al Comune di Milano, il quale la trasformò in colonia internazionale con campeggio. 

– Negli anni bellici (1940-1945), venne trasformata in Ospedale di Riserva della Croce Rossa  (come testimoniano alcune attrezzature sanitarie residuate). 

– Nel febbraio 1944, esplose, in città, un’epidemia di tifo e la Prefettura di Savona, vista la carenza di posti-letto all’ospedale San Paolo, incaricò l’Amministrazione Ospedaliera di allestire un Reparto di Isolamento all’interno della villa. 

 

– Il 6 marzo1944, la sua struttura accolse i primi ammalati; complessivamente dal 6 Marzo al 5 Giugno 1944, vennero ospitati 59 ammalati di tifo, per complessive 1.125 giornate di degenza. 

– Nel Dopoguerra e sino all’ anno 1967, la villa venne nuovamente trasformata in colonia a carattere nazionale, con relativo campeggio. 

– Nel 1967 vi si insediò l’Associazione ANFASS, alla quale, successivamente, si affiancò una sezione della VII USL. 

– Sino ai primi mesi del 1998, restò in carico all’ USL, in qualità di Centro di Riabilitazione dei pazienti cardiopatici; ma il degrado, nel quale l’edificio versava, a causa della scarsa manutenzione, culminò nel crollo  di parte del soffitto dell’atrio, collocato al primo piano. 

– Di conseguenza, la villa, a partire dal 1998, venne abbandonata e chiusa definitivamente dalla Regione Liguria (attuale proprietaria dell’ immobile).     

Questa triste cronologia è ovviamente inadeguata per definire compiutamente l’importanza dell’ edificio sotto il profilo storico, ma, soprattutto, per evidenziare l’alto valore architettonico.

La villa Zanelli è, infatti, opera dell’Architetto torinese Gottardo Gussoni, uno tra i più grandi interpreti dello stile Liberty, esteticamente caratterizzato (come è noto) dalla suntuosità e dalla ricchezza decorativa delle linee architettoniche.

Ilaria Pozzi ha molto opportunamente evidenziato che “il Liberty di villa Zanelli è dotato di una eccezionale ricchezza compositiva e formale, in cui all’apparato decorativo della tradizione classica si alternano strane immagini fitomorfe, conchiglie e piante marmoree, che sembrano uscite da un mondo fantastico ed irreale.”

A questo punto, dobbiamo chiederci quale significato ha avuto il Liberty nella società  di fine ottocento e primo novecento e dobbiamo cercare di comprendere il perché di questo straordinario “ boom” architettonico.

Questa ricerca ci conduce fatalmente al contesto politico-sociale in allora imperante: siamo sul finire dell’ottocento; in tutta l’ Europa si respirava un clima di rinnovamento e di progresso, dovuto alle scoperte della scienza e della tecnologia; nasceva, in questo periodo, la cosiddetta “ rivoluzione industriale”.

Nelle società, in allora, altamente evolute v’era radicata la convinzione che SVILUPPO E PROGRESSO fossero la stessa cosa; parimenti, lo stimolo al CONSUMISMO era diventato uno dei fattori trainanti dell’economia.

Non a caso, Victor Lebow (analista del mercato statunitense) così scriveva:

la nostra economia, intensamente produttiva, esige che facciamo  del CONSUMO uno stile di vita. Abbiamo bisogno che le nostre cose si consumino, si brucino, si logorino, vengano sostituite e gettate a un tasso in continuo aumento”. 

 E’ indubbio che il clima socio-economico di allora è venuto ad interessare anche la nostra città; infatti, negli ultimi anni del diciannovesimo secolo e nei primi anni del secolo successivo, le vecchie industrie si sono trasformate ed ampliate, mentre ne sono nate numerose altre;  nel 1868 i treni raggiunsero la città; nel 1872 fu completata la linea per Ventimiglia; nel 1874 fu aperta quella per il Piemonte; in data 19 luglio 1882 si realizzò una grandiosa idea e, cioè, quella di collegare via Paleocapa con il mare; negli anni 1910-1912 venne alla luce l’ eccezionale progetto degli ingegneri Carissimo e Crotti, concepito per realizzare il trasporto del carbone da Savona sino in Valle Bormida mediante gli storici “vagonetti”; questo progetto, realizzato negli anni successivi, rimane, tuttora, un luminoso esempio di grande innovazione tecnologica.

Parallelamente a quanto avvenuto in molte Nazioni Europee ed in alcune Regioni Italiane, esplode, in quegli anni, accanto alla “ rivoluzione industriale”, lo stile Liberty, riferito, ovviamente, all’ edificazione architettonica dell’ epoca: così contemporaneamente a Villa Zanelli, vediamo sorgere il Palazzo dei Pavoni in via Paleocapa (1912), la Casa dei Viglienzoni, detta “dei gatti” in via Luigi Corsi (1910 circa), il Palazzo Ricci, collocato al di sopra della Galleria del Garbasso (1908 circa) ed, infine, il  Palazzo Dellepiane (o delle” palle”) situato al termine di Corso Italia, all’ angolo con Corso Mazzini.

Vanno, infine, doverosamente citate le figure dei grandi architetti che operarono a quell’ epoca nella nostra Savona; ricordo, in particolare, Alessandro Martinengo (1856-1933) e Niccolò Campora ( 1861-1937).

Oggi, noi viviamo in una Società, dove le condizioni socio-economiche sono profondamente mutate; ciò che, in quegli anni, poteva apparire “logico” e “normale”, oggi non lo è più; in particolare, non si tende più ad accoppiare la parola “SVILUPPO” con la parola “PROGRESSO”; occorre un diverso modo di PRODURRE e di CONSUMARE; non a caso, molti economisti parlano, attualmente, della necessità di una DECRESCITA ECONOMICA, finalizzata alla creazione di una società più serena, pacifica e solidale.

Ma al di là di queste considerazioni socio-politiche, noi tutti dobbiamo sentire il dovere civico di salvare, di restaurare e di riutilizzare villa Zanelli; questa nostra azione, se giunta a buon fine, assumerà uno straordinario valore etico per tutte le ragioni sovra esposte e che, sinteticamente, intendo così riassumere:

– Questo edificio ha un grande valore architettonico;

– E’ il simbolo di un periodo storico fiorente per la nostra città e, come tale, indelebile;

– Ha un notevole valore civile, perché sede, oltre tutto, di una grande Associazione per la tutela dei diritti dei cittadini disabili.

Termino, dunque, a questo punto la prima puntata; nella seconda tratterò due argomenti di decisiva importanza e cioè:

–  Quali funzioni future assegnare a questo edificio;

–  In quale contesto urbanistico, esso potrà essere inserito.

ALDO PASTORE    29 Novembre 2006

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