GENOVA MIA TRADITA

GENOVA MIA TRADITA

GENOVA MIA TRADITA

Quello che i “profeti di sventura” hanno previsto e paventato da tempo si sta purtroppo verificando sotto i nostri occhi: il territorio nazionale offeso, deturpato, saccheggiato, ferito, cementificato, inquinato dall’abusivismo e dalla speculazione edilizia non regge più alle precipitazioni atmosferiche di forte intensità. Catastrofismo? O è la natura che, cambiamenti climatici aiutando, vanifica i nostri patetici tentativi di addomesticarla e piegarla ai nostri comodi (quando non di sfruttarla per il profitto di qualcuno)?

D’altra parte le catastrofi naturali – ammoniscono in malafede qualificati e interessati “esperti” inclini al fatalismo – ci sono sempre state, e non dipendono certo dall’incuria amministrativa o dai (de)costruttori al vil guadagno intesi, no, le catasrofi naturali dipendono dalla…natura. E la messa in sicurezza del territorio da chi dipende?  Anch’essa dalla natura? “Oltre alla profonda tristezza, da lacrime agli occhi, si resta increduli nonostante lo si sia detto troppe volte. Si denunciano lo scellerato consumo di suolo libero, la cementificazione selvaggia, l’incuria cui sono sottoposti i terreni demaniali in svendita, i boschi, le coste e i suoli che un’agricoltura in crisi come non mai non riesce più a curare.

Lo Stato da anni taglia fondi e personale per la cura del territorio. Pensano alle grandi opere e non si preoccupano più delle piccole. Minime, ma che a volte salvano vite. Ci sono colpe. Gravi…Queste sono colpe per cui un normale cittadino verrebbe condannato. Non c’è crisi che tenga di fronte alla cura del bene comune, il primo impegno che ogni Stato degno di questo nome dovrebbe avere.” (Carlo Petrini, su La Repubblica del 5/11/11).Ma esistono Stati degni di questo nome? E, quand’anche esistessero, che cosa potrebbero fare contro la furia degli elementi scatenati? Forse che la Protezione civile poteva prevedere ed evitare che in cinque minuti cadessero su Genova cinquanta millimetri di pioggia? Per la verità i meteorologi avavano dato l’allarme: il disastro era annunciato, lo ha spiegato chiaramente Stefano Gallino dell’Arpal Liguria, rispondendo alle domande di Elena Dusi sulle cause della tempesta perfetta, sempre su La Repubblica del 5/11: “Per l’estate lunga e arida che ha disseccato il suolo, rendendolo incapace di assorbire bene le piogge.

Per il mare che a ottobre superava ancora i 20 gradi, e continua oggi a caricare gli strati bassi dell’atmosfera di umidità e calore. E infine per una perturbazione che ha causato tempeste di neve negli Usa e si è rigenerata attraversando Atlantico e Mediterraneo. Queste tre condizioni in un unico luogo non potevano che generare disastri: due giorni fa avevamo lanciato l’allarme.” Che forse non è stato preso nella dovuta considerazione dalle autorità competenti. Ma, a proposito della Protezione civile, non sono mancate le strumentalizzazioni  da parte di una certa stampa amica del Cav., leggere per credere  la requisitoria di Vittorio Feltri su Il Giornale di lunedì 7/11, titolata: “Stiamo annegando, ridateci Bertolaso. I veleni politici hanno distrutto la Protezione civile. E ora contiamo le vittime del maltempo.” L’argomentazione di Feltri è davvero singolare, il sarcastico esordio del suo j’accuse è rivolto addirittura contro il procuratore capo di Genova Vincenzo Scolastico: “Sapete di chi è la colpa del disastro genovese, delle inondazioni, dei morti annegati? Di quel porco del Duce (notare la maiuscola) che nel 1928 – ci informa il quotidiano La repubblica, che ha intervistato il procuratore capo del capoluogo ligure, Vincenzo Scolastico – fece restringere l’alveo del Bisagno, il fiume assassino, da 90 a 48 metri. Adesso sappiamo con chi prendercela: col capo del fascismo. “ Ora io sarò anche prevenuto nei confronti dell’ex direttore di Libero e del Giornale (non ho dimenticato “l’affaire Boffo”) ma prima di assumere per corrette le sue asserzioni preferisco, ad ogni buon conto, verificare le fonti. Che cosa ha detto esattamente il procuratore Scolastico a Marco Preve della Repubblica? Ha detto:

Vincenzo Scolastico

Siamo all’inizio e l’accertamento delle eventuali responsabilità sarà impegnativo. Però si parte da alcunu punti già definiti. Il torrente Fereggiano che ha ucciso le persone è uscito dall’argine perché non è riuscito a sfogarsi nel Bisagno, il fiume di cui è affluente. Il Bisagno era già pieno e ha fatto da muro facendo rimbalzare il torrente minore”.

Continua l’intervistatore: “Dal 1970 al 2011: sempre il Bisagno”.

Risposta del procuratore: “Ho chiesto anche una relazioine storica. Il dirigente comunale Paolo Tizzoni mi ha spiegato che fino al 1928 l’alveo del Bisagno alla Foce era largo 90 metri, la copertura e il nuovo quartiere, interventi voluti da Mussolini, l’hanno ridotto a 48 metri. Ma il fiume di quello spazio aveva bisogno e periodicamente in qualche modo se lo riprende. “ Tutto qui; c’è forse qualcosa di falso o di tendenzioso? A parte il fatto che, se proprio vogliamo andare a vedere, Benito Mussolini è responsabile  di ben alri disastri e morti e lutti, ecco come soltanto riferire una notizia storica nuda e cruda può diventare una notitia criminis e una precisa tesi accusatoria (oltreché, al tempo stesso, una presa di posizione etico-politica). Ma veniamo al peana intonato da Feltri in onore di Guido Bertolaso. Secondo l’editorialista del Giornale “I governi saranno anche ladri (allusione di dubbio gusto, in questa circostanza tragica, al detto ‘Piove, governo ladro!”), ma non hanno alcun dominio sulla natura che è cattiva in proprio e va accettata com’è (allora perché  mai costruire argini, dighe, canali o restringere piuttosto che allargare la foce di un fiume?).

 Ciò che viceversa non si può accettare è che l’Italia abbia smantellato (?) la Protezione civile perché Guido Bertolaso, tra un sisma e l’altro, si rilassava con i massaggi di una gentile professionista (peraltro a buon prezzo).” Quest’ultima parentesi non è, ci tengo a precisare, del sottoscritto ma del fine giornalista-difensore di Bertolaso e dell’attuale governo in scadenza. Che dire? La Protezione civile esiste tuttora: a Bertolaso, dimessosi nel 2010 dopo esserne rimasto nove anni alla direzione, è succeduto l’attuale prefetto dell’Aquila, commissario Franco Gabrielli, il quale, tuttavia, intervistato anche lui – ahimè – da Repubblica,  denuncia che “La Protezione civile si muove nell’immediato, ma per tutto quello che servirà dopo è un’istituzione paralizzata dal ministero dell’Economia e dai tagli finanziari.

Da marzo ad oggi ci sono state sette alluvioni, nel Messinese, nelle Marche con quattro morti, in Basilicata, in Puglia, poi a Roma e alle Cinque Terre, ma la legge varata da Tremonti non ha consentito di elargire un euro.” Purtroppo “Mancano 250 milioni di euro per realizzare un’opera di cui si parla da trent’anni. E’ lo lo scolmatore del Bisagno, che porterebbe le acque del suo maggiore affluente fino al mare.” Dunque, di chi è la responsabilità di questa “paralisi”? E’ chiaro: della sinistra. “Ma questo benedetto Bertolaso – chiede accoratamente Feltri – non si può richiamare in servizio? Piaceva tanto alla sinistra quando essa era al potere; poi, quando è arrivata la destra, chissà perché è diventato antipatico ai progressisti al punto da essere cacciato con infamia.” Cacciato con infamia perché antipatico ai progressisti? La Protezione civile è stata smantellata perché Bertolaso “tra un sisma e l’altro, si rilassava con i massaggi di una gentile professionista…”? “Lo hanno (chi? Bersani? Di Pietro? Vendola? O Tremonti, Maroniil Cav. in persona?) obbligato a dimettersi e tutto quello che aveva realizzato per aiutare i sinistrati (altro grazioso gioco di parole!) non si nota più…(stoccata elegante al suo successore)”?

“Avrà magari avuto la carne debole, il signor Protezione civile, ma almeno salvava la pelle e le ossa a un sacco di sfigati. Già. Si dava da fare? Quindi, via, a casa.” Se questi sono argomenti seri…Va bene che  non si può chiedere a un avvocato di soffermarsi, nella sua arringa difensiva, oltre che sulle luci anche sulle ombre, peraltro vistose, della vicenda umana, professionale e pubblica del suo assistito; ma qui Feltri pretende un po’ troppo dalla (non) intelligenza dei suoi lettori, tanto più che basta cercare su Internet le notizie sulle vicende giudiziarie in cui è stato coinvolto, soprattutto nell’ultima fase del suo mandato, il dottor Guido Bertolaso, per smentire la sua versione edulcorata da avvocato più che da giornalista. Altro che “massaggi a buon prezzo tra un sisma e l’altro”!

Resta da capire che cosa spinga un professionista di lungo corso della carta stampata come Vittorio Feltri a fare carne di porco della deontologia professionale a cui anche lui dovrebbe attenersi. Ma questo è tutto un altro discorso.

FULVIO SGUERSO

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