Futuro tecnologico (parte prima)

Quanto sono davvero ecologici, l’elettromobilità e le energie “rinnovabili”?
In un momento in cui, tra lo strascico della crisi pandemica e la discussione sulla transizione energetica dovuta allo sfruttamento delle risorse che stanno distruggendo l’equilibrio biologico del pianeta, si è insinuato lo spettro della guerra, che sta facendo rivalutare tutte le tecnologie di cui possediamo al mondo.
Si parla di consumi e di inquinamento ambientale ogni giorno e da quando si è data attenzione a certi argomenti, la situazione ci è sfuggita di mano.
Per una transizione ecologica pura e adeguata secondo molti, si dovrebbero abbandonare per sempre le materie prime tradizionali, per svoltare definitivamente su produzioni completamente più pulite dell’energia.

A partire dai carburanti che muovono le nostre macchine, le auto, i furgoni, i tir, le navi, gli aerei e le fabbriche.
Tra le alternative per la mobilità vi sono le batterie a ioni di litio, moderne e veloci per la ricarica, ma non sempre pulite e sicure.
Iniziamo col dire che le batterie non generano elettricità, la incamerano ed immagazinano, la batteria altro non è che un oggetto in grado di accumulare energia chimica e di rilasciare quest’energia sotto forma di elettricità.
Ma la stessa viene generata altrove, soprattutto attraverso le materie prime e le tecniche di combustione, con il carbone, gli idrocarburi, i gas, l’uranio e il plutonio, quindi con tutt’altro metodo che possa essere pulito.
Sulle auto elettriche o ibride questa elettricità viene trasferita al motore elettrico o ad un altro organo meccanico con funzioni simili, che la trasforma in energia meccanica, donando moto alle ruote e permettendo così all’auto di muoversi.
L’affermazione che un’auto o qualsiasi mezzo o apparecchiatura elettrica sia a zero emissioni oggi, è un’affermazione assolutamente falsa e assai impropria.

Nel mondo il 60% dell’elettricità prodotta è generata da materie prime inquinanti, quindi anche i mezzi ed apparecchiature presenti, sono inquinanti, sebbene molti funzionino con la corrente elettrica.
Ad esempio per chi si entusiasma e crede fermamente nella “Rivoluzione Green”, dovrebbe guardare più da vicino come funzionano e di che materiale sono fatte le stesse batterie, ma anche le turbine eoliche e i pannelli solari.
Ad esempio, la batteria per auto completamente elettrica pesa circa 450kg, contiene 20 kg di manganese, 14 kg di cobalto, 90 kg di rame, 180 kg tra alluminio, acciaio e plastica, al suo interno è composta da circa 6000 singole cellule agli ioni di litio.
Per completarne una, si processeranno attraverso un’operazione chimica, 11300 kg di sali per il litio, 13600 kg per il cobalto, 2300 kg in resina per il nickel e 11300 kg di minerali di rame.
Le batterie a litio, sono per cui per via dei materiali di cui sono fatte, delle vere e proprie bombe chimiche, fatte di innumerevoli materiali chimici, lavorati in industrie chimiche, e vengono poste sotto ai sedili delle auto che guidiamo, già nel presente.
Numerosi casi di surriscaldamento e qualche caso di autocombustione hanno già oltremodo caratterizzato questo inizio di tecnologia, nel futuro forse si riusciranno a produrre batterie più piccole e meno pericolose, per adesso questo non è affatto garantito.

Ma andiamo con ordine;
complessivamente per trovare questi materiali di cui sono fatte le batterie, si dovranno scavare 253 tons (230000 mc) di crosta terrestre per una singola batteria, per cui se si raffronta alla grande produzione in serie, riesce veramente male pensare che per produrre batterie ed accumulatori, si possa fare rispettando l’ecologia e il pianeta.
Inoltre si è già posto il problema dello smaltimento dopo l’uso delle stesse, oltre all’ingombro dei materiali, di cui non è ancora possibile riutilizzare e riciclare nessuna parte in alcuna maniera, per cui lo stoccaggio dei residui è costoso, come è ancora troppo costoso il ricambio delle batterie a totale carico di un proprietario di quei mezzi, seppure si parli di una durata molto più lunga delle stesse, circa 15/20 anni per le batterie al litio da auto.
È altresì vero che per effettuare tutte queste operazioni si creino filiere lavorative che possano avere un parziale beneficio per molti individui, soprattutto dal punto di vista economico.
Tuttavia ci sono molti fattori che lasciano pensare che alla lunga sono molti più i fattori che invece comportano lo sfruttamento incondizionato del pianeta e della vita degli individui presenti su di esso.
Per non parlare poi, dello sfruttamento della forza lavoro, soprattutto in alcune nazioni, dove lavorano nelle miniere di estrazione lavoratori sottopagati, letteralmente schiavizzati e numerosi minori, minatori bambini, con aspettative di vita quasi nulle.
Veniamo ad analizzare ora il sistema di produzione dei sistemi solari, un altro zoccolo duro della politica green, in quanto coi pannelli solari è prevista nel futuro anche la possibilità di far volare aerei e droni, grazie ad accumulatori in grado di conservare l’energia creata dai pannelli solari.
Il problema principale dei pannelli è che sono formati da celle, ciascuna cella è fatta di silicio che viene aggregato assieme, trasformando i silicati presenti nei minerali estratti sempre dalla crosta terrestre.
Per produrre silicio sufficientemente puro, il materiale deve essere trattato con numerosi acidi, molto pericolosi per l’ambiente, quali l’acido cloridrico e solforico, con il floruro di idrogeno e con tricloreutano, un composto nocivo, un alogeno bandito nel 1996 dal Protocollo di Montreal sulle sostanze pericolose per l’ambiente e dall’acetone un chetone semplice e più degradabile.

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Sono poi necessari per completare il processo, gallio, arseniuro, diseleniuro di piombo, rame-indio-gallio e telluro di cadmio, semiconduttori e metalli pesanti molto tossici soprattutto per l’ambiente.
La polvere di silicio, rappresenta da sempre un grande problema per i lavoratori che la estraggono e la manipolano, anche per quanto riguarda le celle dei pannelli che come nel caso delle batterie al litio anche queste, al momento non possono assolutamente essere riciclate.
Anche per i pannelli solari si prevede una vita media di 15/25 anni, poi devono essere sostituiti completamente e senza possibilità di riuso, nemmeno delle singole celle.
Veniamo poi in ultimo, ai generatori posti nelle turbine eoliche, quelle che muovono le grandi pale, che piacciono tanto ai nuovi fautori del movimento green energy, ognuna di esse pesa circa 2000 tons (equivalenti a 23 case), un mulino generatore delle ultime creazioni umane, ha circa 1300 tons di cemento, 300 tons di acciaio, 50 tons di ferro, 25 tons di vetroresine, contenenti materiali chimici o terre rare come Neodym, Praseodym e Disprosio.
Direi che per l’ambiente dove vengono costruiti, ci sia per cui un discorso poco affine al green, aggiungendo che per trasportare le stesse componenti delle pale eoliche poi, si debbano muovere diversi enormi mezzi di trasporto e si debba disboscare e cambiare notevolmente i paesaggi, proprio per permettere lo spostamento di questi bestioni.
Ogni lama del mulino può pesare 35 tons e ha una durata media di vita, di 15/20 anni e poi deve essere cambiata, altrimenti si può danneggiare e compromettere l’intero funzionamento del mulino stesso, non possono poi in alcun modo essere riciclate.
Tutte queste tecnologie sono sicuramente meno inquinanti ed invasive delle precedenti e classiche, idrocarburi e combustibili, energia atomica ecc., tuttavia bisognerebbe analizzare più a fondo tutto il sistema per capire il rapporto costo/beneficio e soprattutto il rapporto tra spesa/inquinamento per crearle, più lo smaltimento/stoccaggio una volta dismesse.
“Going green” rischia di essere un sistema utopico se veramente non si può vedere oltre il proprio naso, bisogna per cui oltrepassare quella soglia di mito che pervade la libertà di emissione, o le emissioni zero, al momento improbabili.
Se si analizza a fondo si può scoprire che in realtà vi è la possibilità che le nuove tecnologie possano essere altrettanto invasive e creare danni anch’esse all’ambiente, quanto le precedenti.
Non possiamo capire se non sperimentiamo, ma sperimentando rischiamo di fare ancora molti danni.
Non sono contrario alle nuove tecnologie, come sono convinto che bisogna assolutamente trovare una valida alternativa alle materie prime classiche, per creare energia più pulita e rispettare l’ambiente, ma questo deve avvenire in totale maniera innocua ed ecologica (ecco la parola utopica per eccellenza), per non creare altri problemi ambientali.
La scienza per cui, dovrebbe totalmente concentrarsi sullo studio del beneficio, per il nostro futuro.

Questo è il mio pensiero

Paolo Bongiovanni

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