Francesco Gabbani agente della Cia?

FRANCESCO GABBANI
AGENTE DELLA CIA?

FRANCESCO GABBANI AGENTE DELLA CIA?

Faccio il verso alla sua ultima “Pachidermi e pappagalli”, che fa idealmente da sfondo all’indovinello “Notizie vere / Notizie false” di RDS. E butto là questa ennesima news, lasciando a chi mi legge fare il debunking, ossia smontare l’eventuale bufala: che Gabbani sia al soldo della CIA, dei banchieri ebrei (o di Donald Trump, l’anti-ecologista che snobba il cambiamento climatico)?

 
Gabbani e Trump all’unisono: l’effetto serra è una bufala

Che i governi, in via diretta o attraverso i loro servizi segreti, ricorrano alle fake news per i più diversi fini, è tecnica ben collaudata. La storia offre dovizia di esempi, dall’incendio del Bundestag addossato agli ebrei, ai reiterati pretesti creati ad hoc dagli USA per poter convincere il Parlamento, e quindi il popolo americano, della necessità di entrare in guerra: vedi l’affondamento del Lusitania nel 1915 per partecipare alla Grande Guerra; l’attacco a Pearl Harbour nel 1941, per entrare nel 2° Conflitto Mondiale; l’incidente nel Golfo del Tonchino nel 1964, per combattere ufficialmente contro il Vietnam del Nord; le false prove di armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e il suo coinvolgimento nell’attentato dell’11 settembre 2001 per aggredire l’Iraq. Per non parlare degli omicidi mirati in vari Paesi ad opera della CIA per installare governi fantocci, favorevoli agli interessi delle multi-nazionali USA. Il libro di John Perkins “Confessions of an economic hitman” spiega nei dettagli questa tecnica infame.


Piramidi: egizie, massone o marziane?

In campo finanziario poi non si contano le notizie confezionate ad arte per addomesticare l’opinione pubblica. Tra le tante cito lo spauracchio –in fase di rispolvero- dello spread, presentatoci ad ogni TG negli anni intorno al 2011 alla stregua di un disastro naturale, senza autori che non fossero gli impersonali “mercati”; salvo poi apprendere che tale spada di Damocle aveva padri e padrini ed era usato come clava economica per far cadere il governo Berlusconi e consegnarci, mani e piedi legati, al governo dei “tecnici” e dar via libera alla macelleria sociale targata “ce lo chiede l’Europa”.

Se poi qualcuno si prende la briga di smontare il castello di menzogne che ci viene rifilato per farci accettare ogni sopruso come un male inevitabile e acefalo, è già pronto il termine che lo squalifica: “complottista”. Qualora, ciononostante, cominci a guadagnare credibilità presso i cittadini, declassati a “pancia della nazione”, ecco pronto l’altro termine: “populista”. Infine, se si interpreta il sentimento diffuso tra la gente, spontaneo e dettato dal buon senso, come ad es. l’avversione all’invasione assistita di africani, presentati come “risorse”, ma poi ritrovati in giro per l’Italia a piede libero, intenti a mendicare, a rubare, a stuprare, allora c’è un epiteto ancora più forte: “fascista”, riesumato dagli anni post-sessantottini.

  
Immortali, vivono tra noi

Ma torniamo a Francesco Gabbani. Il favore più grande che si può fare a chi ha tutto l’interesse a celare la verità è quello di fare una grande insalata di notizie vere e false, in modo da screditarle tutte. E più sono incredibili e meglio svolgono il loro compito di estendere la loro assurdità anche alle notizie vere.

Gabbani, al termine del suo elenco di panzane, confusamente mescolate agli spettri di verità propugnate dai “complottasti”, non trova di meglio che cercare rifugio nelle più solide e familiari verità, esemplificate comicamente in pachidermi e pappagalli.

Non voglio naturalmente accusare Gabbani di aver scritto il testo per dare una mano a coloro che intorbidano le acque per nascondere i propri misfatti, ma in pratica ha diffuso una gran nebbia col mettere a braccetto i banchieri ebrei coi falsi “allunaggi”; i crimini della CIA con le “piramidi marziane”; o ridicolizzando scie chimiche e timori per il riscaldamento globale, collegando i nostri respiri ai ghiacciai in scioglimento; o ancora mettendo nello stesso calderone Hitler, Elvis e Marilyn, ancora vivi, assieme ai vegani, che vivono di fieno, e “peggio il latte del veleno”.

  
Scie chimiche? Le vedono solo i complottisti. La Terra: piatta!

Insomma, una blasfema mescolanza di temi seri, ma scomodi, con vere e proprie ilarità, per metterle sullo stesso piano e additare “per fortuna i punti fermi: pachidermi e pappagalli”. Morale: credete solo a quello che vedete e non a quello che vi raccontano i novelli cantastorie. Il che è ancora più contraddittorio in un mondo ormai più digitale che reale, più futurista che passatista.

La musica è bella e trainante, ma il testo è altamente diseducativo. E si rivolge a masse popolari già fortemente diseducate e sviate dai grandi problemi che l’umanità si trova ad affrontare a ritmo esponenziale. Non fa che accrescere lo scetticismo diffuso e la mala informazione: musica per le orecchie di chi trae dall’ignoranza e dai condizionamenti mentali dei popoli enormi vantaggi.

Troppe parole per una canzonetta? Che però ha più incisività e diffusione (oltre un milione e mezzo di ascolti in una settimana) di un dotto discorso “complottista”, che disturba i manovratori, ma fa poca breccia nel grande pubblico.

Questa non è satira, è sfascismo

Marco Giacinto Pellifroni    19 novembre 2017

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