Finale – allaccio depuratore

Toccherà a Marco Delfino far luce sull’intero iter tecnico del nuovo impianto
Indagine- inchiesta sull’allaccio al depuratore
Finale ha dato mandato all’ingegnere neo dirigente
Il Comune alla ricerca di responsabili chiederà i danni materiali e di immagine

Toccherà a Marco Delfino far luce sull’intero iter tecnico del nuovo impianto
Indagine- inchiesta sull’allaccio al depuratore
Finale ha dato mandato all’ingegnere neo dirigente
Il Comune alla ricerca di responsabili chiederà i danni materiali e di immagine
 

Finale Ligure – La giunta comunale di Flamio Richeri non sembra disposta a lasciare ombre. La poco edificante storia dell’allaccio al depuratore di Savona-Zinola che, alla prova dei fatti, ha dimostrato scarsa affidabilità, sarà al centro di un’indagine tecnico-amministrativa. E’ stata affidata al neo dirigente del settore Lavori Pubblici, ingegner Marco Delfino, varazzino, già dipendente del Comune di Savona, poi libero professionista e da due mesi con un’assunzione a termine all’ente locale di Finale.

La notizia-indiscrezione è una diretta conseguenza delle sconcertanti vicissitudini della nuova condotta che dal 2008 doveva rappresentare un importante passo avanti nella riqualificazione della città. Ad iniziare dall’eliminazione dei vecchi ed inadeguati scarichi a mare e allaccio all’impianto di depurazione di Savona che, a sua volte, ha vissuto una storia travagliatissima sul fronte della funzionalità, dell’esecuzione delle opere, degli interventi succesivi. E non sono mancati inchieste, processi, qualche sanzione, ma più che altro molto lavoro per gli avvocati, spese in parcelle, in perizie e una serie infinita di strascichi. Grosse difficoltà prima di poterlo definire un impianto di depurazione che funziona.

Il “caso Finale”, nella sua portata è di gran lunga circoscritto, ma quanto è accaduto non poteva lasciare indifferenti, né finire nel dimenticatoio a colpi di spugna. Non solo per i soldi spesi, compresi i finanziamenti della Regione ed europei, ma per qualche brutta figura sul fronte dell’immagine pubblica.

Qualcosa nel progetto, nato sotto l’amministrazione di centro sinistra di Pier Paolo Cervone, poi concluso con il successore Richeri (centro destra), deve essere andato davvero storto. Non ci sono scusanti.

Un susseguirsi di guasti, di inconvenienti, e con senno del poi, si potrebbe dire che il “diavolo” è intervenuto pesantemente. Siamo in piena stagione estiva, si è arrivati a riutilizzare i vecchi scarichi della Caprazoppa, inizialmente senza grigliatura, ora è stata ripristinata almeno quella. Nessun problema, invece, per la zona di Varigotti.

Ma intanto un vasto comprensorio urbano (non solo Finale) come abbiamo scritto nel numero scorso di Trucioli scarica le sue acque nere direttamente, secondo madre natura, nelle acque del golfo. Da stare col fiato sospeso per i possibili rischi ambientali. Lo stato di salute della stessa balneazione.

A parte la protesta, più che legittima di qualche sub scandalizzato da tanto sconcio e possibile scempio, si è evitato con l’arma del buon senso di “fare allarmismo ed autolesionismo”. Almeno si è contenuto. Cercando invece di accelerare la messa in funzione dell’impianto stesso. Non oltre, almeno stando alle voci di palazzo, fine giugno.

Flavio Richeri

E poi? A quanto pare saranno dolori.

C’è chi assicura che l’affiatata coppia sindaco-vice sindaco, in accordo con la giunta, abbia già messo a punto un preciso percorso. Tra l’altro, Giovanni Ferrari è avvocato e ha fama di essere pubblico amministratore con la “schiena dritta”, poco incline ai compromessi, allergico alle pressioni che non mancano mai per un pubblico amministratore. Si direbbe un politico poco politico. Forse è per questo che va molto d’accordo con Richeri.

Cosi pare sia già stato dato un ferreo mandato all’ingegner Delfino che trovandosi nella posizione di neo “inquilino” del palazzo, non ha partecipato ad attività pregresse che investono appunto anche la nuova condotta fognaria. Il complesso dell’opera obiettivamente difficile. I suoi punti vulnerabili.

L’ingegner Delfino ha un compito preciso. Ricostruire il percorso degli atti amministrativi. Tassello dopo tassello. Dalla fase progettuale (progettisti) nata appunto all’epoca del sindaco Cervone, all’esecuzione (ditta appaltante), alla direzione lavori. Ai vari interventi “risanatori”.

Visto come sono andate le cose, ovvero i flop-guasti ripetuti sul fronte della funzionalità, magagne su magne, si dice in gergo popolare, l’obiettivo è individuare tutti i possibili responsabili. Le responsabilità. E negli ambienti informati c’è chi assicura che se ci sono stati errori, carenze, disfunzioni, un nesso tra causa ed effetto, saranno dolori per chi finirà nel “forno”.

Il Comune non vuole fare “Ponzio Pilato”. Chi ha sbagliato deve pagare. Sia i danni per i costi aggiunti ed extra che si sono accavallati, sia le conseguenze dirette sul mal funzionamento dell’impianto, ma anche legati all’immagine. Finale; tra le altre cose, può fregiarsi della Bandiera Blu, grazie al fatto che poteva dimostrare di essersi dotata (allacciata) ad un depuratore vero.

Va da se che l’indagine amministrativa potrebbe riservare, e non sarebbe la prima volta che accade, sorprese anche su altri fronti. Con filoni delicati. Qualora fossero evidenti, dalla risposta ai quesiti, comportamenti inquinati da omissioni. Più che incapacità. C’è n’è abbastanza per non far dormire sonni tranquilli a chi si trova nei panni “sporchi”. A meno che la storia non diventi talmente ingarbugliata da concludere che al danno si è aggiunto la beffa. I precedenti non mancano.  

R.T.

 

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