Fecondare con le idee le persone e le istituzioni

FECONDARE CON LE IDEE
LE PERSONE E LE ISTITUZIONI.
Speravo che la mia città (Albissola Marina) fosse contagiata, con l’intervento di una nuova Amministrazione, dalla voglia di cambiamento…Ma non è stato così


FECONDARE CON LE IDEE

LE PERSONE E LE ISTITUZIONI. 

Speravo che la mia città fosse contagiata, con l’intervento di una nuova Amministrazione, dalla voglia di cambiamento. Cambiamento di stili di vita, di riduzione d’impatti ambientali, di innovazione nelle strategie e nelle dinamiche dell’amministrare. Ma non è stato così.

Voglia di bilanci o no, il conto delle cose realizzate in questa direzione è al negativo, quasi fallimentare.

Se le famiglie ad Albissola Marina volevano cambiare la qualità della loro vita, migliorando con azioni virtuose anche quella degli altri, non hanno avuto la possibilità di farlo.

Se anche l’ambiente urbano albissolese, nella qualità della vita, si misura con indicatori economici e sociali e ci si vuole soffermare su questi ultimi, è facile trovare conferme a quanto prima asserito.


Se nell’ambito del capitolo sicurezza si vuole inserire l’incapacità di gestire il territorio nelle ore notturne estive, quando bande di sconsiderati urlanti imperversano a tutte le ore, usciti dalle discoteche che se non fanno danni usano le strade come latrine, il giudizio non può essere che negativo.

La sperequazione sociale tra chi guadagna da tutto ciò e chi ne subisce le conseguenze è poi inaccettabile.

Se nel capitolo salute si vuole fare un bilancio della qualità dell’aria respirata, inquinata dalle emissioni della vicina centrale a carbone, nei confronti della quale l’amministrazione non ha mai promosso opposizioni concrete, e da quelle del traffico veicolare insopportabile a tutte le ore, allora sarebbe utile accedere a un registro delle malattie e morti a causa di tutto questo per rendersi conto della sofferenza del nostro territorio.

Chi, poi, avrebbe voluto sprecare meno energia e vivere in una casa adeguata ha trovato scarse risposte.

Nessun “allegato energetico” ha mai condizionato il regolamento edilizio, da favorire licenze edilizie che prevedessero il basso consumo di energia e l’istallazione di energie rinnovabili sulle case in costruzione.


La riduzione degli sprechi avrebbe potuto cominciare da lì, quando si era consentito di edificare volumetrie che oltre a consumare suolo e a sovraccaricarne gli aspetti infrastrutturali, si permetteva che lo si facesse in modo obsoleto e dannoso per l’ambiente e il territorio, pur sapendo che oggi si può consumare un terzo del gasolio o del metano: un vantaggio che sarebbe stato ecologico ed economico insieme per tutti.

Si potevano ridurre gli sprechi partendo anche dagli edifici esistenti, cominciando dalle scuole, dagli uffici comunali, ma non si è fatto.

La cementificazione di intere aree come Grana e come quelle collinari hanno poi prodotto altri prevedibili problemi sul territorio, non ultima la congestione del sistema fognario.

Da tempo, automezzi attrezzati allo scopo provvedono allo spurgo, operato d’urgenza per alcune tracimazioni avvenute dai tombini della città. I miasmi che spesso si diffondono in alcune strade cittadine  lasciano intendere che la situazione non solo non è sotto controllo, ma che sia diventato anche un onere particolarmente gravoso per il Comune.

Nessuna lavaggio, nessuna  disinfezione viene operata nelle strade cittadine , come in molte cittadine italiane si usa fare, soprattutto in estate. Nessuna disinfezione viene operata nelle diverse “Isole ecologiche” sparse per il paese, se così si vuole continuare a chiamarle.

Insomma cattivi odori si diffondono anche dai cassonetti ormai vetusti e sporchi, sovraccarichi di immondizia depositata a tutte le ore e con tutte le modalità, anche da quegli incivili del Comune vicino che non si sono ancora arresi al “porta a porta”.

Si poteva prevedere tutto questo e operare nel modo giusto e invece non si è fatto.

L’impatto ambientale è incredibilmente pesante sotto tutti gli aspetti, non ultimo quello relativo alla viabilità interna e a quella di collegamento con Savona, per non parlare dei parcheggi gestiti in modo improvvisato.


Ma le persone che nella stragrande maggioranza, sembrano vivere nel completo disinteresse, che analisi faranno quando saranno chiamati a decidere il futuro della città?

Quali proteste si sono sollevate per la continua cementificazione del territorio con i danni che ne sono conseguiti?

Quali proteste per il mancato raggiungimento della percentuale di differenziata che non pochi aggravi erariali ha portato soprattutto ai cittadini, e quali proteste per le condizioni in cui versano i gruppi di maleodoranti cassonetti stazionanti nel centro urbano?

Quali proteste per le condizioni di dissesto in cui versano le strade e i marciapiedi di gran parte del paese?

Quali proteste per il massiccio taglio di alberi, anche incomprensibile come l’ultimo, quello effettuato alla Scuola Materna Comunale dove alberi decennali sono stati tagliati e non rimpiazzati come la Delibera Comunale prescriveva?

Come scuotere dal torpore e contagiare di nuove idee le persone?

Come convincere che nel mondo molte città e molti paesi come il nostro sono già andati oltre, conquistando quegli elementi di qualità della vita ormai inderogabili, mentre qui , nascosti dietro l’alibi  della mancanza di risorse, siamo tremendamente immobili, impoveriti dentro.

Come fecondare d’idee le persone e creare una vera comunità?

Come riconoscere quelle che hanno veramente titolo e dignità per chiamarsi “istituzioni”?

       ANTONIA BRIUGLIA

  

 

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