Famiglia e società civile

IL VOLTO DELLA MEMORIA 
(Cinquantesima parte)
FAMIGLIA E SOCIETÀ CIVILE

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Cinquantesima parte)

– Nello scorso mese di Luglio, l’ONU ha pubblicato il  “WORLD POPULATION PROSPECT: THE 2015 REVISION”, ossia la REVISIONE AGGIORNATA DELLE PREVISIONI DI CRESCITA O DI DIMINUZIONE DELLA POPOLAZIONE MONDIALE:

–  GLI ESSERI UMANI, VIVENTI SUL PIANETA TERRA, DIVENTERANNO 9,7 MILIARDI ENTRO IL 2050 E 11,2 MILIARDI ENTRO LA FINE DEL SECOLO IN CORSO E, CIOÈ, ENTRO IL 2100.


–  Ma quello che è interessante notare, risiede nel fatto che, NEI PROSSIMI 35 ANNI LA CRESCITA SARÀ CONCENTRATA IN NOVE NAZIONI:

 -INDIA (che nel 2022 scavalcherà la Cina come nazione più popolosa)

 – NIGERIA

 – PAKISTAN

 – REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 – ETIOPIA

 – TANZANIA

 – STATI UNITI (USA)

 – INDONESIA

 – UGANDA

In sintesi: TRA IL  2015 ED IL 2050, OLTRE LA METÀ DELLA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE AVVERRA’ IN AFRICA (DOVE, IN PRATICA, RADDOPPIERÀ)

 –  E L’ EUROPA? LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE SARÀ DI MODESTISSIMA ENTITÀ (OSCILLANTE TRA 0,5 PER CENTO  ED IL 2 PER CENTO).

 –  Ma, a tal proposito, L’ESEMPIO PIÙ CLAMOROSO È DATO DALL’ITALIA.

I NUMERI DELLA NOSTRA POPOLAZIONE SONO SOSTANZIALMENTE FERMI:

 – 59. 771 MILIONI DI ABITANTI NEL 2013

 – 59.789 MILIONI DI ABITANTI NEL 2014

 – 59.798 MILIONI DI ABITANTI NEL 2015

In totale: UN INCREMENTO QUASI PIATTO, QUANTIFICABILE NELLO 0,07 PER CENTO.

 – TUTTAVIA, IL DATO PIÙ IMPRESSIONANTE, CHE EMERGE DALLA RELAZIONE ONU, È IL SEGUENTE:

 L’ EUROPA È IL CONTINENTE CHE STA INVECCHIANDO CON PIÙ RAPIDITÀ:

NEL 2050, IL 34 PER CENTO DEI SUOI ABITANTI (OSSIA PIU’ DI UN TERZO) SARÀ OLTRE LA SOGLIA DEI SESSANT’ANNI DI ETÀ.

 – Ma, in questo contesto, LA SITUAZIONE DELL’ITALIA DIVENTA, ADDIRITTURA, DRAMMATICA:  SE, INFATTI,  PRENDIAMO IN CONSIDERAZIONE “LA RATE OF NATURAL INCREASE” (OSSIA: IL RAPPORTO FRA LE NASCITE E I DECESSI e, quindi,  IL VERO INDICATORE DELLE PROSPETTIVE FUTURE DELLA NOSTRA NAZIONE) POSSIAMO CONSTATARE CHE QUESTO DATO E’ NEGATIVO DAL 1990, MA NEL 2015 HA RAGGIUNGIUNTO IN VALORE PEGGIORE DI SEMPRE E CIOÈ IL  – 1,1%: IN ALTRI TERMINI, I DECESSI DIVENTANO SEMPRE PIÙ NUMEROSI RISPETTO ALLE NASCITE; LA NOSTRA ETÀ MEDIA E’ SALITA  A 45,9 ANNI (FRA LE NAZIONI PIÙ SVILUPPATE, PEGGIO DI NOI VI  SONO SOLTANTO IN GIAPPONE CON IL 46,5%  DELLA GERMANIA CON IL 46,2).


 – Giunti a questo punto, è sorta, in noi, spontanea l’esigenza di rileggere, con IL VOLTO DELLA MEMORIA, UN ARTICOLO DI ALDO PASTORE (datato 23 aprile 1994), che, partendo DA CONSIDERAZIONI PIÙ PROPRIAMENTE SOCIOLOGICHE, giungeva a CONCLUSIONI ASSAI SIMILI A QUELLI PROSPETTATE DALLA RELAZIONE ONU.

 L’ARTICOLO È COSÌ INTITOLATO:

FAMIGLIA E SOCIETÀ CIVILE

Fino a qualche decennio fa, potevamo raffigurare la famiglia italiana come un triangolo, a base inferiore e ad apice superiore: la base era rappresentata dai bambini (moltissimi) ed il vertice dagli anziani (i pochi che riuscivano ad arrivare ad una età avanzata).

Oggi la situazione si è capovolta; se vogliamo disegnare graficamente la famiglia italiana, possiamo dire che stiamo avvicinandoci al triangolo capovolto (con base in alto ed apice in basso): la base sarà rappresentata da un gran numero di persone anziane, il vertice inferiore dai pochi bambini rimasti.

 

Quali fatti sono intervenuti per capovolgere completamente la situazione?

Il primo fatto (decisivo) è legato certamente alla vittoria dell’uomo contro la morte precoce; in effetti, nell’ultimo secolo, la durata media della vita è raddoppiata; oggi un uomo vive, in media, 73 anni e mezzo ed una donna più di 80.

Il secondo fatto è indubbiamente collegato alla cosiddetta “programmazione delle nascite”; in conseguenza di questa scelta, il numero dei figli, in una famiglia, si è ridotto di un terzo; oggi, ogni donna italiana “produce” 1,25 figli (dato che equivale alla più bassa fecondità mondiale).

La conseguenza finale dei dati sopra esposti è la seguente: nel 1994, in Italia, (per la prima volta nella storia dell’intera umanità) il numero degli anziani ha superato il numero dei giovani; oggi, coloro che hanno più di 60 anni sono, in Italia, più numerosi di coloro che ne hanno meno di venti.

Tutto questo porta e porterà in futuro ad una trasformazione radicale di quel “nucleo fondamentale della società umana costituita da genitori e figli” che è la famiglia.

Ma la trasformazione della famiglia non si limita soltanto a questo aspetto meramente quantitativo.


 

In effetti, sta intervenendo un altro fatto nuovo e cioè il cambiamento del valore del bambino e dell’anziano.

I bambini, un tempo, erano molto numerosi e ciascuna famiglia metteva in conto che molti di essi potessero morire: in sostanza, erano meno preziosi di oggi.

Al contrario: gli anziani, con il loro bagaglio di saggezza e di esperienza, acquisito negli anni, lo erano molto di più, perché potevano portare un contributo in positivo alla conduzione familiare.

Nella famiglia di oggi, invece, il bambino è preziosissimo, super-coccolato, super-protetto, mentre l’anziano, così frequente, così abbondante, si è svalutato ed, in molti casi, è ritenuto un peso, un ostacolo alla vita dal resto della famiglia; con l’innovazione tecnologica così rapida e così accentuata (come quella che stiamo vivendo) l’anziano ha perduto anche il valore della saggezza, che possedeva un tempo.

Ma le modificazioni strutturali della famiglia non si fermano qui; un altro fenomeno, che giornalmente constatiamo, è rappresentato dalla verticalizzazione della famiglia: in essa i genitori abitualmente hanno un solo figlio; per di più sono vivi i nonni ed ormai frequentemente anche i bisnonni; esistono, insomma, all’interno del nucleo familiare, quasi sempre tre generazioni e, sempre più spesso, addirittura quattro; per ogni bambino vi sono da sei ad otto adulti; già oggi i bambini di due o tre anni hanno, di frequente, due bisnonni.

Ma la famiglia è verticalizzata anche in un altro senso.

Nel senso, cioè, che manca la dimensione orizzontale: i bambini hanno un numero ridottissimo (se non nullo) di cugini e di zii (figure che, fino ad una generazione fa, erano molto importanti. anche dal punto di vista formativo).


Infine: sta riducendosi fortemente il numero delle famiglie classiche, quelle, cioè, costituite da genitori con figli.

Oggi, la famiglia tradizionale (corrispondente allo stereotipo classico) costituisce soltanto il 51 % della globalità; il resto è formato da altri aggregati, che definiamo sempre “famiglie”, ma che si discostano dalla tradizione. Anche chi vive da solo (il single o la single) costituisce, nel nostro Paese, un nucleo familiare; e questi nuclei stanno aumentando moltissimo: sono ormai il 20% (e si tratta, per lo più, di donne anziane); vi sono, inoltre, le coppie senza figli (un altro 20%) ed, infine, l’aggregato formato da un solo genitore ed un figlio (circa 1’8%).

Tutti questi fenomeni (incontrovertibili e statisticamente dimostrabili) apriranno grandi problemi nella società del futuro e certamente vi sarà, rispetto alla situazione attuale, una profonda alterazione delle relazioni interpersonali ed intrafamiliari.

Proviamo ad immaginare cosa potrà succedere:

 – I Bambini, sia pure super-coccolati e super-protetti nel contesto familiare, saranno sempre più soli ed impossibilitati a dialogare con i loro simili nell’ ambito della famiglia; inoltre la solitudine, associata all’iper-protezione, porteranno all’accentuazione della cosiddetta “sindrome da figlio unico”, la quale, anche se non sfocerà nella vera e propria patologia, condurrà certamente alla formazione caratteriale di individui sempre più individualisti, sempre più egoisti, sempre più possessivi;

 – Gli anziani saranno sempre più isolati ed emarginati in famiglia, proprio perchè hanno sostanzialmente perso il loro valore; v’è, inoltre, da considerare il fatto che, mentre in passato i pochi anziani sopravvissuti erano fondamentalmente sani (perchè avevano superato, senza danni, la naturale selezione della specie), oggi, nella grande massa di ottantenni e di novantenni sopravvissuti, aumentano le patologie (specifiche dell’età senile e non) e, di conseguenza, in avvenire, cresceranno, in cifra assoluta e relativa, gli anziani non autosufficienti; si aggiunge, allora, un’altra motivazione per allontanare ed emarginare gli anziani dal nucleo familiare.

– Le donne saranno fortemente penalizzate dalla nuova situazione che si verrà a creare; ad esse, da sempre, si fa riferimento per le cure da erogare agli altri membri della famiglia; ma, in futuro, le donne, nell’età compresa tra i 50 ed i 60 anni, saranno addirittura schiacciate dal lavoro di cura; infatti, esse dovranno occuparsi del nipote, di cui non potrà occuparsi adeguatamente la figlia o il figlio che lavorano (ed è noto che, in Italia, lavoro e procreazione mal si conciliano); peraltro, una donna su due, a 55 anni, avrà, in casa, la madre o il padre, anziani, da accudire; per di più, lei stessa incomincerà ad accusare il peso degli anni e delle malattie intercorrenti; il tutto diventerà palesemente insopportabile.


 

In sintesi: possiamo concludere con l’affermare che la famiglia del futuro si presenterà come una famiglia vecchia, in cui aumenteranno le persone bisognose di cura ed in cui, parallelamente, si ridurrà il numero di persone che erogheranno cure.

Come uscire fuori da questa situazione? Quali rimedi suggerire?

Incominciamo, intanto, ad evidenziare le strade che non si potranno percorrere:

 – La strada del ritorno al passato, sotto forma diretta o indiretta dell’accorciamento della vita terrena (e quando parlo di “forma indiretta” mi riferisco alle ipotesi, socialmente assurde, di abbassamento dei redditi pensionistici, di eliminazione degli interventi socio-sanitari pubblici, dell’innalzamento spropositato dei canoni di affitto, interventi che, se effettivamente attuati, condurrebbero a “morte precoce” un gran numero di anziani);

 – La strada del ritorno al passato, sotto forma di lotta alla programmazione delle nascite o procreazione responsabile (che di si voglia); le tecniche usate contro le nascite indesiderate sono ormai considerate dalle donne (ma più in generale dall’intera società) come una vittoria contro la barbarie e contro l’ignoranza ed è pertanto pura illusione credere che le donne siano disponibili (almeno in Italia) ad aumentare il loro indice di fertilità; e, d’altra parte, v’è da chiedersi, oggettivamente, a chi potrebbe giovare, nel nostro Paese, un ulteriore incremento della popolazione.

Cerchiamo, allora, di indicare, in positivo, le soluzioni più idonee per offrire risposte serie ai drammatici problemi che abbiamo di fronte.

La Regione Liguria, con la Legge 8-3-1994 n° 11, ha tentato di dare una risposta ai problemi della famiglia; ma, a mio modo di vedere, si tratta di una risposta parziale, insufficiente ed inadeguata; il difetto maggiore di questa Legge risiede nel fatto che essa fotografa una situazione statica della famiglia (la famiglia, cioè, del 1994), senza porsi minimamente il problema di come sarà la famiglia del futuro; manca, cioè, nella filosofia della Legge Regionale, una sia pur minima indicazione programmatica e di intervento sui problemi che certamente la società italiana si troverà di fronte nel 2000 e che, nelle pagine precedenti, ho cercato di riassumere.

  

 

Che fare allora?

Penso che, nell’immediato, dovremo intervenire secondo le seguenti linee operative:

 – Valorizzare il ruolo e la funzione degli asili-nido e scuole materne (intesi non già come aree di parcheggio per i bambini, bensì come strumento per promuovere lo sviluppo della personalità di ogni bambino ed, allo stesso tempo, per avviare un nuovo modo di vivere assieme ai propri simili e coetanei);

 – Avviare una seria politica socio-sanitaria in favore degli anziani: nuova politica della casa; fruizione di spazi collettivi e di socializzazione; appoggio dei servizi sociali e sanitari distrettuali; creazione e potenziamento di strutture residenziali (comunità alloggio; residenze servite; R.S.A.);

 – Politica di sostegno finanziario alle famiglie (da attuarsi sia sotto forma di contributi, sia sotto forma di defiscalizzazione dell’onere tributario famigliare) al fine di creare le condizioni per mantenere l’anziano o il disabile il più possibile nel contesto della famiglia.

Le linee operative or ora accennate hanno tuttavia bisogno, per essere attuate, di un potenziamento e non già di un restringimento (o peggio di un annientamento) del nostro welfare state; in altri termini la famiglia per recuperare la sua dignità e la sua ragione d’essere e, soprattutto, per ritornare ad essere il nude fondamentale della società dell’ avvenire, ha ed avrà bisogno (soprattutto in futuro) del sostegno attivo dell’intera società.

Ma questo ragionamento (se condiviso) deve portarci a svolgere serie considerazioni e ponderate riflessioni sull’ avvenire del nostro sistema di vita, sul nostro modo di produrre e di consumare, sul nostro modo di intendere l’economia e le ragioni del profitto, sul nostro modo di intendere i rapporti tra gli uomini: in altri termini il problema della famiglia nella società del futuro diventa un problema etico e, come tale, deve essere oggetto di serrato confronto, ma anche di serena meditazione.

23 Aprile 1994 ALDO PASTORE

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