EN ATTENDANT

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Quanto scrivo sarà letto, con ogni probabilità, a risultati elettorali acquisiti e dunque si tratta di riflessioni a rischio. Io penso che questa campagna elettorale abbia un vincitore certo che è riuscito, nel corso della medesima, a non confrontarsi mai con nessuno.

Forse è proprio il non confronto la cosa che gli italiani vogliono di più, forse sono logorati dal contraddittorio e dalla contraddittorietà di ogni aspetto della vita, da rapporto col coniuge a quello con i figli, con i parenti con i condomini. Una parola sola pronunciata ad alta voce senza repliche, a casa mia comando io e così anche in politica.

L’autoritarismo non sta nei contenuti e negli inviti a casa Pound, l’autoritarismo è tutto nella forma, più in come lo si fa che in quello che si dice. Non si fa caso che tematiche interessanti sollevate, una per tutte la decrescita, avrebbero bisogno di dibattito e di confronto perchè tendenzialmente si tratta di strategie destinate a cambiare, giustamente, e profondamente la nostra vita a partire dal quotidiano.

Nel caso di vittoria in solitario che farebbe il demiurgo, proclamerebbe per decreto una rimodulazione dei consumi, da intenersi necessariamente come contenimento? Non sarebbe stato meglio che i tempi della campagna elettorale fossero usati per abituarci, anche dialetticamente, ad un modello di società cosi radicalmente diversa rispetto a quella in cui siamo immersi?

Naturalmente quando il vincitore si è più nettamente profilato all’orizzonte non sono mancati gli arrivi di arcinoti sostenitori, accorsi per l’appunto in soccorso. Si tratta di personaggi di cui nel nostro paese è vietato parlar male.

Quando e meritatamente prendi un premio Nobel in Italia ti è garantita la possibilità di fare qualsiasi cosa: dal bagno di folla al comizio del probabile vincitore, ad improbabili dissertazioni di storia dell’arte e del Caravaggio, ad approssimative concioni su lingue e dialetti. I più improbabili strafalcioni vengono tollerati.

Non parliamo poi quando a maitres a penser assurgono attempati cantanti che campano, assai bene, con un certo ecologismo di facciata. Chi conosce Antonio Cederna o Bruno Zevi? Ma il ragazzo della via Gluck lo conoscono tutti.

UGO TOMBESI

 

   
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