ELECTION DAY

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 Dopo un salutare silenzio rieccovi il tuttologo di turno disquisire su un tema di grande attualità: le elezioni, un istituto che, almeno teoricamente, scopriamo ciclicamente essere il sale della democrazia, o meglio della sovranità popolare, perché necessariamente le due cose potrebbero non coincidere almeno ai nostri giorni.

 Il tema di fondo delle elezioni, siano esse primarie o nazionali, sembra essere dato dalle regole un problema che esiste ed è serissimo visto e considerato che la proporzionalità secca, sicuramente il massimo della democrazia rappresentativa, non incontra oggi grandi favori in nome di un altro valore, quello della governabilità, un tema molto caro sembra soprattutto alla oligarchia finanziaria del momento che si organizza per mantenere il potere affinché nel vecchio continente tutto resti immutato pur nel cambiamento, una teoria che rese famoso il Principe di Salina.

 

Questa antinomia venne risolta nel lontano 1926 in maniera sicuramente efficace dal premier di allora il quale privilegiando la governabilità a scapito della rappresentatività trovò una soluzione semplice ma da molti giudicata eccessivamente radicale; passato il brutto momento chi gli successe decise di fare il contrario, una soluzione sicuramente più democratica ma meno capace di assicurare stabilità al potere come la storia ci ricorda.

 

Così anche in questo campo ecco a tempo debito arrivare le riforme per compensare il sistema infatti molti, e tra i quali anche alcuni professori del tempo, teorizzarono che sicuramente il numero dei partiti doveva essere almeno più di uno, bontà loro, ma nel contempo auspicarono che i partiti non dovessero essere più di due per assicurare la governabilità, abbiamo visto come è andata a finire.

 

Cominciamo dal basso e parliamo di primarie se ho ben capito a manca si useranno i ballottaggi di secondo turno mentre a dritta è un mistero ma delle due l’una: o si presenta Lui e stravince, o sempre Lui non caccia consenso e grano ed allora poco importa.

 

Siccome sono oltre che un tuttologo anche una persona seria ho deciso che parteciperò a tutte le primarie che verranno indette perché le reputo soltanto un puerile espediente teso a sollecitare il consenso; cercherò di spiegarmi meglio: le primarie hanno ragione di esistere se sono limitate a quanti hanno messo faccia, fede, tempo, passione e spesso misero portafoglio al servizio di un’idea, giusta o sbagliata poco importa, come nel condominio dove debbono votare solo i condomini e non tutti i cittadini del quartiere che al contrario debbono eleggere un sindaco ma non l’amministratore del caseggiato.

 L’idea è malsana ma stimolante specie se condivisa dai molti: ora vado da quello che più mi piace e voto per lui, ora sull’altra sponda, e con la stessa faccia di tolla, voto per chi reputo meno capace di fronteggiare il mio favorito dell’altra parte; è pur vero che dovrei sottoscrivere il programma di entrambi ma comunque credo sia poco male, al massimo mi vedrò imputato di scarsa coerenza che sembra caratterizzarsi come una tra i valori fondanti della politica dei nostri tempi: tutto e il suo il suo contrario, basta una smentita e sarò in buona compagnia.

 Sempre sulle primarie di manca assistiamo ad una competizione curiosa: da un lato il leader che chiama alla conta i suoi simpatizzanti e che in buon numero si concentrano nei quartieri di periferia, dall’altra il giovane emergente che vorrebbe pescare il consenso di altri contradaioli, spesso avversari, la maggioranza dei quali residenti nei quartieri eleganti del centro città; credo che cavaliere, cavallo, e tifoseria di questi rioni al prossimo palio soffriranno di un serio problema di identità.

 

Il terzo incomodo, il comico, il problema delle primarie non se lo pone proprio e come risolverà i conflitti che nascono dalle umane ambizioni è un mistero, alla balla della rete infatti non credo per usare un linguaggio che gli è caro, ma sicuramente gli và riconosciuto il merito della chiarezza anche se urlata con un linguaggio sicuramente comprensibile ai più: anche i più piccoli comprendono infatti il vero significato di quelle che, ai miei tempi, si chiamavano parolacce.

 

 

Per il quarto contendente, una sorta di brodo primordiale in gestazione, difficile anche da etichettare e che spesso oscilla ora qui ora là a seconda del vento e delle correnti, il problema delle primarie anche qui non si pone visto che vorrebbero continuare con questo collegio docenti comunque e magari anche a prescindere dalla volontà dei più; tornerò oltre su questo tema spinoso parlando di elezioni, quelle vere.

 

Tornando alla radice del problema della rappresentatività popolare il tema oggi più gettonato sui media è quello della legge elettorale scopriamo infatti che la sovranità popolare, un valore costituzionale assoluto, può essere pilotata, interpretata, manipolata, od addirittura deviata a seconda delle circostanze del momento e dei risultati delle profezie che in chiave moderna chiamano sondaggi.

 

La sovranità appartiene al popolo, recita il primo articolo della carta, che, aggiungo però, la può esercitare nei modi e nelle forme previste dalla legge: oggi nel bel paese assistiamo così ad una rissa sulle regole che ciascuno dei contendenti vorrebbe interpretare pro domo sua e la cosa si fa persino divertente, vediamo il perché.

 

La legge elettorale vigente viene da tutti considerata una maialata a tal punto che pure tutti quelli che l’hanno voluta ne riconoscono la natura suina, sicuramente uno dei tanti esempi di coerenza ideale che caratterizza i nostri tempi; ciò premesso questo strano olimpo sembra dividersi in quattro categorie:

  • Quelli che l’hanno proposta votata ed approvata e che ora si accorgono che andrebbe a favorire l’odiato avversario e quindi vorrebbero cambiarla per limitare i danni;
  • L’odiato avversario che l’ha sempre osteggiata e ha votato contro ma che ora si accorge che potrebbe trarne vantaggio e quindi intiepidisce le critiche e, pur affermando di volerla cambiare, cincischia e prende tempo;
  • Quelli delle terre di mezzo che si agitano oltremodo perché a maialata vigente vedrebbero probabilmente svanire i propri sogni di gloria nel vedere il proprio candidato a governare anche a prescindere dalla volontà della maggioranza dei cittadini che di tecnici, di professori, e di banche non ne vogliono più sentire parlare;
  • Gli altri che se fregano perché con qualunque maialata, od altro di simile, avranno un sicuro successo anche se non saranno i primi.

 

Nella rissa, pardon nel costruttivo confronto democratico, in corso è intervenuta anche La Maestà Nostra Illustrissima intimando ai contendenti di cambiare quello scritto sul quale Essa Stessa a suo tempo aveva apposto il Real Sigillo; e se così non fosse, mi domando, spero solo che la risposta sia scontata.

 

Alla prossima e speriamo solo che non vinca il migliore ma soltanto quello che i più avranno scelto e non altri, chiunque, comunque, e perché li voglia.

 

Hiselo

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