È il tritacarne della globalizzazione a generare conflitti.

Uno Stato può dirsi Democratico se ripudia la guerra come l’Italia, e se intrattiene rapporti culturali e commerciali solo con vere democrazie.
Ma se finanzia dittature e tiranni importando ed esportando da “stati canaglia”, allora è “canaglia” anche lo stato democratico che fa credere ai cittadini di potersi auto governare e di godere di benessere, pace e libertà finché lo vogliono, ma di fatto li espone inermi al cannibalismo politico, economico e finanziario e alla minaccia atomica di qualche tiranno sanguinario del pianeta.
Che bontà sua, può trasformare in una manciata di secondi un paradiso come l’Ucraina in un Inferno dantesco dove i crimini contro l’umanità si sprecano sotto gli occhi dell’intera comunità mondiale.
Ben 200 stati che balbettano davanti allo scempio di un popolo e alle drammatiche ripercussioni economico-finanziarie globali, ma col terrore di scatenare la terza guerra mondiale se si osasse fermare quella mano assassina.
Quelli che stiamo raccogliendo ora sono i frutti marci della globalizzazione e del groviglio di scambi commerciali e finanziari puliti e sporchi che hanno reso interdipendenti e indissolubili democrazie e dittature.
Proprio come sta messa l’Italia con l’Ucraina e la Russia da cui dipende per una grande quantità di prodotti energetici e materie prime e verso cui esporta prodotti finiti.
Ora si trova a dover inviare armi a l’Ucraina per difendersi dalla Russia. Ma per il petrolio e il gas che importa, finanzia con un miliardo al giorno la Russia che sta sterminando l’Ucraina.
E dipanare una matassa così aggrovigliata è un’impresa tanto difficile che persino l’ONU ha impiegato 55 giorni prima di offrirsi da mediatore tra Putin e Zelensky.

Franco Luceri da il rebus della cultura

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