E’ andata come non doveva andare

E’ ANDATA COME NON DOVEVA ANDARE

E’ ANDATA COME NON DOVEVA ANDARE

 Secondo i calcoli di Matteo Salvini e Giorgia Meloni le elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020 sarebbero state vinte alla grande dalla coalizione di centrodestra, al punto che si configuravano come una “spallata” decisiva per le sorti del governo giallorosso. Tanto Salvini quanto la Meloni, forti della vittoria scontata in Veneto, Liguria e Marche data per persa la Campania del carismatico e “ultrapopulista” De Luca, piddino sui generis (chi di populismo ferisce, è il caso di dire, di populismo perisce), puntavano a conquistare la roccaforte rossa della Toscana e il feudo pugliese di Michele Emiliano, regioni date per “contendibili” da tutti i sondaggi. 

Sennonché il diavolo, come si dice, ci ha messo la coda e i pugliesi, smentendo i sondaggisti, hanno riconfermato Emiliano, altro piddino anomalo e i toscani, in maggioranza, hanno preferito l’”oscuro” (?) (dixit il docente livornese in pensione Pier Franco Lisorini) Eugenio Giani all’ambiziosa (forse troppo) candidata della Lega Susanna Ceccardi. E dire che in Toscana abbiamo visto un Salvini moderato nei toni, diverso sia da quello alticcio e alquanto sopra le righe del Papeete sia da quello autolesionista e cafonal della citofonata al Pilastro nella periferia bolognese nel corso della campagna elettorale per la “conquista” (anch’essa fallita) dell’Emilia Romagna rossa. 


Salvini e la Ceccardi

Niente da fare, malgrado l’aggressione subita dal Capitano a Pontassieve con tanto di rosario strappato, i “compagni” hanno vinto di nuovo. Ma perché Giani è stato definito “oscuro” dal professor Lisorini nel suo articolo “E’ andata come doveva andare” uscito domenica scorsa su “Trucioli savonesi”? Oscuro sarà stato per lui, non certo per i suoi conterranei, dal momento che Eugenio Giani può vantare un rispettabile cursus honorum politico e culturale: nel 1990 viene eletto al Consiglio comunale di Firenze per il Partito Socialista Italiano, è stato poi assessore nella giunta Morales e nella giunta Domenicis. Nel 2007 lascia i Socialisti Democratici per aderire al patito Democratico appena formato. E’ stato anche presidente del Consiglio comunale fiorentino. Nel 2012 è fra i quattro consiglieri del Pd firmatari della mozione, respinta, di intitolare una via cittadina a Bettino Craxi. Giani è autore di numerose pubblicazioni sulla storia della Toscana e di Firenze, tra le quali Firenze giorno per giorno (sulle feste cittadine), Il corteo della Repubblica Fiorentina e, ultimamente, Il centocinquantesimo anniversario del plebiscito in Toscana per l’Unità d’Italia. Inoltre è stato presidente della Società Dantesca Italiana e presidente dell’Ente Casa Buonarroti. 


Eugenio Giani

Non un illustre sconosciuto, dunque, ed è strano che lo sia stato per un docente toscano di lungo corso in qualche Liceo labronico.. Ma non è questa la sola stravaganza nell’analisi del prof. Lisorini: secondo lui non è vero che Salvini ha perso in Toscana, e sapete perché? I sondaggisti, in combutta con il Pd, davano la Toscana in bilico e questo serviva “non solo a spaventare il potenziale elettorato di sinistra tentato dall’astensione ma soprattutto per dare ai compagni a cose fatte l’opportunità di gridare al trionfo per una vittoria che non è mai stata veramente in forse. Si dirà: ma Salvini si diceva convinto di vincere anche sapendo che sarebbe stato impossibile e quello della Lega è stato comunque un successo, tenendo conto che molti dei benpensanti che simpatizzavano per Forza Italia si sono accodati ai cugini renziani e piddini”. (Ah, questi benpensanti traditori del Capitano pronti ad accodarsi ai parenti (?) serpenti del piddì e degli scissionisti renziani!).


Sarà, ma questa sottile interpretazione del filosofo livornese mi ricorda tanto la favola della volpe e dell’uva. Basta, alle corte, tirate le somme, la famosa spallata è rinviata a tempi migliori, quindi non è andata come doveva andare secondo i calcoli, evidentemente (non credo proprio volutamente) sbagliati, del Capitano. E lasciamo perdere per carità di patria l’aiuto della mafia rossa e dei “gruppi violenti pronti a esercitare il loro ruolo di soccorso rosso”, vera e propria ossessione del professore emerito di filosofia.  Ad ogni modo ha dell’incredibile l’ingegnosità machiavellica o meglio, eristica, degli innamorati di Salvini (o di un qualunque altro capo carismatico vero o presunto che sia) nel far perdere chi vince e vincere chi perde, come quelli che cantano vittoria per essere arrivati secondi nella gara invece che terzi o quarti. Niente di nuovo sotto il sole.  

FULVIO SGUERSO 

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