Due politici anomali

Pagine di storia e di archivio/
Giuseppe Jovino, un socialista anomalo, dimenticato
Carlo Cerva, un democristiano scomodo, estromesso

Pagine di storia e di archivio/
Giuseppe Jovino, un socialista anomalo, dimenticato
Carlo Cerva, un democristiano scomodo, estromesso

Savona – Correva l’anno 1990, mese di maggio. L’inviato speciale del Secolo XIX, Claudio Sabelli Fioretti (una brillante carriera nel giornalismo della carta stampata e poi della Tv, oltre che scrittore) scrisse mezza pagina, da Savona, dal titolo: “Dura battaglia tra Psi e Pci. La città si scopre laboratorio politico. E la Dc sta alla finestra“. Riproduciamo, in questo capitolo di storia cittadina, due interviste all’avvocato Giuseppe Iovino, socialista e a Carlo Cerva,  democristiano, unico savonese che arrivò a guidare le sorti regionali del partito.

Sulla personalità di Iovino che si è spento, a 66 anni, nell’ottobre 2010 (vedi articolo di Ermanno Branca su La Stampa), aggiungiamo solo un aspetto, ignorato, ma a nostro avviso importante.

Negli anni caldissimi dell’esplosione-bomba Teardo story (iniziata nell’ottobre 1981), deflagrata con gli arresti nel giugno 1983, il galantuomo e preparato avvocato, con la passione della politica, finì nel mirino in quanto era nota la sua amicizia e frequentazione con Antonio Petrella, dapprima sostituto con il “procuratore capo” Camillo Boccia ed il collega Giuseppe Stipo, poi per un breve periodo Giudice istruttore facenti funzioni di capo.

Fu il compianto Petrella che bloccò la richiesta di archiviazione di Boccia sui finanziamenti al “Savona-calcio“, primo tassello del mosaico della tangentopoli scoperchiata successivamente da Granero e Del Gaudio, in seguito a due esposti del “massone pentito”, Renzo Bailini, corrispondente de Il Lavoro dal comprensorio loanese. 

E non era un mistero che molti compagni del Psi, ma non solo (anche nella Dc e Pci, toccati dagli arresti seppure in misura minore rispetto alla cricca socialista), indicavano Jovino tra i “suggeritori” di Petrella e colleghi. Circostanza che non gli fu “perdonata”, almeno in alcuni apparati. E di questo l’avvocato era consapevole e spesso ne parlava con il cronista amico.

Giuseppe Jovino che, al di là della presidenza dell’Usl ed un assessorato, aveva la statura e caratura per ben più importanti ruoli, ma fu stoppato ed avversato.

Non  ebbe maggiore fortuna il democristiano Carlo Cerva (all’epoca funzionario Sip) che nonostante fosse, a Savona, tra i più votati (802 preferenze) dopo Francesco Accordino (871), seguito da Di Nitto (636), Donini (566), Rocco Peluffo (544), Attilio Melone (504), Franco Varaldo (447) ed altri, fu messo nell’angolino. In castigo. Anzi, l’ultimo ben servito-disfatta arrivò senza appello nel 1994, con la lista del sindaco Gervasio (organico ad un’area massonica), ma considerato persona onesta, capace; comunque risulterà assai “condizionato” ed ingessato.

Carlo Cerva, come conferma l’articolo di Sabelli Fioretti, si trovò anche al centro di un oscuro intrigo che finì per arrecargli altro danno e che, a suo dire, aveva dei mandanti.

Carlo Cerva, senza interessi trasversali da difendere, fece quasi coppia, nella sorte, con Giuseppe Jovino, in quanto a “esponenti scomodi”, anomali. Non in linea con le strategie trasversali che hanno fruttato a Savona ciò che è alla luce del sole e basterebbe potersi rileggere le tappe e gli uomini al comando per meglio capire, avere una più autentica chiave di lettura sui burattinai e “camerieri”, esecutori, convertiti al partito degli affari. Jovino da anni aveva lasciato la scena pubblica. A Cerva è rimasta (un miracolo!) la presidenza della “A Campanassa“, poco allineata, ma almeno non può nuocere più di tanto. Fuori dalla stanza dei bottoni e delle spartizioni.

R.T.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.