DSK & FMI

DSK & FMI
 Ovvero, Dominique Strass-Kahn e il Fondo Monetario Internazionale

DSK & FMI
 Ovvero, Dominique Strass-Kahn e il Fondo Monetario Internazionale
 Dominique Strass-Kahn

La caduta all’inferno dell’uomo alla guida dell’istituzione simbolo della rapacità monetaria mondiale ha davvero del paradossale. Sembra rispecchiare l’accento posto nei confessionali sui peccati sessuali rispetto ad altri ben più gravi nei confronti del prossimo.

DSK rischia 70 anni di carcere per un presunto tentativo di stupro, mentre è totalmente schermato, come ogni altro funzionario del FMI, da tutti gli eventuali crimini commessi nell’esercizio delle sue funzioni, magari depredando milioni di cittadini attraverso l’indebitamento forzato dei loro Stati.

L’FMI ha cominciato ad operare nel 1947, utilizzando i soldi dei contribuenti delle 184 nazioni membro per trascinarne buona parte nel debito esponenziale e impagabile. Debito usato poi come arma di ricatto per costringere le nazioni indebitate ad accettare pesanti imposizioni di natura politica, quali  privatizzazioni di aziende e banche, tagli della spesa sociale, aumento delle tasse, programmi di feroce austerità, perdita di ogni autonomia, a cominciare da quella monetaria. Sogno del FMI e degli altri due organismi della triade monetaria (BM, Banca Mondiale e BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali) è infatti la creazione di una moneta unica globale, con cui tenere al guinzaglio tutti i governi del mondo, loro eterni debitori. 

Ce ne sarebbe d’avanzo per processare e condannare a secoli di carcere i direttivi di queste istituzioni, composti da persone non elette dai popoli e il cui operare è statutariamente esente da controlli di organi pubblici: statuti autoreferenziali e al di sopra delle leggi nazionali ordinarie, che, promulgate per coazione o connivenza, ne sanciscono la validità.

Questo è dunque l’FMI.* Quanto a DSK, che ne occupava il vertice, ha dimostrato al mondo quanto anche il re, come suol dirsi, è nudo. Letteralmente nudo, quando anche questo semi-dio, all’erompere di pulsioni sessuali incuranti dell’età che avanza, si metamorfizza in concupiscens vir. Classico dilemma del maschio che invecchia di aspetto ma non nell’appetito inesausto di donne ferme all’età dei suoi anni verdi.  

 Peccato per lui aver ceduto a questo impulso nel Paese meno adatto, in quanto ospite di due eccessi opposti: la più fiorente industria pornografica del mondo, dove ogni fantasia sessuale ha diritto di asilo, e un ossessivo puritanesimo, retaggio dell’epoca dei Padri fondatori. Stupisce, in questo caso, che un milionario, cui si sarebbero spalancate le porte delle più esclusive escort d’America, sia invece incespicato nella concupiscenza di ciò che persino a lui è proibito: il possesso di un’umile cameriera non in vendita. Ah, il fascino delle uniformi! A ciascuno la sua: il nostrano Mr. B non sbava per quelle da infermiera?

In questi giorni in cui si parla tanto di omofobia, nei Paesi occidentali, USA in testa, è in atto da anni un’invasiva homofobia, con la crescente svalutazione del maschio, sempre più fragile e incapace di difendersi dall’aggressività femminile.

 Le statistiche sulla crescente inferiorità dell’ex sesso forte rispetto alla donna, specie nelle giovani generazioni, sono ormai concordi, col numero di gay e di impotenti in netta crescita. Sempre più giovani sono spaventati dagli atteggiamenti provocatori delle loro coetanee, con l’ansia da prestazione che blocca i più sensibili. Anche il calo dei matrimoni e l’aumento delle separazioni, sia di coppie sposate che conviventi, riflette questo stato di cose. Eppure, è tutto un coro unanime di condanne di un uomo virile che sta scomparendo -echeggiante gli strali di Berlusconi contro un comunismo che non c’è più, o dei progressisti contro una religione in buona parte soppiantata dall’idolatria della scienza. Di qui ad una legislazione a crescente favore e protezione delle donne il passo è stato breve.

Le spietate misure cautelari usate nei confronti di DSK non potevano aver luogo che nell’attuale contesto culturale dell’Occidente delle quote rosa. E devono farci riflettere se la bilancia dei rapporti uomo-donna non stia pendendo ormai sproporzionatamente a danno di un maschio fragile e impaurito, dietro i pur residui episodi di violenza sulle donne, non a caso occupanti vasti spazi su stampa e TV, per diffondere l’impressione contraria e conservare all’uomo il suo secolare clichè di padrone e violento.

Sembra quasi che, come già fece la Chiesa per secoli, si vogliano esacerbare le pene per reati sessuali, quasi sempre maschili, onde compensare l’acquiescenza nei confronti dei crimini ben più gravi di cui si macchia il mondo, a partire da quelli di chi regge organismi sopranazionali che strangolano l’umanità intera sotto il carico di debiti inestinguibili; e sembra anche che, in una nemesi storica, DSK abbia dovuto pagare, attraverso la devastazione psichica, prima, e la probabile tremenda condanna, poi, il fio di tutti i soprusi finanziari, impuniti per legge, dell’organismo da lui diretto. Quasi un Cristo laico, inerme davanti a un sinedrio giudicante di donne “senza gonne”.

Una nutrita schiera di pretendenti si candida peraltro a sostituirlo; e in pole position, guarda caso, c’è ancora una donna, attuale ministro francese delle finanze. L’FMI continuerà ad operare, di concerto con BM e BRI, per il “salvataggio” di tutte le nazioni che essi stessi hanno contribuito o contribuiranno a dissestare: ieri nel Terzo Mondo, oggi anche nel Primo, magari negli stessi USA, sull’orlo -come Irlanda, Grecia, Portogallo, etc.- della bancarotta per debiti, creati ad arte dal nulla. Pur sotto la guida di un’esponente dell’ex gentil sesso.  

   

* Vedi: Marco Saba, “O la banca o la vita”, Arianna Ed., 2008.  

Marco Giacinto Pellifroni                                22 maggio 2011

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